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L'ammutinamento Del Bounty


Visitatore Marcuzzo

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L'ammutinamento

 

La nave fa vela da Spithead il 23 dicembre 1787, con l’intenzione di raggiungere Tahiti doppiando Capo Horn. L’ordine di partire, arrivato in ritardo rispetto alle speranze di Bligh, rese di fatto impossibile seguire tale rotta a causa del tempo pessimo. Così, dopo aver tentato per 31 giorni di doppiare il capo, Bligh dovette invertire la rotta e dirigere verso Tahiti navigando verso est. Durante il viaggio furono avvistate le Isole Bounty, al largo della Nuova Zelanda, che Bligh così chiamò in onore della propria nave. Durante la traversata morì un solo membro dell’equipaggio, James Valentine, a causa delle inadeguate cure del medico di bordo, l’alcolizzato dottor Huggan. Dopo un lungo e difficile viaggio Tahiti viene raggiunta e grazie agli ottimi rapporti di Bligh con il re e la regina di Otaheite la nave si riempie di centinaia di piante. Il già piccolo bastimento ne è completamente invaso. Inoltre i contatti dei marinai e alcuni ufficiali con la popolazione si fanno sempre più stretti; la libertà sessuale delle donne di Tahiti sconvolge gli uomini.

 

Durante il viaggio di ritorno, il 28 aprile 1789 parte dell'equipaggio, con alcuni ufficiali, tra cui spiccano il primo ufficiale Fletcher Christian e il guardiamarina Peter Heywood, stufi della vita di bordo e col pensiero ancora alle fanciulle polinesiane, si ammutina al comando di Christian. Bligh viene condotto sul ponte ancora in camicia da notte, sotto la minaccia di una baionetta puntatagli contro da Christian. Degli altri 42 uomini dell'equipaggio, ma sul ruolo recitato da ciascuno vi sono testimonianze contrastanti, 17 si ammutinarono, 2 non si schierarono, e 23 restarono fedeli al comandante. All'ultimo tentativo di Bligh di far cambiare idea al suo catturatore, pare che Christian rispondesse Sono all'Inferno, all'Inferno! (I'm in hell, in hell|). Fletcher e i suoi uomini, una volta preso il comando della nave, abbandonarono il capitano Blight assieme a 18 membri dell'equipaggio rimastigli fedeli in una lancia (un'imbarcazione non pontata, lunga 7 metri, larga 2) e fecero vela per Tahiti al grido, come dichiarò Bligh, di Huzzah for Otaheite "Urrà per Tahiti".Alcuni membri dell'equipaggio che non vollero ammutinarsi furono trattenuti a forza, alcuni per le loro competenze specializzate indispensabili al governo della nave, altri perché la lancia strapiena non poteva imbarcare altri uomini. Questi si affrettarono a gridare al comandante la loro innocenza, al che Blight, che agli occhi di tutti andava incontro a sicura morte, li rassicurò che non li avrebbe dimenticati. Il Bounty non si diresse subito a Tahiti, ma cercò un’isola su cui fondare una colonia e la individuò in Tubuai. Solo dopo gli ammutinati si diressero a Tahiti, dove imbarcarono donne e uomini indigeni per aiutarli nell’impresa di costruire un fortino cui diedero, in onore al re d’Inghilterra, il nome di Fort George. Dopo circa due mesi, a fortino quasi ultimato, a causa di contrasti con la popolazione locale di Tubuai, decisero, dopo votazione, di tornare a Tahiti. Dei 25 inglesi, 16, tra i quali i membri dell'equipaggio che non avevano potuto imbarcarsi con Bligh, optarono per restare a Tahiti, 8 di seguire Christian, che avrebbe, secondo la versione di John Adams, chiesto di essere lasciato solo alla deriva col Bounty, alla ricerca di un altro luogo dove rifugiarsi.

 

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William Bligh e i suoi 18 uomini potevano contare su pochi giorni di razioni, 4 sciabole da arrembaggio, una bussola e un orologio da tasca, un quadrante ed un sestante rotto e inaffidabile, non disponeva di carte nautiche ma delle tavole di navigazione, indispensabili per stabilire la posizione. Con queste ridottissime risorse Bligh riuscì incredibilmente a raggiungere la colonia olandese di Timor, coprendo cioè 3.618 miglia nautiche (6.700 km) in imbarcazione aperta in 47 giorni, un record ancora imbattuto. Durante il tragitto, solo un uomo morì, ucciso da indigeni dell'isola di Tofua, durante uno sbarco per procurarsi del cibo, dopodiché Bligh decise di non approdare più fino ad un porto civilizzato. Tuttavia, molti uomini morirono una volta sbarcati a causa delle febbri tropicali o nel viaggio di ritorno verso l’Inghilterra. Bligh, animato da volontà di rivalsa, fu il primo a tornare in Europa con la notizia dell'ammutinamento, lasciando al pilota Fryer il compito di organizzare le cure ed il ritorno degli altri. Del nuovo medico di bordo, Ledward, nominato dopo la morte di Huggan, avvenuta a Tahiti, non si conosce la sorte; fu imbarcato per tornare in Inghilterra su una nave olandese andata dispersa.

 

Bligh raggiunse l'Inghilterra dove venne aperta un‘inchiesta sull'accaduto; assolto dalla corte marziale continuò la sua fortunata carriera navale (tra l'altro, comanderà una nave di linea alle battaglie di Copenhagen e Camperdown), ostacolata solo dal suo temperamento poco tollerante. Fu in seguito nominato governatore del Nuovo Galles del Sud, dove dovette subire un nuova ribellione, la cosiddetta Rum Rebellion.

 

HMS Pandora, sotto il comando del Capitano Edward Edwards, salpò il 7 novembre 1790 per recuperare il Bounty e arrestare gli ammutinati. Giunse a Tahiti il 23 marzo 1791, dove nel frattempo due degli ammutinati erano già morti in una disputa. Infatti uno di questi, Churchill, divenuto molto amico di un capo di un’isola vicina, alla morte di questo fu eletto capo a sua volta. Il suo amico Thompson, durante una lite lo uccise e fu poi vendicato dai neo-sudditi di Churchill. I quattro uomini che si erano dichiarati leali a Bligh, ma che erano stati costretti a restare sul Bounty, si consegnarono spontaneamente mentre altri dieci furono catturati. Tutti, senza distinzioni, vennero rinchiusi in una piccola gabbia approntata al momento, alla quale i prigionieri affibbiarono il nomignolo di vaso di Pandora (Pandora's box). Durante il viaggio di ritorno la nave si incagliò sulla Grande barriera corallina mentre tentava di attraversare lo Stretto di Torres e affondò il 29 agosto 1791; quattro prigionieri morirono insieme a 31 uomini della ciurma del Pandora. Al processo contro gli ammutinati Bligh, tramite lettera, identificò i superstiti marinai che erano stati costretti a restare sul Bounty come innocenti, ma non dimostrò alcuna disponibilità ad atti di clemenza verso gli altri imputati, nonostante le ovvie pressioni perché almeno il guardiamarina Heywood sfuggisse all'impiccagione. Peter Heywood e gli altri furono condannati date le prove schiaccianti a loro carico, ma Heywood e Morrison furono successivamente perdonati e reintegrati nella Royal Navy. Un terzo, Muspratt, scampò all’esecuzione grazie ad un cavillo legale.

 

Restavano tre marinai, John Millward, Thomas Burkett, Thomas Ellison. Furono impiccati ai pennoni della HMS Brunswick a Spithead il 29 ottobre 1792.

 

Sorte degli ammutinati

 

Gli ammutinati, dopo il tentativo di stabilirsi a Tubuai, ritornarono a Tahiti, dove imbarcarono viveri, 6 uomini (due da Tubuai), 12 donne ed una bambina, partendo poi alla ricerca di un nuovo rifugio, giungendo infine all’Isola di Pitcairn, un'isola scoperta da pochissimo le cui coordinate risultavano errate sulle carte di navigazione. Dopo aver dato alle fiamme il Bounty per impedire che potesse essere avvistato dalla marina britannica, gli ammutinati cercarono di fondare una nuova comunità.

 

Con il passare degli anni però sembra che i rapporti tra gli inglesi e i polinesiani, questi ultimi trattati come schiavi, cominciassero a logorarsi. Nell’autunno 1791 alcuni tahitiani si ribellarono e la pace fu ristabilita solo con l’uccisione di due di loro da parte di altri tahitiani. Nel settembre 1793 vi fu una nuova ribellione dei polinesiani, probabilmente fomentata dall’ex guardiamarina Edward Young. Durante la rivolta trovò la morte la maggior parte dell'equipaggio tra i quali (pare) lo stesso Fletcher Christian, insieme a John Williams, John Mills, Isaac Martin e William Brown. Tra i pochi inglesi rimasti in vita, John Adams, che a quel tempo usava ancora il falso nome di Alexander Smith con cui si era imbarcato sul Bounty, con lungimiranza riuscì a rappacificare le due etnie, compito semplificato dal fatto che tutti i polinesiani maschi erano stati uccisi. Negli anni a seguire morirono William McKoy, suicidatosi in modo anomalo, buttandosi ubriaco da una rupe con mani e piedi legati, Matthew Quintal, divenuto alcolizzato e pericoloso per la comunità e quindi eliminato da Young e Adams, ed infine Edward Young, per un attacco d’asma, lasciando Adams da solo con le donne ed i bambini. Tutto questo è fortemente congetturale in quanto le uniche testimonianze che abbiamo provengono proprio da Adams e da suoi discendenti.

 

Nel 1808 una nave, l’americana Topaz del capitano Folger, riuscì a scoprire l'isola scovando i rifugiati. La marina britannica ignorò la notizia e nel 1814 due navi inglesi, Briton e Tagus, riscoprirono Pitcairn e la sua colonia. Il successo di Adams nell’instillare, durante gli anni da patriarca indiscusso, un profondo senso religioso nella comunità gli valse l’approvazione della puritana società inglese. La colonia di Pitcairn fu portata ad esempio di come tramite solo una Bibbia (e un libro di preghiere) anche un fuorilegge potesse convertirsi e costruire una comunità pacifica, serena ed invidiabile. Grazie a questo, gli isolani di Pitcairn furono “adottati” dalla marina britannica e, anche grazie all’aiuto offerto ad alcune navi naufragate nelle vicinanze, l’importanza di avere una colonia in mezzo al Pacifico fu riconosciuta e tutelata. Intanto alcuni marinai di passaggio decisero di fermarsi sull’isola, portando nuovo sangue e nuovi cognomi. Fra questi anche alcuni avventurieri che turbarono non poco l’armonia dell’isola, dopo la morte di Adams (5 marzo 1829).

 

Tuttavia, la popolazione di Pitcairn aumentò, tanto da destare la preoccupazione che le risorse dell’isola, non potessero essere tali da mantenere un così elevato numero di persone in caso di siccità o di altre catastrofi naturali. Pertanto fu decisa l’evacuazione di Pitcairn, i cui abitanti vennero trasferiti, nel febbraio 1831, a Tahiti, dove però le condizioni di vita, a causa delle imposizioni dei missionari, erano ben diverse da quelle di quarant’anni prima. Gli isolani furono decimati dalle malattie e, quando fu loro concesso di ristabilirsi a Pitcairn nel settembre 1832, 17 mancavano all’appello. Il 3 maggio 1856 iniziò la seconda evacuazione. L’organizzazione fu questa volta decisamente migliore: la destinazione scelta, Norfolk, era infatti un’isola disabitata nei pressi dell’Australia orientale, ex-colonia penale, più grande di Pitcairn e con maggiori risorse naturali. Circa 200 persone abbandonarono Pitcairn.

 

Alcuni anni più tardi alcune famiglie, sedici Young nel 1859, altri 27 nel 1864, nostalgiche di quella che era ormai diventata la loro patria, fecero ritorno sull'isola dando vita ad una comunità tutt'oggi esistente. Il più celebre degli ammutinati, Fletcher Christian, dato per morto da John Adams, fu tuttavia sempre considerato una figura romantica e le teorie che lo vollero sopravvissuto alla guerra civile di Pitcairn, e addirittura tornato in Inghilterra sotto mentite spoglie, trovano tuttora un largo seguito.

 

Ancora oggi sull'isola vivono i pronipoti degli ammutinati, alcuni dei quali parlano un dialetto creolo derivato dall'inglese del XIX secolo, il pitkern. Cimeli del Bounty sono ancora ricercati dai collezionisti e sono presenti in numerosi musei.

 

Negli ultimi anni Pircairn è balzata nuovamente agli onori della cronaca per alcune vicende di stupro accadute sull’isola, che hanno portato alla condanna di 6 degli attuali 48 abitanti dell’isola. La linea di difesa di alcuni di questi accusati che, in quanto isolani del Pacifico e discendenti di fuorilegge, rinnegavano la legge inglese che li accusava, ha rischiato seriamente di compromettere la sopravvivenza dell’isola, ora più che mai legata agli aiuti garantiti dalla Nuova Zelanda ed, indirettamente, dall’Inghilterra.

 

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John Adam, Arruolatosi col nome di Alexander Smith l'unico ammutinato ufficialmente sopravvissuto

 

Tratto da Wikipedia

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Delle innumerevoli versioni cinematografiche, quale preferite ?

 

Ai tempi di quella con Brando, tu dovevi essere un pupo. E a me, sì e no, cominciava a spuntarmi qualche pelo sulla faccia. Ovviamento proprio per questo la mia versione preferita é quella.

 

La faccenda del Bounty poi mi intriga perché é l'esempio da manuale di come il merito reale di una vicenda alla quale non hai assistito, e della quale hai unicamente resoconti di parte (cioé la quasi totalità di quello che quotidianamente accade) non sia in alcun modo valutabile.

Di come, quindi, il giudizio "morale" degli avvenimenti non sia quasi mai possibile e questi non siano valutabili se non alla stregua delle regole date preventivamente (l'ammutinamento viene punito con la pena capitale, punto, e il resto é letteratura). Pretendere di avere una rappresentazione etica dei fatti é cosa quasi sempre arbitraria, anche se ametterlo é esigere un distacco sovrumano che é di pochissimi.

Non é un gran conforto, ma rende più sopportabile il mio mestiere.

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La prima versione, quella con Brando, è molto bella ma troppo teatrale (del resto i tempie erano quelli), mentre quella con Gibson è molto più realistica :s20: :s20: :s20:

Si vede che sei molto più giovane di me. :s03:

 

La prima versione vede protagonista Clark Gable nella parte di Fletcher Christian e Charles Laughton nella parte del comandante Bligh ... 1935.

Ciao.

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Ed è anche la mia versione preferita. Ho sempre considerato Charles Laughton il più grande caratterista della storia del cinema e nella parte del comandante Bligh la sua recitazione fu magistrale! Ricordo sempre di quel film la scena della partenza del Bounty sulle note del "Rule Britania". :s20:

Un saluto a tutti i comandanti!

Beppe.

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Visitatore Marcuzzo
Ma il Bounty era italiano ? :s10:

 

99403465ww1.th.png

 

Ovviamente no :s03: In quel momento batte bandiera francese poichè la riproduzione navigante di cui alla foto sta per entrare in un porto di quella nazione. A poppavia c'è la bandiera della marina inglese. :s02:

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  • 8 years later...

Tanto per aggiungere qualcosa alle informazioni precedenti. Sfogliando un vecchio numero di Storia e Dossier ( gennaio 2000) in un articolo sul Bounty leggo qualcosa sulla copia fatta costruire dalla Metro Goldwyn Meyer nel 1960 per il film. (v. riquadro)
Per la cronaca, non cercate il sito www.talshipbounty.org indicato. Io l'ho fatto, ma ho scoperto che la copia del Bounty è affondata nel 2012 durante l'Uragano Sandy al largo nel North Caroline, con la perdita di due uomini, tra cui il comandante Robin Walbridge

https://naomijwilliams.com/2015/10/29/tall-ship-bounty/

 

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