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L'operazione Gaudo E La Notte Di Matapan


Visitatore Mattesini

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Alcuni lettori consultando nel sito Regiamarina.net "L'operazione Gaudo e la notte di Matapan", che a un articolo indubbiamente ben fatto di Marc de Angelis, mi hanno fatto notare, in forma privata, che in alcuni passaggi vi sarebbero stata una certa animosità nei miei riguardi, che francamente, conoscendo bene il testo, non vi avevo trovato. Incuriosito sono andato a rileggermi l'intero articolo, molto voluminoso, e di seguito, pensando di fare cosa gradita, riporto i passaggi in cui sono citato, con alcune annotazioni personali, in modo che i lettori possano farsene una loro opinione, anche per eventuale discussione in questa sede:

 

 

OPERAZIONE GAUDO E LA NOTTE DI MATAPAN - 28-29 marzo, 1941

 

L'ottimo libro di Francesco Mattesini pubblicato dall'U.S.M.M.

 

Con le prove raccolte da Mattesini ne Il Giallo di Matapan, Revisione di Giudizi, che smentisce o comunque pone in luce diversa molti degli scritti di Iachino e Fioravanzo, negli anni ottanta.

 

Si è anche scritto che il progetto [dell'operazione italiana] passò dalla fase di studio a quella di pianificazione quando alcuni aviatori tedeschi segnalarono di aver attaccato e silurato due corazzate inglesi. La segnalazione si rivelò in un secondo tempo errata, e i comandi italiani ne furono debitamente informati ma, per un errore di procedura, la rettifica non arrivò a chi di dovere in tempo utile. Questa versione, che è la più nota, viene smentita perentoriamente da Mattesini, che offre prove piuttosto valide che sia Supermarina, sia il comandante superiore in mare, Ammiraglio Iachino, vennero a sapere che la Royal Navy disponeva di tre corazzate efficienti quando ancora c'era tutto il tempo per rinviare l'operazione. L'ipotesi, generalmente accettata, che l'operazione fosse stata concepita sul presupposto che la forza avversaria fosse stata ridotta a una sola corazzata è quindi da ritenersi come minimo sospetta. C'é peraltro da notare che, indipendentemente da quale delle due versioni sia più vicina alla verità, anche se le due corazzate fossero state realmente messe fuori combattimento le cose non sarebbero cambiate di molto: Cunningham non era il tipo da starsene con le mani in mano quando il nemico era in mare, anche avendo a disposizione una sola nave da battaglia.

[Condivido - Mattesini]

 

 

[Nota 3] Come fa giustamente notare Mattesini, per quanto quella tara fu grave, bisogna anche tener presente che, nella maggioranza dei casi, le navi italiane furono attaccate al di fuori del limite dall'autonomia sia dei velivoli da caccia italiani che di quelli tedeschi, il che mette in ulteriore evidenza i difetti di organizzazione dell'operazione e le pecche tecniche dell'apparato bellico italiano.

[Condivido - Mattesini]

 

Prima di concludere la triste narrativa di Matapan bisogna ritornare brevemente a ciò che successe sul Veneto e a Supermarina durante la missione di salvataggio di Cattaneo. Iachino, infatti, informà debitamente il Quartier Generale del colpo accusato dal Pola e della sua decisione di inviare la prima divisione per soccorrerlo. L'ammiraglio interpretò l'assenza di reazione da parte di Roma come un tacito assenso e continuò nella sua navigazione notturna. A detta di Fioravanzo ne Le Azioni Navali in Mediterraneo, Supermarina volle cautelarsi in previsione di un possibile attacco inglese durante la mattinata del 29 mandando anch'essa un messaggio a Cattaneo. Si direbbe che nemmeno al Quartier Generale fosse stata presa in seria considerazione la possibilità di uno scontro notturno, un'osservazione che ritengo importante e sulla quale avrò occasione di ritornare. In quanto al testo del messaggio, esso ricalcava quanto aveva già detto Iachino, ma con l'aggiunta dell'esplicito permesso di affondare, se necessario, il Pola. A Supermarina però, questa autorizzazione, che in realtà avrebbe dovuto essere implicita già nel messaggio di Iachino, fu ritenuta al di là della competenza dell'ammiraglio di turno, per cui essa fu richiesta al Capo di Stato Maggiore, Amm. Riccardi, che invece di concederla prontamente si rivolse a sua volta a Mussolini. Il risultato fu che quell'inutile comunicazione fu inviata allo Zara quando l'unit non era più in grado di riceverla. Seppure, contrariamente al pensiero di Mattesini, dubito che essa avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi [1], condivido l'opinione di quell'autore quando afferma che il lungo iter del messaggio mette in risalto la mancanza di iniziativa e la tendenza allo scaricabarile diffusi negli alti comandi italiani in quell'infelice periodo.

[E' una opinione dell'autore e va rispettata. Comunque, io mi riferivo al fatto che un tempestivo ordine inviato direttamente da Supermarina a Cattaneo, avrebbe indotto quest'ultimo ad invertire la rotta, sortraendo la 1^ Divisione all'agguato di Matapan. Avremmo perso soltanto il POLA. Che poi l'ordine fosse giunto in tempo, oppure no, questa è un'altra questione - Mattesini]

 

[Nota 2] In realtà, in quel momento Cunningham distava solo 155 miglia. Iachino disse più tardi che l'arrivo quasi simultaneo di quel messaggio e della notizia del siluramento del Pola fece sì­ che egli non potesse dedicare alla segnalazione l'attenzione dovuta. Mattesini fa notare che passarono ben sei minuti, che avrebbero dovuto essere sufficienti. Che lo fossero o no, comunque, sembra strano che qualche ufficiale del suo stato maggiore non ritenne di attirare sul messaggio l'attenzione dell'ammiraglio.

[Giustissimo. Occorre però dire che il capitano di corvetta Porta, capo del reparto crittografico di Maristata imbarcato con i suoi uomini sulla VITTORIO VENETO, lo aveva fatto, ma Iachino era cocciuto e non ascoltava nessuno, neppure il suo Capo di Stato Maggiore - Mattesini].

 

[Nota 4] Mattesini, nell'opera citata, offre un'altra possibile spiegazione: forse Cattaneo tornò indietro in quella discutibile formazione e a velocità moderata perchè, temendo proprio di imbattersi nella squadra inglese, stava cercando di far si­ che il nemico fosse avvistato prima che le sue navi entrassero nella delicata fase del rimorchio. Durante o dopo quella fase, infatti, in caso di incontro il disimpegno sarebbe divenuto molto più difficile. Malgrado la mia stima per Mattesini, trovo l'ipotesi difficilmente credibile.

[E una mia valutazione personale, però fondata su discussioni intavolate all'Ufficio Storico della Marina anche con diversi Ammiragli, allora presenti sulle navi a Matapan. Poi ognuno è libero di fare le proprie considerazioni].

 

Anche sui temi del radar e del combattimento notturno gli Italiani, almeno a livello ufficiale, caddero dalle nuvole. Sia Rocca che Mattesini fanno notare che, se la Regia Marina avesse fatto più attenzione a eventi avvenuti nei mesi precedenti, avrebbe raggiunto la logica conclusione che gli Inglesi non esitavano a utilizzare le grandi navi in condizioni di oscurità. Eppure si dovette arrivare a Matapan perchè gli Italiani se ne rendessero pienamente conto. I Tedeschi, da parte loro, si sorpresero che gli alleati non avessero realizzato il radar, il cui principio, e il caso di ripeterlo, era conosciuto. Si procedette così­ a installare su alcune unità italiane dei radar tedeschi, come del resto più tardi si utilizzarono su alcune siluranti dei sonar attivi di progettazione germanica per migliorare la loro efficacia contro i sommergibili. Queste misure, seppure benefiche, arrivarono sempre troppo tardi per colmare il divario tecnico fra la Regia Marina e la Royal Navy. Per quanto riguarda le cariche a vampe ridotte sulle grandi navi, questo problema non fu mai, che io sappia, soddisfacentemente risolto.

[Condivido in pieno - Mattesini]

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Ma io, al di là di Ultra, radar e quant'altro, su Matapan non ho mai ben capito due cose, fondamentalmente:

 

1) non ho mai trovato un resoconto veramente esaustivo dei danni subiti dal Pola, per capire come sia stato possibile, per un incrociatore pesante relativamente moderno (e piuttosto robusto), rimanere "completamente inerte" in mezzo al mare, come un pezzo di metallo galleggiante.

 

Nemmeno l'Exeter nel mare di Giava, nemmeno Repulse e PoW braccati dai giapponesi, nemmeno la Bismarck e la Yamato sottoposte al massacro finale...

 

...mah!

 

2) va bene che c'era l'orgasmo del combattimento, va bene che si era all'imbrunire e le navi emettevano fumo per coprirsi, va bene che tutti scrutavano gli aerosiluranti, ma io dico: è mai possibile che il siluramento del Pola sia "passato in cavalleria", senza che nessuno abbia immediatamente captato la gravità dell'accaduto, prendendo le immediate misure del caso?

 

Le navi erano nella ben nota formazione serrata del pomeriggio del 28 marzo: possibile che l'incrociatore che seguiva in linea di fila il Pola (il Fiume, mi pare) non abbia dovuto contromanovrare per evitare di investire il divisionario che stava rapidamente scadendo? Possibile che dal Veneto non sia stata percepita l'esplosione sulla nave immediatamente a fianco? Dormivano tutti, in quei frangenti?

 

Possibile che si debbano leggere frasi del tipo "Diversi minuti passarono prima che del siluramento fosse informato Cattaneo"?

 

Ti silurano una nave della tua Divisione, e se non ti arriva il messaggio in plancia (debitamente formattato, of course) in cui ti si informa dell'accaduto, stai lì "a grattarti" come se nulla fosse?

 

Mah, saranno i misteri della cosiddetta "solitudine del comando..."

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Visitatore Mattesini

LA DECISIONE DEL COMANDO SQUADRA DI SOCCORRERE IL "POLA"Â

 

La decisione del Comandante della Squadra Navale italiana, AMMIRAGLIO Angelo Iachino, di soccorrere l'incrociatore POLA, che era stato silurato poco dopo il tramonto del sole da un aerosilurante Albacore della portaerei britannica FORMIDABLE, è stato da me riportato nel libro "Il giallo di Matapan" e più recentemente, in modo ancora più esaustivo, nell'opera dell'Ufficio Storico della Marina "L'operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan". Per dare ai lettori una maggiore comprensione di quel contrastato episodio, che porta Iachino ad essere il principale, se non l'unico, responsabile di quella decisione, riportò quanto ho scritto in una mia bozza, senza note di riferimento a fondo pagina, che poi è servita, nel mio secondo libro, per la compilazione del Capitolo XVIII "La decisione del Comando Squadra di soccorrere il POLA".

 

Vediamo quale fu il reale scambio di messaggi intercorsi tra la corazzata Vittorio Veneto e l'incrociatore Zara, nave ammiraglia della 1^ Divisione Navale, secondo gli estratti dei segnali trasmessi, ricevuti e intercettati dai Comandi e dalle varie unità della Squadra navale, a partire dal momento in cui il Pola, rimasto senza energia elettrica per far funzionare la radio, era stato colpito dal siluro rimanendo immobilizzato.

Allorquando il comandante del Pola, capitano di vascello Manlio De Pisa, si accorse che il Fiume, arrivando di poppa, era già giunto all'altezza della sua nave e la stava sorpassando sulla dritta, ordinò al tenente di vascello Pasanisi, ufficiale di rotta, di segnalargli con il lampeggiatore che l'incrociatore era stato silurato.

Alle 19.54 il Fiume trasmise al Comando della 1^ Divisione, sullo Zara : "Informo che Nave POLA è fermo 195028".Â

Alle 20.00 il Pola comunicò per la prima volta direttamente allo Zara : "Sono stato colpito da siluro a poppa"Â.

Prima ancora di ricevere questa segnalazione, alle 20.05, il Comando della Squadra Navale, sulla Vittorio Veneto, inviò due messaggi allo Zara, chiedendo con il primo "Dite se vi è nulla di nuovo" e con il secondo "Prendete posto di prora alla mia nave distanza 5.000". E un minuto dopo, alle 20.06, ordinò al Comando della 3^ Divisione Navale, sul Trieste: "Prendete posto di poppa alla mia nave distanza 5.000"Â. Nel contempo, alle 19.55, aveva ordinato a tutte le unità dipendenti : "Confermo Rb 300 v. 19 esecutivo"; rotta e velocita che era stata ordinata alle 19.44, subito dopo la conclusione dell'attacco aereo britannico.

Intanto, alle 19.40, Supermarina aveva trasmesso alla Vittorio Veneto un messaggio con macchina cifrante e procedura d'emergenza PAPA, che come detto, arrivò al Comandante della Squadra navale alle ore 20.05 nella seguente forma : "SUPERMARINA 71174 alt Da rilevamenti radiogoniometrici risulta che unità nemica sede Comando Complesso ore 1745 trasmetteva con Alessandria da punto at miglia 40 per 240° da Capo Crio alt 185528"Â.

Come si vede dal momento della compilazione al momento della trasmissione di questo telecifrato passarono ben quarantacinque minuti, poi saliti a cinquantacinque minuti prima di essere decifrato e consegnato nelle mani dell'ammiraglio Iachino. Inoltre nel messaggio si ometteva di precisare che l'Unita Navale Complessa che trasmetteva con Alessandria aveva la sigla 1JPÂ, corrispondente a quella conosciuta della corazzata Warspite, la nave di bandiera dell'ammiraglio Cunningham.

Pochi minuti dopo, alle 20.15, i crittografi della Sezione B dell'Ufficio Informazioni di Maristat, imbarcati sulla Vittorio Veneto, intercettarono un messaggio trasmesso da un ammiraglio inglese a collettivo, a cui risposero tre unità sedi di Comando Complesso. In esso era ordinato : "Velocità 15 nodi - 2013", a cui seguì un minuto dopo l'esecutivo. Dal momento che alle 19.50 lo stesso ammiraglio aveva ordinato "Velocità 20 nodi - 1945"Â, sulla Vittorio Veneto fu ritenuto che le navi inglesi che inseguivano le unità italiane avessero diminuito la velocità e forse rinunciato allo stesso inseguimento.

Alle 20.13, la Vittorio Veneto ricevette dallo Zara il segnale : "Nave POLA informa essere stato colpito da siluro a poppa - Nave est ferma - 200528". Questo messaggio fu portato all'attenzione dell'ammiraglio Iachino alle ore 20.16.

Secondo il registro messaggi trasmessi, ricevuti e intercettati dal Trieste alle 20.18 la Vittorio Veneto inviò allo Zara il seguente categorico ordine : "Prima Divisione vada soccorso POLA-201528"Â. Invece, secondo il registro messaggi del Comando della Squadra Navale questo messaggio sarebbe stato trasmesso alle 20.21. Dal momento che la Squadra Navale navigava a diciannove nodi, il Pola si trovava al momento già 9 miglia di poppa alla Vittorio Veneto.

Alle 20.19 lo Zara trasmise al Fiume : "Velocità nodi 22 linea di fila ordine diretto all'ordine"Â.

Alle 20.20 lo stesso Zara trasmise al Comando della 9^ Squadriglia Cacciatorpediniere, sull'Alfieri : "Allargatevi a dritta esecutivo".

Con questa manovra gli incrociatori della 1^ Divisione aumentavano l'andatura per portarsi di prora alla Vittorio Veneto, alla distanza di 5.000 metri ordinata dal Comando della Squadra Navale.

Cinque minuti dopo, alle 20.25, l'ammiraglio Cattaneo faceva trasmettere per U.C. alla Vittorio Veneto il seguente messaggio, ricevuto sulla corazzata nella seguente forma :"PAPA. Salvo ordine contrario lascerò due cacciatorpediniere di scorta al POLA - 201528". Come si vede anche questo messaggio, diramato con caratteristica di estrema urgenza, porta la data di compilazione 20.15, come risulta dai registri dei messaggi del Comando della Squadra navale. Pertanto esso si incrociò con quello spedito allo Zara dall'ammiraglio Iachino, che compilato alle 20.18, e trasmesso alle 20.21, ordinava al Comando della 1^ Divisione Navale, di andare in soccorso del Pola.

Alle 20.27 la Vittorio Veneto intercettò una trasmissione dello Zara diretta al Pola in cui, nello stato di incertezza sul da farsi da parte dell'ammiraglio Cattaneo, si chiedeva: "Dite vostre condizioni". Secondo il rapporto dell'ammiraglio Iachino questo messaggio sarebbe stato intercettato dalla Vittorio Veneto diciannove minuti prima, ossia alle 20.08, e sarebbe stato portato all'attenzione del Comando Superiore in mare alle ore 20.11.

Alle 20.32 lo Zara comunicò al Fiume: "Velocità 25 nodi all'ordine e quattro minuti più tardi, alle 20.36, mentre la Vittorio Veneto segnalava alla Squadra "Mia velocità nodi 21 probabili", lo Zara trasmise al Comando della 9^ Squadriglia Cacciatorpediniere : "Prendete posto di poppa a nave FIUME esecutivo". Successivamente lo stesso ordine fu impartito dal Trieste ai cacciatorpediniere della 12^ Squadriglia, che si accodarono di poppa agli incrociatori della 3^ Divisione. In tal modo l'intero complesso navale italiano veniva a disporsi in una formazione in linea di fila, che aveva in testa gli incrociatori della 1^ Divisione seguiti dai cacciatorpediniere della 9^ Squadriglia, dalla Vittorio Veneto, (che era coperta sui fianchi dai cacciatorpediniere della 13^ Squadriglia) e dagli incrociatori della 3^ Divisione che erano a loro volta seguiti da cacciatorpediniere della 1^ Squadriglia.

L'ammiraglio Iachino voleva assolutamente tentare di salvare il Pola. Ritenendo che l'invio di due soli cacciatorpedinieri, come suggerito dall'ammiraglio Cattaneo, avrebbe soltanto potuto portare al recupero dell'equipaggio dell'incrociatore e quindi all'affondamento del Pola, esercitando il suo diritto di comando, alle 20.45 trasmise al Comando della 1^ Divisione: "ZARA FIUME et 9^ Squadriglia vadano soccorso POLA-203328".

Nel frattempo che veniva compilato e poi trasmesso quest'ordine categorico, la Vittorio Veneto aveva ordinato una deviazione di rotta, trasmettendo a tutti i comandi dipendenti : "Gradi 323"Â, che corrispondeva a direttrice nord-nord-ovest. Secondo il registro messaggi del Comando Squadra quest'ordine sarebbe stato impartito alle 21.00, mentre invece risulta che lo Zara lo ritrasmise alle 20.45 al Fiume nella seguente forma : "Gradi 323 esecutivo".

Mentre si svolgevano questi avvenimenti, i crittografi della Vittorio Veneto avevano intercettato "un lungo segnale di formazione - Forse le disposizioni per la notte"Â, trasmesse alle 20.37 dalla Warspite (1JPÂ) alle unità D2M e DV5Â, ritenute sedi di probabili comandi complessi. Probabilmente erano gli incrociatori della Forza B dell'ammiraglio Pridham-Wippell e i cacciatorpediniere del capitano di vascello Mach, che Cunningham aveva mandato all'inseguimento delle navi italiane nella notte, sottraendole alla scorta delle sue quattro navi del gruppo da battaglia: le corazzate Warspite, Valiant e Barham, e la nave portaerei Formidabile, che pertanto vennero a costituire un bersaglio molto favorevole nel caso un sommergibile italiano si fosse trovato nella zona.

Alle 20.47 il Vittorio Veneto trasmise allo Zara, forse per sollecitare Cattaneo ad andare in soccorso al Pola, "Date notizia Nave POLA".

L'ammiraglio Cattaneo ancora non si mosse. Alle 20.44, secondo quanto risulta dal registro messaggi dell'incrociatore Trieste (alle ore 20.46 secondo il registro messaggi dal Comando della Squadra Navale), egli aveva trasmesso alla Vittorio Veneto il seguente telecifrato : "Informasi che Nave POLA colpita da siluro al centro alt Allagati tre compartimenti apparato motore caldaia 4-5 et caldaia 6-7 alt Chiede assistenza e rimorchio".

Successivamente, alle 20.46, Cattaneo, ritrasmise il segnale di soccorso ricevuto dal Pola nella sua forma originale. Esso fu portato all'attenzione dell'ammiraglio Iachino alle 20.53, nella seguente forma : "Colpito da siluro al centro alt Allagati tre compartimenti apparato motore prora caldaia 4-5 et Chiedo assistenza e rimorchio - 202028". Come si vede dall'ora di compilazione, questo messaggio per giungere nelle mani dell'ammiraglio Iachino, dopo ritrasmissione da parte dello Zara, avrebbe impiegato ben trentatre minuti.

Alle 20.56, dopo ben trentotto minuti dal primo ordine di andare in soccorso all'incrociatore danneggiato, trasmesso dalla Vittorio Veneto, quest'ultima ricevette dallo Zara il segnale interrogativo : "Chiedo se posso invertire la rotta per andare a portare assistenza nave POLA - 202428"Â. Questo messaggio, in cui appare trasparente la corretta allarmante interpretazione dell'ammiraglio Cattaneo ed il suo tentativo di convincere il Comandante in Capo della Squadra Navale ad un ripensamento nell'invio della 1^ Divisione in soccorso al Pola, giunse all'ammiraglio Iachino alle 20.58, dopo ben trentaquattro minuti dalla sua compilazione. Ciò che francamente appare incredibile per una richiesta di così grande importanza. La risposta di Iachino fu ancora una volta categorica, dal momento che alle 21.03, dopo un intervallo di soli cinque minuti, la Vittorio Veneto trasmise allo Zara : "Si invertite la rotta - 210028".

L'ammiraglio Cattaneo obbedì e, come riferì il comandante Raffaelli, aggiunse "E' un guaio". Alle 21.09 la Vittorio Veneto intercettò il segnale dello Zara diretto al Comando della 9^ Squadriglia Cacciatorpediniere, che riferiva: "Si inverte per andare ad assistere POLA - 210628"Â.

Come si vede dal momento in cui la Vittorio Veneto aveva dato l'ordine di invertire la rotta fino al momento in cui il Comando della 1^ Divisione compilò l'ordine per le unità dipendenti per invertire la rotta erano trascorsi soltanto tre minuti.

Comunque l'ammiraglio Iachino dovette avere anch'esso legittimi dubbi sulla saggezza della sua decisione perchè si affrettò a diramare al Comando della 1^ Divisione due messaggi significativi. Con il primo delle ore 21.00 ritrasmetteva le informazioni ricevute da Supermarina sulla presenza di un Comando Complesso inglese localizzato con la radiogoniometria, comunicando : "Alle 1745 una forza navale era miglia 40 per 240° da Capo Crio velocità presunta 15". Quindi, alle 21.14, la Vittorio Veneto trasmetteva allo Zara il seguente ordine significativo: "In caso di incontro con forze superiori abbandonate POLA - 210528". Facciamo notare che nel caso del primo segnale, la velocità presunta in quindici nodi della forza navale nemica era stata ipotizzata sulla base del messaggio intercettato alle 20.15 dai crittografi della Vittorio Veneto.

Nel frattempo, alle 21.13, era stato intercettato dalla Vittorio Veneto il seguente ordine diramato dallo Zara al Fiume e all'Alfieri per la 9^ Squadriglia Cacciatorpediniere : "Velocità 16 nodi all'ordine"Â. Secondo il registro comunicazioni del cacciatorpediniere Oriani, che differisce da quello del Comando della Squadra Navale, la velocità ordinata sarebbe stata in effetti di dodici nodi.

Alle 21.20 la Vittorio Veneto segnalò al Comando della 3^ Divisione : "1^ Divisione inverte rotta per dare assistenza POLA - 211528".

Alle 21.24 lo Zara trasmise al Pola : "Vengo a darvi assistenza. Dite ora in cui siete stato colpito - 212528"Â. L'ora in cui il Pola era stato colpito serviva al Comando della 1^ Divisione per fare il punto sulla carta, e stabilire dove esattamente si trovava l'incrociatore immobilizzato.

Il Pola rispose alle 21.33, riferendo allo Zara di essere stato colpito alle "Ore 1950 - 213028"Â.

Alle 21.57 lo Zara compilò un messaggio per il Fiume, che fu trasmesso alle 22.06 nella seguente forma : "Tenetevi pronto a prendere a rimorchio Nave POLA".

Nel frattempo, alle 21.50, la Vittorio Veneto trasmetteva per macchina cifrante a Supermarina, il seguente telecifrato:

 

 

"PAPA SUPERMARINA VITTORIO VENETO per Squadra n. 36854 alt Subito forte attacco aerei siluranti dopo tramonto alt POLA colpito et fermo alt 1^ Divisione ricevuto ordine dare soccorso POLA alt VITTORIO VENETO dirige Taranto con 3^ Divisione velocità 19 nodi (alt). Mia posizione ore 20 lat. 35°26' long. 20°25' - 203528Â.

 

Questo telecifrato fu ricevuto a Roma alle 22.10.Nel contempo, alle 22.06, la Vittorio Veneto aveva ancora trasmesso a Supermarina, con macchina cifrante due messaggi, con i quali veniva richiesta, per il mattino seguente, la protezione con aerei da caccia al gruppo Vittorio Veneto, e alla 3^ Divisione, "che presumibilmente si sarebbe trovata sul punto del POLA in lat. 35°25'N, 20°56'EÂ.

Come si vede da questo scambio di messaggi, l'ordine impartito alle 20.18 alla 1^ Divisione Navale di recarsi al completo in soccorso al Pola, dovette far sorgere nell'ammiraglio Cattaneo legittimi dubbi sulla saggezza della decisione del Comando Squadra. Alle 20.38, o perchè non ricevette il messaggio o perchè intendeva guadagnare tempo in attesa di un ripensamento dall'alto, Cattaneo non aveva ancora invertito la rotta e, come abbiamo visto lo fece soltanto alle 21.06 dopo un nuovo sollecito categorico di Iachino trasmesso alle 20.45 e una richiesta di conferma avanzata dallo Zara al Vittorio Veneto alle 20.56 per andare ad assistere il Pola.

A quel momento si erano perduti settantotto minuti dal momento in cui era stato silurato il Pola, che si trovava arretrato di ben 24 miglia. Successivamente, con la bassa velocità ordinata alla 1^ Divisione mentre dirigeva in soccorso dell'incrociatore, si può calcolare che il ritardo accumulato salisse ad almeno cento minuti. Ciò costituiva un ritardo di soccorso inaccettabile, soprattutto in presenza di una minaccia nemica che a bordo della Vittorio Veneto e dello Zara si sapeva esistere e che doveva essere tenuta in considerazione, anche se il nemico sembrava aver ridotto la velocità delle sue navi a quindici nodi.

Nello scambio dei messaggi che si svolsero con regolarità , smentendo l'ammiraglio Iachino il quale lamentò avessero portato a considerevoli ritardi, e che appaiono oggi sufficientemente comprensibili riguardo alle intenzioni di Cattaneo, risulta chiaramente - come d'altronde era già stato fatto notare da critici e da storici - che il Comandante della 1^ Divisione Navale avrebbe desiderato inviare due soli cacciatorpediniere in aiuto al Pola.

Questa sua prudenza può essere spiegata con il fatto, confermato da Iachino, che anche a bordo dello Zara fu ricevuto alle 20.05 il telegramma 71174 con il quale Supermarina informava il Comando Squadra sulla presenza della nave Comando Complesso, che alle 17.45 risultava indietro di 75 miglia, ma che poi, a quattro ore di distanza, guadagnando in velocità sulla squadra italiana, poteva trovarsi più vicina alla Vittorio Veneto e prossima al Pola rimasto sensibilmente arretrato. In queste condizioni era certo che Cattaneo temesse una inversione di rotta che avrebbe potuto condurre la 1^ Divisione ad un appuntamento con il nemico, fosse esso stato rappresentato dagli incrociatori della Forza B, di cui anche sullo Zara si sapeva stessero inseguendo le navi italiane, oppure dai cacciatorpediniere che gli inglesi non potevano mancare di impiegare in una ricerca a rastrello.

Tutto ciò fu indubbiamente valutato da Cattaneo; e del pensiero dell'ammiraglio abbiamo una preziosa testimonianza da quanto scritto nel settembre 1972 dall'ex tenente di vascello Raffaelli, ufficiale di bandiera dell'ammiraglio Cattaneo, il quale rispondendo alla lettera inviatagli dal Capo dell'Ufficio Storico della Marina, ammiraglio Paladini, che chiedeva spiegazioni sul comportamento tenuto dal Comandante della 1^ Divisione al momento di invertire la rotta per andare in soccorso al Pola, scrisse testualmente (12):

 

"Il primo ordine dell'Ammiraglio Iachino giunse sullo ZARA pochi minuti dopo la trasmissione del segnale dell'Ammiraglio CATTANEO con il quale chiedeva l'autorizzazione di inviare due CC.TT. a dare assistenza al POLA. Comunicai personalmente il testo all'Ammiraglio. Dopo qualche minuto, non avendo ricevuto da lui alcuna disposizione gli feci presente che l'ordine della Squadra era "EsecutivoÂ. L'Ammiraglio mi rispose: Lo so. I due telegrammi si sono sicuramente incrociati. Voglio dare il tempo all'Ammiraglio Iachino di riconsiderare la questione"Â.

 

Riferendosi poi all'ordine dato dall'ammiraglio Iachino alla 1^ Divisione di abbandonare il POLA in caso di "incontro con forze nemiche superiori", Raffaelli affermò che l'ammiraglio Cattaneo "Chiese ancora conferma" di andare in soccorso al Pola. Il telegramma, ricevuto alle 20.56 dalla Vittorio Veneto, non poteva però portare il gruppo orario di partenza 20.24, come risulta nell'estratto segnali del Comando Squadra.

Raffaelli, "ricordando perfettamente che fu compilato dopo la ricezione del secondo ordine", riguardante l'eventuale abbandono del Pola in presenza di forze navali nemiche superiori, sostenne essere stato "impossibile che per la cifratura e la trasmissione siano stati impiegati ben 32 minuti mentre tutti gli altri segnali avevano una media inferiore ai 10 minuti".

Concluse infine la sua lettera affermando:

 

"L'Ammiraglio CATTANEO era convinto della vicinanza del nemico, anche se in un primo momento riteneva di avere qualche ora di più a disposizione per spostare il POLA, e quindi continuava a giudicare più valida la sua prima proposta (invio da due soli cacciatorpediniere - N.d.A.) che non avrebbe messo a rischio tutta la Divisione"Â.

 

Tutto ciò, come afferma l'ammiraglio Raffaelli, fu certamente valutato dall'ammiraglio Cattaneo quando richiese di inviare in soccorso al Pola due soli cacciatorpediniere : proposta che Iachino sostenne di aver respinto perchè essi avrebbero potuto soltanto dare il colpo di grazia all'incrociatore danneggiato, che Cattaneo invece, lo ripetiamo, intendeva possibilmente salvare.

Questa interpretazione artefatta servì poi al Comandante della Squadra Navale per giustificare la decisione di mandare indietro l'intera 1^ Divisione in soccorso al Pola.

Infatti, nel fascicolo 2 della sua relazione, al capitolo "Considerazioni e osservazioni"Â, l'ammiraglio Iachino scrisse testualmente.

 

"Fermatosi il POLA alle 19.50 perchè colpito da siluro, ho ordinato alla 1^ Divisione di recarsi a prestargli assistenza. Non si poteva infatti abbandonare quella nave senza almeno accertarsi che non era possibile salvarla.

Non conveniva d'altra parte distaccare soltanto due cc.tt., che avrebbero potuto far ben poco, non essendo sufficienti nemmeno a salvare l'equipaggio del POLA, e che non potevano avere l'autorità di decidere sull'opportunità di abbandonare la nave oppure tentarne il salvataggio

D'altra parte non si aveva alcuna sensazione della vicinanza del nemico, e tanto meno che fra le forze inglesi più vicine figurassero navi da battaglia".

 

Fu sulla base, discutibilissima, di queste presunte favorevoli condizioni, e ritenendo che soltanto una persona qualificata - quale era Cattaneo - avrebbe potuto rapidamente verificare lo stato effettivo del Pola e decidere se era possibile tentare il salvataggio dell'incrociatore, oppure di affondarlo, assumendosi con ciò una responsabilità che nessun comandante di cacciatorpediniere era autorizzato a prendere, che Iachino prese una decisione marinaresca molto azzardata.

Egli ha poi sostenuto che si trattò di una scelta molto tormentata, sollecitata dal comandante del Pola che chiedeva assistenza. E per convalidare questa tesi Iachino insistette in più occasioni sul messaggio ricevuto dallo Zara alle 20.46, trasmesso dall'incrociatore danneggiato nella seguente forma.

 

"Colpito siluro al centro. Allegati tre compartimenti apparato motore prora caldaie 4 - 5 et 6 - 7. Chiedo assistenza e rimorchio"Â.

 

Tale telegramma rappresentò per Iachino un valido motivo per giustificare di fronte ad una platea sensibile la sua discutibile decisione di inviare l'intera 1^ Divisione in soccorso al Pola. Esso sottolineò il fatto che il comandante della nave danneggiata richiedeva un rimorchio che l'ammiraglio sostenne di non aver potuto negare, ragion per cui, scartando i cacciatorpediniere inadatti a trainare speditamente una nave di quelle dimensioni, l'operazione poteva essere attuata soltanto con gli incrociatori.

Questa interpretazione non convince affatto, dal momento che erano trascorsi ben trentotto minuto da quando, alle 20.16, il Comandante in Capo della Squadra Navale era stato informato dallo Zara che il Pola, colpito da un siluro, era fermo, e trentasei minuti da quando, secondo l'ntercettazione del messaggio da parte del Trieste, la Vittorio Veneto, trasmettendo alle 20.21, impose all'ammiraglio Cattaneo : "Prima Divisione vada soccorso POLA - 201520".

Quando poi l'ammiraglio Iachino ricevette il messaggio trasmesso alle 20.25 dal Comando della 1^ Divisione, che chiedeva "Salvo ordine contrario lascerò due cacciatorpediniere di scorta al POLA - 201528"Â, il suo ordine, trasmesso alle 20.45 (e quindi prima ancora di ricevere da quell'immobilizzato incrociatore la richiesta di rimorchio fatta alle ore 20.46), fu ancora più categorico, specificando: "ZARA FIUME et 9^ Squadriglia vadano soccorso POLA 203328"Â.

Quindi, come chiaramente si vede dagli orari di trasmissione dei vari messaggi che abbiamo elencato, l'ordine impartito dall'ammiraglio Iachino al Comando della 1^ Divisione di andare in soccorso al Pola fu una sua iniziativa autonoma, come doveva essere e come giustamente egli ha riconosciuto nel suo libro "La sorpresa di Matapan"Â. Tuttavia la sua decisione non era assolutamente da collegare con la richiesta di rimorchio trasmessa da quell'incrociatore, che arrivò alle 20.46 nelle mani del Comandante in Capo della Squadra Navale, quando già il suo secondo ordine inviato allo Zara, alle 20.45, era già stato spedito dalla Vittorio Veneto da un minuto, e compilato almeno 12 minuti prima, intorno alle 20.33.

Il fatto che l'ammiraglio Iachino, abbia dichiarato che egli basò la sua decisione di soccorrere il Pola su un apprezzamento della situazione fatto in precedenza, in pieno accordo con i suoi collaboratori, che escludeva per la 1^ Divisione un incontro con forze nemiche soverchianti, non sembra alla luce dei fatti del tutto coerente, dal momento che ci fu anche chi espresse dubbi al Comandante Superiore in mare.

Tali dubbi venivano proprio dalla persona che più di ogni altro in quel momento, a bordo della Vittorio Veneto, era in grado di valutare una situazione nemica che appariva incerta e per molti versi allarmante. Si trattava del capitano di fregata Eliseo Porta, capo del gruppo di crittografi della Sezione B di Maristat, che erano stati imbarcati alla partenza da Napoli sulla nave ammiraglia della Squadra Navale proprio per interpretare più rapidamente sul posto le intercettazioni del nemico, captando e interpretando convenientemente i messaggi in codice.

Dopo anni di silenzio Porta, nominato nel frattempo ammiraglio, scrisse nel 1960 una lettera all'ammiraglio Fioravanzo, allora Capo dell'Ufficio Storico della Marina, nella quale affermava di aver comunicato a Iachino, nel pomeriggio del 28 marzo, "la sua sensazione che il grosso nemico fosse in mare". Questa validissima testimonianza, fu contestata dall' Comandante in Capo della Squadra Navale, il quale nel 1968 chiese spiegazioni allo stesso Porta. Quest'ultimo rispose con lettera datata 22 giugno di quell'anno, ribadendo che la sua "sensazione che il nemico fosse più vicino di quanto in quel momento si pensasse in plancia Ammiraglio" si fondava su un'insieme di tanti elementi difficilmente definibili e misurabili derivanti dalle "intercettazioni radiotelegrafiche del nemico"Â, e quindi dalla "intensità dei segnali, arroganza ed urgenza dei trasmettitori delle navi ammiraglie, piccole deviazioni della procedura normale" e da altri indizi.

Nel suo ultimo libro, "Il punto su Matapan", Iachino ribattè che la sensazione vaga di Porta "non si basava su nessun serio elemento informativo" che potesse far capire che il grosso della flotta inglese fosse in mare. L'ammiraglio sostenne di non ricordare se a seguito dei dubbi di Porta fosse stato fatto, al termine dell'attacco aereo crepuscolare nemico, "un esame comparativo delle intercettazioni radiotelegrafiche di quella giornata". Ma ammise che se un tale esame fu fatto esso ebbe in quel particolare momento "carattere sommario" e di esso non fu tenuto alcun conto. Ciò perchè dai messaggi scrutinati non si poteva avere la sensazione "che fossero vicine le navi da battaglia di Alessandria"Â, ma solo i quattro incrociatori dell'ammiraglio Pridham-Wippell che stavano tallonando la squadra navale italiana e la cui presenza, sostenne Iachino, "non destava preoccupazione"Â.

Queste tesi, nel dopoguerra, furono confutate da Porta, divenuto ammiraglio: In un suo manoscritto inedito Porta ha scritto che l'ammiraglio Iachino, al quale si era presentato in plancia ammiraglio della Vittorio Veneto per esporgli la sua opinione sulla situazione, che si basava sull'insieme della "interpretazione r.t., lo stette a sentire, e poi lo congedò senza commenti"Â. Ed aggiunse: "Mi allontanai con la impressione che quel mio giudizio non andasse d'accordo con il quadro della situazione tattica che egli si era fatto, e che quindi egli pensasse che noi ci sbagliavamo, ciò che a rigor di termini poteva anche essere"Â.

Analizzando lo stesso argomento in "La sorpresa di Matapan"Â, Iachino era sembrato ancora più convincente nella sua versione dei fatti, espressa a posteriori e in modo a lui conveniente. Egli affermò di aver concluso il suo apprezzamento della situazione nella convinzione che le corazzate della "Mediterranean Fleet" avrebbero logicamente evitato il combattimento di notte"Â. Quindi sicuro che gli stessi incrociatori britannici dell'ammiraglio Pridham-Wippell "non avrebbero ricercato il combattimento notturno" per "tenersi a rispettosa distanza" dalle navi italiane, Iachino sostenne di aver concluso il suo apprezzamento della situazione con la convinzione che l'unica minaccia che la 1^ Divisione Navale avrebbe potuto incontrare nella rotta per dare soccorso al Pola, sarebbe stata, al massimo, quella rappresentata dai quattro cacciatorpediniere della Forza B. Unità che probabilmente erano state inviate alla ricerca a rastrello nelle navi italiane subito dopo il calar della notte, ma che "non potevano costituire un ostacolo serio per lo ZARA ed il FIUME, scortati com'erano anch'essi da quattro ct. di moderna costruzione", i quali "secondo le norme regolamentari di Squadra (sic), sarebbero stati tenuti in posizione di schermo avanzato rispetto agli incrociatori"Â, per proteggerli adeguatamente "da improvvisi incontri col nemico"Â.

Sebbene le molte responsabilità dell'ammiraglio Iachino, e le sue distorsioni dei fatti, fossero state messe impietosamente a nudo nel dopoguerra da una Commissione Inchiesta Speciale, l'ex Comandante in Capo della Squadra Navale continuò ad attribuire, invece, tutta la responsabilità a Supermarina, accusandola di non avergli inviato la sera del 28 marzo nessun "apprezzamento della situazione"Â. E per convalidare tale suo convincimento, che in parte era corretto, l'ammiraglio Iachino sostenne che quell'Alto Comando navale, "al quale competeva la condotta strategica dell'operazioneÂ", avrebbe dovuto dargli maggiori informazioni dal momento che, attenendosi alle norme fissate dal Documento di Guerra D.G. 1, al Comandante Superiore in mare spettava solo la "direzione dell'azione tattica".

E' infatti sintomatico quanto egli scrive nella sua opera "La sorpresa di Matapan"Â, nella quale sostenne che la sua decisione di inviare in soccorso del Pola la 1^ Divisione, con messaggio compilato alle 20.38 ed arrivato a Roma alle 21.21, aveva avuto il tacito consenso di Supermarina. E su questa supposizione egli fece il seguente ragionamento.

 

"Se in quel momento a Roma si fosse sospettato la presenza in mare della Squadra Navale inglese a breve distanza di poppa alla nostra, la notizia che la Divisione "Zara" stava tornando indietro per soccorrere il POLA avrebbe dovuto allarmare Supermarina e provocare una immediata e vivace reazione. Invece l'ammiraglio Riccardi si preoccupò soltanto di quello che avrebbe potuto avvenire l'indomani, quando la Divisione Cattaneo, col POLA a rimorchio, avesse incontrato forze navali superiori. In tal caso bisognava naturalmente affondare l'incrociatore, per evitare che cadesse in mani nemiche ; e il Capo di Stato Maggiore volle, nonostante l'ora tarda, informare il Capo del Governo della grave situazione che si era venuta a determinare.

Gli avvenimenti di quella notte erano di natura così eccezionale che era del tutto giustificata una infrazione alle consegne di massima, secondo le quali Mussolini non doveva essere disturbato durante il sonno. Il Capo del Governo (che era anche ministro della Marina) fu dunque svegliato e messo telefonicamente al corrente della situazione della Squadra e del ritorno della I Divisione per soccorrere il POLA, se non poteva trarlo in salvo, e alle 23.45, cioè senza una particolare premura, venne compilato da Supermarina un telegramma, diretto allo ZARA che diceva:

 

"Qualora giudichiate situazioni nave colpita difficile anche relazione eventuale offese aeree navali, siete autorizzato affondarla"Â.

 

E' importante rilevare in questo episodio che la notizia dell'inversione di rotta della I Divisione non solo non suscitò allarme e immediata reazione da parte di Supermarina, ma fu al contrario tacitamente approvata, in quanto la situazione del momento non faceva temere pericoli speciali per quella divisione. Soltanto in vista di successive azioni aeree e navali, cioè per l'indomani mattina, Supermarina volle dare a Cattaneo l'autorizzazione ad affondare la nave ; ma mostrò anche di non disapprovare l'idea che egli andasse personalmente a giudicare sul posto lo stato effettivo della nave sinistrata.

Se, alle 21.45, quando la notizia della missione affidata alla Divisione "Zara" venne comunicata al Capo di Stato Maggiore, quest'ultimo l'avesse ritenuta imprudente e pericolosa, un messaggio urgentissimo, con la caratteristica PAPA (precedenza assoluta sulle precedenze assolute), avrebbe potuto essere trasmesso, magari in chiaro, allo ZARA con l'ordine di tornare subito indietro, e sarebbe arrivato in tempo per evitare l'incontro di Matapan. Se tale ordine non fu dato, perchè a Roma (qualunque cosa si dica adesso) nessuno aveva la più lontana idea del pericolo che stava correndo in quel momento la Divisione ZARA. Supermarina aveva apprezzato la situazione quale l'avevo apprezzata io ed era arrivata alla stessa mia conclusione, poichè le stesse errate informazioni erano a base del suo ragionamento come del mio."

 

Occorre dire che il fatto stesso che l'ammiraglio Riccardi avesse chiesto personalmente l'autorizzazione di affondare il Pola a Mussolini, svegliandolo, come ha sostenuto Iachino, in piena notte, non depone certamente a favore dello spirito d'iniziativa del Capo di Stato Maggiore della Regia Marina. Egli, infatti, agendo nell'occasione personalmente , con quella determinazione che gli era concessa dall'alta carica ricoperta, avrebbe potuto non solo agevolare il Comandante in Capo della Squadra Navale nella scelta di una decisione per lui già tanto gravosa, ma nello stesso tempo poteva, forse, arrivare in tempo a salvare le navi dell'ammiraglio Cattaneo dalla distruzione.

Ed anche se un tale gesto che avrebbe comportato l'abbandono del Pola, poteva costargli un possibile rimprovero, conoscendo la suscettibilità di Mussolini, l'ammiraglio Riccardi avrebbe ugualmente potuto procedere a testa alta, con la consapevolezza di aver preso una decisione dolorosa ma giusta. Con il suo comportamento prudente egli non poteva invece trovare benevola comprensione tra gli storici, ragion per cui è stato impietosamente affiancato all'ammiraglio Iachino nella suddivisione delle responsabilità del disastro di Capo Matapan.

Naturalmente, le distorte interpretazioni e le scusanti dell'ammiraglio Iachino, finirono per alimentare la polemica sul suo operato. In particolare nell'ambiente Marina Iachino non mancò di rispondere duramente, fino a lamentarsi a livello Capo di Stato Maggiore, nei riguardi dell'ammiraglio Bernotti e del comandante Bragadin, rei di aver sostenuto che, in mancanza di notizie concrete sul grosso della Mediterranean Fleet, gli elementi noti dovevano porre a Iachino almeno il dubbio che il grosso nemico fosse in mare a breve distanza.

Come infatti aveva scritto sulla Rivista Aeronautica il generale dell'Aeronautica Domenico Ludovico, "che ci fossero importanti forze nemiche nelle acque di Creta era indubbio : parte erano state viste direttamente nella giornata (la Forza B), parte erano state segnalate da Supermarina, sia pure con ritardo e imprecisione, in base principalmente ad avvistamenti aerei, a radiointercettazioni o a individuazioni radiogoniometrica (e si trattava in ogni caso di almeno 1 corazzata, 1 portaerei, 6 incrociatori, 5 cacciatorpediniere)".

Il fatto poi, sostenne Ludovico, che "nella sera del 28 marzo si sapeva e si intuiva che unità leggere, incrociatori e siluranti, erano state lanciate alla caccia notturna di una nave italiana colpita al tramonto da siluro"Â, avrebbe dovuto indurre Iachino ad una maggiore riflessione perchè "almeno queste unità leggere si rischiava di incontrarle, e di notte esse non sono meno pericolose delle pesanti"Â.

L'aver infine sostenuto di essersi reso conto durante la giornata dell'inadeguatezza della ricognizione aerea italo-tedesca, era per il Comandante Superiore in mare un altro serio motivo per "diffidare del nemico, appunto perchè non ne conosceva bene la consistenza e le intenzioni".

Infine, l'interpretazione di Iachino circa il fatto che la riduzione di velocità impartita alle navi inglesi era indice che gli incrociatori di Pridham-Wippell stessero tornando indietro, fu confutata dal Bernotti il quale sostenne:

 

"La moderata velocità prescritta dal Comando navale inglese era una ragione di più per sospettare che quel segnale riguardasse le corazzate e non altro naviglio minore più veloce"Â.

 

Furono questi gli argomenti più contraddittori che apparvero subito palesi fin dal rientro delle navi di Iachino, e dai colloqui che questi ebbe a Taranto con l'ammiraglio Riccardi e poi a Supermarina. Nondimeno nessuno, neppure Mussolini al quale il Comandante della flotta dovette dare spiegazioni verbali sull'invio della 1^ Divisione in soccorso del Pola, fece ufficialmente rimproveri nei suoi confronti ed anzi, sebbene in seguito si fosse fatta la fama di "Capo poco fortunato"Â, Iachino fu mantenuto nell'alta carica fino all'aprile del 1943. In questo periodo egli svolse nuove operazioni e sostenne altre battaglie, nel corso delle quali, confermando quanto fatto in passato non brillò certamente per abilità e iniziativa.

Eppure anche all'epoca degli avvenimenti, almeno da parte tedesca, le critiche per una severa censura a Iachino non mancarono, e di ciò fu portavoce il Capo Ufficio di Collegamento della Regia Marina a Berlino, ammiraglio Giotto Maraghini, il quale rispondendo il 14 aprile 1941 al Sottocapo di Stato Maggiore fece le seguenti osservazioni sull'ordine dato alla 1^ Divisione di andare in soccorso del Pola.

 

"Essi (i tedeschi - N.d.A.) lo hanno considerato un ordine dato più da considerazioni sentimentali che da freddo esame della situazione del momento ; sapendo ora che Supermarina aveva dato l'ordine di abbandonare il POLA, devo concludere che l'opinione dei tedeschi coincida praticamente con quella di Supermarina"Â.

 

In effetti, essendosi resa conto, purtroppo in ritardo, del pericolo in cui poteva andare incontro la 1^ Divisione, poco prima di mezzanotte del 28 marzo Supermarina inviò allo Zara, quando ormai quella nave era affondata, il seguente telegramma:

 

"SUPERMARINA 67882 (alt) Qualora giudicate situazioni nave colpita difficile anche relazione eventuali offese aeree navali siete autorizzato affondarla (alt) 234528".

 

Ma purtroppo questo messaggio fu trasmesso quando già lo Zara e il Fiume erano affondati, assieme ai cacciatorpediniere Alfieri e Gioberti. Il Pola, la prima nave ad essere stata avvistata immobile dalle navi britanniche, li avrebbe seguiti nell'abisso poco dopo.

 

Francesco Mattesini

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Ad ogni modo, non si scappa.

 

Se Iachino era davvero il "super ammiraglio", il famoso "Angelo biondo", più volte promosso in anticipo rispetto alle normali tempistiche di avanzamento, non può pretendere di scaricare la responsabilità di "semplici" decisioni tattiche "di dettaglio" su Supermarina.

 

Se, invece, si può dedurre che Iachino avesse bisogno dell'autorizzazione scritta, firmata e protocollata di Supermarina anche per decidere se e quando andare al gabinetto, beh, allora tanto "super" e "biondo" non doveva essere.

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Visitatore Kashin

Intanto mi congratulo per le sue OPERE, che ho tutte nella mia biblioteca .

Si evince (a mio personale giudizio):essendo i suoi scritti editi dall' USMM un cambiamento di rotta su convinzioni molto rigide che lo stesso SM aveva tenuto negli anni passati su fatti storicamente personalizzati, e questo e un merito.-(Considerazione errata??)

 

Un ridimensionamento dei due Ammiragli : Iachino e Fioravanzo (che soddisfazione!!)

 

Un Amm.glio Inglese che sapeva stare in mare e per mare combatteva .-

 

La solita storia sull'aviazione Italiana , carente e imbelle e con scarsa autonomia ..ma i Savoia Marchetti Transoceanici Mod . 75 ( operativi gia dal 1938) che andavano in Giappone e i Piaggio P180 ??

 

Nella catena comando troppi Ammiragli e nessuno che pensasse, tutti sotto note caratteristiche di avanzamento ?? La assoluta mancanza di indipendenza di operazioni del comando in mare , una inefficiente catena di collegamenti ed una efficiente burocrazia Italica.-

 

Dei sottoposti che pensando di andare in pensione col grado di ammiraglio, non contraddicono un ottuso Comandante di una formazione navale .

 

Radar. Diamo la colpa a noi stessi visto che eravamo i precursori di tale strumento elettronico.

Ma comunque non e' una scusante , i Giapponesi in piu' casi, di notte ne fecero a meno con gli USA, vincendo.

 

Combattimento notturno.mancanza di esercitazioni notturne.....la colpa degli Inglesi ??

 

Se si sente depresso si legga "Le azioni navali in Mediterraneo" scritte dall'Amm. Fioravanzo edite sempre dallo USMM ediz. 1970, la tirera' su'.-

 

Se a scrivere non fosse stato lei ma io sarei stato tacciato di essere un "blasfemo"ÂÂ

 

La leggo sempre con interesse, il non partecipare e dovuto soltanto alla completezza delle sue informazioni.-

Modificato da Kashin
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Si evince (a mio personale giudizio):essendo i suoi scritti editi dall’ USMM un cambiamento di rotta su convinzioni molto rigide che lo stesso SM aveva tenuto negli anni passati su fatti storicamente personalizzati, e questo e’ un merito.-(Considerazione errata??)

 

E' quello che ho notato anch'io, con grandissima soddisfazione.

 

Purtroppo, nel frattempo, la Rivista Marittima è partita per la tangente... :s14:

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Visitatore Mattesini

La questione della "Revisione Storica" è una considerazione giusta di Kashin e di Pesce Persico. A partire dal 1988, dopo anni di "oblio"Â, ricominciai a frequentare l'Ufficio Storico della Marina Militare, dove non avevo più accesso per quanto avevo scritto nel 1980 in "La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-1945)", e poi in una serie di articoli di carattere critico stampati da "Il Giornale d'Italia"Â, che indispettirono gli ambienti di Marina, soprattutto degli ex combattenti, in quanto mettevo a nudo tutte le mancanze navali dell'ultima guerra, anche dal lato umano. Subito misi in chiaro che una revisione seria andava scritta senza reticenze o manipolazioni (come era stato fatto fino ad allora), e debbo dire, ad onestà dell'Ufficio Storico Marina, ed anche di quello dell'Aeronautica, che nessun bavaglio mi è stato mai messo. Quindi ho sempre potuto scrivere la "Verità Storica"Â, suffragando ogni mia considerazione critica, sulla scorta dei documenti originali. Scrivere per la Rivista Marittima è invece molto differente, perchè molto più vicina agli ambienti degli ex combattenti, che vorrebbero sempre sentir parlare di vittorie contro "La perfida Albione"Â.

.

Francesco Mattesini

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Scrivere per la Rivista Marittima è invece molto differente, perché è molto più vicina agli ambienti degli ex combattenti, che vorrebbero sempre sentir parlare di vittorie contro “La perfida albioneâ€Â.

 

In proposito, ricordo una vecchia lettera scritta dall'Amm. Renato Battista La Racine, a proposito degli avvenimenti armistiziali. In essa compariva una frase che suonava più o meno così: "...per quanto riguarda, poi, la fedeltà all'alleanza, beh, non poteva importarcene di meno..."

 

Confesso di aver avuto un "lievissimo" travaso di bile...

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Visitatore Perla
Confesso di aver avuto un "lievissimo" travaso di bile...

 

.....il travaso alla sottoscritta arriva ogni volta che legge come sono andati i fatti l'8 settembre....e più leggo e approfondisco più le mie transaminasi si innalzano....però caro Persico...almeno questo è stato sincero al riguardo: dote non disprezzabile, visto quello che si legge (e si sente) in giro....

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Sinceramente anche a me non me ne sarebbe fregato nulla. Non perché non sono un uomo d'onore, ma perché non ha senso combattere fino all'ultimo. Come dicono negli US, meglio rialzarsi e combattere un'altro giorno, magari per una causa migliore. Nel caso specifico, poi, non capisco bene a quale scopo avremmo dovuto continuare. Se Hitler ed i suoi accoliti erano così illusi da non accorgersi di aver perso la guerra, i suoi generali così proni da non osare dirlo o fare nulla (rare eccezioni a parte) o se tutti erano d'accordo per una gloriosa caduta degli dei, padroni. Ma la follia non costituisce obbligo.

Preciso, per evitare sterili polemiche, che rispetto le persone che compirono con sofferenza scelte per entrambe le parti se dettate da nobili considerazioni, e disprezzo chi le fece per convenienza o per i motivi di cui sopra. Come ho detto in altra occasione, non ho idea di che scelta, se ne avessi avuta, avrei fatto io stesso, se educato "da fascista" ammesso che sia esistita una cosa del genere. A mio avviso il valore non ha ideologia, e l'ideologia non crea il valore. Ora come ora però se devo pensare ad un esempio per gli italiani penso a Cefalonia, o ai seicentomila (più o meno) che preferirono rimanere nei lager a rischio della vita piuttosto che tornare a combattere per i tedeschi e la repubblica di salò.

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Visitatore ERICH TOPP U-552

....BELLA GENTE (di mare !)

 

....leggo in questi giorni questo MERAVIGLIOSO topic,non intervenendo semplicemente perchè non sono "preparato" come voi sull'argomento.... :s19:

 

....spero di non andare "fuori" dall'argomento inserendo una foto...."arrivata" fresca fresca....ora non più in mano di possibili "commercianti" senza scrupoli,ma....anche se solo "virtualmente" (l'originale è entrato nella mia umile e modesta collezione)....facente parte dell'archivio di Betasom e dei suoi meravigliosi Cti !!.... :s15:

 

 

....R.N. Fiume....ripresa dal suo idrovolante e provabilmente,prima dell'entrata in guerra (le volate dei cannoni sono pitturate di bianco e manca la mimmetizzazione)....

 

imgzn6.jpg

Shot at 2007-07-27

 

 

....ONORI A TUTTI I SUOI CADUTI IN QUELLA TRAGICA NOTTE !!.... :s67: :s67: :s67:

 

 

 

:s67: Mau

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Peccato che la testimonianza dell'Amm. Raffaelli non sia nota come dovrebbe. Iachino, e altri, han sempre detto: "peccato che non ci sia nessun superstite della plancia ammiraglio dello Zara, sennò potrebbero confermare che Cattaneo era convinto della necessità di tornare indietro"...non pare proprio così.

 

Del pari, la testimonianza del Com.te Porta è eloquente. Ne parla il CV De Monte nel suo raro Uomini ombra, recensito in Biblioteca, con la cronistoria di Gaudo-Matapan vissuta a bordo del Vittorio Veneto e a Supermarina. In quelle pagine non si fa espressamente il nome di Porta, chiamato "Il Principe azzurro".

Se interessa posso inserire il testo.

 

 

Mi chiedo inoltre se fosse proprio necessario che la verifica delle condizioni del Pola, di notte e in quella particolare situazione, dovesse essere effettuata personalmente da Cattaneo. Non era sufficiente la valutazione del CV De Pisa e del suo servizio GN?

Modificato da GM Andrea
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Visitatore Mattesini

Le testimonianze degli ammiragli Raffaelli e Porta sono di enorme importanza nel "giallo di Matapan"Â, perchè dimostrano, senza ombra di dubbio, tutta la inaffidabilità dell'ammiraglio Iachino a descrivere gli avvenimenti di guerra disastrosi a cui è stato protagonista, pieni di errate giustificazioni.

 

Il fallito intercettamento della flotta britannica di Gibilterra (Forza H) durante il bombardamento di Genova del 9 febbraio 1941; gli errori ripetuti nell'episodio di Gaudo e Matapan del 28 marzo 1941; il mancato intervento a sud della Sardegna contro un convoglio diretto a Malta scortato dalla Forza H il 27 settembre 1941; la prudenza con cui affronto con tre corazzate e due incrociatori pesanti una modesta formazione di 4 incrociatori e una decina di cacciatorpediniere che scortavano un piroscafo diretto a Malta da levante, nel Golfo della Sirte, al tramonto il 17 dicembre 1941; e infine, come tutti i cultori di storia navale dovrebbero sapere, la pessima figura fatta dalla corazzata LITTORIO e tre incrociatori italiani nella battaglia della 2^ Sirte, il pomeriggio del 22 marzo 1942, sono episodi che, lo spero, dovrebbero finire per far capire che l'ammiraglio Iachino non è stato un "capo sfortunato" ma soltanto un personaggio, di levatura tattica e strategica modesta, che non avrebbe mai dovuto comandare la flotta italiana.

 

Soprattutto la testimonianza di Raffaelli , che perlando in un momento del dopoguerra difficile per la Marina fu anche lui molto reticente ad esporsi in prima persona per difendere dalle accuse di Iachino l'onorabilità di Cattaneo (di cui ricordiamolo era l'uomo di fiducia essendo il suo ufficiale di bandiera), è il tassello che dimostra come a bordo dello ZARA non tutti gli ufficiali dello Stato Maggiore del Comando della 1^ Divisione erano caduti in combattimento, e che su questo fatto avevano mentito Iachino, Fioravanzo e Bragadin nel descrivere gli avvenimenti di quella disastrosa operazione di Matapan, forse per non esporre alla pubblica opinione nazionale un personaggio che sapeva che in quel momento sarebbe diventato particolarmente scomodo.

 

Era più facile, per mitigare la sconfitta, adeguarsi alle continue sollecitazione di Iachino (che arrivavano negli ambienti che contavano per imporre la "sua Storia"Â) , che così a potuto scrivere i suoi libri e i suoi articoli, sollevando tantissime emozioni in modo da farsi quella fama, come detto, di "Capo poco fortunato"Â, e quindi moralmente inattaccabile.

 

Molti, purtroppo, l'hanno bevuta.

 

Francesco Mattesini

Modificato da Mattesini
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E sì che, a quanto si sa, la nomina di Iachino al posto di Campioni fu salutata con favore dagli equipaggi anche perchè aveva fama di "uomo fortunato".

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Visitatore Mattesini

Dopo il disastro di Matapan, l'ammiraglio Iachino, come è dimostrato da documenti presenti all'Archivio di Stato, fu sottoposto ad inchiesta della Corte Marziale, ma la causa si risolse, nell'estate del 1941 con la sua piena assoluzione. L'unico che pagò, a quanto mi risulta per notizie confidenziali ricevute molti anni fa, che ritengo possano essere precise, fu l'ammiraglio Inigo Campioni che in quello stesso periodo fu sostituito dall'ammiraglio Luigi Sansonetti nel ruolo di Sottocapo di Stato Maggiore della Regia Marina, per essere inviato a Rodi (Dodecaneso), come Governatore e Comandante delle Forze Armate dell'Egeo.

Evidentemente, questo movimento di Campioni doveva apparire come una meritata promozione dell'ammiraglio, mentre invece veniva allontanato dal vertice di Supermarina, essendo stato ritenuto il massimo responsabile della dura sconfitta (paragonata addirittura a Lissa) in cui era incorsa la flotta di Iachino.

E probabile che i colloqui intavolati con Mussolini e con l'ammiraglio Riccardi (Capo di Stato Maggiore della Marina) dall'ammiraglio Iachino, che si lamentò anche molto nelle sue relazioni e nelle sue lettere personali spedite a Roma per il mancato appoggio ricevuto da Supermarina durante l'operazione di Gaudo e di Matapan, (Iachino lo ha scritto anche nei suoi libri e nei suoi articoli) fossero stato le cause principali del trasferimento di Campioni in Egeo, come agnello sacrificale.

D'altronde sappiamo bene che i comportamenti di Campioni nelle battaglie di Punta Stilo (9 luglio 1940) e di Capo Teulada (28 novembre 1940) non erano affatto piaciuti al Duce, che avrebbe voluto dall'allora Comandante della Flotta, un comportamento più aggressivo. Ma anche in questo le maggiori responsabilità oggettive del tiepido comportamento della flotta italiana, erano da addebitare, più che a Campioni, allora Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Domenico Cavagnari, i cui ordini tassativi erano stati quelli di evitare di entrare in contatto con la flotta nemica, a meno che non vi fossero state condizioni particolarmente favorevoli.

Esempio: si poteva affrontare il nemico con due corazzate, sempre che il nemico ne avesse disponibile soltanto una. Il combattimento alla pari con l'aggressiva Royal Navy, era escluso tassativamente.

Questa norma restò in vigore soprattutto dopo il disastro di Matapan. Inoltre, per disposizione di Mussolini sollecitata dalla Marina presso il Comando Supremo, fu deciso che le operazioni navali dovessero svolgersi, da quel momento, soltanto entro il limite di protezione della caccia di scorta, che notoriamente era di 85 miglia dalle coste nazionali. (Il documento, fotografato in forma originale, si può trovare nel mio libro "L'operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan"Â, pag. 525).

Quindi non più puntate in profondità , come quella di Gaudo, ma soltanto missioni che comportassero lo sbarramento del Canale di Sicilia e la difesa delle coste metropolitane.

I britannici erano quindi liberi, e lo sarebbero stati fino al termine della guerra, di scorrazzare nell'intero Mediterraneo, contrastati soltanto dai sommergibili e dall'aviazione italo-tedesca.

Triste retaggio, per noi italiani, del disastro di Matapan.

 

Francesco Mattesini

Modificato da Mattesini
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I britannici erano quindi liberi, e lo sarebbero stati fino al termine della guerra, di scorrazzare nell’intero Mediterraneo, contrastati soltanto dai sommergibili e dall’aviazione italo-tedesca.

 

E, benchè con modalità particolari, un pochino anche dalla 10a Flottiglia MAS... (per il resto concordo, buio completo)

 

 

 

Cmq, ripensando alla questione Raffaelli, ricordo di aver letto (non ho sottomano i libri) il racconto di chi, in plancia sullo Zara, avvistò il Very sparato dal Pola, e la frase "ma che fanno, ci sparano addosso?" (riferita al Pola) alle prime vampate delle salve inglesi.

 

Ciò confermerebbe che non tutto lo Stato Maggiore dello Zara scomparve in mare...

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Visitatore Mattesini

Non mi sono dimenticato della X M.A.S.. Faccio però notare che io mi riferivo agli attacchi in mare aperto dei sommergibili e dell'aviazione dell'Asse contro la flotta britannica, mentre invece la "X" attaccava esclusivamente, salvo qualche eccezione di motoscafi siluranti, nei porti del nemico, che è cosa ben differente, e per molti versi ancor più insidiosa. Però, se non ci fossero stati i mezzi d'assalto, di successi italiani nel Mediterraneo cosa sarebbe rimasto?

 

Francesco

Modificato da Mattesini
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  • 2 months later...

In un mercatino rionale ho acquistato il libro dell'ammiraglio Iachino... l'ho sfogliato velocemente e poi l'ho messo via... non mi ricordo nemmeno dove..

non è possibile... la colpa è sempre degli altri, della sfortuna, o di qualche intervento divino.. mai e poi mai un'ammissione di colpa, neppure minimo...

 

se durante tutto il conflitto le nostre navi da battaglia non sono riuscite ad affondare nemmeno un motoscafo della Yacht club di Malta si può sapere una volta per tutte di chi è la colpa? è la stessa storia dell'8 settembre, ne più ne meno

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Visitatore Mattesini

Io mi ero espresso in modo non dissimile: le nostre meravigliose navi da battaglia non riuscirono neppure ad affondare un canotto. E gli incrociatori, l'unico loro successo fu conseguito la notte sul 17 luglio 1943 dallo "Scipione Africano" che affondò la motosilurante britannica "MTB 316" nello Stretto di Messina. Contro le navi di superficie Alleate non fecero di meglio i cacciatorpediniere che affondarono con il "Tarigo" il solo cacciatorpediniere britannico "Mohawk" il 16 aprile 1941. Anche i successi delle torpediniere furono limitati a quello conseguito il 16 aprile 1943 dalla "Cigno" e "Cassiopea" (affondata nell'azione), che affondarono il cacciatorpediniere "Pakenham". Se faccio invece l'elenco delle navi da guerra e mercantili italiane perdute in combattimento con le unità della Royal Navy, c'e da sentirsi male, o per rabbia, da mangiarsi il fegato.

Modificato da Mattesini
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