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"un Siluro Sulla Spiaggia"


Alagi

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Con un paio di giorni di anticipo inserisco l'articolo da "Storia Militare" per il mese di novembre

 

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immagine2kh8.png

 

 

UN SILURO SULLA SPIAGGIA

 

Un singolare episodio della guerra navale nel Mediterraneo avvenuto sulla costa di Savona nell’ottobre 1940

(dal n.ro 156 - settembre 2006 di "STORIA Militare")

 

 

Molti lettori ricorderanno sicuramente il film del 1959 Operazione sottoveste, interpretato da Tony Curtis e Cary Grant (1), la cui trama ruota attorno alle esilaranti vicende di un sommergibile statunitense (pitturato con un’improbabile colorazione rosa a causa della mancanza di vernici “regolamentari”) nel corso delle prime, concitate fasi della guerra del Pacifico.

Tra le numerose avventure vissute dall’equipaggio figura anche il “siluramento” di un autocarro giapponese, direttamente colpito su una spiaggia da un siluro lanciato dal battello nel corso di un attacco ad un più tradizionale bersaglio “navale”. Tuttavia, durante il secondo conflitto mondiale analoghi fatti avvennero anche nella realtà, e - anzi - questo particolare episodio del film fu ispirato dall’azione del sommergibile USS Bowfin (SS-287) che, nella notte sull’11 agosto 1944, attaccò alcuni mercantili ormeggiati nel porto di Minami Daito (2). Due piroscafi furono affondati ed uno danneggiato, ma un siluro della salva lanciata dal Bowfin colpì anche un pontile su cui si trovava un autobus distruggendo tanto il pontile stesso quanto l’automezzo (3).

Un'analoga vicenda - avvenuta nelle nostre acque - è stata riportata da "STORIA Militare", in relazione all' "aerosiluramento" dell'isoletta di Torre Avalos, nella baia di Augusta, ad opera di alcuni "Swordfish" britannici nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1940 (4).

Peraltro, fatti simili a quelli cui abbiamo appena accennato non costituiscono certo la regola nella condotta delle operazioni subacquee, e riteniamo quindi possa rivestire un elemento di interesse - anche avvalendoci della documentazione fotografica in parte inedita che presentiamo su queste pagine - ricordare un episodio oggi poco noto avvenuto sul litorale di Savona nell'ottobre del 1940 e che, all'epoca, ebbe una certa risonanza, perlomeno a livello locale.

 

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Il siluro lanciato dall’HMS Triton fotografato, sulla spiaggia antistante la centrale elettrica “D.E.R.P.O.”, la mattina del 7 ottobre 1940 con alcuni militari “in posa” di fianco ad esso. Sullo sfondo sono visibili la stazione di pompaggio ubicata alla radice del pontile e il relativo fumaiolo, due strutture che contribuirono sicuramente all’errore di “riconoscimento” del comandante Watkins. (g.c. Gruppo ANMI “V. Folco” di Savona, via Maurizio Brescia)

 

La missione dell'HMS Triton (6)

Il sommergibile britannico Triton aveva lasciato la base di Gibilterra il 21 settembre 1940 raggiungendo la sua zona d'agguato nel Golfo Ligure (più precisamente al largo di Oneglia) il successivo 27. Nei giorni che seguirono il Triton si spostò verso la Riviera di Levante e, per il 3 ottobre, il comandante dell'unità - tenente di vascello (Lieutenant) Guy Watkins - riportava nel "patrol report" redatto al termine della missione:

"... (3 ottobre) ... sono in posizione tre miglia al largo di Riva Trigoso (lat. 44°15'6"N - long. 09°25'00"E) dove posso osservare una notevole attività nei locali cantieri navali ... Un mercantile di parecchie migliaia di tonnellate di stazza appare pressochè completo e pronto per il varo, mentre sullo scalo adiacente un'altra nave è in uno stadio più arretrato di costruzione ... Il lavoro non si interrompe neppure di notte e non si rilevano difese di alcun genere sul lato mare, ma la poppa delle navi in costruzione appare troppo alta e distante dalla battigia per permettere un lancio con ragionevoli probabilità di successo ..."

Nella notte il Triton fece rotta verso ponente e, alle 10.10 del 4 ottobre, 16 miglia al largo di Capo Noli, silurò e affondò il piccolo piroscafo passeggeri Franca Fassio di 1.858 tsl. Nel rapporto di Watkins l'unità veniva erroneamente identificata per " ... una nave passeggeri tra le 4.000 e le 8.000 tonnellate di stazza ... somigliante alle unità tipo "Adria" e "Gallilea" (sic) del Lloyd Triestino ..." (5). Pochi minuti dopo Watkins osservò al periscopio due MAS le cui manovre gli fecero ritenere che non avessero individuato il sommergibile e si stessero invece allontanando dalla zona dell'affondamento.

Nelle prime ore del 6 ottobre il Triton era appostato alcune miglia al largo di Vado Ligure e, dopo essersi immerso " ... per evitare due MAS ... uno dei quali mostrava una luce verde intermittente ...", furono osservate due coppie di dragamine apparentemente intenti a dragare la rotta di sicurezza tra Vado e Savona; le quattro piccole unità, successivamente, entrarono nel porto di Savona.

 

L'azione della sera del 6 ottobre 1940

" ... Alle 18.21 del 6 ottobre, - prosegue il rapporto del comandante Watkins - dalla posizione a 1,3 miglia per 90° dal faro di (Capo) Vado, da una distanza di 4.000 yarde (ca. 3.600 m - n.d.r.), sono stati lanciati due siluri sul rilevamento 345° aventi per obiettivo un mercantile di 2 / 4.000 tonnellate ancorato a tre lunghezze di cavo (ca. 550 m – n.d.r.) a sud-ovest della foce del torrente Letimbro. Si è potuto osservare che uno dei due siluri, dopo una corsa di tre minuti, ha centrato l'obiettivo che è esploso producendo una grande nuvola di fumo bianco. Si trattava di un’unità con scafo nero, sovrastrutture bianche ed un fumaiolo di colore chiaro con la sommità nera, molto somigliante alle navi tipo "Città" della Compagnia di Navigazione Tirrenia. Dopo il lancio ho portato il battello in superficie e – da una distanza di 4.300 yarde (poco meno di 4.000 m – n.d.r.) ho aperto il fuoco contro un impianto per la produzione di gas a Vado Ligure. Sono stati sparati 18 proiettili ad alto potenziale ed è stato possibile osservare anche alcuni colpi andare a segno. Successivamente, ho accostato a dritta per 80° e ho aperto il fuoco contro una grossa fabbrica situata a levante della foce del torrente Letimbro, sparando 11 colpi … “.

 

cartineta3.jpg

 

Cartina A

Zona di operazioni del Triton nel Mar Ligure

1) 27 settembre 1940 – Posizione al largo di Oneglia

2) 3 ottobre – Posizione al largo di Riva Trigoso

3) Ore 10.10 del 4 ottobre – Siluramento del piroscafo Franca Fassio al largo di Capo Noli

4) Azione di fronte a Savona/Vado tra le 18.21 e le 18.30 del 6 ottobre

5) Rotta del Triton in allontanamento

 

Cartina B

Dettaglio dell’azione di fronte a Savona/Vado

1) Posizione alle 18.21 del 6 ottobre 1940 e lancio di due siluri contro il presunto mercantile (punto “x”)

2) Apertura del fuoco contro un impianto per la produzione di gas a Vado Ligure

3) Apertura del fuoco contro una fabbrica situata a levante della foce del torrente Letimbro e immersione del Triton poco prima delle 18.30

 

Cartina C

“Siluramento” del presunto mercantile

1) Posizione di lancio del Triton alle 18.21 (vds. anche punto 1 della cartina “B”)

2) Posizione della centrale elettrica D.E.R.P.O. e del relativo pontile

[nel riquadro]

3) Esplosione del primo siluro alla radice del pontile

4) Punto di “spiaggiamento” del secondo siluro

 

Poichè le acciaierie di Savona (a sud-ovest della zona portuale) erano coperte dal fumo dell’esplosione precedentemente descritta, non fu possibile per il Triton aprire il fuoco contro di esse e, poco prima delle 18.30 il battello si immerse. Le batterie del Forte di Madonna degli Angeli (sulle alture nel ponente di Savona) aprirono il fuoco contro il sommergibile britannico che, però, proseguì la navigazione in immersione riemergendo solamente alle 03.00 del 7 ottobre, ormai a distanza di grande sicurezza, per ricaricare le batterie.

Cinque giorni dopo il Triton entrava nel Grand Harbor di Malta, dove concludeva la sua penultima missione di guerra (7)

 

Cosa accadde in realtà?

Mentre l’apprezzamento del Lieutenant Watkins circa l’azione di fuoco contro Vado Ligure risulta, a posteriori, sostanzialmente corretto (furono danneggiati alcuni stabilimenti e si dovettero registrare una vittima e sei feriti tra la popolazione civile), non così si può dire della sua valutazione dei danni causati dal lancio della coppia di siluri che – al contrario di quanto riportato nel “patrol report” – non affondarono alcun mercantile.

Nella zona costiera di Savona, immediatamente a ponente della foce del torrente Letimbro era ubicata all’epoca una centrale elettrica appartenente alla società “D.E.R.P.O.” (8). Pienamente operativa negli anni della seconda guerra mondiale, la centrale disponeva sul lato a mare di un pontile che veniva utilizzato per il prelievo dell’acqua necessaria al raffreddamento delle turbine; alla radice del pontile sorgeva inoltre una costruzione alloggiante la stazione di pompaggio, sormontata da una bassa ciminiera per lo scarico dei fumi prodotti dai motori che azionavano le pompe.

In effetti, dalla posizione - e dalla distanza - da cui il Triton lanciò i due siluri, anche ad un osservatore esperto il molo e la stazione di pompaggio potevano apparire come un mercantile ormeggiato nei pressi della costa (si vedano, in proposito, la cartina e lo schema a corredo dell’articolo); per di più, le condizioni di luce dell’ora in cui si svolse l’azione contribuirono sicuramente all’errore di identificazione da parte del Lieutenant Watkins.

 

disegnojt4.jpg

Il probabile aspetto della zona costiera di Savona alla foce del Torrente Letimbro come poteva apparire, il 6 ottobre 1940 alle ore 18.21, da bordo del Triton:

1) Centrale elettrica “D.E.R.P.O.”

2) Pontile

3) Stazione di pompaggio con ciminiera

Nelle particolari condizioni di luce di quel momento della giornata, ed alla distanza a cui si trovava il battello britannico, il pontile e la relativa stazione di pompaggio potevano apparire come un’uinità mercantile ormeggaita nei pressi della costa.

 

Uno dei due siluri colpì la radice del molo all’impatto: i danni non furono rilevanti, ma l’esplosione frantumò i vetri delle case circostanti, riversando una grande quantità d’acqua nella zona immediatamente a ridosso della spiaggia. Pochi secondi dopo gli abitanti della zona udirono un forte sibilo prodotto dall’apparato propulsivo del secondo siluro che, anziché colpire il molo, superò la battigia e percorse perpendicolarmente la spiaggia prima di fermarsi a pochi metri dalla massicciata delimitante, a monte, l’arenile.

 

immagine1mf4.png

Un’altra immagine del siluro la cui velocità lo aveva portato a scavare un solco sull’arenile, giungendo a pochi metri dalle strutture della centrale elettrica, visibili sullo sfondo a destra insieme a due militari del R. Esercito di guardia all’ordigno. (g.c. Gruppo ANMI “V. Folco” di Savona, via Maurizio Brescia)

 

L’inconsueta presenza del siluro, ovviamente, attirò l’interesse dei residenti della zona e - in considerazione del fatto che l’arma manteneva la sua potenzialità non avendo subito danni nello “spiaggiamento” - fu necessario organizzare un servizio di guardia che vide alternarsi i R.R. Carabinieri e uomini della Milizia nell’attesa di poter dar corso alla sua rimozione.

 

centrale1zk4.jpg

La zona di Savona descritta negli avvenimenti come si presenta oggi (settembre 2005 – foto Roberto Ricci)

1) La costruzione della centrale elettrica “D.E.R.P.O.”, tuttora eistente vicino al ponte che unisce C.so Colombo a Via Nizza nei pressi della foce del torrente Letimbro.

2) Punto di impatto del primo siluro lanciato dal Triton, esploso tuttavia senza provocare danni rilevanti.

3) La spiaggia ove si arenò il secondo siluro.

4) La posizione del pontile, oggi non più esistente, è indicata dalla linea tratteggiata.

 

A ciò provvedette, pochi giorni dopo, un gruppo di specialisti della Regia Marina provenienti dalla Spezia: i militari furono coadiuvati da tecnici di alcune ditte elettromeccaniche savonesi che realizzarono un certo numero di strumenti (tra cui un cacciavite lungo alcuni metri) utilizzati per la disattivazione della spoletta e della testa in guerra del siluro.

L’arma fu infine trasferita all’Officina Siluri dell’Arsenale della Spezia ove fu smontata e studiata al fine di compararne le caratteristiche e le prestazioni con similari ordigni di produzione nazionale.

 

Maurizio Brescia

 

 

L’autore e “STORIA Militare” ringraziano Mr. Deryck Swetnam di Portsmouth (UK) che ha fornito una copia del rapporto di missione dell’HMS Triton e il Gruppo ANMI “Vanni Folco” di Savona che ha concesso l’uso di alcune fotografie pubblicate nell’articolo.

 

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Il sommergibile HMS Triton apparteneva alla classe “T”, di cui tra il 1937 e il 1945 furono realizzati 55 esemplari, su un totale di 62 ordinati. In effetti, il Triton fu l’unità capoclasse, essendo entrato in servizio il 9 novembre 1938, al comando del capitano di corvetta (Lieutenant Commander) H.P. Steel.

I “T”, pur dislocando 400 tonnellate in meno rispetto ai precedenti “O”, “P” ed “R”, ne costituivano un sostanziale miglioramento relativamente alle prestazioni, all’autonomia e all’armamento e vennero realizzati in tre gruppi, via via migliorati nel tempo.

 

disegnotritonmx3.jpg

Vista laterale del lato dritto del Triton all’entrata in servizio. (Da: Bagnasco, E., I sommergibili della econda guerra mondiale, op. cit. in bibliografia)

 

Le unità del primo gruppo (Triton, Taku, Talisman, Tarpon, Tetrarch, Thetis, Thistle, Tigris, Torbay, Triad, Tribune, Trident, Triumph, Truant e Tuna) erano armate con dieci tubi lanciasiluri da 533mm, otto a prora e due a mezzanave sistemati in posizione tale da lanciare i siluri verso prora.

I battelli del secondo gruppo (Tempest, Thorn, Thrasher, Traveller, Trooper, Trusty, Turbulent) e del terzo (P.311, P.317, P.325, P.326, Tabard, Taciturn, Talent (1°) e Talent (2°), Tantalus, Tantivy, Tapir, Tarn, Tasman, Telemachus, Teredo, Terrapin, Theban, Thermopylae, Thor, Thorough, Threat, Tiara, Tiptoe, Tireless, Token, Totem, Tradewind, Trenchant, Trump, Truncheon e Turpin), oltre ad avere i tubi di mezzanave rivolti verso poppa, imbarcavano un ulteriore singolo tubo lanciasiluri a poppa estrema. Inoltre, le unità del secondo e terzo gruppo ebbero la parte anteriore dello scafo ridisegnata con linee più avviate, al fine di ridurre l’onda di prora durante la navigazione in emersione e consentire di posizionare più razionalmente i tubi di lancio AV.

Nel corso del conflitto sedici “T” andarono perduti: due nel Mare del Nord, tredici nel Mediterraneo e uno in Estremo Oriente. Le restanti unità (di cui due furono trasferite nel dopoguerra alla Marina olandese e due a quella israeliana) furono tutte radiate entro i primi anni Sessanta.

 

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Due viste del sommergibile britannico Triton, in uscita da Portsmouth nella tarda primavera del 1939. nella vista di 3/4 prora si noti, immediatamente al di sotto della falsatorre, l’apertura del tubo lanciasiluri esterno di sinistra. (Foto Wright & Logan, collezione Deryck Swetnam via Maurizio Brescia)

 

silurooo4.jpg

I siluri imbarcati sul Triton, di cui uno raggiunse l’arenile di Savona, erano del tipo Mark VIII, un modello realizzato dalla Whitehead sul finire degli anni Trenta e prodotto – in successive versioni – sino ai primi anni Sessanta (alcuni esemplari erano ancora in servizio nel 1983!). Lungo 6,47m e pesante 1.566kg, il siluro Mark VIII era propulso da un motore ad aria compressa la cui potenza (322hp) consentiva di colpire obiettivi sino a 6.000m di distanza ad una velocità superiore a 40 nodi. La testa in guerra era costituita da 365kg di esplosivo tipo “torpex”. Si noti che le superfici di governo dell’arma sono posizionate a proravia delle due eliche controrotanti.

Il Mark VIII fu imbarcato su tutti i sommergibili britannici a partire dalla classe “O”, sulle MTB, sui caccia tipo “H” e “I” e fu anche fornito alla Marina polacca per l’impiego a bordo dei suoi cacciatorpediniere. (Da: Campbell, J., Naval Weapons of World War Two, Annapolis, U.S. Naval Institute Press, 1985)

 

Durante la sua prima missione di guerra, il 10 settembre 1939 al largo del faro di Obrestad (costa della Norvegia a sud di Stavanger), il Triton silurò e affondò il sommergibile britannico HMS Oxley, erroneamente identificato per un u-boot germanico. Tuttavia, l’inchiesta che seguì allo sfortunato episodio scagionò il comandante Steel da ogni responsabilità, essendo stato accertato che l’Oxley si trovava in una posizione diversa da quella assegnatagli e che non aveva risposto alle ripetute segnalazioni di riconoscimento inviate da bordo del Triton.

Successivamente, il Triton continuò a operare nelle acque del Baltico e del Mare del Nord; il 10 aprile 1940 – nel Kattegat – colò a picco I piroscafi tedeschi Friedenau e Weibert e l’unità pattuglia Rau.

Nella seconda metà di agosto del 1940 il Triton fu trasferito nel Mediterraneo, raggiungendo Gibilterra verso la fine del mese; dal 21 settembre al 12 ottobre 1940 l’unità svolse la missione nel Mar Ligure descritta nell’articolo, al termine della quale - come già ricordato - raggiunse il porto della Valletta a Malta.

Il battello salpò da Malta, per la sua ultima missione il 28 novembre 1940, diretto verso l’Adriatico meridionale; uno degli ultimi messaggi trasmessi dal Triton riferiva che era stato intercettato un segnale di soccorso del mercantile italiano Olympia e che il sommergibile si stava dirigendo nella zona dove - presumibilmente - quest’ultimo doveva trovarsi.

Tuttavia, da allora, non si ricevettero più notizie dal Triton, la cui perdita fu resa nota dall’ammiragliato il 18 dicembre. Ancora oggi permangono dubbi sulle cause dell’affondamento del Triton, che risulterebbe perduto su uno sbarramento minato nel Canale d’Otranto attorno al 14 dicembre oppure, in alternativa, affondato dalle torpediniere Confienza e Clio il 18 dicembre successivo.

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Sommergibili classe “T” - caratteristiche tecniche

 

Dislocamento: 1.325 tonn a p.c., 1.585 tonn in immersione

Dimensioni: lunghezza 83,8m - larghezza 7,98m - immersione 4,87 m

App. motore: 4 motori diesel Vickers e due motori elettrici Laurence Scott (2.500 / 1.450hp)

Velocità max: 15 nodi in emersione e 8,75 nodi in immersione

Autonomia 8.000 miglia a 10 nodi (1a serie con 132 tonn nafta); 11.000 miglia a 10 nodi (2a e 3a serie con 230 tonn. nafta).

Armamento: un cannone da 102 mm e alcune mg - 10 tubi lanciasiluri (1a serie - 16 siluri in totale); 11 tubi lanciasiluri (2a e 3a serie - 17 siluri in totale)

Equipaggio: 56 (2a e 3a serie 61)

 

 

 

Note

(1) Regia di Blake Edwards, produzione Universal Pictures. Vds., in proposito: Beigel, H., The Fleet’s in – Hollywood presents the U.S. Navy in World War Two, Missoula, Pictorial Histories Co., 1994 – pagg. 67/70.

(2) Una piccola isola situata un centinaio di miglia a levante di Okinawa.

(3) L’evento è ricordato anche nello stendardo dell’unità dove, a fianco delle bandiere giapponesi indicanti altrettante navi affondate, è rappresentata una “silohuette” raffigurante il pontile e l’autobus! Vds.: Lott, S., Sumrall, R. e Egan, R., USS Bowfin (SS-287), Ship’s data n° 5, Annapolis, Leeward Publications, 1975.

(4) Vds. T. Marcon, Siluri contro il Pancaldo e... Torre Avalos in "STORIA Militare" n. 29 (febbraio 1996)

(5) L'affondamento avvenne in posizione 44°10''06"N - 09°25'00"E a 16 miglia per 97° da Capo Noli. Il Franca Fassio, varato nel 1892, era iscritto al Compartimento Marittimo di Genova e apparteneva alla Società di Navigazione Villain & Fassio. Furono lanciati sei siluri (dei quali tre colpirono) ad intervalli di sei secondi.

(6) La traduzione delle parti più significative del rapporto di missione del Triton è riportata in corsivo nel testo.

(7) Per una breve descrizione tecnica e dell’attività operativa del Triton si quanto indicato di seguito.

(8) La costruzione esiste tutt’ora, ma la centrale non è più operante dai primi anni Sessanta.

 

 

Bibliografia

 

H.M.S. Triton patrol report – 21st Sept./12th Oct. 1940, Gosport, H.M. Submarine Museum

Aiolfi, R. e De Marco, N., Bombe su Savona, Savona, Sabatelli Editore, 1995

Kemp, P., H.M. Submarines, Londra, Four Square, 1960

Bagnasco, E., I sommergibili della seconda guerra mondiale, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1973

Lenton, H.T., British Submarines, Londra, Macdonald, 1972

Pagano, G., Navi mercantili perdute, Roma, USMM, 1997

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Caio Alagi io abito a Finale Ligure mia nonna mi ha raccontato che nel '40 alcuni siluri arrivarono sulla spiaggia di finalpia e finalmarina e furono lanciati. da un somm. inglese a causa del passaggio di alcune navi tedesche..sotto costa prova a controllare sui tuoi libri poi al max mi documento bene insieme all'aiuto dei vecchietti di Finale ligure sempre pronti a dare una mano per narrare i loro ricordi!!

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Operazione Sottoveste... fantastico! :s03:

Riguardo all' argomento Som il litorale Ligure ha avuto molto a che fare... l' ultimo episodio nel 2005 riguardo a una mina sottocosta (video disponibile: http://www.primocanale.it/viewvideo.php?id=6842).

Mina molto probabilmente piazzata assieme a tante altre in previsione dell' arrivo degli Alleati... quasi quasi mi metterei a scrivere un po' sull' argomento.

Ah, come non nominare l' affondamento di un "VII" al largo del Monte di Portofino.. puff.. ce n'è per i santi e per i beati. :s68:

Modificato da thomas
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  • 3 months later...
Visitatore luciano pietri

mai sentito dire qualcosa del genere lungo il nostro litorale mentre dalle parti di Porto S.Stefano, dove ancora esistono i ruderi del " Siluripedio" distrutto in tempo di guerra, qualcosa mi è stato raccontato.Però mi documento meglio poi faccio sapere.

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mai sentito dire qualcosa del genere lungo il nostro litorale mentre dalle parti di Porto S.Stefano, dove ancora esistono i ruderi del " Siluripedio" distrutto in tempo di guerra, qualcosa mi è stato raccontato.Però mi documento meglio poi faccio sapere.

 

 

Dacci descrizioni più precise di dove si possano trovare i ruderi di questo siluripedio. grazie Luciano.

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  • 1 month later...
Visitatore Salvatore Todaro

una cosa simile accadde dalle mia parti, in zona Capo Peloro, allorquando durante la prima guerra mondiale, una notte, un sommergibile tedesco scambiò il profilo della punta, sul quale sorge una torre, per la murata di una nave (in effetti osservando la zona dallo stesso punto, la somiglianza c'è davvero) e sparò un siluro che si arenò sulla spiaggia :s14: :s10:

Modificato da Salvatore Todaro
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  • 1 month later...

Un evento simile accadde nel giugno del 1943 nel Golfo di Orosei (Sardegna orientale), quando l'HMS Safari attaccò il mercantile armato tedesco KT12. Accortasi dell'attacco la nave iniziò una disperata accosta, riuscendo ad evitare il primo siluro, ma non il secondo che la colpì all'altezza dell'albero di carico, staccandole la prua di netto. La nave era carica di fusti di benzina e bruciò come un fiammifero, continuando la sua traiettoria circolare fino a che non affondò. Il siluro che fallì il bersaglio finì sulla spiaggia di Orosei, dove fu fatto brillare qualche tempo dopo.

 

Sulla spiaggia finirono anche parecchi fusti intatti, forse scaraventati in mare dall'esplosione.

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  • 3 months later...

Bellissimo quel film, l'ho visto una quindicina di volte, ma è sempre bello! La scena dell'affondamento dell'autocarro è mitica, fantastica!

Ho appreso adesso, qui da voi, che qualcosa di simile è successo anche nella realtà. Non ne ero a conoscenza.

Io abito in Trentino Alto-Adige, pertanto qui ovviamente non ne abbiamo mai visti. :s12:

Ogni tanto dagli scavi, o dall'abbassamento del livello delle acque dei fiumi, nei pressi dei ponti, e in quelli che erano i punti cruciali della circolazione stradale, appare invece qualche bomba inesplosa della Guerra Mondiale ... ma questo è un altro discorso, si parla di aerei e non di navi!

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