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Storia Dei Sommergibili Giapponesi 1941-1945


walter leotta

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La disfatta dei sommergibili giapponesi nella Seconda Guerra Mondiale

(Rivista Marittima febbraio 2007)

 

 

Nella Seconda Guerra Mondiale i sommergibili della Marina Imperiale giapponese ottennero risultati largamente al di sotto delle aspettative: a fronte di perdite gravissime, le più alte in assoluto rispetto al numero dei battelli entrati in servizio, i successi furono veramente limitati. Così come accadde per la Regia Marina, l’impiego dei sommergibili nipponici fu contraddistinto da tattiche e dottrine operative che si rivelarono assolutamente fallimentari.

 

L’intera strategia della Marina Imperiale fu infatti condizionata da quanto avvenne nel conflitto russo-giapponese di inizio secolo, risoltosi grazie alla splendida vittoria ottenuta nel 1905 nella battaglia di Tsushima che segnò la completa disfatta della marina zarista. Fu così che il concetto di “battaglia decisiva†entrò a far parte del credo, immutabile, degli ammiragli giapponesi. Come accaduto 30 anni prima, l’imminente conflitto contro una delle due maggiori potenze navali dell’epoca, gli Stati Uniti, sarebbe stato risolto da un immane scontro tipo appunto Tsushima [o Jutland che dir si voglia] che avrebbe segnato, ovviamente, la vittoria del Sol Levante. Uno scontro da ricercarsi e imporre all’avversario al termine di un breve periodo di guerra “d’attrito†nel corso del quale, attraverso iniziali attacchi di sorpresa contro le basi navali del nemico [Pearl Harbour tanto per intenderci] e puntate offensive nei quattro angoli dell’oceano, si sarebbe conseguito il logoramento della Pacific Fleet statunitense, impossibilita a ricevere nelle primissime fasi consistenti rinforzi dall’Atlantic Fleet. Tutto era stato previsto con assoluta, maniacale, quasi angosciante precisione. La flotta imperiale avrebbe affrontato lo scontro, che si sarebbe svolto nelle acque del Pacifico occidentale, con 12 navi da battaglia, 10 portaerei, 40 incrociatori, 96 cacciatorpedinieri, 70 sommergibili, 65 gruppi di aerei basati a terra: un complesso di forze pari al 70-80% di quello messo in campo dall’avversario, peraltro già menomato di un buon 30% del proprio potenziale [era persino stato calcolato anche questo] grazie agli attacchi condotti dai sommergibili schierati lungo le rotte di avvicinamento della flotta a stelle e strisce. E’ inutile dire che la maggiore abilità dei guerrieri nipponici avrebbe compensato l’inferiorità numerica chiudendo a proprio favore le sorti della battaglia. Rimasti così padroni incontrastati delle vastità oceaniche, i generali di Tokyo avrebbero poi potuto imporre, forti delle importanti conquiste terrestri ottenute [Filippine, Indie Orientali, Australia], la più assoluta egemonia e condurre le eventuali trattative di pace da posizioni di forza.

 

Tale concetto venne messo nero su bianco in una direttiva datata 1934 nella quale non veniva fatto il minimo accenno alla naturale missione del sommergibile, ovvero l’interdizione delle comunicazioni marittime:come se l’offensiva degli Uboat tedeschi nella Prima Guerra Mondiale non fosse mai avvenuta, offensiva che per poco non portò al crollo della Gran Bretagna, gli strateghi si concentrarono unicamente sull’attacco alle navi di linea, in particolare le navi da battaglia all’epoca capital ships per eccellenza. O per meglio dire. L’offensiva contro le linee di comunicazione sarebbe stata attuata dopo la grande vittoria, una strategia obbligata più che liberamente scelta, dovuta al fatto che i mercantili avrebbero rappresentato l’unico bersaglio pagante rimasto nel teatro di guerra.

 

Il convincimento delle grandi possibilità offerte dai battelli subacquei si basava, tra l’altro, su un episodio avvenuto il 22 settembre 1914 quando l’U9 di Otto Weddigen aveva affondato in poche ore gli incrociatori corazzati britannici Abourik, Houge e Cressy: un avvenimento certamente dal forte impatto emotivo ma destinato a rimanere unico e che nell’economia dell’intero conflitto ebbe un peso marginale a fronte, ad esempio, ai non meno 192 mercantili per 454.000 tons distrutti dal comandante di Uboat Lothar von Arnauld de la Perière. Meno spiegabile invece l’influenza esercitata sui giapponesi dai tentativi di attirare la Home Fleet britannica, attraverso l’uscita di mare delle unità della Flotta d’Alto Mare tedesca, in zone infestate dagli Uboat: la cooperazione tra le due componenti navali infatti non portò a risultati significativi.

 

Assolutamente incomprensibile fu nel 1943 la riproposizione delle direttive già emanate nove anni prima: nonostante le esperienze maturate nella battaglia dell’Atlantico, nonostante gli insuccessi patiti nei due anni di conflitto [vedasi la stessa Pearl Harbour dove l’apporto dei 25 battelli disseminati intorno alle Hawaii fu nullo, ma anche Mar dei Coralli, Midway, Guadalcanal], nonostante le richieste di cambiamento formulate dagli stessi comandanti di unità, i responsabili della Marina Imperiale ribadirono la loro ragion d’essere dell’arma subacquea elaborando un nuovo inutile documento nel quale venivano minuziosamente descritte le missioni dei sommergibili in occasione della “battaglia decisivaâ€. La caccia ai mercantili occupava un semplice paragrafo e nulla più.

 

Sulle unità subacquee poi, continuava a ricadere il peso delle missioni esploranti, compito che portò alla realizzazione di 41 unità [quasi un quarto del totale] capaci di ospitare idrovolanti-bombardieri il cui problematico utilizzo, sia nelle missioni di ricognizioni sia in quelle offensive, fu altresì inefficace. La massima espressione della frenesia schizofrenica dei progettisti si concretizzò nella costruzione dei tre sommergibili del tipo Sen Toku [i-400, I-401, I-402], ognuno in grado di imbarcare tre velivoli e dotati di catapulta: con un autonomia di 37.500 miglia a 14 nodi, arrivarono a dislocare 6.560 tons in immersione [come termine di paragone gli attuali U212A della Marina Militare raggiungono le 1.830 tons]. Armati pure con un cannone da 140 mm se ne ipotizzò l’impiego contro le basi navali della costa occidentale degli Stati Uniti o contro le chiuse del Canale di Panama. Ovviamente non servirono a nulla se non a saturare le già scarse potenzialità della cantieristica nazionale.

 

Il bombardamento aereo del Canale, mai attuato, non fu l’unica missione “innaturale†di un’arma nata per tutt’altri scopi. Che dire infatti dei ridicoli bombardamenti delle foreste dell’Oregon attuati attraverso il lancio di palloni sonda dotati di bombe incendiarie? Oppure dei numerosi cannoneggiamenti effettuati da singole unità contro sperdute installazioni americane del Pacifico [10-20 colpi sparati frettolosamente dal cannone di bordo non potevano ottenere alcun risultato] che ebbero come unica conseguenza di rivelare al nemico la propria presenza? Oppure delle complesse missioni per il forzamento delle basi navali mediante battelli tascabili condotti nei pressi dai sommergibili - madre come avvenne a Diego Suarez e Sidney che ottennero come unico successo degno di nota il danneggiamento della vecchia nave da battaglia inglese Ramillies? Successivamente le traballanti sorti del conflitto costrinsero a dirottare altre risorse nella costruzioni di battelli espressamente destinati al rifornimento delle guarnigioni isolate [o al ritiro delle truppe]: uno sforzo che portò a immettere in servizio 12 unità del tipo D1, 1 del tipo D2, e 1 del tipo Sen Ho, tutte privi di tubi lanciasiluri.

 

Al di là di queste inconcludenti missioni, alla fine a logorarsi contro le Task Forces della U.S.Navy furono i 170 battelli delle classi “I e “RO†[rispettivamente grandi e medi sommergibili] immessi in servizio che dovettero subire la perdita di 127 unità, pari al 75% della forza effettiva [per un confronto la percentuale dei battelli italiani perduti si attestò al 50%], a fronte di ben poche soddisfazioni. Percentuale invero ancora più alta in quanto tra quanti passarono indenni attraverso la carneficina, molti si salvarono perchè non ebbero impiego operativo, in quanto utilizzati come unità d’addestramento o consegnati negli ultimissimi mesi del 1945.

 

Eppure i sommergibili giapponesi avevano certamente tutte le caratteristiche, alcune delle quali ineguagliate ancora oggi dai moderni sottomarini convenzionali, per ottenere buoni successi contro le linee marittime nemiche, molto meno difese di quelle atlantiche. I loro punti di forza erano la velocità in superficie [fino a 23,5 nodi, ottenuta per dare la caccia alle vecchie navi da battaglia statunitensi, di appena 21 nodi, che rappresentavano l’iniziale nerbo della Pacific Fleet], una grandissima autonomia e l’armamento, rappresentato dagli efficacissimi siluri Long Lance da 533 mm, considerati i migliori di tutto il conflitto, direttamente derivati dagli ordigni da 610 mm in dotazione alle unità di superficie. La mancanza del radar [operativo solo nel 1944 e non certo di elevate qualità] era invece compensata da raffinate strumentazioni ottiche notturne, quelle stesse che valsero alla Marina Imperiale numerosi successi a partire dalla battaglia di Savo [9 agosto 1942], la Matapan del Pacifico, durante la quale le marine alleate persero in 37 minuti quattro incrociatori pesanti. Tra le caratteristiche negative, da segnalare come detto le eccessive dimensioni [con la sola eccezione del francese Surcouf i battelli nipponici furono i più grandi del conflitto] che influirono negativamente sui tempi di immersione e sulla manovrabilità, facilitando il compito delle unità di scorta avversarie.

 

A parte le poche missioni al largo delle coste australiane e statunitensi, l’unica occasione in cui la guerra sottomarina ebbe il suo sbocco naturale si verificò nell’oceano Indiano, anche se tale impiego ebbe origine come ennesima missione di supporto a una incursione offensiva delle portaerei. Dopo il ritiro della flotta britannica lungo le coste orientali dell’Africa, i comandanti nipponici furono costretti a indirizzare finalmente le proprie attenzioni verso le lente navi da trasporto pur non mettendo mai pratica gli insegnamenti tedeschi, a partire dai “wolfpacksâ€. Fino all’ultimo giorno di guerra dunque, i vitali convogli statunitensi provenienti dal continente, stracarichi di armi e truppe poterono solcare indisturbati le acque del Pacifico e raggiungere le proprie destinazioni.

 

Passiamo ora ad esaminare qualche dato. Ovviamente come si verifica per ogni Marina, per quanto riguarda gli i successi ottenuti non sarà mai possibile determinare con assoluta precisione il numero degli stessi ma, confrontando le varie fonti, i dati riportati possono variare di pochissime unità.

 

Il 7 dicembre 1941 la Marina Imperiale entrò in guerra con 64 battelli [47 “I†e 17 “ROâ€] a cui se ne aggiunsero nei quattro anni successivi altri 106 portando il totale a 170, [115 “I†e 55 “ROâ€]. Il bottino finale fu di 199 unità da guerra e mercantili affondate [solamente 12 delle quali ad opera dei “ROâ€], per complessive 974.755 tons a fronte delle circa 14.500.000 di tonnellate attribuite agli Uboat tedeschi e alle 700.000 tonnellate distrutte dai sommergibili italiani. Il rapporto finale tra perdite e vittorie [di poco superiore a 1/1] è certamente migliore di quello della Regia Marina ma bisogna tenere conto che i nostri sommergibili furono costretti ad operare in un teatro difficilissimo come il Mediterraneo, e in assenza di bersagli in quanto sin dal 10 giugno 1940 gli inglesi dirottarono il traffico mercantile su altre rotte. Niente a che vedere infine con i risultati degli Uboat tedeschi che sfiorarono il rapporto di 3 successi per ogni battello perso nonostante la più complessa ed efficace difesa antisom posta in essere dagliAlleati.

 

L’anno più positivo fu il 1942 quando la marina statunitense, ancora impreparata ad affrontare la minaccia, non potè impedire la distruzione di 106 unità militari e mercantili per 483.473 tons, dopo le 11 perdute nel dicembre 1941 [44.130 tons]. Nel biennio successivo le cose cambiarono radicalmente: nel 1943 i successi scesero drasticamente a quota 54 per 291.280 tons mentre nel 1944 furono 24 per 142.522 tons. Veramente tragico il dato relativo al 1945: dal 1° gennaio al 15 agosto le navi affondate furono solamente 4 per 13.350 tons. Inversamente proporzionale le perdite: 3 sommergibili nel dicembre 1941, 17 nel 1942, 27 nel 1943, 54 nel 1944 e 26 negli ultimi otto mesi del 1945. Tenendo presente 8 unità radiate per obsolescenza, alla fine del conflitto la Marina Imperiale disponeva appena di 30 “I†e 5 “ROâ€, comprese 7 unità, 5 ex tedesche [u182, U195, U219, U511, U862] e 2 ex italiane [Cappellini poi UIT-24, e Torelli poi UIT-25]. A questi bisogna aggiungere i 20 sommergibili costieri della classe “HAâ€, di cui 10 da trasporto, consegnati negli ultimi mesi e praticamente mai impiegati [i battelli della classe “HAâ€non rientrano nel computo dei 170 complessivi]. Intere classi di unità furono cancellate dall’organigramma della Marina Imperiale: non ci fu nessuno superstite tra i 18 battelli del tipo KS, i 10 del tipo KD7 e gli 8 del tipo KD6 mentre dei 20 del tipo B1 ne sopravvisse solamente 1 e lo stesso destino fu riservato ai 18 del tipo K6.

 

I risultati più eclatanti furono rappresentati dalle due portaerei di squadra CV5 Yorktown, colpita il 7 giugno 1942 dall’I-168 al termine della battaglia di Midway, e CV7 Wasp, silurata il 15 settembre dello stesso anno dall’I-19, e dalla portaerei di scorta CVE 56 Liscome Bay colata a picco dagli ordigni dell’I-175 il 24 novembre 1943. La lista delle unità da guerra continua con l’incrociatore pesante CA35 Indianapolis [30 luglio 1945, I-58], la cui perdita rappresento la più grande tragedia della U.S.Navy a causa delle elevatissime perdite [883 uomini]; incrociatore leggero CL52 Juneau [13 novembre 1942, I-26]; caccia DD415 O’Brien, DD412 Hamman e DD391 Henley; caccia di scorta DE 404 Eversole, DE407 Shelton e DE622 Underhill. Tra le unità danneggiate anche la portaerei CV3 Saratoga [colpita in due occasioni, l’8 gennaio 1942 dall’I-6 e il 31 agosto 1942 dall’I-26], la nave da battaglia BB55 North Carolina, la portaerei di scorta CVE29 Santee,l’incrociatore pesante CA27 Chester, gli incrociatori leggeri CL96 Reno e australiano D63 Hobart. A conferma invece della indiscussa supremazia acquisita a partire dal 1943 dalla U.S.Navy, rimane scolpita negli annuari statistici navali l’impresa del caccia di scorta DE635 England. Ottenute da ULTRA le informazioni in merito a uno spiegamento di sommergibili nei pressi delle isole dell’Ammiragliato, in appena 13 giorni, dal 19 al 31 maggio 1944, l’unità statunitense mandò a fondo ben 6 battelli avversari:I-16, RO-106, RO-104, RO-116, RO-108 e RO-105.

 

In questo quadro così desolante, ai comandanti del Sol Levante si deve comunque il merito di essere stati gli autori di lanci di siluri tra i più riusciti e spettacolari dell’intero conflitto. Uno è da attribuire al comandante Takakazu Kinashi dell’I-15 che il 15 settembre 1942 intercettò una Task Force statunitense composta dalle portaerei CV7 Wasp e CV8 Hornet in navigazione al largo di Guadalcanal a protezione di un importante convoglio di rifornimenti. La successiva salva di sei siluri ebbe degli effetti terribili: la Wasp venne affondata, il caccia DD415 O’Brien irrimediabilmente danneggiato e la nave da battaglia BB55 North Carolina colpita da un siluro. Poco meno devastante ma certamente più famoso l’attacco avvenuto tre mesi prima, il 7 giugno, ad opera dell’I-168 del comandante Yahachi Tanabe contro la portaerei CV3 Yorktown, gravemente danneggiata nel corso della battaglia di Midway: in questo caso tre dei quattro siluri lanciati in due successive salve mandarono a fondo la portaerei e il caccia DD412 Hamman.

 

Gli ufficiali giapponesi ebbero però anche il demerito di passare alle storia del conflitto per altre cause meno nobili. Il codice del Bushido non contemplava la parole resa, il prigioniero non era degno di alcun rispetto e i popoli occidentali erano razze inferiori. Imbevuti di questa filosofia, alcuni comandanti - non tutti, una esigua minoranza - non ebbero alcuna pietà nei confronti dei naufraghi. Il 26 marzo 1944 il comandante dell’I-8 Tatsunosuke Ariizumi ordinò all’equipaggio di uccidere a colpi di sciabola i 103 superstiti, tra cui una donna, del mercantile olandese Tjisalak: si salvarono solo in 5. Il 2 luglio un nuovo massacro questa volta contro l’equipaggio del mercantile statunitense Jean Nicolet: le vittime furono più di 60 [Ariizumi riuscirà ad evitare il giudizio di un tribunale alleato e la sicura condanna a morte togliendosi la vita negli ultimissimi giorni di guerra].

 

Un accenno a parte merita il confronto sui numerosi duelli avvenuti tra battelli subacquei appartenenti agli opposti schieramenti. Anche in questo contesto la Marina Imperiale ne uscì molto male. I giapponesi ne mandarono a fondo solamente due, l’olandese K-XVI [24 dicembre 1941 ad opera dell’I-166] e lo statunitense SS226 Corvina [16 novembre 1943, I-176], ai quali bisogna aggiungerne un terzo, frutto di un errore di identificazione, ovvero il sovietico L-16, colato a picco dall’I-25 l’11 novembre 1942, quando l’Unione Sovietica era ancora una nazione neutrale. Le perdite invece furono tremende. Il miglior addestramento degli equipaggi alleati, la disponibilità del radar, le preziose informazioni ULTRA, contribuirono all’affondamento di ben 19 battelli, 17 ad opera di unità statunitensi [con un doppio successo per il SS310 Batfish] e 2 inglesi.

 

Nessuno dei battelli nipponici raggiunse la fatidica soglia delle “centomila†tonnellate. Il maggior numero di successi fu colto dall’’I-10 con 15 unità colate a picco per complessive 81.611 tons, lo stesso numero di successi ottenuto dall’I-27 ma con un tonnellaggio lievemente inferiore [72.471 tons]: come termini di paragone l’Uboat più proficuo fu l’U48 con non meno di 53 unità per 317.391 tons [non tutte le fonti concordano] e in campo italiano il Da Vinci con 16 unità per 116.686 tons. La graduatoria prosegue con I-21 [11 unità per 71.380 tons], I-26 [10 per 56.266 tons], I-37 [7 per 47.942 tons], I-29 [7 per 45.725 tons], I-165 [10 per 43.458 tons], I-19 [5 per 37.803 tons], I-20 [7 per 35.710 tons], I-25 [5 per 30.597 tons], I-8 [4 per 26.494 tons], I-168 [2 per 20.570 tons], I-166 [7 per 19.898 tons], I-158 [4 per 19.892 tons], I-164 [5 per 17.757 tons], I-16 [4 per 17.727 tons], I-17 [4 per 17.157 tons], I-11 [3 per 15.948 tons], I-162 [4 per 15.291 tons], RO-103 [2 per 14.880 tons], I-7 [3 per 13.002 tons], I-175 [4 per 14.080 tons], I-172 [2 per 12.496 tons], I-177 [2 per 11.946 tons], RO-111 [2 per 11.896 tons], I-36 [2 per 11.663 tons], I-180 [3 per 11.552 tons], I-6 [2 per 11.321 tons], I-18 [3 per 11.304 tons], I-155 [3 per 11.255 tons], I-156 [5 per 10.054 tons], I-58 [1 per 9.950 tons], I-169 [1 per 9.227 tons], I-153 [2 per 9.830 tons], I-1 [1 per 8.806 tons], I-154 [1 per 8.806 tons], I-12 [1 per 7.176 tons], I-178 [1 per 7.176 tons], I-159 [3 per 7.030 tons], I-5 [1 per 6.617 tons], I-4 [2 per 6.551 tons], I-9 [1 per 5.642 tons], I-174 [1 per 5.551 tons], I-2 [2 per 5.532 tons], I-24 [2 per 5.259 tons], I-3 [1 per 5.051 tons], RO-110 [1 per 4.087 tons], I-124 [2 per 3.499 tons], I-157 [1 per 3.077 tons], RO-50 [1 per 1.653 tons], RO-113 [1 per 3.827 tons], RO-106 [1 per 1.625 tons], I-176 [1 per 1.525 tons], RO-108 [1 per 1.500 tons], I-53 [1 per 1.400 tons], I-45 [1 per 1.350 tons], RO-41 [1 per 1.350 tons], I-39 [1 per 1.280 tons], RO-42 [1 per 800 tons], I-171 [1 per 622 tons], RO-33 [1 per 300 tons].

 

Tra i comandanti invece, gli ufficiali che ottennero almeno un successo furono 65. Rispetto ai parigrado delle altre principali flotte [usa, Gran Bretagna, Germania e Italia] i loro record furono i più bassi. Il primo della graduatoria fu il comandante Kanij Matsumura dell’I-21 con 10 unità per 64.669 tons, seguito da Toshiaki Fukumura dell’I-27 [13 unità, comprese due motosiluranti inglesi a bordo del mercantile Larchbank, per 61.944 tons], Juichi Izu dell’I-29 [7 unità per 45.275 tons], Tasuchika Kayabara dell’I-10 [9 unità per 43.437 tons], Takashi Yamada dell’I-20 [8 unità per 42.866 tons] e Toshio Kusaka [i-180 e I-26, 7 unità per 42.319 tons].

 

La Marina Imperiale e la flotta subacquea entrarono in guerra sperando in un conflitto di breve durata. La convinzione che i paesi occidentali non fossero pronti a sacrificare le vita dei propri figli in un conflitto lungo e sanguinoso si rivelò una pia illusione. Gli errori si sommarono ad errori e quello relativo alla guerra sottomarina fu tra i più gravi. Ma, a parte tutto, non sarebbe cambiato nulla. Quando gli Stati Uniti misero in moto il proprio apparato industriale le sorti del conflitto furono segnate, e non solo nel Pacifico. Senza contare le decine di unità cedute agli alleati, quelle perdute in quattro anni di guerra sui due oceani [5 portaerei di squadra, 6 portaerei di scorta, 2 navi da battaglia, 10 incrociatori, 71 caccia, 52 sommergibili] o radiate per obsolescenza, il 14 agosto 1945, alla vigilia dunque del V-J Day, la U.S.Navy schierava la seguente forza [tra parentesi le unità in servizio il 7 dicembre 1941]: 28 portaerei di squadra [7], 71 portaerei di scorta [1], 23 navi da battaglia [17], 72 incrociatori [37], 377 caccia [171], 361 fregate [0], 232 sommergibili [112], 586 dragamine [135], 1.204 navi pattuglia e scorta [100], 2.547 navi anfibie [0], 1.267 unità ausiliarie [210]: rispetto a Pearl Harbour il numero delle principali navi di superficie [portaerei, navi da battaglia, incrociatori, caccia, fregate] era passato da 225 a 932, il numero delle unità attive da 790 a un “mostruoso†6.768. Con buona pace degli ammiragli giapponesi, nessuna “battaglia decisivaâ€, nessun’altra Tsushima o Jutland, avrebbe potuto cambiare il corso della storia.

Modificato da walter leotta
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ECCO LA LISTA ANALITICA DEI 199 SUCCESSI

OGNI CORREZIONE E' BEN ACCETTA

 

 

19411208 I0026 Cynthia Olson usa 2140

19411210 I0010 Donerail pan 4473

19411210 I0124 Hareldawins gb 1523

19411211 I0156 Hai Thung nor 1186

19411212 I0009 Lahaina usa 5642

19411215 I0004 Hoegh Merchant nor 4858

19411218 I0175 Manini usa 3252

19411219 I0172 Prusa usa 5113

19411221 I0017 Emidio usa 6912

19411223 I0021 Montebello usa 8272

19411224 I0166 smg K-XVI nl 759

 

 

 

19420103 I0158 Langkoeas nl 7395

19420105 I0156 Kwantung gb 2626

19420107 I0157 Djirak nl 3077

19420108 I0156 Van Rees nl 3000

19420108 I0156 Van Riebeeck nl 2263

19420109 I0158 Camphuijs nl 2380

19420109 I0165 Benkoelen nl 1003

19420110 I0124 Daylight pan 1976

19420111 I0166 Liberty Glo usa 4979

19420115 I0165 Jalarajan india 5102

19420120 I0159 Eidsvold nor 4184

19420121 I0166 Nord pan 3193

19420122 I0164 Van Overstraten nl 4482

19420122 I0166 Chak Sang gb 2358

19420123 I0172 AO3 Neoches usa 7383

19420125 I0159 Giang Sen gb 1811

19420129 I0164 Florence Luckenbach usa 5049

19420129 I0171 Royal T Frank usa 622

19420130 I0164 Jalapalaka india 4215

19420130 I0164 Jalatarang india 2498

19420204 I0155 Van Lansberge nl 1937

19420204 I0156 Togian nl 979

19420207 I0155 Van Cloon nl 4519

19420209 I0165 Meroendoeng nl 2464

19420213 I0155 Derrymore gb 4799

19420214 I0025 Coldbrook gb 5104

19420214 I0166 Kamuning gb 2076

19420215 I0165 Johanne Justesen gb 4471

19420220 I0165 Bhima gb 5280

19420222 I0158 Pijnacker Hordijk nl 2982

19420225 I0158 Boero nl 7135

19420227 I0153 Moesi nl 913

19420228 I0002 Parigi nl 1172

19420228 I0004 Ban Ho Guan sing 1693

19420228 I0153 City of Manchester gb 8917

19420301 I0154 Modjokerto nl 8806

19420301 I0159 Rooseboom nl 1035

19420303 I0001 Siantar nl 8806

19420304 I0007 Merkus nl 865

19420310 I0162 Lakshmi Govinda gb 235

19420311 I0002 Chilka gb 4360

19420313 I0164 Mabella nor 1513

19420402 I0006 Clan Ross gb 5897

19420403 I0007 Glenshiel gb 9415

19420406 I0005 Washingtonian usa 6617

19420407 I0006 Bahadur gb 5424

19420408 I0003 Fultala gb 5051

19420505 I0021 John Adams usa 7176

19420507 I0021 Chloe grec 4641

19420531 I0024 Kuttabul aus 447

19420603 I0024 Iron Chieftain aus 4812

19420604 I0027 Iron Crown aus 3353

19420605 I0010 Atlantic Gulf pan 2639

19420605 I0010 Melvin H Baker usa 4999

19420605 I0020 Johnstown pan 5086

19420606 I0016 Susak jug 3889

19420607 I0026 Coast Trader usa 3286

19420607 I0168 pa CV3 Yorktown usa 19000

19420607 I0168 ct DD412 Hamman usa 1570

19420608 I0010 King Lud gb 5224

19420608 I0016 Aghios Georgios IV grec 4847

19420608 I0018 Wilford nor 2158

19420608 I0020 Christos Markettos grec 5209

19420611 I0020 Mahronda gb 7926

19420612 I0016 Supetar jug 3748

19420612 I0020 Clifton Hall gb 5063

19420612 I0020 Hellenic Trader pan 2052

19420612 I0021 Guatemala pan 5967

19420628 I0010 Queen Victoria gb 4937

19420629 I0020 Goviken nor 5063

19420630 I0010 Express usa 6736

19420630 I0020 Steaua Romana gb 5311

19420701 I0016 Eknaren sve 5243

19420701 I0018 De Weert nl 1805

19420706 I0010 Nymphe grec 4504

19420706 I0018 Mundra gb 7341

19420708 I0010 Hartismere gb 5498

19420709 I0010 Alchiba nl 4427

19420714 I0007 Arcata usa 2722

19420720 I0011 G S Livanos grec 5482

19420721 I0011 Coast Farmer usa 3290

19420722 I0011 William Dawes usa 7176

19420725 I0169 Tjinegara nl 9227

19420728 I0175 Cagou fr 2795

19420803 I0175 traw Dureenbee aus 233

19420806 RO033 Mamutu gb 300

19420825 I0165 Harmonides gb 5237

19420902 I0029 Gazcon gb 4224

19420910 I0029 Haresfield gb 5299

19420915 I0019 pa CV7 Wasp usa 14700

19420915 I0019 ct DD415 O'Brien usa 1570

19420916 I0029 Ocean Honour gb 7174

19420923 I0029 Paul Luckenbach usa 6606

19420924 I0165 Losmar usa 5549

19421001 I0166 Camila pan 1201

19421003 I0162 Mikojan sov 2332

19421004 I0025 Camden usa 6653

19421006 I0025 Larry Doheny usa 7038

19421007 I0162 Manon gb 5597

19421011 I0025 smg L-16 sov 1039

19421022 I0027 Ocean Vintage gb 7174

19421109 I0021 Edgar Allan Poe usa 7176

19421113 I0026 il CL52 Juneau usa 6000

19421123 I0029 Tilawa gb 10006

19421123 I0166 Cranfield gb 5332

19421203 I0029 Belita nor 6323

 

 

 

19430118 I0021 Kalingo aus 2051

19430118 I0021 Mobilube aus 10222

19430122 I0021 Peter H Burnett usa 7176

19430130 I0010 Samuel Gompers usa 7176

19430208 I0021 Iron Knight gb 4812

19430210 I0021 Starr King usa 7176

19430320 I0027 Fort Mumford gb 7132

19430411 I0026 Recina jug 4732

19430424 I0026 Kowarra aus 2125

19430426 I0177 Limerick gb 8724

19430427 I0178 Lydia M. Childs usa 7176

19430429 I0180 Wollongbar aus 2239

19430430 I0019 Phoebe A Hearst usa 7176

19430505 I0180 Fingal nor 2137

19430507 I0027 Berakit nl 6608

19430514 I0177 Centaur gb 3222

19430516 I0019 William K Vanderbilt usa 7181

19430517 I0025 H M Storey usa 10763

19430524 I0017 mts PT-165 usa 38 (a bordo dello Stanvac Manila)

19430524 I0017 mts PT-173 usa 38 (a bordo dello Stanvac Manila)

19430524 I0017 Stanvac Manila pan 10169

19430603 I0027 Montanan usa 4898

19430616 I0037 San Ernesto gb 8078

19430616 I0174 Portmar usa 5551

19430619 I0037 Henry Knox usa 7176

19430623 RO103 Aludra usa 7440

19430623 RO103 Deimos usa 7440

19430624 I0027 British Venture gb 4696

19430628 I0027 Dah Pu nor 1974

19430712 I0029 Rahmani gb 5643

19430718 RO106 LST-342 usa 1625

19430722 I0010 Alcides nor 7634

19430813 I0019 M H de Young usa 7176

19430909 I0027 Larchbank gb 5151

19430909 I0027 mts MTB-284 gb 37 (a bordo del Larchbank)

19430909 I0027 mts MTB-285 gb 37 (a bordo del Larchbannk)

19430912 I0039 rim AT64 Navajo usa 1280

19430914 I0010 Bramora nor 6361

19430924 I0010 Elias Howe usa 7634

19431001 I0010 Storviken nor 4836

19431003 RO108 ct DD391 Henley usa 1500

19431023 I0037 Faneromeni grec 3404

19431024 I0010 Congella gb 4533

19431110 I0027 Sambo gb 7176

19431111 I0021 Cape San Juan usa 6711

19431116 I0176 smg SS226 Corvina usa 1525

19431118 I0027 Sambridge gb 7176

19431124 I0175 pas CVE56 Liscome Bay usa 7800

19431127 I0037 Scotia nor 9972

19431129 I0027 Athina Livanos grec 4814

19431202 I0027 Nitsa grec 4732

19431214 RO110 Daisy Moller gb 4087

19431223 RO111 Peshawur gb 7934

19431228 I0026 Robert F Hoke usa 7176

 

 

 

19440102 I0026 Albert Gallatin usa 7176

19440114 RO042 YO-159 usa 800

19440116 I0165 Perseus gb 10286

19440212 I0027 Khedive Ismail gb 7513

19440222 I0037 British Chivalry gb 7118

19440226 I0037 Sutlej gb 5189

19440229 I0037 Ascot gb 7005

19440303 I0162 Fort McLeod gb 7127

19440313 I0026 H D Collier usa 8298

19440316 RO111 El Madina india 3962

19440318 I0165 Nancy Moller gb 3916

19440321 I0026 Grena nor 8117

19440326 I0008 Tjisalak nl 5787

19440329 I0026 Richard Hovey usa 7176

19440330 I0008 City of Adelaide gb 6589

19440419 I0180 John Straub usa 7176

19440629 I0008 Nellore gb 6942

19440702 I0008 Jean Nicolet usa 7176

19440814 I0165 ML430 aus 150

19441003 RO041 cts DE 407 Shelton usa 1350

19441028 I0045 cts DE404 Eversole usa 1350

19441030 I0012 John A Johnson usa 7176

19441106 RO113 Marion Moller gb 3827

19441120 I0036 AO59 Mississinewa usa 11316

 

 

 

19450112 I0036 LCI-600 usa 347

19450210 RO050 LST-577 usa 1653

19450724 I0053 cts DE622 Underhill usa 1400

19450730 I0058 ip Indianapolis usa 9950

 

 

974755

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