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Vinti Ma Mai Domi !


Visitatore Etna

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Visitatore Etna

VINTI MA MAI DOMI !

 

………………………………………dal memoriale del Cte ETNA

 

 

L’imbarco dei profughi ,civili e militari, era terminato in tardo pomeriggio,quando già il bio si faceva strada nella profonda insenatura cinta di rilievi brulli e rocciosi.

Il BRIN e il BARACCA erano riusciti a racimolare ancora quel poco di nafta che s’era trovato in giro ; alcuni motoristi erano andati in giro perfino con i buglioli per svuotare i serbatoi dei camion distrutti o inutilizzabili che affollavano porto e paese.

Entrambi i battelli erano ridotti proprio male,ma pur di riprendere il mare e vedere la bandiera sventolare ancora al vento,gli equipaggi si erano resi protagonisti di autentici miracoli.

Equipaggi !! Quello che restava dei veterani di tante battaglie !

Ognuno di loro era passato attraverso burrasche,agguati sul fondo,bombardamenti spietati,perseguitati per ore e ore nelle profondità del mare ,senza mai cedere pur avendo nello sguardo lo spettro di una morte terribile e atroce.

I condottieri dell’antica Roma volevano i propri legionari,magri e famelici,perché quella era la condizione ottimale per combattere con coraggio e determinazione ; guardando ogni mio marinaio non potevo non vederli come quegli antichi guerrieri che tanta gloria e grandezza avevano donato alla loro Patria.

Avrei dato la vita per ognuno di loro,per la loro fedeltà,per il loro indomito coraggio,per lo spirito di sacrificio fuori del comune,per ogni ora vissuta con loro in quei lunghissimi anni nell’angusto spazio del nostro amato battello.

Sia il Brin che il Baracca,recavano i segni della lunga ed estenuante lotta : vernice scrostata,ruggine a chiazze inarrestabili,lamiera contorte,passamani piegati o divelti,la torretta sforacchiata in più punti. Erano semplicemente dei fantasmi,come gli antichi velieri pirati delle leggende che apparivano e sparivano nelle nebbie , e a male pena se ne intuivano i contorni nel buio carico di antiche e rinnovate paure.

Per tutto il pomeriggio avevano potuto assistere al caos più totale lungo tutte le banchine e le strade del paese ,affollate di umanità disperata e in preda al panico ; le orde slave di Tito si erano già fatte vedere appena fuori del paese e ai nostri confini che ormai erano tenuti solo da esigui gruppi combattenti della X^ MAS. La disperazione,unica risorsa rimastaci,era quello che ancora ci teneva in vita contro tanti nemici . Nemici che era perfino difficile individuare : tedeschi,slavi,comunisti,alleati,partigiani, tutti contro tutti alla fine.

Nessuno più si faceva illusioni : era solo questione di qualche settimana e tutto avrebbe avuto fine.

Restava la grande consapevolezza di aver fatto il proprio dovere fino all’estremo e di aver salvato una sostanziosa parte del ricco Nord Italia,impedendo, spesso a prezzo della vita, altre distruzioni e massacri. Chissà se un giorno la storia e il popolo ci avrebbero riconosciuto almeno la dignità e l’onore di combattenti.

I marinai mollarono gli ultimi ormeggi e saltarono a bordo,lasciando le banchine silenziose e deserte,uniche testimonianze della nostra partenza.

Avevamo stabilito che il Brin e il Baracca, con i soli motori elettrici, sarebbero andati avanti,precedendo il piccolo convoglio,formato da quattro grossi vaporetti traboccanti di umanità.

Eravamo anche stati informati della presenza di molte unità veloci all’imboccatura dello stretto braccio di mare,quasi davanti a Brioni.

Un ulteriore complicazione alle già precarie condizioni generali : entrambi i pezzi in coperta dei due battelli erano privi di munizionamento,lasciandoci come unica risorsa le mitragliere dell’antiaerea e pochi e preziosissimi siluri , per non parlare della nafta che ancora non sapevamo fin dove ci avesse portato.

I 4 vaporetti si disposero in fila ,navigando ravvicinati e subito di poppa a noi,che avevamo anche deciso di procedere di conserva ed affiancati,in modo da concentrare un maggior volume di fuoco

Sul solo lato libero.

Appena a metà dell’insenatura,ci piovve addosso una squadriglia di cacciabombardieri inglesi senza che avessimo avuto il tempo di sentirli arrivare ; silenziosi e micidiali lasciarono cadere il loro carico di morte in acqua fra noi e il convoglio che nonostante tutto riusciva a mantenere la formazione. Le nostre armi cominciarono a vomitare raffiche su raffiche verso le fiammelle visibili delle mitragliere alari degli aerei,che venivano giù in picchiata,nel buio,a ondate continue.

A quel punto era necessario passare sui termici per disporre di maggior potenza sugli assi e dopo aver dato l’ordine in camera di manovra,avvertimmo a voce,con il megafono,anche il Cte Papino.

Entrambi i diesel presero a rombare nell’aria confusa e stravolta da infinite esplosioni.

Dalla nostra poppa si sollevava nell’aria un’acre nuvola di fumo nero ; mi chiedevo che razza di nafta stavano bruciando i nostri motori .

Una vedetta avvistò di prua alcune ombre veloci che rapidamente si avventarono contro la nostra povera formazione. Le mitragliere si divisero fra gli aerei e le siluranti apparentemente senza risultati ; ma almeno si faceva sapere che in fin dei conti potevamo ancora fare parecchio male a chi si avvinasse.

Due forti esplosioni verso poppa ci comunicarono che tristemente, gli ultimi due vaporetti erano letteralmente saltati in aria,mentre una lunga raffica di colpi andò a schiantarsi sulla tormentata torretta del Brin.

In uno scenario da Apocalisse biblica,fra esplosioni,raffiche,urla,rombi di motori al massimo dei giri,banchi di fumo pregni di combustibile non bruciato,puzzo di polvere da sparo, ci stavamo approssimando all’uscita dell’insenatura . Fu allora che fecero la loro comparsa anche alcuni pescherecci armati che da subito presero a bersagliarci con tutto l’armamentario di bordo.

Appena un po’ più vicini,lanciammo una coppia di siluri ai due più vicini che però veloci accostarono in fuori ed evitarono i micidiali pesci.

Una raffica ancor più rabbiosa si schiantò sulla torretta e in plancia ; l’armamento delle mitragliera di sinistra crollò a terra immobile e senza un gemito mentre un fortissimo bruciore avvolse il mio braccio sinistro. Lasciai cadere l’inutile binocolo sulle lamiere e attraverso le dita sentii scorrere

Qualcosa di appiccicoso e caldo.Un colpo di mitragliera mi aveva preso di striscio lacerando la manica e il braccio.

Anche gli ultimi due vaporetti ci avevano lasciato,disintegrandosi in una nuvola di fuoco,fumo e fiamme.

In quel mentre spuntò un braccio dal portello della torretta con un foglio stretto nella mano.

Una delle vedette lo raccolse prontamente e me lo consegnò accorgendosi della ferita.

- Infermiere in plancia ! Il Comandante è ferito ! Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

- Lascia perdere.Leggimi il messaggio che è più importante.

- Scalo Venezia impraticabile causa blocco navale effettuato da una squadriglia di CT !

- Grazie. Torna al tuo posto .

Ci mancava anche quella.!

- Comandante ! Ne abbiamo fatte fuori tre di siluranti ! urlarono eccitati gli armamenti.

Il Baracca aveva accostato un po’ più alla sua dritta mettendo più acqua fra i due battelli e eruttava fuoco e fiamme dalle sue armi senza un attimo di sosta.

- Segnalate al Baracca che ci immergiamo e accostiamo per Rotta 1-6-0 !

- Manovra : pronti all’immersione.Abbattere timoni di prua. Pronti a passare sugli elettrici.

- Rientrare le mitragliere e sgomberare la plancia !

Il braccio prese farmi un male cane ; fin a quel momento quasi me l’ero dimenticato,ma ora si faceva sentire e come.

Precipitai in camera di manovra dopo aver chiuso il portello sulla testa,trovandovi la confusione più totale.Almeno un paio di quadri comando pendevano inerti dalle paratie laterali e un’infinità di cavi elettrici dall’alto. I corpi dei mitraglieri morti erano stati adagiati nelle cuccette di prua,vegliati da uno dei marò di prua.

Mentre il Brin , faticosamente ,trovava l’assetto giusto a quota periscopio,mi accorsi che il Dir non era in manovra.

- Dov’è il Direttore ? chiesi in giro.

- E’ in sala macchine comandante.Uno degli ultimi colpi caduti di poppa ,quello più vicino,ha fatto danni .

- Secondo metti giù un punto nave sulla carta.Dobbiamo decidere dove andare.

- Siamo al traverso di Pola.Ho rilevato or ora il faro sul frangiflutti di Ponente.

- Bene. Traccia la rotta per il porto di Ancona e segnala al Baracca.Vediamo lui che dice.

- Infermiere in manovra !

- Comandante fatti medicare che hai la manica intrisa di sangue.

- Va bene ,va bene . Dammi una mano a sfilare il braccio per favore.

Penosamente e con sofferenza riuscimmo a liberare il braccio da offrire per le cure e le attenzioni del nostro bravo infermiere.

Appena l’ultima benda fu avvolta intorno al braccio,arrivò la risposta del Baracca :

 

FAI STRADA. Alt TI SEGUIAMO.alt NOVE UNITA’ NEMICHE AFFONDATE alt BATTERIE

A PEZZI. Alt FRA DUE ORE EMERGO fine

 

Anche il Brin era a pezzi. Le pompe facevano enorme fatica a svuotare le sentine stracolme e lo scafo faceva acqua un po’ ovunque,dall’immancabile astuccio del periscopio all’ultima flangia del cesso.

Per il momento sembrava che tutto fluisse regolarmente,e mentre il mio sguardo percorreva la camera di manovra vidi il Dir affacciarsi dalla porta stagna di poppavia.

Faticosamente entrò prima con una gamba e poi aggrappandosi ad un tubo sulla sua testa,trascinò dentro anche l’altra. Alcune stecche,strette da fasce di stoffa unte,gli tenevano la gamba ben rigida e immobile.

Arrancò fino all’altezza dei periscopi per poi lasciarsi andare esausto e dolorante sulle lamiere del pagliolato.

- Problemi ? gli chiesi

- E chi non ne ha ! rispose laconico.

- Già. Forse questa sera avremo un letto e un pasto caldo se tutto va bene.

- Hai già prenotato al circolo ufficiali ?

- Non ancora.Ma dicono che gli americani hanno delle ottime bistecche.

- Schifezze ! Mangiano solo schifezze. Ma a essere onesto,ora mangerei qualsiasi cosa.

- Forza e coraggio . Vedrai che ci manderanno a casa

- Ci credi davvero comandante ?

- Non so cosa credere Dir.

- Mi chiedevo come ci accoglieranno i colleghi dell’altra parte ?

- Dir siamo gente di mare,un po’ speciali,e infine la Marina è sempre una sola. Ognuno di noi ha comunque fatto il proprio dovere,ha combattuto con lealtà e onestà le sue battaglie ma sempre per la Patria ,per la nostra bandiera che resterà sempre quella. Avremo tante cose di cui parlare ai nostri figli,alla nostra gente. Tutti ci chiederanno : Perché ? Anche la storia un giorno ce lo chiederà .

Davanti ai miei occhi una visione : tutti i nostri battelli affiancati e ridipinti a nuovo,con le bandiere al vento e gli equipaggi schierati in coperta con uniformi nuove e scintillanti

Iride,Baracca,Gondar,Brin,Perla,Glauco,Dandolo,Bianchi,Cagni,Bagnolini,Corridoni

…….tutti luccicanti e tirati a lucido ; e gli equipaggi,tutti insieme, a urlare con tutto il fiato in gola :

 

 

GIURO FEDELTA’ ALLA PATRIA !!

……………………………………………………………………â€

¦â€¦â€¦.

Un ringraziamento a tutta la base di Betasom,agli organizzatori,ai progettisti e ideatori delle splendide missioni,talune davvero ben fatte, e a tutti coloro che in diversa misura ma uguale dedizione,hanno reso possibile questa Campagna Betasom 2006 che tante ore di divertimento ci hanno regalato,cementando ancor di più quello spirito di corpo,quell’amicizia e quello straordinario senso di intesa già sviluppato in precedenti competizioni.

Tutti noi , sommergibilisti virtuali , abbiamo fatto onore a quelli veri di ieri e di oggi, con nell’animo la ferma volontà di mantere viva la memoria dei tanti eroi mai più tornati alla base , anche attraverso un semplice simulatore.

Per loro,per quegli eroi sepolti in fondo al mare nei loro scafi dilaniati perché sempre fra noi.

 

 

Cte ETNA

Regio Sommergibile BRIN

 

 

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Mi accodo al C.te Duval nel ringraziarti per gli splendidi scorci storici e la fervida fantasia che ci hai regalato!!! :s20: :s20:

 

Keltos

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