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Ammiraglio Francesco Mimbelli


malaspina

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Venerdì mi trovavo per motivi di lavoro a Livorno e particolarmente all'interno di Villa Mimbelli, oggi di proprietà del Comune e sede del Museo Fattori.

La mia mente però non ha potuto fare a meno di ripensare a chi era nato e vissuto in quell'imponente edificio: l'Ammiraglio MOVM Franceso Mimbelli, dove vide la luce il 16 aprile 1903 dal padre Luca e dalla mamma Fannj Scaramangà.

La coppia aveva un patrimonio ingente e in particolare terreni in Italia, Gracia, Albania e Corfù.

Si racconta che il giovane Francesco, figlio unico e quindi erede di questa smisurata fortuna, un giorno fosse nella villa della mamma a Corfù proprio a picco sul mare e sotto di loro vi erano in sosta unità della Regia Marina.

Il bambino fu attratto di prima mattina dai marinai che in coperta effettuavano la pulizzia personale utilizzando dei buglioli con acqua fredda. Da quella volta il giovane Francesco usava spesso recarsi nelle scuderie di proprietà per lavarsi come aveva visto fare ai marinai.

Quella mattina del racconto poco sopra, il Mimbelli fu portato in visita alle unità navali e attorniato dai marinai che lo avevano preso in simpatia gli fu detto "Si sta bene sù alla villa!"

Ma lapidario Francesco, pur piccolo, rispose " Si sta meglio qua!" Riferendo ovviamente all'essere a bordo di una nave da guerra.

Infatti la sua passione lo porrtò a 15 anni ad intraprendere la bella ma scomoda vita di ufficale di marina, che noi tutti conosciamo fino al conseguimento della MOVM nell'epico scontro al comando della torpediniera Lupo.

Avrebbe invece potuto vivere agiatamente e senza problemi amministrando solamente il vasto capitale ereditato dai genitori.

Si racconta anche che il suo stipendio di ufficiale lo abbia sempre passato ai suoi sottordini con famiglie gravose.

Dopo la guerra raggiunto gradi elevatissimi di carriera non cede alla vita facile: al comando della 3° Divisione Navale, esce in mare con ogni tempo sulle sue motosiluranti rimandendo spesso in piedi anche 24 ore a fare esercitazione di attacchi simulati, spesso verso ignari ed impauriti motopesca jugoslavi.

I suoi uomini impegnati faticosamente lo seguono senza riserve, lui sa gratificare questo impegno nel miglio modo.

Un aneddoto di queste vicende riassume il suo modo di vivere la Marina.

Una sera dopo una lunga esercitazione stressante per uomini e mezzi, i marinai delle motosiluranti di Mimbelli vanno a terra e si sa com'è, fanno un po di ammuina, forse ci scappa qualche cazzotto con civili, qualche bicchiere rotto...

Fatto sta che il giorno dopo in porto arriva un auto dei Carabinieri da cui scende un Maresciallo e un milite.

I due salgono rapidamente lo scalandrone della motosilurante e appena a bordo con fare imperioso il Maresciallo dice:

"Chi è che comanda qui?"

Casualmente è presente il Mimbelli che si fa avanti (sapendo già per cosa è li il Maresciallo) e alla vista di quei gradi i Carabinieri hanno un senso reverenziale, ma l'Ammiraglio senza nemmeno degnare loro di uno sguardo dice riferendosi al Nostromo.

"Dia un calcio nel sedere a questi due e li ributti a terra, poi li faccia risalire salutando degnamente la Bandiera!"

Ovvio che di punizioni al personale a quel punto non se ne parlò proprio.

 

L'ammiraglio Mimbelli a malincuore lasciò la MM nel 1961 e purtroppo morì malato e cieco il 26 gennaio 1978.

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  • 1 month later...

l'amm. Mimbelli è stato anche comandante in capo del Dipartimento M.M. dell'Adriatico, la sua foto è una di quelle dove spesso mi cade l'occhio quando siamo in sala riunioni (l'altra è quella di Longanesi). Ha lasciato un bellissimo ricordo e anche qui la sua noncuranza per il denaro è stata più volte oggetto di discussioni.

 

In una ci sono entrato per "sbaglio" quando mi chiesero se una certa icona bizantina fosse ancora al Circolo Ufficiali. alla richiesta di ulteriori info il mio interlocutore (recentemente scomparso) mi rispose che era stata dimenticata al circolo dall'amm. Mimbelli prima del trasferimento. lo interpellarono e lui rispose di non preoccuparsi, anzi, già che c'era la donava al Circolo.

 

Non fu dato molto peso al valore dell'icona, visto il "quasi abbandono" doveva essere cosa da poco. però per prenderlo a carico bisognava stimarne il valore. l'esperto che venne per la perizia strabuzzo gli occhi: un'icona del 1300, figurarsi!

 

L'icona oggi è conservata, opportunamente protetta, nella chiesa di Santa Barbara ad Ancona con una piccola targa che ne ricorda il magnifico donatore

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Alcune immagini salienti della vita dell'Ammiraglio Francesco Mimbelli.

 

La villa dove nacque a Livorno:

 

220pxlivornovillamimbelov0.jpg

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Francesco Mimbelli

 

imagesjo1.jpg

 

La Regia Nave Lupo, al cui comendo il Mimbelli scrisse quella importante pagina di storia:

 

 

lupomay1941rj2.jpg

lupomay1941rj2.18eebf2d44.jpg

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  • 3 years later...

Questo stupendo topic mi era sfuggito....

Alcuni anni fa, ho lavorato con un ufficiale che lo aveva conosciuto a bordo quando era Comandante della Squadra Navale.

Fra le tante cose che di Mimbelli che mi raccontò, mi disse che lo stipendio lo devolveva al suo attendente di nome MARCHIARO...

Chissà dove risiede questo signore, mi sarebbe sempre piaciuto conoscerlo. :s01:

 

 

Venerdì mi trovavo per motivi di lavoro a Livorno e particolarmente all'interno di Villa Mimbelli, oggi di proprietà del Comune e sede del Museo Fattori.

La mia mente però non ha potuto fare a meno di ripensare a chi era nato e vissuto in quell'imponente edificio: l'Ammiraglio MOVM Franceso Mimbelli, dove vide la luce il 16 aprile 1903 dal padre Luca e dalla mamma Fannj Scaramangà.

La coppia aveva un patrimonio ingente e in particolare terreni in Italia, Gracia, Albania e Corfù.

Si racconta che il giovane Francesco, figlio unico e quindi erede di questa smisurata fortuna, un giorno fosse nella villa della mamma a Corfù proprio a picco sul mare e sotto di loro vi erano in sosta unità della Regia Marina.

Il bambino fu attratto di prima mattina dai marinai che in coperta effettuavano la pulizzia personale utilizzando dei buglioli con acqua fredda. Da quella volta il giovane Francesco usava spesso recarsi nelle scuderie di proprietà per lavarsi come aveva visto fare ai marinai.

Quella mattina del racconto poco sopra, il Mimbelli fu portato in visita alle unità navali e attorniato dai marinai che lo avevano preso in simpatia gli fu detto "Si sta bene sù alla villa!"

Ma lapidario Francesco, pur piccolo, rispose " Si sta meglio qua!" Riferendo ovviamente all'essere a bordo di una nave da guerra.

Infatti la sua passione lo porrtò a 15 anni ad intraprendere la bella ma scomoda vita di ufficale di marina, che noi tutti conosciamo fino al conseguimento della MOVM nell'epico scontro al comando della torpediniera Lupo.

Avrebbe invece potuto vivere agiatamente e senza problemi amministrando solamente il vasto capitale ereditato dai genitori.

Si racconta anche che il suo stipendio di ufficiale lo abbia sempre passato ai suoi sottordini con famiglie gravose.

Dopo la guerra raggiunto gradi elevatissimi di carriera non cede alla vita facile: al comando della 3° Divisione Navale, esce in mare con ogni tempo sulle sue motosiluranti rimandendo spesso in piedi anche 24 ore a fare esercitazione di attacchi simulati, spesso verso ignari ed impauriti motopesca jugoslavi.

I suoi uomini impegnati faticosamente lo seguono senza riserve, lui sa gratificare questo impegno nel miglio modo.

Un aneddoto di queste vicende riassume il suo modo di vivere la Marina.

Una sera dopo una lunga esercitazione stressante per uomini e mezzi, i marinai delle motosiluranti di Mimbelli vanno a terra e si sa com'è, fanno un po di ammuina, forse ci scappa qualche cazzotto con civili, qualche bicchiere rotto...

Fatto sta che il giorno dopo in porto arriva un auto dei Carabinieri da cui scende un Maresciallo e un milite.

I due salgono rapidamente lo scalandrone della motosilurante e appena a bordo con fare imperioso il Maresciallo dice:

"Chi è che comanda qui?"

Casualmente è presente il Mimbelli che si fa avanti (sapendo già per cosa è li il Maresciallo) e alla vista di quei gradi i Carabinieri hanno un senso reverenziale, ma l'Ammiraglio senza nemmeno degnare loro di uno sguardo dice riferendosi al Nostromo.

"Dia un calcio nel sedere a questi due e li ributti a terra, poi li faccia risalire salutando degnamente la Bandiera!"

Ovvio che di punizioni al personale a quel punto non se ne parlò proprio.

 

L'ammiraglio Mimbelli a malincuore lasciò la MM nel 1961 e purtroppo morì malato e cieco il 26 gennaio 1978.

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Dopo l'armistizio dell'8 settembre, quando Borghese e la X MAS erano rimasti a combattere a fianco dei Tedeschi, cominciarono ad affluire alla caserma del Muggiano alla Spezia un gran numero di militari sbandati e di volontari di ogni arma, ordine e grado attirati dalla notizia di quella leggendaria Flottiglia rimasta al suo posto con il tricolore che continuava a sventolare sul pennone della caserma. Si presentarono anche generali, disposti ad essere arruolati come semplici marinai, ma Borghese in considerazione dell'età e del grado li rinviò a casa non prima, però, di averli ringraziati per il loro spirito di riscossa. Mai però Borghese si sarebbe aspettato di vedere arrivare al Muggiano una MOVM che credeva invece già a Malta. Chi era? Era proprio il C.V. Francesco Mimbelli, vecchia conoscenza di Borghese avendo condotto in Mar Nero una squadriglia di MAS e la colonna "Moccagatta" dei mezzi d'assalto di superfice della Decima. All'8 settembre era a capo di una flottiglia di Motosiluranti con base a Gaeta. Ascoltato il messaggio di Badoglio, Mimbelli ordinò ai suoi ufficiali di eseguire gli ordini del Re e di raggiungere Malta. Lui invece si fece portare con una M.S. a Fiumicino, dove sbarcò. Ordinò poi al comandante di raggiungere le altre unità dicendogli che l'ordine di raggiungere Malta era rivolto alle navi e a tutte le unità in mare ma non a lui che rifiutava di andarci con riguardo al suo passato di guerra e per non subire l'umiliazione di finire in campo di concentramento. Andò a Roma per avere qualche delucidazione dal Ministero della Marina ma evidentemente non ne ebbe. Si rimise quindi in viaggio diretto a La Spezia e infine al Muggiano. Quando si presentò all'esterrefatto amico Borghese, gli urlò: " Borghese, dammi un MAS perchè voglio riprendere il mare contro quelli là!!". Dopo un lungo abbraccio Borghese placò gli entusiasmi dell'amico rispondendogli: "Caro Francesco, prima di tutto un MAS non ce l'ho e poi qui c'è già abbastanza casino senza di te!" Sapeva benissimo con chi aveva a che fare. Così gli firmò un bel foglio di licenza illimitata sul modulo intestato della Decima MAS e lo rimandò a casa sua. Al termine del conflitto Mimbelli, non figurando tra i collaborazionisti del tedesco invasore, riprese subito servizio arrivando agli alti gradi che sappiamo.

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Quella riportata da Rostro è la versione dei fatti che compare nella biografia di Borghese pubblicata da Sergio Nesi (in genere abbastanza attendibile)-

 

Nella biografia di Mimbelli pubblicata dall'Accademia Navale (Livorno 2003), a firma del prof. Gemignani, queste vicende non sono menzionate.

Si legge invece che dapprima, in un incontro a Lonato, il sottosegretario della Marina della RSI, CV Ferrini, chiese invano a Mimbelli di assumere il comando delle Forze navali repubblicane (l'epoca non è specificata, ma va dall'ottobre '43 al febbraio '44, epoca in cui Ferrini cessò dall'incarico). Sempre secondo tale fonte analogo invito fu rinnovato a Mimbelli dal nuovo sottosegretario, CA Sparzani, in un incontro a Vicenza: ma anche in tale sede egli avrebbe rifiutato.

 

Nel suo Decima flottiglia nostra lo stesso Nesi, omettendo quanto riferito nel libro su Borghese, afferma invece che durante il suddetto incontro vicentino con Sparzani (datato al marzo 1944) sarebbe stato Mimbelli a chiedere all'ammiraglio un comando in mare, ottenendone un diniego per mancanza di unità navali.

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La discordanza tra le due versioni non sorprende trattandosi di fatti riguardanti un periodo in cui le iniziative e le scelte di coloro che vissero quei giorni furono condiderate "giuste" o "sbagliate" da chi, poi, terminato il conflitto dalla parte dei vincitori, ebbe la responsabilità della ricostruzione dell'Italia.

Se quello che riporta Nesi nella biografia di Borghese è tutto vero, Mimbelli, pur non aderendo alla Decima di Borghese, subito dopo la guerra non ne avrebbe tratto una buona pubblicità.

Potrebbe essere questo il motivo di una seconda versione che lo "assolve" da una scelta "sbagliata" seppur dettata dal senso dell'onore e da una congenita impulsività?

Peccato che l'Ammiraglio Mimbelli, straordinaria ed eroica figura di combattente, non abbia vissuto abbastanza per poter pubblicare la sua di versione.

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