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Lero


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Titolo: LERO

Autore: Virgilio SPIGAI

Casa editrice: Belforte grafica Livorno

Anno di edizione: 1975

Anno di riedizione: ----

Pagine: 293

Dimensioni(cm): 22 x 18

Prezzo originale: Lire 3500

Prezzo di mercato: ----

 

lerola2.th.jpg

 

Un duro e dettagliato libro sugli eroismi di Lero, credo che l'amm. Spigai abbia saputo ben evidenziare e documentare l'avvenimento. desidero rileggerlo piu lentamente prima di una recensione definitiva.

Ho postato subito queste righe perche non parliamo di un libro comune ma di una proprieta  della Base!

E' stato infatti donato dal Circolo Tesei a noi di betasom in occasione del raduno "Emilio Bianchi".

 

dedicapa7.th.jpg

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riletto piu attentamente il libro, grazie anche ad un trasferimento e Trieste e Venezia in treno per lavoro, rieccomi a parlare di questa fatica dell'amm. Spigai.

 

Non è un libro semplice da leggere. La prosa, il linguaggio, dello scrittore sono forti e particolari. a volte accademico, a volte cattedratico, altre volte informale.

 

Nella prefazione alla quinta edizione, l'amm. Spigai afferma di avere ammorbidito e smussato alcune frasi, forse eccessivamente polemici a 30 anni di distanza dalla prima edizione. Confesso che non riesco a immaginare un libro ancora più tagliente di quello che ho letto.

 

Dopo un breve cappello, si evince la sua cultura per il bello, per la civilta classica e per la natura selvaggia di queste isole, l'ammiraglio inizia a descrivere crudamente i fatti, i misfatti e gli eroismi che portarono alla caduta di Lero, l'ultimo successo tedesco prima del disastro.

Con poche parole riesce a tratteggiare la figura del comandante (poi ammiraglio) Mascherpa, il suo comandante in quei terribili mesi. E non mancano gli eroismi, tanti eroismi italiani e inglesi, a fronte di colpe che appaiono terribili (e forse davvero lo furono) da parte del governo italiano, del comando inglese e delle truppe tedesche che invasero l'isola.

 

Egli, dopo essere stato comandante di sommergibile destinato a lero, vi ritorna da capo gruppo sommergibili ma in quegli eroici giorni sollecitera  per se il comando dele batterie dell'isola, sopraffatto dall'amore per la propria Patria da parte degli Italiani che erano ben consci del tragico destino che li attendeva.

 

Concludo con il suo epitaffio finale, in cui sono racchiuse tutta la personalita  e il carisma di questo "pezzo di storia" chiamato Virgilio Spigai:

 

Ecco perchè, caro lettore, nel raccontare le vicende di una battaglia non troppo lontana, io ho creduto di dover tributare equanime rispetto a tutti i combattenti che vi presero parte, senza pregiudizio di nazionalita . Non l'ho fatto per dar lezioni di tatto e neppure per mettere in rilievo le altrui parzialita. L'ho fatto semplicemente per liberarmi dall'orgoglio, per tentare di essere buon europeo. E con cio non credo di dimostrarmi cattivo italiano. Unisciti a me nella speranza che quando noi e i nostri figli non saremo piu, il ridente Mediterraneo, che ha visto battersi tanti nostri marinai, soldati e aviatori, per motivi forse illogici ma pur tuttavia nobili e santi, sia davvero la sede di una umanita migliore.

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  • 2 months later...
Nella prefazione alla quinta edizione, l'amm. Spigai afferma di avere ammorbidito e smussato alcune frasi, forse eccessivamente polemici a 30 anni di distanza dalla prima edizione. Confesso che non riesco a immaginare un libro ancora più tagliente di quello che ho letto.

 

Dopo lunga caccia oggi ho beccato una prima edizione (1949)

 

Ora che mi arrivi, sono ansioso di leggere le frasi smussate...e di fare un bel confronto filologico con la copia anni '70 :s02:

 

GM Andrea

Modificato da GM Andrea
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  • 3 weeks later...

Ho finito ieri di leggere il volume di Spigai nella sua prima edizione.

Concordo con Totiano: libro tagliente, a tratti umoristico e a tratti drammatico, nello stile tipico di Virgilio Spigai, quello di un sommergibilista poco avvezzo ai giri di parole, nemmeno nella povera Italia azzoppata (anzi, con le gomme a terra, come disse un ragazzino di Lero) del 1949.

I toni sono a tratti fortemente polemici, tanto nei confronti dei tedesch quanto del comando inglese. Si dice ad esempio che i tedeschi per la loro Patria distruggerebbero il mondo intero; e che gli inglesi farebbero lo stesso, ma col rimpianto di non avere più un mondo da sfruttare...

Sarebbe interessante confrontare le due edizioni per valutare le correzioni apportate dopo 20 anni.

 

Vorrei aggiungere due considerazioni.

Primo, nel libro di Spigai è assente l'odio. Si narra di due mesi di combattimenti feroci, delle rappresaglie tedesche, del sacrificio di tanti - fra cui primeggia il grande, grandissimo Amm. Mascherpa - ma non v'è traccia di astio. Spigai era un militare e faceva la guerra senza odiare. Ciò lo porta a elogiare e ricordare tutti i combattenti: italiani, inglesi e tedeschi. Per uno che poi si è fatto due anni di lager non è cosa da poco.

L'unico accenno d'ira ("lo ucciderei anche adesso") è per quel marinaio tedesco che, dalla motozzattera che portava Spigai in prigionia, fece cadere con un calcio nel gorgo dell'elica la sua cagnetta Pinina: la quale invece di tornare a terra tentò di raggiungere il padrone sparendo nella spuma. Ma a quel marinaio dev'essere bastata l'immediata reazione di un sottufficiale tedesco, che immediatamente gli puntò la pistola alla tempia sforzandosi di non sparargli.

 

Secondo, il libro è la riprova di una mia personale convinzione, e cioè che la stragrande maggioranza dei militari italiani fecero scelte dignitose e "giuste", se esiste la giustezza.

Mi spiego. Le migliaia di marinai, soldati, aviatori che combatterono a Lero per due mesi contro i tedeschi, lasciati completamente soli dal governo imbelle, cosa fecero se non tenere alto il Tricolore e combattere per il suo onore? E' la stessa motivazione per cui, ad esempio, Giovannino Guareschi rifiutò di aderire alla RSI. L'8 settembre i tedeschi gli imposero brutalmente (e ne avevano ottime ragioni, dico io) di consegnare le armi; ma ciò non era dignitoso, nè poteva esserlo abbandonare i colleghi di prigionia in un lager tedesco per la scelta "di comodo" di aderire.

Pur essendo spiritualmente vicino alla scelta che fece Borghese, mi chiedo, e chiedetevi con me, che sarebbe successo se l'8 settembre i tedeschi avessero circondato la caserma della X intimando ad armi spianate la resa...

Quel che voglio dire è che gli eventi hanno dimostrato come (quasi) tutti si comportarono secondo il semplice e piano consiglio dell'Amm. Thaon di Revel: fare in ogni situazione e da qualunque parte l'interesse superiore dell'Italia.

Su fronti apparentemente opposti, ma in realtà  col medesimo ideale, due colleghi di corso e amici come Spigai e Borghese ce ne hanno dato prova.

 

GM Andrea

Modificato da GM Andrea
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  • 4 years later...

Ho letto anch'io il libro nella prima edizione del 1949 che sono riuscito fortunosamente a rintracciare.

Avevo bisogno di approfondire la conoscenza di quei fatti dopo che di Lero avevo sentito spesso parlare da un compagno di corso di mio padre che aveva preso parte alla battaglia, l'allora TV Giulio Bernoni imbarcato sul CT Euro affondato dagli stukas tedeschi. Da allora, ero solo un ragazzino, il nome di quell'isola ha periodicamente fatto capolino dalla mia memoria ricordandomi gli accenti drammatici ma anche ironici usati da quell'Ufficiale nel rievocare i fatti di cui era stato protagonista. Così simpaticamente furbo e strafottente nel carattere e nei modi, Bernoni, da essere soprannominato "la lenza".

Grazie a queste caratteristiche, che lo aiutarono a fare piazza pulita degli scrupoli etici che per un attimo gli imposero dei dubbi quando fu catturato, raccontava di essere riuscito a salvarsi dalla sicura fucilazione indossando una divisa inglese. Altri probabilmente trovandosi nelle stesse circostanze si sarebbero fatti fucilare con indosso la divisa italiana. Ma avrebbe avuto un senso quando era stata data ampia e indiscutibile prova di coraggio in due mesi di tenace resistenza?

 

In un contesto più generale concordo con GM Andrea sulle osservazioni riguardanti lo spirito con cui vennero fatte scelte opposte dopo l'8 settembre.

Spesso le circostanze determinarono quelle scelte ed è difficile col senno di poi stabilire quali furono le "giuste" e quali le "sbagliate".

Credo che GM Andrea abbia colto bene il nocciolo della questione dicendo che a far da ago della bilancia tra giusto e sbagliato fu la dignità e aggiungo io, l'onore, con cui tali scelte furono fatte.

Rostro

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