antonio Inviato 25 Giugno, 2007 Segnala Share Inviato 25 Giugno, 2007 La storia delle esplorazioni dei fondali marini è piuttosto recente. Se il francese Pierre-Simone Laplace era riuscito giàai primi dell'800 a misurare con buona approssimazione la profonditàmedia dell'Atlantico, avvalendosi di calcoli matematici basati sulle escursioni di marea sulle coste del Brasile e dell'Africa, bisogneràattendere il 1872 perché la prima spedizione inglese, denominata Challenger, porti in superficie dei campioni di organismi viventi pescati negli abissi marini. Gli strumenti usati a quell'epoca erano degli scandagli meccanici, precursori dei più raffinati carotatori ed ecoscandagli che si usano per misurare le profonditàmarine. Oggi sappiamo che, nel punto di più profondo del globo, la Fossa delle Marianne, la profonditàè di 10.916 metri. Se pensiamo che i primi sommozzatori potevano scendere fino a una decina di metri sott'acqua (oggi il record sportivo di immersioni è di 40-50 metri e solo con apposite attrezzature e miscele è possibile scendere oltre i 150 metri), è chiaro che c'era bisogno di un altro strumento che consentisse la sopravvivenza a profonditàpiù elevate. Una prima idea era venuta all'astronomo inglese Edmund Halley, che aveva realizzato una campana subacquea in legno, ma il primo a calarsi a grande profonditàall'interno di un mezzo sommergibile fu l'americano Beebe, che insieme a Barton, collaudò nel 1930 la batisfera da loro ideata, raggiungendo quasi i 1000 metri. Negli anni intorno alla Seconda guerra mondiale, lo svizzero Auguste Piccard, interessato anche lui sia alla stratosfera che alle profonditàmarine, progettò il primo bastiscafo che non fosse legato a un cavo ancorato a una nave. Piccard lo battezzò FN RS-2 e lo provò nel 1948 al largo di Capo Verde, raggiungendo una profonditàdi 1.500 metri, senza equipaggio a bordo. Sfortunamente il mezzo si danneggiò nell'impresa e Piccard dovette attendere alcuni anni per riprendere gli esperimenti. Fu con l'aiuto del figlio Jacques che riuscì a costruire un nuovo batiscafo, il Trieste, varato nel 1953 con il quale, nel 1960, stabilì il record di immersione alla Fossa delle Marianne. La risposta italiana all’impresa di Piccard venne da Pietro Valsena, che Con i suoi 33 brevetti, ha spaziato in diversi campi della tecnica del dopoguerra particolarmente in quella nel settore dei piccoli motori fuoribordo e dei mini sommergibili destinati a recuperi marini interessando di ciò anche varie autoritàinternazionali. Una figura rappresentativa di cosa sono stati tanti geniali artigiani italiani di quel periodo, metafora del lavoro umile e appassionato che avrebbe spalancato negli anni le porte dell’italian style. A imitazione del batiscafo di Jacques Piccard nel 1942, Vassena progetta e fabbrica il batiscafo C3 che nel 1948 raggiunge il 12 marzo nel lago di Como., i 412 metri : La prova viene effettuata davanti ad Argegno distante dalla costa 400 metri, in una zona del lago dalle sponde scoscese e ripide. Il mezzo era nato per operare nella localizzazione di relitti affondati. Successivamente Vassena trasferisce il suo batiscafo a Capri per una immersione ancor più impegnativa a maggiore profondità. Doveva farsi nello specchio d’acqua prospiciente la Grotta Azzurra (nota: il batiscafo era stato iscritto nei registri navali statunitensi come mezzo di ricerca a grandi profondità) Dopo aver fatto una prima prova positiva ne viene tentata un’altra a profonditàmaggiore . E lì il batiscafo per uno portello di uscita a mare non ben chiuso, affonda. Il secondo batiscafo progettato da Piccard ed è stato il batiscafo Trieste I, comprato dalla marina statunitense nel 1957. Nel 1960 il Trieste che tocca per primo il punto più profondo del Mediterraneo (1953 -3.700 m.) e successivamente stabilì un record mondiale probabilmente imbattibile raggiungendo il fondo del cosiddetto Challenger Deep: il punto più profondo della fossa delle Marianne vicino all'isola di Guam, probabilmente la maggiore profonditàmarina esistente Il batiscafo C3 in emersione Vassena e il C3 Il batiscafo Trieste Il Trieste in navigazione L'inventore del Trieste, Piccard Bibliografia www.vivereilmare.it www.sacrariosportnautici.it erewhon.ticonuno.it www.webalice.it/cherini/Mercantile/presentazione www.wikipedia.it Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Visitatore Kashin Inviato 30 Giugno, 2007 Segnala Share Inviato 30 Giugno, 2007 Un batiscafo è un tipo di piccolo veicolo sommergibile ad auto-propulsione. È costituito da una cabina per l'equipaggio simile a una batisfera sospesa sotto un galleggiante ripieno di liquido più leggero dell'acqua come la benzina. La propulsione è fornita da motori alimentati da una batteria elettrica. Negli anni '50 lo svizzero Piccard con il figlio Jacques rivolge le sue attenzioni alle profonditàdel mare, progettando un mezzo, il batiscafo, che potesse immergersi senza essere vincolato ad una imbarcazione di superficie e che potesse andare a maggiori profonditàdelle batisfere. Giànel 1905 da studente della Scuola Politecnica di Zurigo aveva concepito un mezzo così fatto. Grazie alla fama che raggiunse con le ascensioni nella stratosfera ('31-'34) si diede alla progettazione di un mezzo composto da una parte sferica, adibita a cabina di osservazione, dotato di oblò in plexiglass e di potenti proiettori, più pesante dell'acqua ed idonea alla discesa e di una parte più leggera (un serbatoio di benzina comprimibile per infiltrazione di acqua che appesantisce il mezzo in fase di discesa) in grado, una volta rilasciate le zavorre (costituite da granaglia di ferro contenute in una tramoggia e trattenuta da una serranda magnetica, che una qualsiasi interruzione di corrente, volontaria o anche accidentale, libera, alleggerisce il congegno) consente di riportare in superficie il mezzo (come avviene per i palloni idrostatici. Il primo batiscafo realizzato, nel 1937, da Piccard fu l'FNRS II, grazie al Fondo nazionale belga per la Ricerca Scientifica. Da questa esperienza, in collaborazione con la Marina francese e i finanziamenti Francia, Svizzera e Italia, realizzò due progetti di Batiscafo: l'FNRS III e il Trieste Per poter studiare la maggior parte della piattaforma continentale di profonditànon superiore ai 300 metri, Piccard studiò e sviluppo l'idea di un mezzo, il "mesoscafo", per le medie profondità, costituito da una cabina più leggera dell'acqua, in acciaio, in vetro o in plexiglass, munita di una o più eliche agenti in senso verticale. In caso di guasto al motore la risalita sarebbe stata automatica. Il progetto non ebbe realizzazione, ma il principio fu conservato nella realizzazione di due mesoscafi: l'Auguste Piccard e il Meso Ben-Franklin Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Messaggi raccomandati
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.