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Algeri 1943


Visitatore Etna

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Alla memoria del Com.te Mario Arillo

 

 

…………………………………….Dalle memorie del Cte ETNA

 

APRILE 1943

Tutti svegli e presenti,anche il personale fuori servizio,non avendo ancora battuto il Posto di Combattimento.

Al periscopio si era potuto già osservare vaghe forme di terra : nostra destinazione,Rada di Algeri.

Quella che fino a pochi mesi prima era stata una guerra offensiva,ci vedeva mestamente impegnati in una guerra

Difensiva. In terra d’Africa stavamo lasciando la Libia per attestarci in Tunisia,dover avremmo dovuto combattere in pratica su due fronti : a Est contro le avanzanti truppe inglesi dell’8^ Armata e a Ovest contro quelle americane che dopo la batosta iniziale al passo di Kasserine venivano avanti come un rullo compressore.

Soltanto l’11/12/42 il Cte Mario Arillo,con un operazione arditissima aveva dimostrato che gli Italiani non erano ancora domi e anzi,potevano ancora fare molto male.

Avevamo studiato a fondo la relazione di Arillo sulle modalità di condotta del forzamento di Algeri,in particolar modo tutto ciò che riguardava la disposizione delle ostruzioni retali,dei campi di mine e non meno importante,la situazione dei fondali e delle correnti.

E ora toccava a noi .

Prima della partenza,il BRIN aveva effettuato un periodo di lavori in bacino; era stata fatta la sabbiatura allo scafo,avevamo sostituito entrambe le guarnizioni dei pressatrecce dopo aver sfilato gli assi ; smontato,controllato,revisionato tutto quello che si faceva in tempo prima di essere ricacciati in mare.

In particolare avevamo risolto il problema dell’incatastamento dei timoni di profondità poppieri ; nulla rilevandosi si era ipotizzato che potesse essere qualcosa nel circuito oleodinamico dei comandi e difatti,dopo aver svuotato l’intero circuito si era trovato dell’olio emulsionato. In altri termini era entrata acqua nel circuito che aveva provocato danni ai pistoni e agli interni degli stessi tubi.Non c’era tempo per fare lo stesso lavoro agli altri organi direzionali,quindi l’arsenale si limitò a sostituire semplicemente l’olio nei circuiti.

Si era sostituita la guarnizione del periscopio d’attacco,che tanto ero sicuro che alla prima immersione a fondo,avrebbe ripreso a perdere.E poche mani di pittura ovunque . Il BRIN profumava di vernice fresca che copriva gli abituali miasmi del battello. Il tempo di uscire in mare e dopo qualche giorno si sarebbe respirata la stessa identica aria puzzolente di sempre.

Il battello sembrava essere a posto,non proprio come nuovo,ma sicuramente meglio di quando s’era entrati in bacino.

Il Capo RT si era sistemato davanti all’ecoscandaglio e iniziava le sue manovre di controllo,il giovane GM prestatoci dalla X^ Mas ricontrollava con puntigliosa meticolosità la sua attrezzatura,l’ufficiale di rotta intento agli ultimi preparativi sul tavolo da carteggio,il Capo Elettricista che aggiornava periodicamente il Direttore di macchina sullo stato della carica degli accumulatori e sulla loro densità.

Avevamo pochissime luci accese ,giusto l’indispensabile,per ridurre al minimo il consumo sulle batterie.

Fra un po’ avrei fatto rigenerare l’aria,dopo di che ogni superfluo macchinario avrebbe cessato di funzionare fino al termine della missione. Quella del subacqueo,non mi sembrava una necessità impellente,ma visto la preziosità dell’aiuto del TV Jacobacci fornito all’Ambra immerso 18 metri sotto di lui,durante l’atterraggio ad Algeri,valeva forse la pena averlo a bordo.

Avevamo avuto una navigazione molto sofferta a causa del pessimo stato del mare e ancora ero molto perplesso sulla fattibilità a breve di quella missione ; c’era ancora un mare lungo molto preoccupante ed ero sicuro che ci avrebbe dato enormi problemi per tenere la quota.Normalmente,a 20/30 metri,il battello non viene infastidito dal mare in tempesta,ma il BRIN era stato costretto a scendere fino a 80 metri per trovare un po’ di requie.

Come volevasi dimostrare,una volta giunti in quota,la guarnizione del periscopio aveva ripreso a perdere,e ora avevamo il solito e fastidioso gocciolio lungo il lucido e unto tubo d’acciaio.Prima di immergerci avevamo fatto in tempo a imbarcare una valanga di acqua dal portello della torretta,poi smaltita dalle pompe di sentina ; le onde enormi davano l’assalto al BRIN da ogni direzione e a quel punto non si riusciva quasi più a governare sui timoni.

Il nostro miglior timoniere s’era rotto il naso scivolando e battendo contro la ruota del timone ,ma non aveva voluto saperne di stare “in branda†; era in camera di manovra,con il volto tumefatto e una vistosa medicazione al posto del naso. La lista dell’infermeria era completata da un motorista e un altro nocchiere,entrambi in branda con febbre alta e tosse.

All’interno della camera di manovra,era ripreso anche il consueto gocciolio da consensa,e a dire il vero il freddo era diventato pungente ; avevamo tutti indossato indumenti di lana e io m’ero anche infilato nel cappottone da guardia,molto più simile ad un saio di monaco francescano che a una tenuta da sommergibilisti.

- Manca ormai poco – dissi rivolto al mio secondo

- Bene Comandante.Proviamo a contattare l’altro battello ?

- Affermativo ! Segnali brevi e speriamo di non essere intercettati. Fate battere posto di combattimento.

I campanelli d’allarme presero a suonare bassi rimbalzando in ogni angolo del battello. Ma in effetti non ce ne sarebbe stato quasi bisogno : l’equipaggio era già tutto pronto e ognuno al proprio posto da tempo.

Un ultima osservazione veloce al periscopio per avere un panoramica generale della situazione,e per fare l’ultimo punto nave a vista,dopo avremmo avuto solo i dati dell’ecoscandaglio per poterci orientare.

- Metta giù il punto nave – dissi all’Uff.di Rotta dopo avergli trasmesso i rilevamenti di alcuni punti cospicui della costa algerina

- Capo RT cominci a battere il fondale !

- Affermativo Comandante,siamo prontissimi.

Ancora una volta,il BRIN dava dimostrazione di efficienza perfetta,tutto filava liscio come l’olio ; c’era solo in ultimo da sperare in una buona sorte e null’altro : noi ce l’avremmo messa tutta !

- Rotta 2-2-5 Pari avanti Adagio

Il Brin,ubbidiente accostava sulla nuova rotta,avevo deciso per il forzamento da SudEst , mentre quasi certamente,non ricevendo nulla agli idrofoni,il Dandolo,in squadriglia con noi,stava tentando il forzamento dal passaggio Nord.

Un rapida occhiata al periscopio,che grazie al mare lungo ,si nascondeva bene nel cavo delle onde e avevo già abbastanza chiara la situazione.Quello che non mi tornava era la disposizione delle reti riportata dal Cte Arillo ;

quasi certamente gli odiati inglesi avevano cambiato qualcosa. Decisi quindi di dirigere verso un rimorchiatore portuale,

quello più a levante,nella quasi certezza che fosse uno dei tendi-reti.

A circa una 30na di metri dal rimorchiatore,ancora una veloce osservazione al peri ; stava andando tutto come previsto e nonostante la forte sorveglianza , nessuno ancora ci aveva rilevato,e neanche il Dandolo pareva fosse stato avvistato.

Quindi tutto andava bene,ma l’istinto e l’esperienza mi dicevano di aprire ancora di più gli occhi e affinare ogni senso; i guai arrivano proprio quando sembra che tutto vada bene.

Il GM gamma,intanto aveva cominciato la vestizione della sua muta con studiata lentezza,per non lasciare nulla al caso.

Era un giovane taciturno,ma estremamente gioviale quando in buona compagnia ; ammiravo molto quella gente che aveva fegato da vendere ancora più di noi sommergibilisti.

Ma ancora non ero del tutto deciso ad impiegarlo , si sarebbe valutato più avanti. Prima di partire,avevamo rizzato sul copertino ,a poppa della torretta,un tronco di albero e un grosso cespuglio in cima alla boa telefonica ; all’occorrenza era stata preparata anche una ghia da 20mm lunga circa una 30na di metri e assicurata al volano della stessa boa.

Serviva tutto a mimetizzare la boa se e quando avessi deciso di mandare in superficie il GM , sempre sperando che il mare non avesse strappato tutto.

Alle 08.35 al Traverso del rimorchiatore,sulla nostra dritta.

- Rotta 3-2-5 Pari Avanti Molto Adagio. Scandaglio la profondità ??

- Affermativo Comandante. Abbiamo 6 metri sotto la chiglia.

A conti fatti,quindi eravamo su un fondale di circa 18 metri. Veramente pochi !

Feci alzare il periscopio con estrema lentezza,giusto a pelo d’acqua.

Davanti ai miei occhi due grosse navi da passeggeri : la prima a circa 1200 e l’altra a 2900 metri , in linea di fila,ancorate fra due reti parasiluri,oltre quella che già avevamo lasciato di poppa.

La rada era maledettamente affollata di navi di ogni tipo e misura : c’era davvero di tutto,da Trasporti Truppa a Petroliere e navi da carico grosse; e tanto per non sbagliarsi,le onnipresenti PT Boats,cacciatorpediniere,Incrociatori leggeri,e anche una portaerei in fondo al porto vero e proprio.

Da leccarsi le dita comunque,nonostante avessi avvistato un DD classe Fletcher,nei pressi delle ostruzioni portuali.

Li ritenevo i migliori CT ,visti fin’ora,ed erano anche i più temuti.

La decisione era presa: mi sarei messo su rotta nord,seguendo la rete parasiluri collocata sulla sinistra delle due pax

E quando sarei stato a metà circa,della distanza che separava le due navi,avrei lanciato prima da poppa una coppia di siluri e poi da prua un’altra coppia all’altra nave .

E poi ,se i colpi andavano a segno ci saremmo defilati di prua dove c’era un solo DD classe Tribal di guardia e con macchine ferme ; avremmo virato intorno al tendirete e con rotta 225 circa ci saremmo riportati al centro della rada

Che era un po’ meno ingombra e dava qualche possibilità maggiore di manovra,sebbene a quella profondità esigua

Se i caccia avessero lanciato cariche di profondità avrebbero fatto un massacro ; e noi non avremmo avuto scampo.

In lontananza potemmo udire delle esplosioni,piuttosto forti ; era per certo,il Dandolo che aveva cominciato a colpire

E a seminare distruzione.

Ora la cosa si faceva davvero seria : la sorveglianza era scattata al massimo livello. Si udivano rumori di eliche velocissime un po’ ovunque . Era tempo di osservare al periscopio e lanciare,non potevamo indugiare oltre.

Una rapida occhiata ed ebbi conferma che si era in posizione per il lancio,non proprio ottimale,ma meglio di così

Non si poteva proprio fare e avevo anche letto il nome delle navi : la prima di poppa era la UNITED STATES mentre quella di prua era la QUEEN MARY . Che colpo !

Nel giro di pochissimi minuti lanciammo tutti e quattro i siluri .

Brevi ma intensi istanti e due forti esplosioni di poppa : la U.States stava affondando dritta per sedersi sul basso fondale.

A questo punto la mia storia dovrebbe interrompersi ! Perché ?? Perché il modem ha smesso di funzionare e quindi a norma di regolamento mi spetta l’assegnazione del KIA .

Ma visto che comunque è tutto frutto di fantasia,tanto vale continuare sulla spinta emotiva di una missione davvero molto bella.

In camera di manovra tutto avveniva con la consueta calma,ognuno concentrato sul proprio compito senza concedere nulla alla distrazione.

Altre due forti esplosioni verso prua ! Al periscopio apparve la Queen Mary avvolta dalle fiamme e dal fumo mentre scivolava anch’essa sul fondo.La U.States intanto era appoggiata sul fondo e si potevano distinguere solo le alberature,i fumaioli e il ponte di comando ad cui uscivano ampie volute di fumo nero.

La rada era tutta in subbuglio ; forse pensavano a un attacco di uomini gamma,ciononostante c’era un forsennato andirivieni di unità sottili.

Riuscire a lanciare altri siluri appariva un impresa ardua e non solo per la sorveglianza ma anche per l’elevato numero di reti protettive.

Il Dandolo intanto continuava a seminare il terrore nella rada : al periscopio c’erano già 5 o 6 alte colonne di fumo nella direzione dove si era sviluppato il suo attacco

Dalla sala idrofoni continuavano a pervenire segnali di allarme da eliche veloci ; a questo punto dovevamo solo preoccuparci di uscire indenni dalla rada di Algeri.

Ancora più sfortunati di altre volte avevamo il sistema di aria compressa nelle camere di lancio in avaria.

Ci rimaneva da lanciare solo i nostri stivali.

Eravamo ben lontani dal valore del Cte Arillo ma ci si difendeva ugualmente bene.

Meditavo sulla prossima mossa da fare mentre avevo scartato la possibilità di rimanere immerso e sul fondo nei pressi delle due navi passeggeri in attesa del buio.

Il Capo elettricista ci aggiornò sulle rimanenze di carico delle batterie e non è che si potesse scialare più di tanto.

Il freddo pungente in camera di manovra diventava sempre più intenso. Restare in zona e sul fondo con tutto il via vai di ct e corvette non era consigliabile,infatti stavano affluendo in gran numero presso le unità colpite dal Brin per salvare equipaggi e truppe imbarcate.

Quasi strisciando sul fondo e con una esasperante lentezza rifacemmo tutto il percorso già fatto ,sfiorando reti e mine ad ogni metro.

Le unità di sorveglianza nei pressi del varco retale di SudEst si erano intanto allontanate più verso il largo.

A un certo punto il Brin infilò la prua nell’ultima ,maledetta ,rete , dimostrando ancora una volta la totale inutilità del tagliareti a prua in coperta.

Riuscii lentamente a sfilarmi dalle maglie d’acciaio con una esasperante tensione.

Le lancette dell’orologio segnavano già le 1700,quindi sopra di noi era ancora giorno.

Fu a questo punto che ripensai all’impiego del GM incursore.

Lo guardai con simpatia : un volto pulito,deciso,quasi ascetico .

Era pronto all’azione aspettando solo un mio cenno d’assenso ; ma non ve ne fu bisogno.

Un cenno d’assenso con il capo da parte sua ,senza bisogno che le mie labbra pronunciassero parole inutili.

- Ridurre al minimo dei giri Dir,giusto quello che serve per far lavorare i timoni

- Agli ordini comandante !

Seguii il giovane ufficiale fino al portello stagno d’accesso alla garitta.Richiuse dietro di se il pesante portello e cominciò a manovrare le valvole di allagamento interne. Attraverso il vetrino d’osservazione vidi l’acqua salire fino a sommergerlo,poi solo la sua vaga ombra che saliva verso l’alto dopo aver aperto il portello stagno esterno in coperta.

Ancora un minuto e un secco colpo sullo scafo,come convenuto con l’incursore diede il via all’ordine di rilascio della boa telefonica a cavo frenato.Bisognava evitare che il galleggiante affiorasse in superficie troppo violentemente mettendo in allarme qualcuno.

Si poteva sentire chiaramente il rumore del cavo che si srotolava lentamente accompagnato da un lieve cigolìo.

Ancora un paio di minuti e sentimmo il cicalino del telefono collegato alla boa.

- Ci sono Signor Comandante – sussurrò la voce dell’incursore

- Benissimo. Ricorda dov’è la prua del Brin ?

- Signorsì Comandante. La rotta è ancora su 0-4-5 ?

- Affermativo.

- Accostate,per favore su rotta 0-6-0 . In questo modo scapoliamo il tendirete e poi si può mettere in rotta per il largo.

- State attento alla scia della boa. Avvertitemi se appare troppo evidente.Riuscite a stare aggrappato alla boa ?

- Tutto bene quassù Comandante

Ma la voce dell’ufficiale denotava enorme fatica.

- Dir ridurre ancora giri. Timone per rotta 0-6-0.

- Affermativo Comandante. Rotta 0-6-0

- Alla via così ! Boa mi sentite ? Ho fatto ridurre ancora di giri.

Nulla.Solo un forte scroscio di natura indefinibile.

- Comandante da boa – risuonò d’improvviso la voce dell’incursore

- Avanti Giovanotto ! Mi avete quasi fatto venire un accidente. Cosa succede ?

- Sono andato sotto per un attimo e qui la mimetizzazione è quasi del tutto saltata.Comunque Comandate ora è libero dal tendirete.Ancora 200 metri e può accostare per Nord.

- Preparatevi per il rientro.Chiudere la boa e venite giù con essa. Avete dovuto usare la ghia ?

- Negativo Comandante.Mi sarebbe stata solo di intralcio

- Ascoltatemi bene.Ora fermo sul fondo e recupero la boa.Non posso farlo con il battello in abbrivio senza il rischio di perdere Voi e la boa.

- Agli ordini Comandante come credete.

Attesi ancora tre minuti di orologio e poi fermai le macchine facendo allagare le casse di compenso centrali.

Il battello si adagiò sul fondo con dolcezza e potemmo udire il leggero strusciare dello scafo sulla sabbia.

A quel punto diedi ordine di rientrare la boa telefonica,sempre pregando che tutto andasse per il verso giusto.

Completato il recupero del cavo e udito il rassicurante scatto dei blocchi laterali della boa,rimanemmo in attesa che l’incursore aprisse il portello in coperta ed entrasse in garitta.

E finalmente dopo qualche minuto udimmo le pompe che esaurivano l’acqua della garitta.

Non ricordo quante persone fossero intorno al portellone interno, in attesa che si aprisse,ma ricordo che quando l’incursore rientrò all’interno del battello,ci fu una gara per aiutarlo a stare in piedi e per togliere la muta e tutto il resto dell’armamentario.

Guardai negli occhi quel giovane e coraggioso ufficiale senza leggervi altro che l’orgoglio pacato di aver dato una mano al Brin a venirne fuori. Mi voltai per tornare in camera di manovra dandogli ancora un ultimo sguardo carico di stima.

Dopo aver alleggerito la zavorra,rimisi gli elettrici a regime accostando per Nord,ormai eravamo liberi dalle ostruzioni.

L’orologio segnava quasi le 2000 e quindi in superficie ormai doveva essere quasi buio fatto.

Feci alzare il periscopio con estrema lentezza e appena fuori brandeggiai le manopole per un giro completo di 360 °

Tutto libero o quasi di prua. Le unità di sorveglianza erano abbastanza lontane,intente a dare la caccia chissà a cosa,sperando che non fosse il Dandolo che aveva seminato morte e distruzione nella pur munita rada di Algeri.

Ancora un ora e dopo un puntiglioso ascolto agli idrofoni emergemmo lentamente per non creare turbolenza in superficie.

In quelle acque era facile suscitare fosforescenze pericolose e tali da denunciare la presenza del battello.

Appena aperto il portello della torretta,che si spalancò con violenza per la pressione interna del battello,entrò un getto di aria fresca e benefica.Eravamo stati immersi per lunghissime ore,troppe.

La carica degli accumulatori era ridotta al minimo dei minimi ; ancora un’ora sott’acqua e non ci sarebbe stata energia sufficiente per muovere il Brin di un solo centimetro.

Intorno a noi la notte era buia e senza luna,ma il mare si era finalmente calmato.A dire il vero speravo ancora in un po’ di mare mosso , alleato sicuro del Brin in quei frangenti ; ma tuto sommato andava bene anche così.

L’equipaggio ritornò alle sue mansioni normali mentre mettevo sempre più acqua fra il Brin e la costa algerina.

Intercettammo i segnali del Dandolo che comunicava al Comando e trasmettemmo anche noi il rapporto provvisorio di missione . Qualche giorno ancora e avremmo avuto un po’ di meritato riposo.

Ma nessuno di noi avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto di li a cinque mesi , e quali travagli morali sarebbero stati imposti alle nostre coscienze di soldati e uomini in arme .

Per il momento non vedevamo l’ora di rientrare e incontrare personalmente il Comandante Arillo per stringergli la mano e ringraziarlo per le sue preziose informazioni che ci avevano consentito di dare un altro colpo agli alleati e tornare alle nostre basi.

Mediterraneo 1943

Modificato da Etna
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