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Fenomeni singolari - ultima parte


De Grasse

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Continua dalla parte seconda.

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IL FIUME

Il fenomeno più singolare, verificatosi in conseguenza di quello sfortunato scontro notturno, fu però un altro: ne parla l'ammiraglio Iachino nel suo Gaudo e Matapan, e ne parlarono il Bragadin, giornalisti, scrittori. lo lo intesi raccontare da un marinaio di Napoli che aveva navigato con me in mar Rosso e sul Torelli in Atlantico, e poi era imbarcato sul Fiume. Di lui rammento solo che si chiamava Antonio e che, quando venne a trovarmi sul Da Recco, mi disse singhiozzando che avevano colpita la sua nave all'improvviso; Giorgio Giorgis, il comandante, aveva tentato di far spegnere l'incendio, e solamente quando ogni sforzo era apparso inutile aveva ordinato di ammainare le imbarcazioni di salvataggio. Ma lui, il comandante Giorgis, era rimasto a bordo. Lo videro, a poppa, mentre accendeva una sigaretta prima d'avviarsi per l'ultima volta verso il ponte di comando.

I superstiti erano vissuti cinque giorni sopra una zattera; ma non era la tremenda pena di quei giorni desolati che gravava sul cuore di Antonio, bensì ciò ch'egli vide all'alba del secondo giorno e che, con lui, videro tutti indistintamente gli uomini di quel natante e delle imbarcazioni intorno. Fu poco prima che si levasse il sole: « Non si vedeva niente », mi disse Antonio: « mare, soltanto mare, calmo, quasi oleoso, cosicché non ci fu difficile scorgerlo quando prese a venir sù, quattro o cinque miglia lontano. Lo vedemmo tutti: spuntò prima il torrione, poi gli alberi, i fumaioli. Era il Fiume. Chi di noi non l'avrebbe riconosciuto? Era la nostra nave, la nostra nave che tornava. Vennero fuori il ponte di comando, i cannoni... affiorò fin quasi alla coperta,' ma con una lentezza che ci pareva di morire. Per un istante fummo convinti che il Fiume si sarebbe avvicinato, che sarebbe venuto a riprenderci, a salvarci dall'agonia in cui molti di noi erano ormai da qualche ora. Ma la nave rimase ferma li, senza riuscire a emergere tutta; poi, a poco a poco, quasi insensibilmente ritornò giù di nuovo. Scomparve ».

Questo mi raccontò il marò Antonio, più d'un anno dopo il combattimento. E io, da parte mia, avrei forse dovuto parlargli d'allucinazioni collettive, di suggestione. Ma dovevo forse togliere l'illusione che la nave avesse realmente compiuto ogni sforzo pur di soccorrere gli uomini che l'avevano equipaggìata?...

Oggi, poi, sono convinto che in quell'alba il Fiume ritornò realmente sul mare per trasmettere ancora una parola di fede a chi voleva intenderla; la parola di fede che lo stesso Fiume ci ha inviata di recente col messaggio del marò Francesco Chirico da Futani.

Com.te Aldo Cocchia.

 

Sono contentissimo del fatto che abbiate gradito questo estratto dal libro. A me ha colpito veramente tanto.

De Grasse

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