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La Storia Del Sommergibile Calvi


Visitatore luciano pietri

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Visitatore luciano pietri

Posto quanto ho trovato in giro per il web.Nella presentazione del racconto, scritto dal figlio di un ufficiale del Calvi, si dice che questa è la storia vera in contrapposizione a quanto scritto nel libro " Uomini sul fondo" che invece riporta l'affondamento in altro modo.Non ho controllato ma sono sicuro che qualche esperto lo trovo.ciao

 

LA VERA STORIA DEL SOMMERGIBILE “CALVI”

L’epopea del sommergibile “Pietro Calvi” si snodò nel breve periodo della primavera – estate del 1942 quando,ai primi di marzo, fresco di lavori in bacino, risultò l’unico sommergibile operativo a disposizione delComando di “Betasom” che lo inviò presso la costa settentrionale del Brasile, nelle acque a nord dell’Equatore, fra Capo Orange e Capo San Rocco.

La zona non era ancora stata battuta da sommergibili dell’Asse, ma vi era segnalato un intenso traffico che faceva ritenere al nuovo comandante di“Betasom”, capitano di vascello Polacchini, che il “Calvi” vi avrebbe potuto conseguire buoni risultati.

Polacchini dovette anche vincere le perplessità dell’ammiraglio Doenitz, che avrebbe voluto attendere di avere più battelli da inviarvi per accompagnare all’elemento sorpresa il fattore massa, ma finalmente, il 7 marzo, il “Calvi”, comandato dal capitano di corvetta Emilio Olivieri, partì da Bordeaux con la condizione, imposta da Doenitz, di astenersi dall’effettuare azioni offensive nelle acque territoriali del Brasile per motivi di ordine politico.

Giunto in zona di operazioni, il “Calvi” iniziò la sua attività fermando due piroscafi con distintivi di neutralità, dei quali non poté controllare la regolarità del carico per le condizioni avverse del mare.

Nel pomeriggio del 28 marzo, a circa 700 miglia da Capo Orange, (nord della foce del Rio delle Amazzoni) il sommergibile intercettò un piccolo convoglio di 4 navi, tra le quali la portaerei di scorta britannica “Archier”, accompagnata dall’incrociatore pesante “Devonshire” e da tre cacciatorpediniere del 1° Gruppo di appoggio, che scortavano un convoglio nemico. Il “Calvi”, costretto in immersione per non farsi avvistare da un aereo di vigilanza che si manteneva sopra il convoglio, quando poté

riemergere, avvistò un piroscafo isolato dal convoglio. Il comandante Oliveri non ebbe esitazione: inseguì il mercantile durante le ore diurne e,calata la notte, gli si avvicinò e lo colpì con due siluri affondandolo. Si trattava del cargo britannico “Tredinnik”, di 4.589 tonnellate.

Nel pomeriggio del 31 marzo, a circa 400 miglia da Capo Orange, verso cui stava rientrando, il “Calvi” attaccò la petroliera statunitense “T.C. McCobb” di 7.552 tonnellate, e dopo averla colpita più volte con il cannone, dovette lanciare ben sei siluri per poterla affondare.

Quindi, il sommergibile raggiunse le acque adiacenti a Capo San Rocco, punto focale di traffico e di incrocio delle rotte tra il nord e il sud America e con l’Africa equatoriale e meridionale, dove, nella notte tra il 9 e il 10 aprile attaccò la petroliera statunitense “Eugene V.R. Thayer”, di 7.138 tonnellate, col cannone e i siluri, uno dei quali raggiunse la nave che affondò lentamente e in fiamme, verso l’alba del 10.

“Betasom” ordinò al “Calvi” di spostarsi fra Capo San Rocco e l’isola Fernando di Noronha, seguendo una rotta prevalentemente vicina alla riviera continentale, dove era stato segnalato intenso traffico nemico. Il sommergibile eseguì e, il

giorno dopo, intercettò, silurò e poi affondò, a cannonate, la moderna motonave norvegese “Baikis”, di 2.161 tonnellate.

Al “Calvi” erano rimasti solo tre siluri, ma “Betasom” gli ordinò di restare nella zona assegnata fino al completo esaurimento

delle armi. Il successivo 12 aprile, il comandante Olivieri, con i suoi ultimi siluri, poté affondare la petroliera panamense “Ben Brush”, di 7.691 tonnellate, col suo prezioso carico di greggio.

Il sommergibile rientrò a Bordeaux il 29 aprile, dopo 55 giorni di mare, durante i quali aveva navigato per 9.443 miglia e affondato 5 navi mercantili per 29.031 tonnellate di stazza lorda. Per tale successo, al comandante Olivieri fu conferita la

Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Purtroppo Olivieri si ammalò proprio mentre il “Calvi” si apprestava a salpare per una nuova missione, destinazione le Piccole Antille. Il comando fu affidato all’anziano capitano di fregata Primo Longobardo che non fu fortunato come Olivieri.

Infatti, la sera del 15 luglio 1942, mentre si preparava ad attaccare un convoglio britannico localizzato dal sommergibile tedesco U-130 a ovest delle Canarie, il “Calvi” fu individuato dai radar Fatto segno da numerose cariche di profondità, fu costretto ad emergere per i danni subiti e affrontò in superficie le unità inglesi. Il fuoco avversario era preponderante Il comandante Longobardo, trovandosi in torretta, fu uno dei primi a cadere colpito dai proiettili nemici.

Il “Calvi”,danneggiato in parti vitali, malgrado tutti i tentativi e gli sforzi compiuti dall’equipaggio ora comandato dall’Ufficiale di

Macchina, il capitano del Genio Navale Aristide Russo, ufficiale più elevato in grado rimasto in vita, non poteva più muovere ed

imbarcava acqua.

Lo sloop inglese “Lutworth” fu quindi in grado di avvicinarsi abbastanza per abbordare il battello italiano ed un ufficiale inglese salì a bordo per eseguirne la cattura. Si trovò, però, la strada sbarrata dal capitano Russo che, alla richiesta di resa, si lanciò

addosso all’inglese, impegnandosi in un corpo a corpo ultimo e decisivo in difesa della propria unità e dell’onore del Paese, e lo trascinò con sé a mare, non arrendendosi, non consegnando la nave al nemico e impedendo cosi alla Marina inglese di possessarsi del battello che, poco dopo, affondava.

Per questo atto di fulgido eroismo, al Capitano del Genio Navale Aristide Russo fu conferita “alla memoria” la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:

“Direttore di macchina su sommergibile oceanico in lunga missione di guerra, fronteggiava con perizia i danni ingenti subiti dal battello in seguito a violentissimo attacco subito da unità avversarie. Costretto, infine, il sommergibile ad emergere per le notevoli avarie ed impegnato in impari ed aspro combattimento in superficie, apportava concorso essenziale a superare la difficoltà per le avarie subite. Scompariva in mare offrendo la propria vita alla Patria trascinando con sé un ufficiale avversario, impedendogli così di salire a bordo dell’unità che poco dopo affondava.

Atlantico l4 luglio l942”

Il combattimento fu davvero “epico” e toccò livelli di eroismo inusitati, al punto che l’episodio di abnegazione della “Gente del Calvi“ venne riportato da tutta la stampa italiana, tedesca ed anche da quella inglese dell’epoca e venne seguito con molto interesse e partecipazione dalla popolazione dei paesi in guerra.

Antonio Daniele

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Negli aneddoti e rapporti ufficiali di missioni di guerra non di rado avvengono imprecisioni dovute proprio alle concitate fasi del momento, specie in presenza di perdite di unità navali come in questo caso.

 

Quello che ho sempre saputo, appreso da più testi di autorevoli autori, rispecchia quasi totalmente il racconto suscritto, ma differisce nella parte finale.

Nell'affondamento del Calvi perì anche un militare inglese che aveva tentato di fermare l'inabissamento dell'unità, ma il Russo, che se non ricordo male (ora sono fuori casa) era un maresciallo, non cadde sul battello ma salvato dalla nave inglese e interrogato dal comandante gli fu chiesto se conosceva un ufficiale di nome Longobardo e così dicendo tirò fuori un portasigarette con incisa la dedica a quell'ufficiale da parte del com.te Longobardo. I due si erano conosciuti alcuni anni prima, se non ricordo male in Cina.

Capo Russo a quel punto sbiancò e rivelò all'inglese che la persona che lui aveva conosciuto lo aveva da poco colato a picco.

 

Questo è quello che io ho sempre saputo, comunque hai fatto bene Luciano ad apportare anche questo contributo. Tutto serve per arricchire la cultura storica.

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Visitatore luciano pietri

ho letto anche quella versione ma il " comandante Russo" è sempre il direttore di macchina e sempre perì per non permettere la conquista del sommergibile. Quei particolari del portasigarette sono collegati all'interrogatorio dei superstiti che dissero il nome del Comandante. Il Comandante della nave inglese aveva il portasigarette perchè donatogli dal comandante Longobardo , suo amico, quando entrambi erano consiglieri militari delle rispettive ambasciate in oriente.

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ho letto anche quella versione ma il " comandante Russo" è sempre il direttore di macchina e sempre perì per non permettere la conquista del sommergibile. Quei particolari del portasigarette sono collegati all'interrogatorio dei superstiti che dissero il nome del Comandante. Il Comandante della nave inglese aveva il portasigarette perchè donatogli dal comandante Longobardo , suo amico, quando entrambi erano consiglieri militari delle rispettive ambasciate in oriente.

 

 

Forse i due Russo erano omonimi, ma nei decorati non risulta Aristide Russo. L'ho cercato sul sito della MM e su www.quirinale.it

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