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Tre Mesi Di Spionaggio Oltre Il Piave


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titolo: TRE MESI DI SPIONAGGIO OLTRE PIAVE

autore: Alessandro Tandura

Editore: Kellermann

anno: 2005

pagine: 180

prezzo: euro 15,00

 

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L'autobiografia della spia che nel 1918 svelò agli Italiani i segreti dell'Esercito Austro-Ungarico

Il 9 agosto 1918 il trevigiano Alessandro Tandura partì per una missione di guerra, al di la del fronte, nel Veneto occupato: si getto col paracadute da un aeroplano - primo paracadutista italiano in azione di guerra - atterrando a S. Martino di Colle Umberto. Raggiunse Vittorio Veneto, sede del comando della VI Armata austriaca e scelse come rifugio una grotta del Monte Visentin. La riusci a raccogliere in mille modi informazioni da trasmettere - per esempio con piccioni viaggiatori - al Comando Supremo dell'Esercito Italiano dando inizio a fughe, arresti e avventure rocambolesche mirabilmente descritte nella sua autobiografia "Tre mesi di spionaggio oltre Piave".

Il libro - edito una prima volta nel 1934 da Longo & Zoppelli e poi dalla Kellermann Editore di Vittorio Veneto nel 1993 (con postfazione di Aldo Toffoli) - ritorna oggi sugli scaffali in occasione del 90° Anniversario dall'inizio della Grande Guerra (1915-2005), in una pregevole ristampa anastatica della Kellermann Editore.

L'opera descrive l'editore Roberto Da Re Giustiniani e narra la storia di un soldato italiano di Serravalle (Vittorio Veneto) al quale un giorno i superiori diedero un paracadute chiedendogli di gettarsi dall'alto in una zona vicino al fiume Piave, per fare la spia. Non sapeva neppure come fosse fatto un paracadute, ma decise comunque di accettare la strana e pericolosa missione. E' una storia raccontata in modo umano e non drammatico, in un tono divertente che si lascia leggere d'un fiato.

 

Ma cosa accadde 90 anni fa? Nell'agosto del 1915 il tenente colonnello Dupont, capo dell'Ufficio Informazioni dell'allora VIII Armata, convoco il tenente Alessandro Tandura per presentargli una difficile e alquanto delicata missione: "Noi abbiamo bisogno di gente che si infiltri tra le file del nemico per osservare e riferire. Il compito è estremamente difficile" disse a Tandura -, non glielo nascondo. Ma io conosco gli ufficiali veneti, so quanto stia loro a cuore di prendere la rivincita di Caporetto. Non entro nei particolari dell'impresa: tenente Tandura, si sente di accettare quanto le propongo?". Accetto ma non aveva mai volato ne tantomeno aveva indossato un paracadute. Si decise che un aeroplano lo avrebbe lasciato cadere in localita Prati di Sarmede, a sud del paese che dista da Vittorio pochi chilometri. Da lipoi, Tandura avrebbe dovuto raggiungere Col del Pel a 880 a nord della frazione di Vizza, a meta costa del Col Visentin, prendere contatto con i suoi e estendere la sua rete di informazioni e di informatori. Ando semplicemente all'avventura e quando venne lanciato dall'aereo, descrisse con estrema emozione quanto vedeva sotto i suoi piedi penzolanti: "Le orecchie sono straziate da un sibilo che mi devasta il cervello. L'incubo dei sogni orribili! Ma subito ho l'impressione di essere sollevato, di tornare in su. Alzo gli occhi e vedo il paracadute aperto. La pioggia mi sferza il viso. Oso guardare in basso e vedo strade e campi che riddano in un'altalena infernale. Mi smarrisco, perdo i sensi... E' un attimo: ad un tratto, colpito fortemente al petto, mi trovo a terra, con le gambe all'aria. Lanciato nel vuoto da circa 1500 metri di altezza ero caduto in un vigneto, mentre infuriava il temporale".

La sua non fu la missione di un solitario poiche trovo appoggio e sostegno sia tra i soldati che tra i vittoriesi. In particolare ricevette l'eroico e prezioso aiuto di due donne della famiglia, la fidanzata Maddalena/Emma e la sorella Emma, che furono poi decorate con la Medaglia d'Argento al Valor Militare. I tre mesi descritti nella sua autobiografia rappresentano dunque la testimonianza corale di un intero popolo che respingeva con forza l'esercito invasore.

 

 

Alessandro Tandura

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  • 4 years later...

SPECIALE QUATTRO NOVEMBRE :s67:

Riprendo questo topic sulla ristampa del libro di Tandura con un documento tratto dall'edizione originale (in mio possesso):

 

COMANDO 8A ARMATA

UFFICIO INFORMAZIONI

Ha fatto oggi ritorno dalla conquistata regione di Vittorio, ove si trovava in missione speciale da circa tre mesi, e si è presentato a questo Ufficio il Tenente TANDURA ALESSANDRO delle truppe d' assalto.

Ubbidendo ad uno spontaneo e generoso slancio dell' animo, spinto unicamente da un sentimento di amor patrio, assalito da un magnanimo desiderio di compiere opera utile alla Patria, sia pure coll’ olocausto di sè medesimo, in sui primi del decorso mese di agosto il Tenente TANDURA accettava di sua libera elezione di esperimentare un nuovo sistema di discesa dall' alto, e a mezzo di paracadute si faceva lanciare da un apparecchio in volo nella zona di Vittorio, ove atterrava mettendosi all' opera alacremente per raccogliere dati e notizie sui movimenti, le dislocazioni, le intenzioni del nemico e per entrare in contatto coi vari nuclei di soldati ed Ufficiali nostri sottrattisi con la fuga alla prigionia e in massima di­spersi e sbandati nelle terre invase durante il ripiegamento dell' Ottobre 1917.

Non I' arrestò, nell' audace divisamento, il pensiero delle enormi difficoltà da superare, dei pericoli estremi da vincere; chè anzi di questi ebbe ragione con indomita costanza ed intrepida fede, quelli affrontò con serena baldanza ed ammirevole slancio sfuggendo a ricerche, insidie ed inseguimenti.

Tratto in arresto per ben due volte, si pose in salvo, riacquistò la libertà e perseverando la sua opera riuscì non solo a creare al di là delle linee nemiche un importante centro d' informazioni per le truppe operanti ed inviare a mezzo piccioni viaggiatori. notizie precise e preziose sul nemico, ma a porsi in pari tempo, con pronta ed inesauribile arditezza a contatto coi vari nuclei di Ufficiali e soldati nostri dispersi per la regione, a riunirli, a riaccendere la fede e l'entusiasmo, portando loro la parola di solidarietà della Patria vi­gile ed amorosa, riorganizzare le file e preparare gli animi ai supremi cimenti.

È da ascrivere in modo particolare a suo merito se l'Armata poté entrare in azione con la piena conoscenza delle Unità che aveva di fronte e della loro dislocazione.

Tale feconda ed avveduta opera di preparazione egli seppe integrare mercé la più ardita ed oculata delle azioni, unendosi, allor­quando il movimento di ritirata delle truppe nemiche si fu delineato ed apparve in vista l'Esercito liberatore, alla testa delle schiere di ribelli, con essi insorgendo ed assalendo il nemico per poi offrire, in fine, i suoi servigi ai vari Comandi, fornire tutte le informazioni preziose che possedeva, agevolare ed assecondare le loro azioni.

Le vicende del Tenente TANDURA svoltesi in condizioni di estreme difficoltà, attraverso una lunga serie di sofferenze, di priva­zioni, di disagi, affrontati serenamente, con virile forza d' animo, senza iattanza, nel tripudio spirituale, che deriva a colui che ha la conoscenza di offrire tutto sé stesso al Paese, ben a ragione possono paragonarsi ad una epopea, in cui la figura dell' eroico Ufficiale trasfigurata dalle stigmate degli stenti patiti, rifulge di vivida luce. Ritiene pertanto lo scrivente abbia il Tenente TANDURA ben meritato dalla Patria. Questa, impersonata nel più puro dei suoi sim­boli, l’ Esercito, in niun' altra più degna guisa potrebbe onorarlo, che tributandogli la massima, la più ambita delle onorificenze la medaglia d'oro, colla seguente motivazione:

 

« Animato dal più ardente amor di patria, si offriva per compiere una missione estremamente rischiosa: da un aeroplano in volo, si faceva lanciare con un paracadute al di là delle linee nemiche nel Veneto invaso, dove, con alacre intelligenza, ed indomito sprezzo di ogni pericolo, raccoglieva nuclei di Ufficiali e soldati nostri dispersi, e, animandoli con il proprio coraggio e con la propria fede, costituiva con essi un servizio d' informazioni, che riuscì di preziosis­simo ausilio alle operazioni. Due volte arrestato e due volte sfuggito, dopo tre mesi di audacie leggendarie, integrava l’avveduta e feconda opera sua, ponendosi arditamente alla testa delle sue schiere di ribelli e con esse insorgendo nel movimento in cui si delineava la ritirata nemica, ed agevolando così l' avanzata vittoriosa delle nostre truppe. Fulgido esempio di abnegazione, di cosciente coraggio e di generosa intera dedizione di tutto sé stesso alla Patria ».

 

PIAVE - VITTORIO VENETO, Agosto - Ottobre 1918.

 

Propone inoltre che l'altissima ricompensa gli venga conferita per concessione immediata sul campo.

 

IL TENENTE COLONNELLO DI S. M.

CAPO DELL' UFFICIO INFORMAZIONI

F.to DUPONT

 

Vorrei infine ricordare come anche il figlio di Tandura, Luigi abbia meritato la massima ricompensa al Valor Militare, eccone la motivazione:

 

Il figlio Luigi (Luigino) Tandura nato nel 1921, caduto a Premariacco (Udine) il 28 giugno 1944. Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria: motivo del conferimento

Giovane combattente della lotta di liberazione, animato per suo sentimento e per tradizione familiare da vivo amore di Patria, si distingueva ripetutamente per fermo coraggio e per slancio generoso. Ancora febbricitante per ferite riportate in combattimento, chiedeva di partecipare ad un’ardita impresa. Riuscita l’azione si attardava coscientemente per coprire la ritirata dei suoi. Ferito ad una gamba continuava a combattere e, sollecitato a porsi in salvo, rifiutava di farlo. Rimasto solo, ferito una seconda ed una terza volta, teneva eroicamente il posto da lui scelto sino a che si abbatteva esanime sull’arma, ormai vuota. — Zona del Collio (Gorizia), 28 giugno 1944.

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