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Record Di Profondità Sottomarina


Bubbe

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Il record di profondità mai raggiunto da un battello sono 11.000 metri circa, record stabilito il 23 gennaio del 1960 dal batiscafo Trieste, nella fossa delle Marianne, cioè il punto più profondo del pianeta.

 

Il 2 ottobre 1959, dopo esser stato dotato di una nuova cabina (sfera) più resistente alla pressione, il batiscafo Trieste I fu trasportato dalla nave Santa Maria nell'Oceano Pacifico per partecipare al progetto "Nekton", nel corso del quale, durante tre mesi, portò a termine una serie di immersioni molto profonde nella Fossa delle Marianne.

 

Il primo record ottenuto fu il 15 novembre 1959, fuori da Guam, quando si immerse fino a 18.600 piedi, superando il precedente record di 13.000 piedi.

 

 

 

Il 23 gennaio, 1960, Jacques Piccard ed il tenente Don Walsh (US Navy) stabilirono il nuovo record di discesa sottomarina arrivando alla profondità di circa 10.917 metri (35.820 piedi) nella Fossa delle Marianne nell'Oceano Pacifico, vicino all'isola di Guam.

Per la discesa furono impiegate 4 ore e 48 minuti e per il ritorno alla superficie 3 ore e 17 minuti. Il batiscafo rimase sul fondo per circa mezz'ora, durante la quale fu sottoposto ad una pressione di 1.187 kg/cm². La cabina utilizzata in queste missioni era in acciaio fucinato, con 2 metri di diametro, 9cm. di spessore e pesava 10 tonnellate.

 

 

 

 

Il punto conosciuto più profondo nel mondo fa parte d'una lunga depressione sul fondo dell'Oceano Pacifico chiamata la Fossa delle Marianne (Marianas Trench).

 

Questo punto (chiamato Challenger Deep) è a circa 200 miglia a sud di Guam. L'isola di Guam si trova in mezzo all'Oceano, a sud del Giappone, ad est delle Filippine e a nord della Nuova Guinea, ma molto lontana da essi.

 

La fossa delle Marianne è una depressione ad arco, lunga più di 1.580 miglia (2.550 chilometri) ed ha una larghezza media di 43 miglia (69 chilometri). Sul fondo della depressione principale vi è una più piccola e ripida valle.

 

Questa è profonda 31.693 piedi (9.660 metri), venne scoperta a sud-est di Guam nel 1899 e chiamata Nero Deep.

 

Sembrava non si potesse oltrepassare questa profondità fino a quando, 30 anni dopo, venne trovato nelle vicinanze un foro che scendeva a 32.197 piedi (9.813 metri). Nel 1957, durante l'Anno Geofisico Internazionale, la nave sovietica di ricerca Vityaz scoprì una nuova profondità massima di 36.056 piedi (10.990 metri). Questa venne in seguito aumentata a 36.201 piedi (11.034 metri).

 

 

 

 

Da quella volta nessun uomo è più sceso fino a quelle profondità, così come nessuno ha più posato il piede sul suolo lunare dopo le spedizioni Apollo. Gli anni '60 sono stati indimenticabili anche dal punto di vista delle esplorazioni, mentre dopo, l'uomo sembra aver perso interesse. Sono ormai passati quarant'anni, due generazioni.

 

Il motivo probabile è stato che non si è avuto ritorno né economico diretto né militare (tecnologia a parte).

 

Cosa infatti avevano trovato Piccard e Walsh?

«Una volta che si scende sotto i 150 metri di profondità (500 piedi), c'è l'oscurità totale.» dice Walsh «Di solito non c'è molta vita marina a 250 miglia da terra.»

 

Loro osservavano questi profondi abissi dal loro piccolo oblò, dal diametro interno di due pollici e mezzo e esterno di 16 pollici, fatto di plexiglass spesso otto pollici. Pur tuttavia, osservando fuori, Walsh vide un pesce piatto, in basso, proprio vicino al loro punto di arrivo sul fondo. Era la dimostrazione che la vita potrebbe effettivamente esistere nel punto più profondo del pianeta.

 

Dice Ross Saxon, che comandò in seguito Trieste II : «Qual'è il punto? Lo abbiamo fatto. Era emozionante. Ma non è economicamente possibile, che cosa abbiamo imparato da queste imprese? Non abbiamo imparato quasi niente, tranne che possiamo farle. È come andare sulla Luna. Lo abbiamo fatto. Perchè ripeterlo? L'economia ha forzato l'industria a concentrarsi sui problemi commerciali più vicini alla superficie, diciamo tra zero e 10.000 piedi.»

 

E Walsh da parte sua: «Non c'è motivo di farlo solo per stabilire un record, penso che ci sia una possibilità di rifarlo, ma non così grande. È molto costoso, probabilmente ci vorrebbero 100 milioni di dollari per l'intero progetto.»

 

A ricordo di quella spedizione venne lasciata sul fondo una bandierina americana, in un recipiente di plastica appesantito, gettata fuori bordo dopo l'immersione record.

 

Successivamente si seppe che uno degli oblò del pozzo di entrata della navicella si era incrinato durante la discesa, causando un'esplosivo tremito della navicella. Questo per ricordarsi di come può essere pericolosa la discesa dell'uomo nelle oscurità sconosciute. La pressione sul batiscafo mentre si posava sul fondo è stata valutata al di sopra di 100.000 tonnellate, o di 16.000 libbre per pollice quadrato.

 

Walsh dice che non è particolarmente fiero di essere uno dei due soli uomini scesi nel posto più profondo del pianeta. Come molti altri, ha pensato che stessero aprendo semplicemente la porta per l'esplorazione illimitata dell'oceano.

«Penso che qualcuno tornerà giù di nuovo,» dice «ho sentito recentemente da alcune delle mie buone fonti che i giapponesi stanno progettando di costruire un nuovo Shinkai capace di raggiungere i 36.000 piedi (11.000 metri). Mi ha sorpreso, perché hanno molti problemi finanziari.»

 

Nuove conoscenze e tecnologie sono arrivate dalle missioni iniziali del Trieste. Naturalmente, gli equipaggi non possono uscire dalla navicella, così la Marina e le industrie sponsorizzatrici sono state costrette a fornire gli strumenti per fare ciò che c'era bisogno di fare.

«Abbiamo veramente prodotto un sacco di nuova tecnologia,» ha detto Walsh «manipolatori, ROVs, il primo sonar CTFM, proprio un mucchio di tecnologia. Abbiamo dovuto svilupparla per fare fronte alle nostre richieste. Non c'era proprio niente fuori dallo scafo.»

 

Saxon ricorda due dei ROV iniziali, costruiti per la missione dello Scorpion.

«Il costo totale era di circa 40.000 dollari. Erano molto rudimentali, ma nessuno li aveva fatti prima. Naturalmente, la tecnologia si è sviluppata abbastanza rapidamente dopo di allora,» dice «i progressi di 40 anni fa erano il risultato dell'interesse della Marina e del governo degli Stati Uniti nell'Oceano. Confrontato allo spazio, la nostra attenzione sull'oceano è minima. Cerchiamo petrolio e gas, minerali, rintracciamo il movimento degli animali, non molto altro.»

 

Sono passati più o meno sei anni da quando il Centro Marino di Scienza e di Tecnologia Giapponese (JAMSTEC) ha spedito "Kaiko", un veicolo senza equipaggio, ad una profondità di 11,911 metri nello stesso Challenger Deep, nella Fossa delle Marianne. Il ROV ha registrato le videoimmagini dei pesci ed ha misurato la pressione idrostatica, la salinità e la temperatura.

 

 

da: triestemia.com

 

 

inmare1.jpg

 

 

 

 

Il batiscafo subito prima del record di immersione nel gennaio 1960. Sullo sfondo l'unità USS Lewis (DE-535). Le onde quel giorno erano alte circa cinque-sei piedi quando Piccard e Walsh si imbarcarono sul batiscafo dal gommone visibile a sinistra. [Foto Naval Historical Center]

 

Bathyscaphe_Trieste_Piccard-Walsh.jpg

 

 

Lieutenant Don Walsh, USN, and Jacques Piccard in the bathyscaphe TRIESTE.

 

Location: Marianas Trench

 

Photo Date: 1960

 

Image ID: ship3224, NOAA Ship Collection

 

Photographer: Archival Photography by Steve Nicklas, NOS, NGS

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Grazie di aver rinverdito questa notizie. Secondo me un esperienza simile ha molte assonanze come l'allunaggio.

Ma ci pensate 11 km sott'acqua...una pressione inverosimile!

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Visitatore luciano pietri

Bravo Bubbe, bella ricerca e pubblicazione.

Non ho letto tutto il resoconto ma vi rendete conto cosa vuol dire rimanere per 8 - 9 ore in uno spazio così angusto?

Modificato da luciano pietri
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Si:

Per la discesa furono impiegate 4 ore e 48 minuti e per il ritorno alla superficie 3 ore e 17 minuti. Il batiscafo rimase sul fondo per circa mezz'ora, durante la quale fu sottoposto ad una pressione di 1.187 kg/cm².

Modificato da Bubbe
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  • 1 month later...

Allego alcune foto del Batiscafo Trieste prese dal libro di mia proprietà che mi è stato donato dal mio datore di lavoro Comune di Trieste servizio museo del mare, in occasione del Cinquantesimo anno dalla Seconda Redenzione diTrieste. Il batiscafo Trieste, oltre che portare il nome Trieste, è stato costruito proprio nella mia città, presso il Cantiere San Marco nel 1953. Il professore Diego de Henriquez offri il finanziamento per la costruzione del batiscafo, che venne costruito in 15 mesi, il galleggiante fu fabbricato in acciaio dolce, da uno dei cantieri della società"Cantieri Riuniti dell'Adriatico" CRDA di Monfalcone, mentre la cabina abitabile, sferica, fu realizzata a Terni, dalla Società per l'Industria e l'Elettricità che gestiva un'acciaieria modernissima. Per assemblare il galleggiante e la cabina serviva una base fornita di un cantiere attrezzato e situato vicino a profondità marine adatte alle immersioni di collaudo. La Marina Italiana indicò la Navalmeccanica di Castellamare di Stabia, porto settentrionale del golfo di Napoli. Il 1° agosto 1953: si innalzano le bandiere Italiana ed Elvetica ed il "Trieste" viene portato in un punto riparato del porto di Castellamare e deposto in acqua. Il "Trieste" galleggia grazie a cassoni d'aria, che nei giorni successivi vengono riempiti di benzina (86.000 litri). Nell'estate del 1957 il "Trieste" fù acquistato dagli Stati Uniti che il 23 gennaio 1960 con la nave appoggio USS Lewis (DE 535), il Trieste passò alla storia, quando Jacques Piccard e il tenente Don Walsh realizzarono l'immersione record nel Challenger Deep della fossa delle Marianne, il punto individuato come il più profondo del mondo. La spedizione durò 9 ore (quattro ore e mezza di discesa e circa cinque di risalita),con circa mezz'ora sul fondo a 10.916 metri e ad una pressione di quasi 12.000 tonnellate per metro quadro. Onore all'Italia che lavora e produce, e alle 3 città che anno partecipato alla realizzazione di questo batiscafo che porta alto il nome di Trieste e dell'Italia intera. Da corazzata roma th_87310_PA060114_122_992lo.JPG th_87447_PA060113_122_136lo.JPG th_87574_PA060112_122_149lo.JPG th_87738_PA060111_122_512lo.JPG th_87952_PA060110_122_982lo.JPG th_88139_PA060109_122_2lo.JPG

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  • 1 year later...

Rianimo il topic (arrivo dalla sezione modellismo) per rispondere parzialmente alla domanda di Totiano: la sfera Terni era una lega di acciaio al Nichel-Cromo-Molibdeno (sbilanciata quindi sul Nichel), non conosco le percentuali quindi non so la serie, tantomeno la sigla. Le semisfere erano pressofuse e rifinite, non tornite dal pieno.

Dopo il passaggio in US è stata montata una sfera Tedesca Krupp in HY120 più resistente e progettata in tre sezioni anzi che due (anello centrale più due porzioni di sfera), per i successivi DSV gli US hanno usato il Titanio per l'Alvin (DSV-2), l'HY100 per il Turtle (DSV-3) e ancora il Titanio per il Sea Cliff (DSV-4).

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Che differenza c'è tra acciaio fucinato e acciaio dolce?

Ma se questo mezzo non aveva una propulsione e dunque sfruttava le leggi fisiche per scendere e risalire, mi chiedo: a che servivano 86.000 litri di benzina?

merci

 

Sono due cose differenti, per acciaio dolce si intende una lega con un basso contenuto di Carbonio (che se maggiore di 2.15% trasforma il materiale in Ghisa), col termine fucinato si indica la metologia di lavorazione, ovvero l'acciaio viene plasmato sfruttando la malleabilità che il calore conferisce al materiale.

La benzina super raffinata, come giustamente ricorda Iscandar, era usata come ausilio all'assetto del battello. Come saprai i liquidi al contrario dei gas non sono comprimibili e non tutti hanno il medesimo peso specifico, ci sono materiali più densi e altri meno viscosi che se relazionati porteranno a delle reazioni come ad esempio l'olio che galleggia sull'acqua o l'elio che cerca di "superare" l'aria. La benzina ha un peso specifico minore rispetto all'acqua salata, quindi tende a salire verso l'alto alleggerendo il battello.

Questo espediente è stato dettato dalle esigenze operative, non era infatti possibile utilizzare l'aria come sui normali battelli per l'assetto o l'esaurimento poichè troppo compressa a quelle quote abissali, inoltre il Trieste era dotato di una zavorra molto pesante, che veniva rilasciata tramite la disattivazione di un sistema di ritenzione elettromagnetico al momento dello stacco dal fondo, per questo l'assetto del battello in manovra risultava più negativo che neutro e fu necessario introdurre un liquido che generasse della spinta positiva per compensare il deficit.

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  • 2 months later...
Dopo il passaggio in US è stata montata una sfera Tedesca Krupp in HY120 più resistente e progettata in tre sezioni anzi che due (anello centrale più due porzioni di sfera), per i successivi DSV gli US hanno usato il Titanio per l'Alvin (DSV-2), l'HY100 per il Turtle (DSV-3) e ancora il Titanio per il Sea Cliff (DSV-4).

Titanio puro (mi sembra poco probabile) o lega di titanio?

 

Sono due cose differenti, per acciaio dolce si intende una lega con un basso contenuto di Carbonio (che se maggiore di 2.15% trasforma il materiale in Ghisa), col termine fucinato si indica la metologia di lavorazione, ovvero l'acciaio viene plasmato sfruttando la malleabilità che il calore conferisce al materiale.

Percentuale variabile tra 1.90 e 2.11 a seconda delle fonti

 

Complimenti comunque per le competenze: sei ingegnere meccanico?

Saluti

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  • 1 month later...

Chiedo scusa per il ritardo nella risposta, ho staccato il giorno in cui hai scritto e solo grazie al link di Iscandar la discussione è tornata in evidenza.

 

Ovviamente lega al Titanio, ho usato il termine impropriamente (un po' come quando si parla di manufatti in carbonio riferendosi in realtà al CFRP).

 

Probabile che mi sia sbagliato, andavo a memoria, eppure mi secca aver aggiunto quattro centesimi...tecnologia dei materiali era la mia materia preferita..

(ps: le fonti internet non sono mai molto precise, purtroppo non ho possibilità di verificare sui testi).

 

Grazie, non sono ingegnere, sono ciò che scrissi a suo tempo in altra sede :s01: :s02:

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I dettagli del Trieste dovrebbero essere nel libro "Dalla stratosfera agli abissi" di Auguste Piccard.

Io ho sfogliato illibro del figlio "Profondità 11.000 metri" che fornisce i seguenti dettagli:

 

Sfera Terni - forgiata in Italia nel 1952 in due pezzi - peso totale 10 ton. - spessore 90 mm /15 mm intorno agli oblò

Sfera Krupp - forgiata ad Essen nel 1958 in tre pezzi - peso totale 13 ton. - spessore 120 mm / 18 mm intorno portello ed oblò

Non ci sono dettagli sui materiali.

 

Oblò in plexigla di forma conica con spessore da 150 mm

 

Lazer_ :s02: ne

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