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Kamikaze - L'epopea Dei Guerrieri Suicidi


Visitatore ERICH TOPP U-552

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....BELLA GENTE (di mare !)....oggi guardando le foto dell'archivio u.s. navy postate da Herr kommandant Alagi ed in particolar modo quella dell'incendio a bordo della portaerei Intrepid,mi è venuto in mente questo libro....

 

....KAMIKAZE (l'epopea dei guerrieri suicidi)....

di Leonardo Vittorio Arena

Oscar Storia Mondadori 2004

p. 317, cm. 19

8804529423

prezzo €¬ 9,00

reperibilità ,credo facile

 

kamikazei.jpg

 

....Chi sono stati veramente i kamikaze giapponesi ? Che nesso c'è¨ tra gli aviatori suicidi della seconda guerra mondiale e i terroristi odierni ? Quali gli ideali che li hanno mossi e la cultura che li ha ispirati ?

L'autore ricostruisce la figura di questi combattenti misteriosi,ripercorrendone la filosofia e presentando alcune delle figure più¹ significative.Riporta brani di lettere e diari dei piloti destinati alla morte,i versi struggenti degli haiku,le brevi poesie dedicate ai giovani martiri: "fiori di ciliegio che durano una sola stagione",ma sopratutto ci spiega il significato dei loro "suicidi" : negazione di se stessi in nome della fedeltà all'Imperatore,sacrificio supremo per la sopravvivenza di un paese e di una cultura irripetibili....

 

....a mio modesto parere,oltre alla ricostruzione storica in sé¨,la cosa che mi ha più¹ colpito sono i diari e le lettere che questi giovani scrivevano ai loro cari....conspevoli che il loro,sarebbe stato "l'ultimo volo"....interessante il capitolo sui "kaiten" e sul diario di un giovane marinaio imbarcato sulla Yamato durante la sua ultima sortita....suicida !!.... :s06:

 

:s67: Mau

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Modificato da malaparte
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  • 2 years later...

Lo sto leggendo, e ne sono delusa.

Da quel che vedo, la tesi dell’A. è che i kamikaze non erano veramente volontari, in quanto non fecero la loro scelta per libero arbitrio ( e chi ci riesce veramente?), ma spinti da una serie di motivazioni culturali e sociali (come tutti, direi). Un’analisi di queste motivazioni, condotta da un orientalista (Arena è docente di Filosofie dell’Estremo Oriente all’Università di Urbino) sarebbe potuta essere interessante.

Però ho il sospetto che spesso l’A. voglia forzare, in modo pregiudiziale, l’interpretazione di certi fatti. Es. : il ten. Kuno, saputo che in sua assenza si sono svolte le selezioni per il nuovo corpo speciale, si precipita dal colonnello e chiede di essere inserito. Accettato. Poi, va al circolo ufficiali e suona al pianoforte una melodia che, nel ricordo dei presenti, era “maestosa, appassionata, ma anche malinconica”.

E fin qui ci siamo. Ebbene, secondo l’A. , il fatto che la musica fosse malinconica prova che “Le improvvisazioni del tenente erano molto più eloquenti delle parole. Si doveva credere al suo entusiasmo da candidato novello, oppure il vero Kuno stava comunicando ai superiori le proprie perplessità nell’ unica maniera consentita?” . E la domanda, secondo l’A., è retorica, come si evince da molte altre parti del testo.

Addirittura, si afferma che tra le motivazioni ci sarebbe stato il timore, in caso di rifiuto, di vedersi interrompere la carriera ! ( p. 71: Anche con Onishi la buona stella di un pilota sarebbe presto tramontata in caso di un rifiuto: la carriera subiva un brusco arresto, o si veniva assegnati a compiti sgradevoli”). Sbaglio, o la carriera si sarebbe interrotta comunque?

E via di questo passo, ci sarebbero altri appunti, ma non sto a farla lunga. Ci sono anche parecchie ingenuità, come il fatto che Arena non capisca perché mai per la scorta si sceglievano i piloti più abili, e per la collisione gli altri. "Come se il compito dei suicidi fosse più agevole, e gli incapaci fossero da preferire!" si indigna l'A. a p. 75; senza farsi venire il sospetto che, a parte il cinismo della guerra di questo tipo (nell'ottica di questa strategia, meglio tenersi i bravi e sacrificare gli inesperti) , è la scorta che deve essere pronta a ingaggiare battaglia, e i duelli aerei richiedono una certa abilità di manovra...

 

 

Per quanto riguarda la forma, lascia perplessi, in un docente universitario, la sciatteria linguistica. Io sono, chissà perché :s43: , molto indulgente per quanto riguarda il lessico tecnico specifico di mare, ma perfino io conosco la differenza tra “flotta” e “convoglio” (a est di Leyte intercettarono un’altra flotta statunitense, p. 60) e so che il termine “ciurma” si adatta a dei pirati, non a dei piloti (p. 54).

Per non parlare di questo sorprendente fenomeno fisico: “Talora le bombe rimbalzano in mare, a scapito (si affretta a comunicarci l’A.) dell’ efficacia”.

Il tutto condito di troppo abbondanti punti interrogativi, punti esclamativi, slogan (“mezzogiorno di fuoco”, “solita cerimonia soliti generali solita retorica”), ecc.

 

Dato che i libri sono tanti e il tempo è poco, credo che passerò ad altro.

Modificato da malaparte
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l'avevo letto anch'io tempo fa. Ma è da tempo che mi sto facendo una domanda, che mi ronza in mente a proposito del Keiten. La domanda è questa: visto che tutte le Marine della 1° e 2° Guerra avevano sviluppato i loro "mezzi insidiosi" con varie tecnologie, possibile che loro abbiano puntato immediatamente ed esclusivamente su un'arma suicida, senza nemmeno provarci con quelle "tradizionali"?

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I giapponesi avevano molti mezzi che rientrano nella categora dei "midget".

Dai Type A che presero parte nell'azione di Pearl Harbor ai Kaiten sui quali morirono 16 volontari nelle sole esercitazioni.

Ricordo i Kairyu, i Kaiten e i Type A,B,C e D.

Ciò che mi colpì di più quando mi interessai di questi mezzi era la velocità che potevano raggiungere in immersione, davvero impressionante!

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Per non parlare di questo sorprendente fenomeno fisico: “Talora le bombe rimbalzano in mare, a scapito (si affretta a comunicarci l’A.) dell’ efficacia”.

 

Faccio ammenda: l’”effetto rimbalzo” delle bombe effettivamente esiste, ed è chiaramente spiegato in “Vento divino”, di Inoguci e Nakajima, in cui mi sono rifugiata dopo aver abbandonato il fumoso Arena (che ne parla a proposito di uno scontro del 1/11/44, quando comunque non risulta tale tecnica sia stata usata) .

 

Ma non è affatto " a scapito dell'efficacia" delle bombe , come dice A. , anzi! Se ci si riesce, la bomba si trasforma in siluro.

 

Nella rara eventualità che qua ci fosse qualcuno, oltre a me, che non ne avesse mai sentito parlare, riporto:

 

Nell’attacco a volo radente il velivolo attaccante scivola bassissimo sull’acqua a tutta velocità e deve avvicinarsi a due o trecento metri dal bersaglio per poter lanciare la sua bomba. Se questa è stata lanciata esattamente, rimbalza sull’acqua e va a colpire il fianco della nave, producendo gli stessi effetti di un siluro

 

Si spiega inoltre che la cosa non è certo facile: il lancio dev’essere fatto a un’altezza sull’acqua che sia inferiore a quella del ponte della nave da colpire, e volando ad alta velocità è quasi impossibile stabilire se si è a 5, 10 o 20 metri di quota. Si può cercare di tenere il ponte allineato con la linea dell’orizzonte, ma non è certo facile , se c’è fumo di battaglia, o anche semplicemente cattivo tempo.

Oltre a questo, c’è il rischio di essere colpito dalla propria bomba durante i suoi piastrellamenti sull’acqua; o di essere danneggiato dalla bomba al momento dell’esplosione, o di non fare in tempo a schivare il ponte.

Modificato da malaparte
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il più famoso impiego delle bombe rimbalzanti, furono le spinning bombs per distruggere le dighe della Rhur. C'è diverso materiale in giro, fu fatto un film che è dovrebbe trovarsi su You Tube, assieme ai filmati delle prove di tiro in Scozia. Ora è troppo tardi per mettermi a cercare, caso mai nei prossimi giorni, ciao!

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Uhm... appunto necessario: le bombe rimbalzanti usate dai Lancaster per quell'incursione erano diverse, essendo state concepite apposta per quell'impiego, ed infatti oltre ad avere una forma cilindrica non aerodinamica dovevano essere messe in rotazione da un motore ausiliario installato nel vano bombe prima del lancio; nel Pacifico gli americani prima ed i giapponesi poi riuscirono invece a fare lo "skip bombing" con delle bombe di tipo standard. I primi attacchi di questo tipo mi pare fossero stati effettuati nel 1943 dai B 25 dell'USAAF.

Comunque è vero che anche le bombe rimbalzanti inglesi erano state concepite primariamente in funzione antinave :s02:

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Credo che un progetto di bombe rmbalzanti sia stato fatto dagli italiani prima del '43, e con ottimi risultati, nelle sperimentazioni, poi , come al solito, non si passò alla realizzazione.

 

 

edit

trovato su un altro forum, l'autore fa riferimento a "Aerei Militari - Assi e leggende", ma coincide con i miei ricordi

 

 

Uno dei piloti più anziani del 97° Gruppo, il capitano Giuseppe Cenni, aveva da poco elaborato una nuova tecnica di attacco contro il naviglio di superficie.

Preso atto del fatto che i "Picchiatelli" disponibili probabilmente non sarebbero mai stati in numero sufficiente per permettere alla Regia Aeronautica di condurre attacchi nel classico stile Stuka perfezionato dalla Luftwaffe (ovvero, una successione continua di aerei che si tuffavano in una ripida picchiata da alta quota e da ogni punto cardinale per confondere e sopraffare le difese nemiche), Cenni opta per una picchiata poco angolata ad alta velocità fino a quota molto bassa.

La bomba doveva essere quindi sganciata in volo orizzontale, in modo che la spinta inerziale in avanti la facesse "rimbalzare" sulla superficie dell'acqua (in maniera simile a un sasso piatto lanciato su uno stagno) prima di urtare contro lo scafo del bersaglio ed esplodere.

In effetti, ciò che Cenni aveva fatto era stato di anticipare di molti mesi sia la tecnica dei "bombardamenti a rimbalzo" adottata allo stesso scopo dagli americani nel Pacifico sud-occidentale, sia quella ancor più famosa (e senz'altro più sofisticata) sviluppata da Barnes Wallis per l'incursione dei "Distruttori di dighe" del maggio 1943.

Una delle prime vittime accertate del metodo d'attacco "Cenni" fu il mercantile greco Susanna da 932 tonnellate, affondato dallo stesso Cenni al largo di Corfù il 4 aprile con un centro pieno.

Ammettendo la perdita, i greci (ingannati dall'attacco a bassa quota) la attribuirono a "un siluro aereo"!

E in un'analoga azione durante il terzo e ultimo attacco contro navi nemiche lo stesso giorno, la 239° Squadriglia colpì la nave della marina militare greca Possa, sostenendo fosse un cacciatorpediniere, benchè in realtà si trattasse di una piccola cannoniera da 240 tonnellate circa dei tempi della I Guerra Mondiale!

Modificato da Iscandar
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