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I Marinai Del Cane


Visitatore Perla

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Sono innumerevoli gli episodi in cui i nostri fanti di Marina si resero protagonisti durante la Prima Guerra Mondiale e nei quali il Reggimento poté dimostrare tutto il suo valore….non dobbiamo inoltre dimenticare che si trattava di truppe non addestrate al combattimento terrestre, e quindi ancora maggiore è la considerazione che meritano le loro coraggiose azioni! Tra i vari episodi che più hanno destato la mia ammirazione e commozione (e che posterò appena possibile) ho scelto iniziare con la storia dei Marinai del “Caneâ€Â……

 

Per avere un’idea delle difficoltà che fu necessario superare e dei miracoli di ingegnosità ed astuzia con i quali i nostri marinai riuscirono ad eludere la sorveglianza del nemico, basterà ricordare qui la sistemazione di un cannone da 152 mm. tolto alla nave Libia, a suo tempo sequestrata ai turchi e che i marinai ribattezzarono il “Caneâ€Â….

Era necessario sistemare questo cannone in una località situata nella zona di Monfalcone, a poche centinaia di metri dagli avamposti nemici e completamente scoperta. I lavori di scavo per la sistemazione della piattaforma furono iniziati all’interno della piccola capanna di un carbonaio ed affinché il pezzo fosse protetto, fu deciso di costruire una casamatta in cemento armato. Il lavoro fu lungo e difficile e dovette essere fatto con ogni precauzione per evitare che il nemico se ne accorgesse. A misura in cui la costruzione della casamatta procedeva, le pareti ed il tetto della capanna si dilatavano e a poco a poco essa divenne di proporzioni inquietanti. Quando il lavoro finì, la casamatta, dalla parte del nemico, aveva uno spessore di circa 4 metri.

Il cannone, opportunamente mascherato, fu trascinato verso la piazzola di notte e sistemato al suo posto con un lavoro continuo, accanito e …..invisibile: il nemico si rese conto di che cosa celava la capanna del carbonaio solo quando da essa partirono i primi colpi di cannone!

Qualche tempo dopo si pose la necessità di sistemare una batteria a Punta Sdobba, una località di particolare rilevanza strategica, favorevole per poter colpire più duramente, poiché da essa era possibile prendere di infilata e di rovescio tutte le linee dei trinceramenti nemici, ma importante soprattutto poiché tenere questa postazione significava dominare le vie di comunicazione tra il Carso e Trieste.

Non poche erano le difficoltà da affrontare: il terreno melmoso era invaso dall’acqua ad ogni alta marea, e la zona era sotto totale controllo nemico: infatti gli austroungarici, potevano seguire ad occhio nudo qualsiasi movimento dei nostri e tiravano rabbiosamente anche all’apparire del più innocente battello a remi! Fu deciso di portare in questa località il Cane e riposizionarlo nella parte più estrema della sponda sinistra del fiume, da dove era possibile prendere di rovescio tutte le linee avversarie.

I marinai del Cane si misero al lavoro con tale energia che già dopo otto giorni il cannone poteva essere tolto dalla casamatta (che aveva una piccolissima porta) e trasportato a Punta Sdobba senza che il nemico si accorgesse di nulla.

Ma se a Monfalcone era stato possibile costruire una casamatta, a punta Sdobba ciò non era assolutamente attuabile e per difendere il cannone dalle troppo facili offese, fu necessario costruire sul posto (sotto il livello dell’acqua) appositi blocchi di calcestruzzo di dimensioni appena sufficienti a sostenere l’arma. In questo modo i proiettili nemici, cadendo intorno al pezzo (ed a meno che non lo colpissero in pieno), non sortivano altro effetto che quello di alzare una magnifica colonna d’acqua.

Durante l’offensiva generale che terminò con la presa di Gorizia, il Cane aprì il fuoco alla stazione di Nabresina, importantissimo centro ferroviario nemico nonchè sede dei suoi vasti magazzini e mai prima d’ora raggiunta dai nostri cannoni. In poche ore la stazione venne distrutta completamente ed i magazzini tutti incendiati, cogliendo il nemico di sorpresa.

Il suo furore si scatenò sotto tutte le forme: violentissimo fu il tiro delle artiglierie; squadriglie intere di aeroplani accorsero a quota bassissima rovesciando tutte le loro bombe e mitragliando i marinai di giorno e di notte; solo quando furono convinti di aver distrutto tutto si acquietarono.

Ma fu allora il Cane riprese ad “abbaiare†e tirò contro la fonte “Aurissimaâ€Â, la sorgente d’acqua che alimentava tutto l’altopiano del Carso e serviva quindi e soprattutto per tutte le truppe nemiche operanti su quel settore altamente critico. Appena i marinai italiani ricominciarono il tiro contro quel bersaglio così importante per il nemico, la pioggia di fuoco che si riversò su di loro fu spaventosa: in meno di 50 minuti giunsero circa 120 colpi di medio calibro.

Tutte le comunicazioni telefoniche vennero distrutte; anche quelle con l’Ufficiale che si trovava in un vicino osservatorio, ed i marinai del Cane rimasero soli a difendersi con la loro bravura e la loro presenza di spirito; accelerarono il fuoco contro la sorgente Aurissima ed il loro tiro era eseguito con tanto sangue freddo e precisione che dopo circa un’ora tutti i grandi edifici delle pompe e dei macchinari della sorgente erano ridotti ad un ammasso di rovine….

 

Anche durante la ritirata di Caporetto il comportamento dei marinai del Cane non mancò di essere eroico: infatti per difficoltà di trasporto il pesante pezzo di artiglieria avrebbe dovuto essere distrutto, ma i suoi marinai non ne vollero sapere e ponendo per ben sei ore la loro vita a repentaglio , con un lavoro erculeo riuscirono a smontarlo dal basamento ed a trarlo in salvo!…..

 

(l’episodio è stato tratto e liberamente riassunto da “La Marina Italiana in guerra: 1915-1918 di Nicola Morabito)

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Grazie all'ottimo Plancia Ammiraglio di Vittorio Tur, superdettagliato e pettegolo come sempre, dirò che gli Ufficiali reponsabili del Cane erano il CC Aslan GRANAFEI da Mesagne e il STV (cpl) Enrico INSOM da Venezia. Quest'ultimo ebbe tre MAVM e una MBVM, ma nessuna in particolare per i valorosi episodi del Cane.

Granafei invece ebbe, oltre a una MAVM, la MBVM con la seguente motivazione:

 

"Comandante di più gruppi d'artiglieria, diresse con esemplare ed ammirevole calma e perizia non comune l'azione delle sue batterie da un osservatorio completamente in vista e battuto con tiri aggiustati dall'artiglieria nemica, dando a tutti i suoi dipendenti bello esempio di sereno coraggio anche nei momenti di maggiore pericolo".

Punta Sdobba, 18 agosto-8 settembre 1917.

 

Di altre decorazioni, e nella specie ai marinai comuni, se ve ne sono state nulla so.

 

GM Andrea

Modificato da GM Andrea
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