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Portaerei Aquila


Visitatore Kashin

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Portaerei Aquila

Si trattava di una realizzazione valida o progetto e costruzione erano approssimativi? In sostanza, l'eventuale inserimento di questa unità nell'organico della flotta avrebbe potuto dare un reale contributo operativo?

 

Direi che limitarci a considerare l'"Aquila", cioè il progetto di trasformazione del "Roma" dell'anno 1941, come una semplice derivazione di un piroscafo sia vero, ma limitativo. Innanzittutto perchè il "Roma" non era un "piroscafo" (a vapore alternativo), bensì una "turbonave" (a turbina a vapore, come le navi da guerra), realizzata per conto della compagnia di navigazione "Italia" (appartenente allo stato) anche in funzione della sua trasformazione in portaerei, al punto che gli amministratori della società la consideravano poco economica e progettavano di trasformarla in "motonave" (cioè a propulsione diesel). La cosa non era sgradita alla marina, perchè inizialmente si pensava ad una portaerei di emergenza a bassa velocità (21 nodi) e questa soluzione avrebbe fatto guadagnare molto spazio hangar per la minore dimensione dei condotti di scarico dei diesel. Il progetto "Aquila", invece, avrebbe comportato la realizzazione di una vera unità di squadra (30 nodi) utilizzando i due impianti di turbine a vapore destinati agli incrociatori "Cornelio Silla" e "Emilio Paolo", già cancellati. Anche la protezione subacquea era valida.

 

Il progetto "Aquila" era il punto di arrivo di una attività progettuale della marina in materia di portaerei, che era stata intensa sin dagli anni '20 e che aveva coinvolto i migliori ufficiali del Genio Navale della Regia Marina (tra i quali spiccano i nomi di Rota e Pugliese, quest'ultimo il noto progettista delle "Littorio"). La stessa turbonave "Roma" era stata oggetto, nel corso degli anni, di ben tre progetti ufficialmente presentati. Niente di improvvisato ed avventizio quindi, perchè la marina studiava la portaerei da 20 anni (e forse anche da prima, includendo i progetti dell'allora capitano del Genio Navale Guidoni, poi passato all'Aeronautica). A mio giudizio, quindi, a livello di scafo, propulsione e protezione, sarebbe stata una portaerei di squadra validissima. Se c'erano problemi, ritengo fossero nella gestione delle operazioni di volo, in particolare:

 

1) L'idea di lanciare sempre gli aerei con una catapulta a slitte tipo Demag, che obbligava a fissare gli aerei sulle slitte della medesima a carrello chiuso: viene il dubbio che nè Regia Marina, nè Regia Aeronautica, avessero ancora ben compreso quella che allora era la moderna gestione delle operazioni di volo, e continuassero a considerare l'"Aquila" come una semplice evoluzione del "Miraglia", cioè di una nave lancia-aerei. Sia USA, che Giappone, che Gran Betagna, lanciavano mettendo prora al vento e regolando la velocità della nave sì da creare il necessario vento apparente sul ponte. La catapulta si usava solo in casi speciali ("deckloads" molto numerosi, con poco ponte di volo per i primi velivoli, aerei molto carichi, lanci di velivoli con nave alla fonda) e comunque le loro catapulte era incassate nel ponte e l'aereo (opportunamente rizzato alla navetta delle stesse) era lanciato sulle sue ruote, cosicchè non necessitava di essere alato sulla slitta con una gru, dabbasso nel ponte dell'hangar, ma bastava un buon rizzatore che lo fissasse correttamente alla navetta con robuste cime "a perdere", come si faceva o si fa ancora sulle portaerei francesi tipo Foch. Insomma la Regia Marina nel 1941, aveva poco tempo per affrontare il problema della portaerei e se lo complicò inutilmente creandosi il falso problema del lancio con la catapulta. Avrebbe dovuto accantonarlo, visto che anche le prime portaerei giapponesi (Akagi, Kaga, Hiryu e Soryu non avevano alcuna catapulta sul ponte di volo) e funzionavano benissimo.

 

2) Il problema degli aerei. I Re 2001 erano buoni caccia navali per gli standard del 1941 (a parte qualche problema di motore, mi sembra) ma non avendo le ali ripiegabili, erano imbarcabili in numero limitato ed obbligavano a soluzioni già scartate dalle altre marine (sospensione di velivoli nel cielo dell'hangar). Comunque, con una gestione del ponte all'"americana", per "deckloads", senza lancio a catapulta e facendo uso di barriera, se ne sarebbero potuti parcheggiare permanentemente un certo numero sul ponte di volo, con grande gioia dei rizzatori, per i lavoro a spostarli continuamente avanti ed indietro, a seconda se si decollava o si appontava : ) Per i bombardieri in piacchiata si poteva avere dai tedeschi lo Ju87C "Stuka", con le ali ripiegabili, da loro già sviluppato. Per gli aerosiluranti, mancava un vero velivolo monomotore di ruolo, capace di portare un siluro aereo di adeguata potenza, con tutte le caratteristiche di autonomia e manovrabilità alle basse velocità che si richiedevano a questo genere di missione, peraltro molto importante nella guerra aeronavale del Mediterraneo. Il Re2001 con silurotto mi sembra un ripiego ma, comunque, come anche nel ruolo di bombardiere, poteva fare cose buone, viste le scarse difese avversarie. Del resto, nel 1941, la Regia Marina voleva la portaerei principalmente per compiti di difesa aerea e di scoperta e quindi poteva considerarsi più che "a posto" con un ipotetico gruppo di volo composto da Re2001 e Stuka.

 

3) Il vero problema dell'"Aquila", e quindi delle Regie Marina ed Aeronautica, erano invece i sistemi e le procedure di recupero dei velivoli (cavi d'arresto e relativi sistemi frenanti, personale qualificato, sia per eseguire gli appontaggi sia per guidarli, vale a dire la disponibilità di una massa di piloti "carrier qualified", da cui trarre non solo il personale di volo, ma anche istruttori, ufficiali addetti alla gestione del ponte di volo ed ufficiali LSO (Landing Signal Officers in USA, o Batsmen in GB, cioè ufficiali ex-piloti a cui attribuire il delicato compito di guidare il pilota nella manovra di appontaggio). Non stupisce quindi che la Regia Marina, ad un certo punto, rinunciasse alle capacità di recupero dell'"Aquila", decidendo di completarla come semplice nave lancia-aerei, facendola diventare, diciamo così, un "Miraglia di squadra".

 

 

Riguardo alla componente aerea imbarcata, si faceva riferimento al solo Reggiane Re.2001. A mio avviso questa scelta era piuttosto azzecata, vista la grande versatilità del velivolo, che fra l'altro esibiva discrete prestazioni grazie all'adozione del motore db601.-

 

 

N.D.R. In vero non comprendo alcune perplessita/scelte :Il Reggiane a ali pieghevoli non credo potessere essere un problema per la Caproni visto che innumerevoli prototipi derivati dal 2001 furono costruiti anche nei primi anni del dopoguerra,i siluranti potevano essere dei nostri vecchi caccia i FIAT CR 42,piu' leggeri degli Inglesi Sworfish,piu' potenti (Quasi 200 CV in piu),piu' veloci e di dimensioni piu' piccoli ,insomma velivoli ideali ,corpo in metallo e ali in tela....probabilmente l'utilizzo di componenti nelle strutture alari piu' robuste avrebbero fatto di questo vecchio caccia un eccellente Silurante,invece di essere costretti a misurarsi e ovviamente essere abbattuti come mosche dai moderni Caccia alleati .-MISTERI ...MISTERIOSI

 

 

http://www.regiamarina.net/arsenals/ships_.../carrier_it.htm

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  • 2 weeks later...
Direi che limitarci a considerare l'"Aquila", cioè il progetto di trasformazione del "Roma" dell'anno 1941, come una semplice derivazione di un piroscafo sia vero, ma limitativo. Innanzittutto perchè il "Roma" non era un "piroscafo" (a vapore alternativo), bensì una "turbonave" (a turbina a vapore, come le navi da guerra), realizzata per conto della compagnia di navigazione "Italia" (appartenente allo stato) anche in funzione della sua trasformazione in portaerei, al punto che gli amministratori della società la consideravano poco economica e progettavano di trasformarla in "motonave" (cioè a propulsione diesel). La cosa non era sgradita alla marina, perchè inizialmente si pensava ad una portaerei di emergenza a bassa velocità (21 nodi) e questa soluzione avrebbe fatto guadagnare molto spazio hangar per la minore dimensione dei condotti di scarico dei diesel. Il progetto "Aquila", invece, avrebbe comportato la realizzazione di una vera unità di squadra (30 nodi) utilizzando i due impianti di turbine a vapore destinati agli incrociatori "Cornelio Silla" e "Emilio Paolo", già cancellati. Anche la protezione subacquea era valida.

 

Il progetto "Aquila" era il punto di arrivo di una attività progettuale della marina in materia di portaerei, che era stata intensa sin dagli anni '20 e che aveva coinvolto i migliori ufficiali del Genio Navale della Regia Marina (tra i quali spiccano i nomi di Rota e Pugliese, quest'ultimo il noto progettista delle "Littorio"). La stessa turbonave "Roma" era stata oggetto, nel corso degli anni, di ben tre progetti ufficialmente presentati. Niente di improvvisato ed avventizio quindi, perchè la marina studiava la portaerei da 20 anni (e forse anche da prima, includendo i progetti dell'allora capitano del Genio Navale Guidoni, poi passato all'Aeronautica). A mio giudizio, quindi, a livello di scafo, propulsione e protezione, sarebbe stata una portaerei di squadra validissima. Se c'erano problemi, ritengo fossero nella gestione delle operazioni di volo, in particolare:

 

1) L'idea di lanciare sempre gli aerei con una catapulta a slitte tipo Demag, che obbligava a fissare gli aerei sulle slitte della medesima a carrello chiuso: viene il dubbio che nè Regia Marina, nè Regia Aeronautica, avessero ancora ben compreso quella che allora era la moderna gestione delle operazioni di volo, e continuassero a considerare l'"Aquila" come una semplice evoluzione del "Miraglia", cioè di una nave lancia-aerei. Sia USA, che Giappone, che Gran Betagna, lanciavano mettendo prora al vento e regolando la velocità della nave sì da creare il necessario vento apparente sul ponte. La catapulta si usava solo in casi speciali ("deckloads" molto numerosi, con poco ponte di volo per i primi velivoli, aerei molto carichi, lanci di velivoli con nave alla fonda) e comunque le loro catapulte era incassate nel ponte e l'aereo (opportunamente rizzato alla navetta delle stesse) era lanciato sulle sue ruote, cosicchè non necessitava di essere alato sulla slitta con una gru, dabbasso nel ponte dell'hangar, ma bastava un buon rizzatore che lo fissasse correttamente alla navetta con robuste cime "a perdere", come si faceva o si fa ancora sulle portaerei francesi tipo Foch. Insomma la Regia Marina nel 1941, aveva poco tempo per affrontare il problema della portaerei e se lo complicò inutilmente creandosi il falso problema del lancio con la catapulta. Avrebbe dovuto accantonarlo, visto che anche le prime portaerei giapponesi (Akagi, Kaga, Hiryu e Soryu non avevano alcuna catapulta sul ponte di volo) e funzionavano benissimo.

 

2) Il problema degli aerei. I Re 2001 erano buoni caccia navali per gli standard del 1941 (a parte qualche problema di motore, mi sembra) ma non avendo le ali ripiegabili, erano imbarcabili in numero limitato ed obbligavano a soluzioni già scartate dalle altre marine (sospensione di velivoli nel cielo dell'hangar). Comunque, con una gestione del ponte all'"americana", per "deckloads", senza lancio a catapulta e facendo uso di barriera, se ne sarebbero potuti parcheggiare permanentemente un certo numero sul ponte di volo, con grande gioia dei rizzatori, per i lavoro a spostarli continuamente avanti ed indietro, a seconda se si decollava o si appontava : ) Per i bombardieri in piacchiata si poteva avere dai tedeschi lo Ju87C "Stuka", con le ali ripiegabili, da loro già sviluppato. Per gli aerosiluranti, mancava un vero velivolo monomotore di ruolo, capace di portare un siluro aereo di adeguata potenza, con tutte le caratteristiche di autonomia e manovrabilità alle basse velocità che si richiedevano a questo genere di missione, peraltro molto importante nella guerra aeronavale del Mediterraneo. Il Re2001 con silurotto mi sembra un ripiego ma, comunque, come anche nel ruolo di bombardiere, poteva fare cose buone, viste le scarse difese avversarie. Del resto, nel 1941, la Regia Marina voleva la portaerei principalmente per compiti di difesa aerea e di scoperta e quindi poteva considerarsi più che "a posto" con un ipotetico gruppo di volo composto da Re2001 e Stuka.

 

3) Il vero problema dell'"Aquila", e quindi delle Regie Marina ed Aeronautica, erano invece i sistemi e le procedure di recupero dei velivoli (cavi d'arresto e relativi sistemi frenanti, personale qualificato, sia per eseguire gli appontaggi sia per guidarli, vale a dire la disponibilità di una massa di piloti "carrier qualified", da cui trarre non solo il personale di volo, ma anche istruttori, ufficiali addetti alla gestione del ponte di volo ed ufficiali LSO (Landing Signal Officers in USA, o Batsmen in GB, cioè ufficiali ex-piloti a cui attribuire il delicato compito di guidare il pilota nella manovra di appontaggio). Non stupisce quindi che la Regia Marina, ad un certo punto, rinunciasse alle capacità di recupero dell'"Aquila", decidendo di completarla come semplice nave lancia-aerei, facendola diventare, diciamo così, un "Miraglia di squadra".

Riguardo alla componente aerea imbarcata, si faceva riferimento al solo Reggiane Re.2001. A mio avviso questa scelta era piuttosto azzecata, vista la grande versatilità del velivolo, che fra l'altro esibiva discrete prestazioni grazie all'adozione del motore db601.-

N.D.R. In vero non comprendo alcune perplessita/scelte :Il Reggiane a ali pieghevoli non credo potessere essere un problema per la Caproni visto che innumerevoli prototipi derivati dal 2001 furono costruiti anche nei primi anni del dopoguerra,i siluranti potevano essere dei nostri vecchi caccia i FIAT CR 42,piu' leggeri degli Inglesi Sworfish,piu' potenti (Quasi 200 CV in piu),piu' veloci e di dimensioni piu' piccoli ,insomma velivoli ideali ,corpo in metallo e ali in tela....probabilmente l'utilizzo di componenti nelle strutture alari piu' robuste avrebbero fatto di questo vecchio caccia un eccellente Silurante,invece di essere costretti a misurarsi e ovviamente essere abbattuti come mosche dai moderni Caccia alleati .-MISTERI ...MISTERIOSI

 

Allora la Roma era stata previsto dall'inizio che avesse le turbine propio perchè era un progetto civile richiesto dai militari, in pratica la sua conversione in portaere era stata decisa già in caso di emergenza, quindi il progetto per la turbonave era stato fatto in modo da renderlo compatibile con la portaerei.

 

Per quanto riguarda la velocità, faccio una domanda.

A che serve avere una squadra di corazzate da 29 nodi quando poi devono viaggiare a 20 per non perdere la portaerei?

 

andiamo avanti....

 

per quanto riguarda le catapulte erano necessarie perchè gli aerei imbarcati non erano progettati per tale ruolo (la versione navalizzata del Re 2001, in pratica consisteva nel gancio d'arresto dietro il ruotino di coda e basta). I piloti non erano addestrati minimamente al decollo/appontaggio.

 

Secondo me sarebbe stato un mezzo di disastro. Non basta costruire una portaerei, per avere un portaerei.

I Cr42 l'unica cosa che avevano in comune con gli swordfish era il nome biplano.

I CR42 sono stati progettati come caccia, con bassissimo carico alare per avere una manovrabilità "eccezionale", gli swordfish invece erano più simili a dei muli volanti.

 

Quando si riadattò il CR42, al ruolo AS (assaltatore) il carico alare permetteva di portare al massimo 2 bombe da 50kg, figuriamoci un siluro.....................

 

Il reggiane ad ali pieghevoli, di problemi ne avrebbe dati a decine invece, la struttura dell'ala degli aerei italiani era a dir poco "particolare", per avere una certa robustezza era piena di longheroni etc... indebolirla con un taglio per il ripiego, sarebbe stato tratico se non impossibile. Pensa che per installare un'arma un po' più grossa di una mtg da 7,7 mm nell'ala della serie Mc200-202, si dovette riprogettare l'ala 4 volte, fino all'ala definitiva del Mc205 che portava un cannone da 20mm.

 

Riguardo all'equipaggio della componente aerea imbarcata sorvolo, l'avrebbero mandato in mare senza addestramento e senza tecniche collaudate.

 

Costruire una specialità come quella dell'aviazione imbarcata durante la guerra, nel 42 in particolare a travaso di nafta da una nave all'altra per l'uscita in mare avrebbe causato solo qualche centinaia di morti in più (quelli dell'equipaggio).

 

Discorso diverso se la portaerei avesse visto la luce sul finire degli anni 30.

 

ciao

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Visitatore Kashin
Allora la Roma era stata previsto dall'inizio che avesse le turbine propio perchè era un progetto civile richiesto dai militari, in pratica la sua conversione in portaere era stata decisa già in caso di emergenza, quindi il progetto per la turbonave era stato fatto in modo da renderlo compatibile con la portaerei.

 

Per quanto riguarda la velocità, faccio una domanda.

A che serve avere una squadra di corazzate da 29 nodi quando poi devono viaggiare a 20 per non perdere la portaerei?

 

andiamo avanti....

 

per quanto riguarda le catapulte erano necessarie perchè gli aerei imbarcati non erano progettati per tale ruolo (la versione navalizzata del Re 2001, in pratica consisteva nel gancio d'arresto dietro il ruotino di coda e basta). I piloti non erano addestrati minimamente al decollo/appontaggio.

 

Secondo me sarebbe stato un mezzo di disastro. Non basta costruire una portaerei, per avere un portaerei.

I Cr42 l'unica cosa che avevano in comune con gli swordfish era il nome biplano.

I CR42 sono stati progettati come caccia, con bassissimo carico alare per avere una manovrabilità "eccezionale", gli swordfish invece erano più simili a dei muli volanti.

 

Quando si riadattò il CR42, al ruolo AS (assaltatore) il carico alare permetteva di portare al massimo 2 bombe da 50kg, figuriamoci un siluro.....................

 

Il reggiane ad ali pieghevoli, di problemi ne avrebbe dati a decine invece, la struttura dell'ala degli aerei italiani era a dir poco "particolare", per avere una certa robustezza era piena di longheroni etc... indebolirla con un taglio per il ripiego, sarebbe stato tratico se non impossibile. Pensa che per installare un'arma un po' più grossa di una mtg da 7,7 mm nell'ala della serie Mc200-202, si dovette riprogettare l'ala 4 volte, fino all'ala definitiva del Mc205 che portava un cannone da 20mm.

 

Riguardo all'equipaggio della componente aerea imbarcata sorvolo, l'avrebbero mandato in mare senza addestramento e senza tecniche collaudate.

 

Costruire una specialità come quella dell'aviazione imbarcata durante la guerra, nel 42 in particolare a travaso di nafta da una nave all'altra per l'uscita in mare avrebbe causato solo qualche centinaia di morti in più (quelli dell'equipaggio).

 

Discorso diverso se la portaerei avesse visto la luce sul finire degli anni 30.

 

ciao

 

Mi sembra che la tua tesi non faccia una piega .....complimenti ....ma sai tra un grppo di ciechi chi ci vede da un occhio e' un aquila ......come dire intanto per fare esperienza l'Aquila sarebe andata bene ....per la velocita i 29 delle corazzate erano spunti...altra cosa erano le velocita' che potevano sviluppare per ore .....iniziare con un aereo da caccia come il RE 2001 poteva far aquisire esperienze per ridisegnare qualcosa derivato......se ci avessero pensato per tempo....ovviamente

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Penso anch'io che quanto detto da SPQR sia plausibile. C'e' un aeroporto, qui' vicino (Perugia Sant' Egidio), che era stato costruito sul finire degli anni venti, mi pare, come aeroporto militare. Vi furono fatti esperimenti e addestramento per le catapulte da impioegare sull'Aquila. Fino a circa venticinque anni fa si potevano ancora vedere, passando vicino al posto, e sopravvissuti alla guerra,i binari che servivano per le prove. Erano binari simili a quelli del tram, lunghi una cinquantina di metri (per quello che ricordo io). Ebbene, raccontavano i vecchi abitanti dei dintorni dell'aeroporto, che nelle prove, sempre se ricordo bene, mori' almeno un pilota ed un altro si fracasso' le gambe.. :s06: Pensate un po' che razza di meccanismo sara' stato..

Per la cronaca da questo aeroporto partivano gli aerei che andavano (o sarebbero dovuti andare) a bombardare Malta (mi sembra che facessero rifornimento in Sardegna, cosi' si raccontava, data la notevole distanza dal centro Italia all'isola mediterranea)..

Dopo la guerra, sparita la base aerea, l'aeroporto divenne sede di aeroclub e scuola para' sportivi; ora e' l'aeroporto civile di Perugia..

Modificato da Mizar X
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  • 14 years later...

Dovesse interessare, ho scritto un articoletto "Gli aerei che non decollarono mai dalla portaerei Aquila" (https://www.unuci.org/images/documenti/rivista/Rivista_2020/Unuci_03_04_2020.pdf), con un paio di foto inedite (a quanto mi risulta) del campo di aviazione di SANT'eGIDIO-Perugia, dove furono effettuate le prove di decollo e atterraggio di vari velivoli.

 

 

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Si quello...se io ci cliko sopra mi riporta alla pagina del post...

 

PS Ti chiedo scusa 😅 con Chrome in automatico mi scaricava il file PDF ma poi mi riposizionava nella pagina del post...mio errore

Modificato da magico_8°/88
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