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Un'estate Francese


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Complimenti per la prosa, C.te Secondo Marchetti! :s20: :s20:

 

La vostra teoria sulla "sfiga / regata" è semplicemente deliziosa... Non sono in grado di poter confermare o smentire avendo l'acquaticità di un gatto di marmo, ma le vvostre espressioni mi hanno fatto immedesimare e molto divertire, vi ringrazio sentitamente! :s01:

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Il piacere è tutto mio, carissimo! :s01: E' bello sapere di aver regalato un momento di buonumore a qualcuno!

Poco fa mi interrogavo sulla filologia per l'origine del termine "Sfiga"...

Sappiamo che Sfortuna proviene da fortuna, parola "saggia" perché non ha subito modifiche nella sua evoluzione dal latino, cui è stato aggiunto il suffisso privativo S... dovrebbe quindi voler dire in esteso "assenza di fortuna"

Ma se Sfiga avesse subito la stessa evoluzione (si vabbé... dal latino volgare s'è verificato il metaplasma della sonorizzazione del fonema K in G), letteralmente vorrebbe dire assenza di... :s12: :s06: :s68: :s03: :s07: :s14:

 

Ok, ok, chiudo! :s03:

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Visitatore UPS2
Ma se Sfiga avesse subito la stessa evoluzione (si vabbé... dal latino volgare s'è verificato il metaplasma della sonorizzazione del fonema K in G), letteralmente vorrebbe dire assenza di... :s12: :s06: :s68: :s03: :s07: :s14:

 

... E se tu avessi ragione?!??! :s03:

 

Peccato che la stessa teoria per l'altro sesso ha tutt'altro significato... :s03: :s03:

 

Che dite? Stiamo degenerando?... :s12:

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E lo sa Madame Malaparte che vi tiene bordone.

 

Sono stata mal interpretata, Signore.

Il mio era un sereno e spontaneo apprezzamento per il verificarsi di un costruttivo rapporto docente-discente, in cui il discente, dopo avere metaplasmizzato ( e magari talvolta pure aferesizzato, sono cose che capitano, soprattutto da giovani), dimostra di avere adeguatamente metabolizzato i precetti del docente.

D'altra parte, non c'è docente il cui animo non venga a sua volta illuminato, saziato e spiritualmente arricchito dal rapporto con sì rara, completa ed appagante figura di discente.

 

Tutto qui.

Modificato da malaparte
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Sono stata mal interpretata, Signore.

Il mio era un sereno e spontaneo apprezzamento per il verificarsi di un costruttivo rapporto docente-discente, in cui il discente, dopo avere metaplasmizzato ( e magari talvolta pure aferesizzato, sono cose che capitano, soprattutto da giovani), dimostra di avere adeguatamente metabolizzato i precetti del docente.

D'altra parte, non c'è docente il cui animo non venga a sua volta illuminato, saziato e spiritualmente arricchito dal rapporto con sì rara, completa ed appagante figura di discente.

 

Tutto qui.

 

 

Non mi prenda sempre sul serio, Signora.

Qualche volta può darsi che lo meriti. Assai più spesso no. Può capitare che ci sia anche da mandarmi al diavolo.

Questa é di sicuro una di quelle volte.

Fare gli spiritosi senza costrutto può succedere a tutti, ma io non ho alibi.

Mi ci vorrebbe una sana aferesi terapeutica. Ma non so di cosa. Ci mediterò.

Non mi privi della Sua simpatia.

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Non mi prenda sempre sul serio, Signora.

 

Veramente, non lo faccio (quasi) mai.

Mi limito a cogliere ed elaborare i Suoi suggerimenti, vagamente stravolgendoli.

Si tratta di un gioco, mi creda. Le schermaglie linguistiche (sempre che Lei si degni di considerale tali) con Lei sono sempre stimolanti.

Devotamente Sua.

Modificato da malaparte
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Penso che, visto il rinnovato successo di questo topic, possa risultare interessante un altro episodio, anch'esso significativo - come molti dei precedenti - per la sua grottesca tragicomicità...

 

Il piede nel risotto

Premetto che sempre di estate si trattava, ma non francese: mi trovavo difatti a far parte dell'equipaggio di un'altra barca a vela i cui proprietari erano un mio cugino e tre suoi amici. Uno dei tre - tal avvocato Gianni B., di Genova - ricopriva il ruolo di "master and commander", devo dire con grande "partecipazione" al suo ruolo, "partecipazione" supportata peraltro da ottime capacità tecniche, nautiche e marinaresche.

I fatti che sto per descrivere avvennero a Portovenere (SP) ad agosto di una dozzina d'anni fa. Giungemmo dunque nella ridente località verso le cinque del pomeriggio al termine di una giornata in cui il nostro "master and commander" si era prodotto nel consueto repertorio di tutte le sue navigazioni... cioè, teneva la barra del timone con entrambe le mani, stando in piedi e citando (in latino!) i passi dell'Eneide in cui viene descritta la figura di Palinuro, timoniere di Enea... Nel frattempo, continuava a fumare un sigaro pestilenziale e, terminato con l'Eneide, dava la stura ad altre citazioni, che variavano da Conrad (in inglese) a Dumas (in francese) a Omero (in greco antico!), per terminare con battute trite sul tipo "Come si chiama la vedova spagnola? Esperanza Descobar!", "Come si chiama il più grande 'ricchione russo? Andrei Koimaski" e simili nefandezze.

Terminata la manovra d'ormeggio, l'avvocato B. decise che - per la cena - avremmo dovuto per forza assaggiare il noto risotto con i muscoli di Portovenere ma, come c'era da aspettarsi, tutti i ristoranti erano ormai completamente prenotati da lungo tempo... L'avvocato B., allora, si piazzò sulla banchina con un piede su una bitta e, con voce stentorea, iniziò un'arringa i cui punti salienti erano "... Banda di felloni e bastardi, ristoratori di m..., non trovare un posto all'avvocato B. - principe del Foro di Genova - e al suo equipaggio ... BASTA! comprerò gli ingredienti e vi preparerò io un risotto ben più degno di quello preparato da questi osti della malora!".

Posso garantire che queste furono proprio le sue parole: il nostro uomo pensava forse di trovarsi in un'aula tribunalizia e di dover impressionare la corte e il collegio difensivo... Evitammo di segnalargli di quale Foro - o altro orifizio - lo ritenevamo Principe (anche questa era una battuta ormai trita), ma sul fatto che fosse lui a preparare il risotto ci trovammo tutti d'accordo perchè l'avvocato B. era (e - fortunatamente per lui - è tutt'ora) un ottimo cuoco.

Acquistati gli ingredienti sufficienti almeno per una Compagnia da Sbarco del 4° Corpo dei Marines, l'avvocato B. scese dabbasso in quadrato per preparare il suo mitico risotto, mentre il resto dell'equipaggio si tratteneva piacevolmente in pozzetto pregustando l'ottima cena. Dopo un'ora e mezza durante la quale dal tambuccio fuoriuscivano - alternativamente - zaffate di fumo, odore di aglio e prezzemolo, arie d'opera di Puccini e Mascagni cantate personalmente dall'avvocato, nonchè le di lui bestemmie quando si tagliava un dito con un guscio o non trovava un coltello, finalmente il "master and commander" riemerse nel pozzetto tenendo con entrambe le mani una enorme pentola all'interno della quale si trovavano non meno di cinque chili di fumante risotto con i muscoli (per sole sei persone).

Accolto dalle ovazioni e dalle acclamazioni degli astanti, l'avvocato B. depositò la pentola davanti alla scaletta a tre gradini che dal tambuccio scendeva nel pozzetto e disse una delle sue mitiche (ma ormai a noi ben note) frasi: "Ora torno dabbasso e porto su due bottiglie del famoso pigato della piana d'Albenga, che vado a comperare personalmente e che imbottiglio ancor più personalmente, anzichè farmi fottere da quei maledetti vinai che adulterano il vino e che prima o poi, io - principe del Foro di Genova - trascinerò in tribunale ecc. ecc.". Anche qui, evitammo di parlargli del foro, ma sul vino ci trovammo d'accordo come per il risotto.

A questo punto... Sì, lo so, nei miei racconti c'è sempre un "a questo punto" in cui avviene l'irreparabile e le forze del male si coalizzano per dare vita all'ennesima tragedia... ma è proprio così... A questo punto, dicevo, l'avvocato B., riemerse di nuovo dal tambuccio, tenendo in mano due bottiglie del famoso pigato e decantandone le virtù alcolemiche e - a dir suo - taumaturgiche di ogni male ma, come l'ispettore Rock impersonato da Cesare Polacco, anche lui commise un errore... Fu cioè distratto dal tramonto del sole, e - contemplando l'astro che si immergeva nel mare - iniziò a declamare qualcosa (presumo in aramaico o copto) sul dio Horus, Nefertiti e altri culti solari dimenticandosi - ovviamente - di guardare dove metteva i piedi (nudi, incrostati di nero e sporcizia accumulati nel suo peregrinare in banchina e a bordo) mentre scendeva i famosi tre gradini della scaletta.

Altrettanto ovviamente, ca va sans dire, dove andò a parare al termine della discesa? Direttamente nella pentola del risotto bollente, dove immerse tutto il piede e metà del polpaccio, tra l'altro peloso e sudato come quello di un maratoneta armeno...

La cristallina aria della sera di Portovenere fu testimone delle vibrate bestemmie e degli ululati di dolore del nostro "master and commander" che - a turno (o contemporaneamente, chissà...) - malediceva i ristoratori del posto, noi dell'equipaggio che non avevamo ritirato la pignatta, il fato ineluttabile che si era coalizzato con le oscure forze dell'abisso per ustionargli il piede, concludendo con apocalittiche citazioni tratte dall'inferno dantesco con particolare predilezione per i gironi dei sodomiti, dei traditori della patria e degli eresiarchi.

Nel trambusto, una delle bottiglie cadde in coperta e si ruppe (fortunatamente ne avevamo delle altre...) ma - soprattutto - attirammo e facemmo convergere su di noi l'attenzione di almeno venti barche ormeggiate nelle vicinanze, tra cui un paio di barche francesi ed una con la "Red Ensign" britannica con a bordo tipi sussiegosi e con la puzza sotto il naso... A questi ultimi, l'avvocato B. diresse un esplicito "Dio stramaledica gli inglesi!" che, se non altro, ottenne l'effetto di ottenere un'ovazione dalla sua claque, cioè noi dell'equipaggio...

Terminata questa messinscena e ripulito il pozzetto, era ovvio che - viste le condizioni igieniche del piede che era finito nel risotto - eravamo un po' meno entusiasti sulla degustazione, ma il nostro "master and commander" disse qualcosa sul tipo: "Ora è ancora più saporito di prima", e ci servì ampie porzioni del prodotto delle sue fatiche.

Devo riconoscere, onestamente, che il risotto era davvero buono: facemmo tutti il bis e pure il tris e l'avvocato ripulì con il pane il fondo della pignatta...

Modificato da Alagi
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A Catania si racconta che in occasione della visita del Re e del ricevimento di gala che ne seguì (non chiedetemi quale Re, perché non mi ricordo nemmeno se fosse quello di prima o quello di dopo il 1860) il sindaco, o il podestà, o non so chi altro diavolo di autorità, all'offerta rifiutata di una ennesima portata, pensò che fosse il caso di vicere la resistenza del Sovrano con un argomento che non ammettese repliche. E infatti gli si rivolse con un : "Si servisse Maestà, che tanto questa ai porci la diamo".

Mutatis mutandis.

(e ci mancavano giusto le mutande)

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Penso che, visto il rinnovato successo di questo topic, possa risultare interessante un altro episodio, anch'esso significativo - come molti dei precedenti - per la sua grottesca tragicomicità...

 

Il piede nel risotto

 

 

Alagi, anni fa, nel mare cristallino della bellissima isola in cui vivo, un signore a bordo di un panfilo e con grandi doti teatrali, intratteneva nella baia di Porto Palma (ove venne bombardato il Gorizia) sia gli equipaggi delle barche e sia i bagnanti (la sua voce risuonava forte e chiara in tutta la baja), con i discorsi di Mussolini. Non sarà per caso la stessa persona? ma....

 

Comunque ottimo racconto e ottimo resoconto

Modificato da STV(CP)
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