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Governo Con Cattivo Tempo


Visitatore Marcuzzo

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Visitatore Marcuzzo

Quanti di noi, durante una classica gita per mare, da soli o in compagnia (possibilmente dolce), si sono trovati davanti ad una variazione improvvisa delle condimeteo (caratteristica del nostro mediterraneo) ed abbiamo iniziato a bestemmiare in aramaico antico?

Purtroppo sono in molti a sottovalutare un cambiamento meteorologico giocando sul fatto che, se la giornata è buona, continuerà ad esserlo, ma i nostri mari sono peggio di un bambino alle giostre, con tutte le conseguenze del caso, ed i diportisti, soprattutto quelli della domenica, i quali spesso si sentono grandi ammiragli, iniziano a sudare freddo.

Indipendentemente dal tipo di unità che stiamo governando, vela o motore, in mare non si scherza, può inghiottirci come e quando vuole, ragion per cui è giusto parlare in modo approfondito, nel limite del possibile, di come comportarsi quando Nettuno va in bianco con Teti (glielo dico da quando eravamo alle scuole medie di farsi qlc amante, ma non mi ha mai ascoltato!!!). :s03:

 

Con vento e mare che sono generalmente mutevoli anche se in limiti ristretti, l'unità è soggetta a trovarsi in una condizione di equilibrio instabile rispetto all'asse verticale, per cui la prora oscilla sui due lati e si richiede frequente intervento del timone per mantenerla in rotta; a ciò si aggiunge riduzione di velocità a causa della resistenza e dell'attrito del vento e del moto ondoso ed a causa dello stesso frequente uso del timone, per cui si ha in definitiva una riduzione dell'efficienza del governo.

E' comunemente noto che l'unità si comporta meglio con il mare a mascone o al giardinetto, unità di linee sottili a circa un quarto ed unità di linee piene a circa tre quarti dalla prora se al mascone e dalla poppa se al giardinetto. L'effetto del vento sul governo dipende inoltre dalle superfici esposte a proravia ed a poppavia del punto giratorio: se è notevolmente appoppata e specie se la cabina/castello è alto, l'unità tende ad essere poggiera, se ha strutture elevate a poppa tende ad essere orziera.

 

Con mare di prora l'unità è soggetta al beccheggio che può essere più o meno rapido ed ampio a seconda della concentrazione del carico verso il centro o verso le estremità, ed in questo caso vi sarà tendenza ad imbarcare molta acqua di prora.

Come per il rollìo anche il beccheggio è condizionato dalla relazione fra il periodo naturale di oscillazione e periodo dell'onda, relazone che può venire variata con alterazioni di rotta e/o velocità, che consentono inoltre di eliminare l'eventuale piattonare della prora e di attenuare la forza d'urto delle onde che rompono in coperta.

 

Il comandante prudente si guarderà sempre dal mantenere una velocità eccessiva con mare grosso di prora.

Immaginate che un fisherman o un classico open della comune lunghezza di 6/7/8 metri inizi a correre tra le onde con vento di prora per tornare in porto il prima possibile, magari tra le urla degli occupanti impauriti dell'unità. Le conseguenze sono ben immaginabili. La stessa cosa vale anche per unità maggiori, navi comprese, per via dei danni strutturali che tale navigazione creerebbe.

 

Con mare a poppavia del traverso la velocità relativa delle onde viene ad essere diminuita e vi è la probabilità di imbarcare una maggiore quantità di acqua, in quanto questa dipende dall'intervallo di tempo in cui la cresta dell'onda rimane a contatto dell'unità. Inoltre in tali condizioni il governo della nave diventa più difficoltoso e prora oscilla ampiamente a dritta ed a sinistra e, specie con unità soggetta ad ampio beccheggio, si possono avere danni all'elica ed al timone: con unità di piccolo tonnellaggio può essere necessario ridurre l'andatura per aumentare la velocità relativa delle onde, facendo tuttavia attenzione a mantenere sempre un buon governo.

 

E' sempre da evitare una navigazione con mare grosso di poppa in quanto basterebbe un leggero angolo di timone perchè l'unità di intraversi alle onde con la conseguenza di un alto angolo di inclinatura e probabilissimo ingavonamento (capovolgimento).

 

E' naturalmente obbligatorio dirigersi in un porto o in una baia allo scopo di sottrarsi alle intemperie, ma occorre farlo nel giusto modo, anche se questo dovesse richiedere diverso tempo per raggiungere il luodo più sicuro nelle immediate vicinanze.

 

Ma non sempre ciò è possibile, ragion per cui, anzichè cimentarsi in una navigazione che si rivelerebbe pericolosa per le avverse condimeteo, anche adottando tutta la prudenza ed esperienza di cui si è dotati, vi sono casi in cui è molto meglio mettersi alla cappa.

Per governo alla cappa si intende generalmente mantenere l'unità nella posizione più confortevole rispetto al mare e tale posizione è di solito con il mare al mascone e velocità ridotta al minimo che consenta il governo. Con propulsione monoelica destrorsa la cappa migliore è con mare e vento sulla sinistra in quanto l'effetto evolutivo dell'elica aiuta il timone ad impedire la tendenza dell'unità a poggiare.

Quando vento e mare sono da direzioni differenti, generalmente è preferibile governare alla cappa con il vento su un mascone ed il mare sull'altro, in modo da controbilanciare le forze delle onde e del vento che si abbattono sulla nostra barca.

 

Spesso la nave sta bene alla cappa con mare al gran largo, ma ciò può causare pericolose impoppate. Se dalla cappa con mare in poppa si decide di passare alla cappa con mare al mascone di sinistra, bisogna eseguire la manovra con molta prudenza in quanto durante l'accostata l'unità verrà a trovarsi con il mare al traverso. Mettere la macchina avanti adagio, attendendo un periodo di onde meno grosse e mettere quindi timone tutto a sinistra; quando il mare è a quattro quarti dalla poppa mettere avanti tutta per accelerare l'accostata; quando il mare è a quattro quarti dalla prora rimettere a velocità ridotta e portare il mare a circa un quarto sul mascone di sinistra.

 

Con una piccola unità della comune lunghezza di 6/7/8 metri, ma anche più, specie con scafo planante O semiplanante, l'unico sistema per una cappa sicura è mettere la prora al vento e macchine avanti adagio, in modo da stare fermi, o quantomeno in leggero avanzamento, in modo da mantenere il governo per impedire alla nostra amata compagna di intraversarsi al mare, condizione da evitare assolutamente. Non appena il tempo permetterà nuovamente la manovra, sempre secondo prudenza e quanto riportato sopra, iniziate la navigazione per il rientro.

Se le condizioni si rivelano estremamente pericolose per via dei limiti della vostra unità chiamate i soccorsi attraverso la procedura del mayday sul canale 16 VHF su cui opera la Capitaneria di porto (che vi appiopperà un salatissimo verbale) e la Protezione Civile; magari, se vi trovate dalle parti di Licata, verrà il sottoscritto a soccorrervi, a prendervi a male parole e poi a consolarvi con qlc chilata di cannoli. :s02:

 

Se doveste perdere il governo dell'unità e non riuscite a riprenderlo iniziate a recitare preghiere in tutte le religioni, non si sa mai.

 

 

Ho cercato di scrivere sulla navigazione con condimeteo sfarevoli nel modo più semplice possibile. Se ho scritto qlc in modo ostico buttatemi un paio di bombe a mano e dopo chiedetemi chiarimenti, sempre che i nostri amici Comandanti di professione non mi abbiano già silurato se ho scritto eventuali fesserie.

 

Ultima cosa, l'ho ripetuto mille volte ma una di più non pùò far male: non c'è limite alla forza del mare.

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Esperienze di mare duro ne ho, amico mio. E non proprio su grandi navi.

Ma l'unica volta che ho preso in considerazione la possibilità di non tornare a terra, se non in posizione orizzontale, la terra ce l'avevo tutto intorno e, nel punto più vicino, a non più di mezzo miglio. E' stato nel luglio del 2006, sul lago di Bracciano, e me la sogno ancora.

Modificato da marat
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Visitatore Marcuzzo
Esperienze di mare duro ne ho, amico mio. E non proprio su grandi navi.

Ma l'unica volta che ho preso in considerazione la possibilità di non tornare a terra, se non in posizione orizzontale, la terra ce l'avevo tutto intorno e, nel punto più vicino, a non più di mezzo miglio. E' stato nel luglio del 2006, sul lago di Bracciano, e me la sogno ancora.

 

CUNTA!!! :s41:

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ciao, grazie del post, io mi ricordo un'esperienza di mare grosso sulle Bocche di Bonifacio. Avro' avuto 15 anni, ero su un traghetto Sardegna-Corsica, di mattina. I ricordi sono un po' confusi. il personale della nave riferiva si mare forza 6 o 7, il traghetto (piccolo!) ci impiegò un'ora e mezza, o a anche di più, per compiere una traversata che sarebbe stata di una trentina di minuti con mare calmo. Quel giorno ho scoperto che non soffro il mal di mare, in quanto ero quasi l'unico, assieme a mio padre, ad ammirare dal ponte panoramico a proravia le onde che salivano oltre la prua come muri d'acqua e di come la prua si innalzava improvvisamente per superarle e ricadere poi giù.. il resto dei passeggeri era invece messo molto male sui divani e poltrone! Per alcuni istanti ho temuto che potevamo non farcela, visto le onde che si infrangevano sulle fiancate o gli spruzzi che lavavano la coperta, e soprattutto per il tempo impiegato nella traversata, che fu estenuante.. Ricordo quanto fossi contento di vedere il porto di arrivo, aprirsi in lontananza!

Forse il mare mi affascina proprio per questo: può sembrare pacifico e calmo, ma racchiude in sè una forza tremenda e spaventosa... da sollevare decine di migliaia di tonnellate come niente!

 

Dal forum BetaCine, riporto un link interessante da youtube

 

ciao!

s

Modificato da Sag75
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CUNTA!!! :s41:

 

A Bracciano il malotempo ce lo hanno battezzato, Marcuzzo. Non il malotempo costante, perché rimane un posto d’incanto, ma i groppi sì: è specializzato in groppi estivi.

Il mio circolo in vent’anni ha beccato tre trombe d’aria, e mi ricordo un campionato europeo nell’81 in cui facevo assistenza con uno dei barconi di Vigna di Valle, ex motobarche imbarcate sulle unità maggiori con un diesel dentro la pancia da fare spavento. Mi ricordo il giorno che venne giù il groppo: una mezza dozzina di disalberamenti, una decina di timoni rotti, barche infilate nei canneti, noi in soccorso col barcone dell’Aeronautica che non riuscivamo a virare in prua perché l’onda ci ributtava indietro.

Nel luglio di due anni fa era una regata come tante, di campionato regionale. Avevo piazzato la barca comitato a mezzo miglio dalla costa di sud-ovest e stavo per finire la seconda prova. Il cielo era terso tranne un poco di stracci da niente a grecale, la solita piacevole brezza da 240, e c’era quasi da annoiarsi.

Guardavo l’orologio perché il vento aveva mollato quasi di botto e la sera c’era la partita dell’Italia ai mondiali. Mi sono fatto due conti e ho calcolato se non era il caso di dare il segnale di riduzione andando a dare l’arrivo alla penultima boa, ma poi ho deciso che l’ultima poppa se la potevano fare anche con quel filo d’aria.

A quel punto mi sono girato per accendermi una sigaretta e ho capito di botto perché il vento era finito. Gli stracci a nord-ovest erano diventati in meno di dieci minuti un muro compatto color melanzana. Ho calcolato che avrei avuto si è no quindici minuti e poi sarebbe arrivato il finimondo, ma fra dare il segnale di rifugiarsi a terra e finire la prova ho scelto la seconda perché pensavo che con la prima aria da nord le barche sarebbero arrivate in sette-otto minuti.

E ho sbagliato i conti, perché il groppo per arrivare di minuti ce ne avrà messo meno di cinque. L’ho capito quando i gabbiani che si erano posati nella rada di Anguillara si sono alzati di botto tutti insieme e sono partiti per la direzione opposta.

Non c’è molto da raccontare: basta dire che ho fatto appena in tempo a urlare per radio all’assistenza di mettersi alla cappa per non rischiare di farsi mettere i gommoni per cappello, e poi ho mollato l’ormeggio e ho cercato di andare verso il circolo per montare su un mezzo più grande e tornare indietro. Avevo ordinato al driver di guardare solo avanti, dato che avevamo una visibilità non superiore alle tre lunghezze (sì, il groppo fa così, lo sai) e io avrei tenuto lo sguardo fisso a poppa per evitare che qualche onda ci traversasse. Ma tenere lo sguardo a poppa comportava tenere la faccia nella direzione del groppo e gli occhi aperti. E io non ce la facevo a fare né l’uno né l’altro, perché era già tanto se insieme all’acqua e alla grandine dalla bocca e dal naso mi entrava anche l’aria sufficiente.

Di soccorso alle barche neanche a parlarne, naturalmente, perché non se ne vedeva una sputata.

Siamo arrivati al circolo, non so ancora come, siamo montati su un mezzo più grosso e potente e siamo tornati indietro. Ma è stato facile perché ormai la bestia era il trenta per cento di quella di prima.

Quando siamo arrivati sull’area delle barche ho passato una dei peggiori quarti d’ora della mia vita. Le barche stavano tutte rovesciate con l’albero appennellato sotto, naturalmente, e gli equipaggi attaccati al bottazzo con l’aria di chi ha esagerato con gli psicofarmaci. Ma c’erano tre o quattro barche senza nessuno attaccato, abbandonate. E non era umanamente possibile che gli equipaggi fossero andati a terra a nuoto: non ci sarebbe riuscito neanche Mandrake

Quando dalle ultime strisce di nebbia ho visto affiorare la prua della motovedetta dei Carabinieri ho capito che li avevano presi a bordo loro. Sapevo che sarebbero usciti, li conosco di persona gli equipaggi, ma in quelle condizioni di visibilità sapevo che era più facile mettersene qualcuno sotto piuttosto che tirarlo a bordo.

Ci siamo contati le pecore, abbiamo controllato che i conti tornassero, poi ci siamo guardati negli occhi con il brigadiere, e senza dire un'altra parola ce ne siam andati ognuno per i propri fatti.

E a quel punto mi sono messo a tremare come una foglia, perché ero rimasto in maglietta e braghette: figurati se a luglio ti porti la cerata. Ma tanto a quel punto erano tornate a papariare le anatre e c’era pure un tramonto da favola.

Modificato da marat
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Sono pienamente d' accordo con voi e per citare uno dei tanti vecchi detti marinari: "...pochi sono gli uomini che possano dare del tu al Mare... Quei pochi non glielo danno...".

 

Comunque se per caso vi trovaste in condizioni critiche nelle acque antistanti la Francia, io consiglio a tutti di chiedere l'intervento della Abeille Flandre di cui vi segnalo il link:

 

 

Per gli amanti della tecnica evidenzio: scarichi grandi masse, spinta idrostatica/dinamica, robustezza strutturale (1 m3 di acqua corrisponde ad una tonellata circa...!).

 

Sniper

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  • 2 months later...
Se le condizioni si rivelano estremamente pericolose per via dei limiti della vostra unità chiamate i soccorsi attraverso la procedura del mayday sul canale 16 VHF su cui opera la Capitaneria di porto (che vi appiopperà un salatissimo verbale) e

 

Preciso e sintetico,come sempre,ma il verbale mò che c'entra? Oltre che cornuto pure mazziato? :s14:

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Visitatore Marcuzzo
Preciso e sintetico,come sempre,ma il verbale mò che c'entra? Oltre che cornuto pure mazziato? :s14:

 

Eh si, per il semplice motivo che la condizione di pericolo poteva essere evitata con un preventivo rientro in porto o in una baia riparata. Restando invece in mare si è messo in pericolo sè stessi ed i soccorritori... :s68:

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