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malaspina

Crudeltà Nei Campi Di Prigionia Giapponesi

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Comandanti,

attualmente sto leggendo un libro acquisito in una bancarella a Roma. Si intitola RESA CON CONDIZIONI ed è scritto dal protagonista, W.E. Johns e dallo scrittore R.A. Kelly.

Il libro narra le vicende del sottufficiale Johns imbarcato sul'incrocitaore della Royal Navy Exeter, che dopo esser sfuggito alle salve micidiali della corazzata tascabile Graaf Spee a Rio della Plata, dovette soccombere durante la Battaglia del Mar di Giava alle unità giapponesi.

Ma non è la trama del libro che voglio raccontare, bensì fare una considerazione sullle modalità di trattamento dei prigionieri di guerra da parte dei giapponesi.

Il Johns, che si salvò dall'affondamento dell'Exeter, racconta nel suo diario dei maltrattamenti subiti nei i campi di prigionia, ma già appena raccolti da un cacciatorpediniere nipponico, l'atteggiamento dei marinai del sol levante apparve subito cinico e violento, contrastante con quello che avviene tra la maggior parte delle marine. Una volta affondata la nave il naufrago viene considerato un fratello dal salvare dalle insidie del mare.

Quello che mi ha colpito inviece è questa violenza e rabbia dei marinai giapponesi, verso colleghi di altre marine.

Nei campi di prigionia (in questo caso presidiato da militari della Imperiale Marina) furono migliaia i morti a causa del denutrimento, lavori forzati e le botte subite giornalmente con tutti i mezzi e modi, fino a far soccombere i poveretto a causa delle percosse.

Queste considerazioni mi hanno sconclusionato le mie considerazioni verso i giapponesi, ovvio non tutti saranno a quel modo, ma questi racconti mi hanno messo nel dubbio che dietro i cerimoniosi inchini, si celi una belva pronta a scattare e squarciarti la gola.

 

Chi avrà modo di leggere questo libro non potrà non avere le mie stesse considerazioni.

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Trasferisco il topic in storia.

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sono sempre un poscettico quando il narratore è albionico, hanno una immensa e eccellente capacità di innalzare la Gran Bretagna al di sopra del mondo (e qualche volta non hanno neanche tutti i torti). personalmente rimango perplesso su quanto dici dei marinai giapponesi che, essendo severamente disciplinati, non riesco ad immaginarmeli arrivare a certi eccessi. circa i campi di progionia credo sia invece un comportamento noto da tempo.

 

posti la recensioni in biblioteca?

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sinceramente invece io sono portato a credere anche a questi eccessi. Sto leggendo proprio ora il resonconto della difesa di Iwo Ima da parte del generale Kuribayashi "Così triste cadere in battaglia" e per quanto lui fosse un uomo di grande cultura ed istruzione i sentimenti di onore e disciplina erano fortissimi. Nei gradi più bassi questi sentimenti portavano al disprezzo verso chi si arrendeva senza combattere o cadere, disprezzo che spesso trascendeva nella violenza ingiustificata. Un altro interessante volume dove vengono attentamente spiegati questi sentimenti è "Soldati fantasma" il resoconto del salvataggio dei prigionieri americani a Canabatuan nelle Filippine per non parlare di Flags of Our Fathers, da cui è stato poi tratto l'omonimo film di Eastwood seguito da Lettere da Iwo Ima

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Queste considerazioni mi hanno sconclusionato le mie considerazioni verso i giapponesi, ovvio non tutti saranno a quel modo, ma questi racconti mi hanno messo nel dubbio che dietro i cerimoniosi inchini, si celi una belva pronta a scattare e squarciarti la gola.

 

Le tue osservazioni sono giuste ma solo se contestualizzate

I giapponesi si comportarono ( in genere ) schifosamente non perche'fossero delle " belve " ma perche' allora vivevano in una societa' fortemente razzista , militarista e che disprezzava la vita dello stesso singolo giapponese .

Ovviamente chi nacque e crebbe in un " ambientino " del genere ne fu fortemente condizionato tanto da comportarsi in quel modo

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Le tue osservazioni sono giuste ma solo se contestualizzate

I giapponesi si comportarono ( in genere ) schifosamente non perche'fossero delle " belve " ma perche' allora vivevano in una societa' fortemente razzista , militarista e che disprezzava la vita dello stesso singolo giapponese .

Ovviamente chi nacque e crebbe in un " ambientino " del genere ne fu fortemente condizionato tanto da comportarsi in quel modo

 

 

Come accennavo sono dubbi che mi sorgono dopo queste letture, conosco alcuni giapponesi e tutto sono tranne che aguzzini.

Anche in Italia in quel periodo storico vi era una cultura razzista e militare, ma genericamente non mi risulta che i nostri soldati abbiano avuto eccessi di violenza come in quei casi, anzi....

Quindi non è tanto il mondo in cui vivi, quanto la composizione genetica. Ora non facciamo di questo topic un esternazione culturale sulla genia del popolo del sol levante. Però come ho affermato, provate a leggere il libro e poi ditemi se non vi viene qualche dubbio.

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Caro Malaspina,

riferendomi unicamente a Iwo Ima l'isola era data per persa sin dall'inizio tant'è che pare che kuribayashi fu mandato là sia per le sue doti militari che per i suoi trascorsi in America e Canada che ne avevano minato, a detta dell'elite militare, la personalità. Pur essendo un comandante e un padre umanissimo i suoi 6 propositi per la difesa dell'isola (ricodiamoci che vivenao da mesi senz'acqua potabile, in mezzo ad un caldo assurdo e agli insetti) sono pazzeschi. Non viene contemplata alcuna resa, viene decisa (anche per se stesso) la morte non immediata ma dopo avere causato il maggior numero di perdite al nemico, con azioni kamikaze non sconsiderate ma ben pianificate e mirate... pensiamo che gli ultimi due giapponesi sull'isola per far fede a questi principi si arresero nel 1949 !

Non stiamo quindi parlando di un popolo in generale ma dei suoi soldati, del loro modo (ai nostri occhi certamente sbagliato ed assurdo) di pensare e vivere l'onore militare e la vergogna della resa. Quale esercito si sarebbe comportato allo stesso modo ? Gli stessi tedeschi infarciti di ben altri principi si comportarono in modo del tutto differente.

Ricordiamo che l'onore almeno sino a qualche anno fa era ancora punto fortissimo della mentalità giapponese tant'è che fallire in azienda come dirigente era disonorevole e non portava solo alle dimissioni ma alle pubbliche scuse e talvolta in casi estremi al suicidio...

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Scusa U455, ma in questo caso stiamo parlando di situazioni totalmente diverse. Te fai riferimento all'onore militare durante combattimenti. Il libro di cui ho fatto riferimento tratta le umiliazioni e maltrattamenti (con ossa rotte quotidianamente) ai priginieri, che in barba alle convenzioni interanzionali venivano costretti a lavori forzati.

Sinteticamente ti riassumo giornata tipo di queste persone:

una manciata di riso al mattino (manciata si intende quello che poteva contenere il pugno di un uomo), 6 miglia di marcia senza calzature e lavoro durissimo tutto il giorno a costruire bunker in cemento. La sera stessa marcia e infine altra manciata di riso.

Durante la giornata volavano legnate continuamente anche solo per diletto e a fine giornata non erano pochi quelli con ferite e arti fratturati.

Per darti un esempio della finezza di queste persone, tre olandesi che cercarono di fuggire dal campo (come prevedono anche le convenzioni internazionali, cioè che il militare prigioniero può tentare la fuga), vennero riacciuffati, massacrati di botte con la rottura di tutti i denti e dopo alcuni giorni di cella di isolamento, furono trascinati in una piazza di un villaggio e dopo avergli fatto scavare a mano un fossa furono decapitati.

Dimmi te se queste cose non ti fanno venire un pò di dubbi: considera come ho già detto, che il personale di sorveglianza a questi prigionieri erano marinai come loro, solo di altra bandiera.

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Come accennavo sono dubbi che mi sorgono dopo queste letture, conosco alcuni giapponesi e tutto sono tranne che aguzzini.

Anche in Italia in quel periodo storico vi era una cultura razzista e militare, ma genericamente non mi risulta che i nostri soldati abbiano avuto eccessi di violenza come in quei casi, anzi....

Quindi non è tanto il mondo in cui vivi, quanto la composizione genetica.

 

In Italia la cultura fascista diffondeva il militarismo ed il razzismo ma buona parte del nostro popolo respinse questi insegnamenti.

Oltre alla cultura fascista c' era, tra le altre , pure una profonda tradizione religiosa portatrice di ben altri valori , tutt altro che compatibili col fascismo .

 

In Germania e Giappone queste culture non controllate dallo Stato erano assai meno forti che da noi

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In Italia la cultura fascista diffondeva il militarismo ed il razzismo ma buona parte del nostro popolo respinse questi insegnamenti.

Oltre alla cultura fascista c' era, tra le altre , pure una profonda tradizione religiosa portatrice di ben altri valori , tutt altro che compatibili col fascismo .

 

In Germania e Giappone queste culture non controllate dallo Stato erano assai meno forti che da noi

 

 

Diciamo pure che è insito nel carattere dell'italiano non essere violento, altrimenti perchè in molti dei territori occupati dalle nostre truppe avrebbe coniato il detto "italiani brava gente".

Che ci entri la religione ci credo poco, non penso che le fedi giapponesi e quelle professate in germania istigassero allo sterminio di altre persone. Sono le masse che poi decidono questi atteggiamenti, culturalmente e storicamente.

 

Però insisto...leggete il libro e poi ditemi se non avrete le mie stesse perplessità.

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I maltrattamenti nei confronti dei prigionieri alleati era una pratica molto comune visto che i giapponesi consideravano gli occidentali esseri inferiori oltre al fatto che il loro codice non contemplava la resa (molti naufraghi giapponesi rifiutarono di essere salvati dalle unità alleate lasciandosi morire). Il caso del comandante Tatsunosuke Ariizumi del sommergibile I-8 è un "classico": in almeno due occasioni fece trucidare a colpi di sciabola 98 superstiti (tra cui una donna) del mercantile olandese TJISALAK e più di 60 dello statunitense JEAN NICOLET

Edited by walter leotta

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Scusa U455, ma in questo caso stiamo parlando di situazioni totalmente diverse. Te fai riferimento all'onore militare durante combattimenti. Il libro di cui ho fatto riferimento tratta le umiliazioni e maltrattamenti (con ossa rotte quotidianamente) ai priginieri, che in barba alle convenzioni interanzionali venivano costretti a lavori forzati.

 

In realtà le situazioni non sono differenti perchè i militari Giapponesi consideravano disonorevole ed umiliante la resa e "punivano" in ogni modo i loro prigionieri, considerandoli schiavi utili al solo lavoro sino alla morte.

Prova ne sono i maltrattamenti subiti dai militari e civili cinesi durante l'invasione. A Tokio dopo la guerra si tennero numerosi processi per crimini di guerra (vedi su wikipedia per un'accurata sintesi) con numerose condanne a vita e a morte alcune proprio per i maltrattamenti inflitti ai prigionieri.

Io non nutrirei molti duibbi sul libro proprio perchè le fonti inglesi, americane e di altre nazioni concordano tutte sui maltrattamenti con dettagli più o meno crudi a seconda del periodo e del luogo

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(come prevedono anche le convenzioni internazionali, cioè che il militare prigioniero può tentare la fuga),

 

Il Giappone (così come l'URSS) non aveva aderito alla convenzione di Ginevra del 1929 sul trattamento ai POW.

Avevano peraltro aderito altri stati che, anche se magari non arrivarono agli eccessi di cui si parla, non si può certo dire che la rispettarono...

Edited by malaparte

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I maltrattamenti nei confronti dei prigionieri alleati era una pratica molto comune visto che i giapponesi consideravano gli occidentali esseri inferiori oltre al fatto che il loro codice non contemplava la resa (molti naufraghi giapponesi rifiutarono di essere salvati dalle unità alleate lasciandosi morire). Il caso del comandante Tatsunosuke Ariizumi del sommergibile I-8 è un "classico": in almeno due occasioni fece trucidare a colpi di sciabola 98 superstiti (tra cui una donna) del mercantile olandese TJISALAK e più di 60 dello statunitense JEAN NICOLET

 

 

che fine ha fatto questo gentiluomo ?

spero che abbia ricevuto un trattamento analogo !

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I maltrattamenti nei confronti dei prigionieri alleati era una pratica molto comune visto che i giapponesi consideravano gli occidentali esseri inferiori oltre al fatto che il loro codice non contemplava la resa (molti naufraghi giapponesi rifiutarono di essere salvati dalle unità alleate lasciandosi morire). Il caso del comandante Tatsunosuke Ariizumi del sommergibile I-8 è un "classico": in almeno due occasioni fece trucidare a colpi di sciabola 98 superstiti (tra cui una donna) del mercantile olandese TJISALAK e più di 60 dello statunitense JEAN NICOLET

 

 

che fine ha fatto questo gentiluomo ?

spero che abbia ricevuto un trattamento analogo !

 

Una ricerchina era doverosa!

 

In sintesi:

- affondamento il 26/3/1944 con 105 sopravvissuti

- raccolti in coperta e legati a coppie tutti

- massacrati a colpi di coltello, katana, mazza di ferro etc.

- man mano i corpi venivano gettati in mare

- gli ultimi 20 legati assieme ad una cima in coperta

- il battello si immerge

- ma l'ultimo dei 20 e 4 dei "massacrati" si salvano

- ritornano a nuoto verso il punto di affondamento

- trovano rifugio su una zattera alla deriva

- 3 giorni dopo raccolti da una nave possono raccontare la storia

- lo I-8 fece lo stesso sulla Jean Nicolet (USA), con sopravvissuti

- probabile anche su altre navi, ma senza sopravvissuti

- il comandante Arizumi fece Seppuku nel 1945

- 2 superstiti dell'equipaggio dell'I-8 dopo la guerra finirono in prigione

- lo I-8 fu affondato nel marzo 1945 dal DD-646 USS Stockton

avendo a bordo un altro comandante (Arizumi sbarcato a dicembre 1944)

 

Risorse consultate sul web:

http://en.wikipedia.org/wiki/SS_Tjisalak (onnipresente wiki!!!)

http://forum.axishistory.com/viewtopic.php?f=6&t=145761 (bel forum)

http://www.geocities.com/Pentagon/Camp/3166/ (vari episodi, anche alleati)

http://www.combinedfleet.com/I-8.htm (diario di guerra dello I-8)

 

:s06:

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Ehilà....calma....gli abitanti di Hiroshima e di Nagasaki erano a Hiroshima e Nagasaki, non credo che fossero mai stati a Nanchino, nè che sapessero cos'è successo a Nanchino.

Giuro che la chiudo qui.

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Niente contro gli attuali giapponesi...ma alla luce di questi e gli altri fatti, credo di poter dire che nell'alleanza che l'Italia aveva stretto con loro, c'era poco di comune dell'animo dei reciproci soldati.

Non è giusto far di tutta l'erba un fascio, ma sinceramente ci sono tanti aneddoti e testimonianze di gesti efferati commessi dagli uomini del sol levante...

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Niente contro gli attuali giapponesi...ma alla luce di questi e gli altri fatti, credo di poter dire che nell'alleanza che l'Italia aveva stretto con loro, c'era poco di comune dell'animo dei reciproci soldati.

Non è giusto far di tutta l'erba un fascio, ma sinceramente ci sono tanti aneddoti e testimonianze di gesti efferati commessi dagli uomini del sol levante...

Andiamoci piano, Comandanti.

Solo chi è senza peccato ...

 

http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=7393

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la discussione è interessante...

dato che sono un appassionato di storia militare & di cultura giapponese, ho scritto un articolo proprio su questo argomento:

http://www.icsm.it/articoli/ri/hideyoshi.html

leggendolo, si capisce che il problema è più complesso...

 

tanto per citare un episodio, nella battaglia delle midway, ci fu un solo sopravvissuto del gruppo di aereosiluranti americani , il Ensign Gay, ma solo perchè i giapponesi non rilevarono la sua presenza! altri piloti che erano finiti in mare, furono raccolti, sbrigativamente interrogati (non oso immaginare come...) e fucilati sul ponte delle navi che le avevano raccolti! non so se addirittura a battaglia ancora in corso!

:s06: :s06:

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A mio parere la brutalità con cui venivano trattati i prigionieri di guerra da parte delle forze armate del Sol Levante va ricercato nei codici di comportamento dell'era samurai(HAgakure e Bushido fra tutti...) infatti essi affermano che non si deve avere pietà dei nemici sconfitti.

Lo so che per noi occidentali è tutto pazzesco ma secondo me non potremo mai essere "Veramente" obbiettivi su qesto punto perchè per esserlo dovremo conoscere molto profondamente la cultura loro impartitagli.

Con ciò non intendo giustificare il loro comportamento che dal punto di vista umano è assolutamente barbaro e deplorevole.

 

Spero di essere stato d'aiuto Distinti saluti da Francesco e buon anno(anche se un pò in ritardo)

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Aggiungo che traspare dalle pagine di "Addio ciliegi in fiore" di Mitsuru Yoshida e "A glorious way to die" di Russell Spurr, entrambi dedicati all'ultima missione della Yamato, una diffusa e tollerata (se non incoraggiata) pratica di punizioni corporali e percosse da parte degli ufficiali e sottufficiali nei confronti dei marinai rei di infrazioni al regolamento, non mi meraviglia quindi che nei confronti dei nemici tali barbarie raggiungessero l'efferatezza :s06:

 

 

 

E dopo aver visto "Otokotachi no Yamato" posso confermare appieno, per le piu' lievi infrazioni i marinai venivano percossi con violenza sulle chiappe con una apposita pala di legno.... e se non bastava ricorrevano ai tubi di ferro.

 

Figuriamoci quindi come trattavano i nemici, sia pur prigionieri.

Edited by NightRider

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