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Ricorrenza


Bubbe

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Incursione di Buccari da parte dei MAS 94, 95 e 96 al comando del C.F. Costanzo Ciano. All'azione partecipa anche il Magg. Di Cavalleria Gabriele D'Annunzio che, nell'occasione, lancia in mare delle bottiglie ornate di nastri tricolore, contenenti il famoso messaggio che verrà ricordato come "Beffa di Buccari"

Dal sito della MM

 

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La "Beffa di Buccari"

 

"[...] Ci riferiamo all'azione condotta all'interno del porto di Buccari, nelle vicinanze di Fiume [...]. Fu una missione davvero valorosa, che mancò purtroppo i suoi obiettivi [...] ma venne immortalata, per il coraggio militare e la perizia marinaresca di tutti coloro che vi parteciparono, nelle pagine lasciate da Gabriele d'Annunzio, anch'egli protagonista dell'azione divenuta in seguito famosa come "beffa di Buccari". Data della spedizione: la notte fra il 10 e l'11 febbraio 1918. Obiettivo: penetrare nelle acque di Buccari, attaccare e silurare le navi nemiche all'ancora. [...] Capo flottiglia MAS: il capitano di fregata Costanzo Ciano, con guidone sul MAS 96, a bordo del quale si trovava, come osservatore, il maggiore di cavalleria Gabriele d'Annunzio, poeta e scrittore. Comandante del MAS 96: il capitano di corvetta Luigi Rizzo, già affondatore della Wien [...]. La preparazione fu accurata e gli uomini resi esperti e collaudati dalle precedenti imprese: si può dire che, quella notte, gran parte del meglio dell'assalto silurante fosse riunito a bordo delle unità in avvicinamento nelle acque istriane. [...]

 

All'inizio della missione, così scriveva il Vate:

 

"10 febbraio 1918. Ci siamo affilati nella lunga attesa come sopra la ruota di un arrotino difficile. Siamo tutti taglio e punta, fissi su una rude impugnatura … Credo che di rado uomini furono così compiutamente pronti a un'azione disegnata. Nula manca; tutto è previsto. L'indugio non ci giova più; ci logora …

Marinai, miei compagni, questa che noi stiamo per compiere, è un'impresa di taciturni. Il silenzio è il nostro timoniere più fido. Per ciò non conviene lungo discorso a muovere un coraggio che è già impaziente di misurarsi col pericolo ignoto …

Siamo un pugno d'uomini su tre piccoli scafi. Più dei motori possono i cuori. Più dei siluri può la volontà. E il vero treppiede della mitragliatrice è lo spirito di sacrificio …

Per lasciare un segno al nemico portiamo con noi tre bottiglie suggellate e colorate di fiamme tricolori. Le lasceremo a galla, stanotte, laggiù, nello specchio d'acqua incrinato, tra i rottami e tra i naufraghi delle navi che avremo colpito. In ognuna è chiuso questo cartello di scherno …"

 

[...] Mezzanotte: iniziava la giornata dell'11 febbraio 1918 e il "poeta dell'eroicità" così descrisse quel momento:

 

"Nasce il nuovo giorno … navighiamo da quattordici ore. Teniamo da cinque ore le acque del nemico. Gli siamo entrati nella strozza, e poi nel profondo stomaco. Siamo un pugno d'uomini sopra tre brulotti disperati, soli, senza alcuna scorta, lontanissimi dalla nostra base, a una sessantina di miglia dalla più potente piazza forte marittima imperiale, a poche miglia dalle superate difese di Farasina, a poche centinaia di m dalle batterie di Porto Re. Un allarme, e andiamo in perdizione."

 

I MAS di Ciano, di Rizzo e degli altri penetrarono nella baia senza suscitare alcun allarme e, con decisione, si diressero verso il profondo del vallone di Buccari, dove si trovavano gli ancoraggi delle navi austriache. Giunse il momento dell'attacco, ma, malauguratamente per i nostri assaltatori, i siluri furono sì precisi contro i bersagli, quattro piroscafi mercantili, ma, tranne uno che esplose, tutti rimasero impigliati nelle reti parasiluri, senza poter colpire i bastimenti nemici. E' indubbio che, nella storia, il valore dell'azione rimane; mancò solo il risultato finale. [...]

 

La "beffa di Buccari" è sempre stata considerata una vittoria morale e d'abilità militare e marinaresca degli assaltatori della Regia Marina: è una valutazione giusta e onesta, che dovrebbe essere ben conservata fra le pagine migliori della storia militare e navale del nostro paese.

 

Secondo d'Annunzio, l'uscita da Buccari e il ritorno verso le coste patrie furono segnati da questi sentimenti:

 

"Lasciamo dietro di noi le soglie del Quarnaro posseduto. La nostra piccola bandiera quadrata si muove come una mano che faccia di continuo cenno. Ha il rosso rivolto verso l'Istria che mi par di rivedere in sogno, simile a un grappolo premuto o a un cuore pesto.

Ho l'amaro del sale in bocca …

L'alba non è uguale per tutti.

Dall'Italia navighiamo verso l'Italia!"

 

Il lettore [...] si potrà ora chiedere perchè quell'azione del 10-11 febbraio 1918 fu battezzata [...] "beffa di Buccari". L'origine della definizione va ricercata in due elementi della missione. Il primo fu rappresentato dall'avvicinamento indisturbato nelle acque istriane di una formazione navale di una certa consistenza [...] accompagnato dalla violazione non avvertita delle acque interne più difese della rada di Buccari, seguito da un ritiro incontrastato verso il mare aperto, sempre senza che il nemico si accorgesse di quello che era accaduto e che stava ancora accadendo.

 

Il secondo aspetto fu l'atto di sfida, la provocazione tipica del carattere di d'Annunzio, materializzatasi con il lancio da parte sua di tre bottiglie tricolori contenenti, appunto, un cartello di sfida alla Marina imperiale:

 

"In onta alla cautissima flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni sorte di reti e di sbarre, pronti sempre a osare l'inosabile.

E un buon compagno, ben noto - il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro - è venuto con loro a beffarsi della taglia."

 

[...] ."

 

 

tratto da:

 

"ATTACCO DAL MARE - Storia dei mezzi d'assalto della Marina italiana", di Giorgio Giorgerini.

 

Modificato da Bubbe
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