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Fine Di Un Impero


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Titolo: Fine di un impero – la politica estera francese dalla Liberazione alla crisi nel Levante: settembre 1944 – maggio 1945

Autore: Francesco Palmas

Casa editrice: AIPSA Edizioni, Cagliari

Anno di edizione: 2007

Pagine: 212, 21 fotografie in b/n, brossura

Dimensioni (cm): 15 x 21

Prezzo originale: € 13,00

Reperibilità: facile

 

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Tra i non pochi protagonisti della controversa partecipazione francese agli eventi della seconda guerra mondiale, la sola figura del generale Charles de Gaulle emerge non soltanto per il suo indubbio carisma, ma anche perché fu l’unico “leader” francese che – per una serie di motivazioni (dal calcolo politico al tempismo nella scelta di campo, dal patriottismo alla consapevolezza stessa della “grandeur” nazionale) – seppe accreditarsi in campo alleato quale unico rappresentante di Parigi nei rapporti con Gran Bretagna, URSS e Stati Uniti.

Partendo da questo postulato, con Fine di un Impero Francesco Palmas approfondisce i sin’ora poco noti aspetti della politica estera francese negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale: un periodo in cui il Governo provvisorio di Parigi – e il generale de Gaulle medesimo – si mossero diplomaticamente e militarmente su un duplice piano d’azione.

In primis, il Governo provvisorio francese riuscì – dopo non poche difficoltà – a far riconoscere in via ufficiale il proprio “status” da Londra, Washington e Mosca; tuttavia, in seconda battuta, la Francia attuò una serie di mosse sullo scacchiere internazionale che andarono a costituire i prodromi della “dismissione” del suo vasto impero coloniale.

L’autore prende innanzitutto in considerazione la “questione tedesca”, da sempre uno degli elementi fondamentali della politica estera francese. Con diverse motivazioni, Churchill, Stalin e Roosevelt accondiscesero alle istanze di de Gaulle per una partecipazione paritaria francese alla fase decisionale riguardante l’assetto postbellico della Germania: va però rilevato che il processo non fu univoco, con l’Unione Sovietica che tentò più volte di utilizzare de Gaulle come elemento destabilizzatore del campo occidentale, cercando di favorire l’autonomia francese o proponendo possibili alleanze di Parigi con paesi dell’Europa orientale che – ben presto – sarebbero entrati a far parte della sfera di influenza sovietica.

In Nord Africa, de Gaulle e il suo governo dovettero ben presto fronteggiare una forte componente irredentista e, nel levante, l’azione diplomatica statunitense si dimostrò determinante in funzione antifrancese con il riconoscimento dell’indipendenza di Siria e Libano, quando questi territori – sia pure ormai solo formalmente – si trovavano ancora sotto il mandato di Parigi. In Indocina, una delle conseguenze dell’occupazione giapponese di Viet-Nam, Laos e Cambogia fu lo sviluppo di movimenti nazionali e indipendentistici che, mal fronteggiati (e ancor peggio “contenuti”) dalla dirigenza francese locale e della madrepatria, avrebbero portato al disastro di Dien-Bien-Phu e all’abbandono francese dei possedimenti in Estremo Oriente.

A discapito (ma anche in ragione) di tutto ciò, la fine del sogno imperiale francese ricondusse definitivamente Parigi nell’ambito occidentale: un ambito di cui – sia pure con i “distinguo” e l’autonomia che da sempre denotano i caratteri della sua politica estera – la Francia fa ormai stabilmente parte e del quale è una delle principali componenti.

Fine di un impero è un volume ampio e documentato, ricco di approfondimenti e che – per la prima volta in Italia – descrive i primissimi passi dell’attività diplomatica del Governo provvisorio francese insediatosi a Parigi nell’agosto 1944. Le numerose note, al termine di ogni capitolo, testimoniano la professionalità e l’entità delle ricerche archivistiche svolte dall’autore, con numerosissimi riferimenti a documenti originali di archivi francesi e del medesimo “Quai d’Orsay”. Ampia ed esaustiva la bibliografia: ben tredici pagine ove, in pratica, è riportata tutta la letteratura italiana, francese e di altri paesi riferita a questo poco conosciuto argomento.

Si tratta, in definitiva, di un ottimo volume di storia politica, diplomatica e militare che consente al lettore di comprendere al meglio uno dei tanti motivi che – con una certa qual ironia – possono portare a definire la Francia “il miglior attore non protagonista” del secondo conflitto mondiale.

Modificato da Alagi
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