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Un Sommergibilista Di Betasom - Augusto Benetollo


Visitatore Marcuzzo

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Visitatore Marcuzzo

Fonte: Trentoincina.it

 

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Nato il 31 luglio 1920 a Vigonza in provincia di Padova. Sottocapo Cannoniere, matricola 56092. Imbarcato sul sommergibile Archimede dal 23 agosto 1941 al 18 aprile 1942, sul sommergibile Giuliani dal 16 giugno 1942 al 30 aprile 1943.

 

Benetollo fu membro dell'equipaggio di due sommergibili di Betasom (la base sommergibili di Bordeaux). Entrambe le unità sarebbero state affondate drammaticamente prima della fine della guerra (come descriviamo nelle schede sottostanti).

Ricordi di Augusto Benetollo

 

“Di quel periodo ricordo l’attacco subito da due cacciatorpediniere alleate. Il sommergibile in breve tempo raggiunse i 110 metri di profondità anche se da quello che aveva sempre sentito dire era collaudato solo per 100. Le luci si spensero e si accesero quelle di emergenza mentre dalle pareti del sommergibile zampillava acqua. Le bombe di profondità esplosero per tre ore di fila fino alla decisione del nostro Comandante di espellere della nafta che evidentemente diede i risultati sperati visto che i caccia se ne andarono. Con il Giuliani di rientro da una missione nel golfo della Guascogna, il 2 settembre 1942, durante l’ora in emersione per ricaricare le batterie fummo avvistati da un Sunderland Inglese che ci colse di sorpresa essendo il cielo nuvoloso. In pochi secondo l’aereo , sopra il sommergibile, sganciò una bomba che esplose circa all’altezza del centro del battello, colpendolo quasi di striscio. Il doppio scafo si lacerò mentre i gruppi d’aria, tranne uno si danneggiarono. Sotto il fuoco delle mitragliere nemiche il Comandante Giovanni fu ferito al mento ed il suo secondo diede l’ordine del “si salvi chi può†visto che il battello stava imbarcando acqua. Il Sunderland dopo diversi attacchi di mitraglia ci abbandonò forse perché ci riteneva spacciati o semplicemente perché aveva esaurito le munizioni. Con l’unico gruppo d’aria riuscimmo a ripartire e, lentamente, ci avviammo navigando in superficie a Santader dove attraccammo. Eravamo nella spagna neutrale. Metà equipaggio, tra cui io, vestiti in borghese e con il visto turistico rientrò a Betasom attraverso la Francia in treno, l’altra metà dell’equipaggio, con la protezione dei caccia tedeschi e viaggiando sottocosta, raggiunse anch’essa Bordeaux. Dopo questa avventura fui trasferito a Danzica dove cominciammo le prove con il Smg. S 1 e lì fortunamente prima di prendere il mare terminò la guerra.â€Â

 

Sommergibile Archimede in Atlantico - Dal Mar Rosso all’Atlantico

 

Il sommergibile iniziò l’attività in Mar Rosso nel 1940, con l’equipaggio che rimase vittima di intossicazione per difetti all’impianto di condizionamento. Vi furono sei morti (incidente avvenuto anche su altri battelli). L’Archimede arrivò a Betasom nel maggio 1941, reduce dalla circumnavigazione dell’Africa, proveniente da Massua (con altri sommergibili era stato costretto ad abbandonare acque ormai sotto controllo britannico). Il 15 aprile 1943 vicino alle coste del Brasile fu attaccato e affondato, spezzandosi in due, da due velivoli della Marina Americana. Venti superstiti si salvarono su battelli di salvataggio lanciati dagli aerei. Purtroppo, senza viveri, alla fine sopravvisse un solo superstite (Giuseppe Lo Cocco, salvato dai pescatori dopo 27 giorni).

Sommergibile Reginaldo Giuliani in Atlantico – L’avventurosa missione dell’estate 1942

 

Il sommergibile al comando del Capitano di Fregata Giovanni Bruno era uscito da Betasom per una missione nell’Atlantico Nordoccidentale a levante dell’Isola di Guadalupa. Poi si spostò a sud delle isole di Capo Verde. Affondò la motonave britannica Medon (5445 ton., 10 agosto), il piroscafo americano California (5441 ton., 15 agosto), il piroscafo britannico Sylvia di Larrinaga (5218 ton., 16 agosto). Dei dieci siluri lanciati, metà presentarono difetti e anomalie; uno rimase nel tubo di lancio. Il California, fotografato durante l’azione, fu dapprima cannoneggiato con almeno otto colpi e infine affondato col siluro, secondo un approccio abbastanza frequente per i sommergibili italiani che attaccavano unità isolate ed economizzavano i costosi siluri. Durante la rotta di ritorno, il giorno 1 settembre a 170 miglia dalla base fu attaccato durante la navigazione in superficie da più idrovolanti Sunderland australiani (quadrimotori, specializzati nell’attacco antisom), riportando vari danni e il ferimento alla gola del comandante, il cui comando fu assunto dal tenente di vascello Aredio Galzigna. Il peggio avvenne il giorno 2 con un attacco di un bimotore Wellington cecoslovacco che sganciò quattro bombe e mitragliò il sommergibile. Il Giuliani ebbe staccati parte dei doppifondi e casse compenso, perdite di nafta, guasti all’impianto elettrico, radio, bussola, cannone. Ebbe inoltre un'elica spezzata, danni agli accumulatori, timoni orizzontali bloccati, vie d’acqua nello scafo resistente. Oltre a feriti e due dispersi, il battello era praticamente senza possibilità di immergersi, difendersi e immobilizzato, con la nafta che si allargava sull’acqua. Dopo il mitragliamento finale, fu abbandonato dall’aereo attaccante, forse credendo che fosse in via di affondamento. Invece, riattato alla meglio dall’equipaggio, seguendo il sole e la Stella Polare, diresse verso la costa spagnola, rifugiandosi a Santander il 4 settembre, con l’intenzione di ripartire subito per evitare l’internamento. Ma le autorità spagnole, scadute le ventiquattrore concesse a unità belligeranti in porto neutrale, si opposero, anche tenendo conto della precedente fuga del sommergibile Torelli. Furono tuttavia concessi sessanta giorni per lavori. Ma prima di trovarsi alla scadenza, in cui sarebbe stato sicuramente atteso da unità avversarie, fu organizzata prima una fuga il giorno 8 novembre, in superficie, accompagnato da velivoli tedeschi fino al tramonto. Rientrò a Bordeaux dove subì un lungo ciclo di lavori di riparazione e ristrutturazione, trasformato in sommergibile da trasporto. Salpato con un carico per l’Oriente nel 1943, fu catturato a Singapore dai tedeschi, dopo l’armistizio. Venne affondato il 14 febbraio 1944 con equipaggio italo-tedesco, colpito da un siluro di un sommergibile inglese.

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Visitatore Kashin

Grazie Marcuzzo per aver condiviso con noi queste note ....riflettevo sulla efficacia dei velivoli A/S e sull'evolversi della identificazione delle matricole del pesonale imbarcato.oltre ovviamente alle vicende del Sottocapo.- :s20:

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Queste testimonianze personali fanno da ottimo complemento a quello scritto in tanti libri sulla guerra subacquea italiana. Bravo Marcuzzo; chi ha di questi aneddoti e racconti, dovrebbe renderli fruibili anche a gli altri comandanti "assetati" di questo genere.

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Ho conosciuto, molti anni or sono, un cugino del TV Aredio Galzigna, il dr. Claudio Galzigna, che era un bravo medico, amico e collega di mio padre, trasferitosi qui a Salerno dopo la guerra.

 

La vedova del dr. Galzigna, mancato alcuni anni or sono, conosceva gli episodi bellici del parente, e mi raccontava che tutta la famiglia era composta da persone di carattere, coraggiose e con un elevato senso del dovere, ma anche dell'umorismo.

 

Eccone un esempio: i due cugini si scrivevano spesso, ed il TV Galzigna, SOLO quando scriveva lettere o cartoline a parenti ed amici intimi, firmava sempre con il suo grado, nome e la sigla MPC.

 

Dopo numerose indagini da parte di parenti ed amici, si scoprì che la sigla significava "manco per il c###o".

 

:s01:

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