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  1. Finora abbiamo esaminato la stabilità statica della nave nella posizione usuale, verticale, ed abbiamo parlato di inclinazioni in occasione dell'incidente accaduto alla "Costa Concordia". La nave può inclinarsi anche per altre ragioni, onde, vento ed altro che la inclinano dalla sua posizione naturale. Tralasciamo l'imbarco e spostamento del carico, che fa testo a se, ed esaminiamo il comportamento della nave con lo scafo integro senza altri problemi. Cioè come la nave si "difende" reagendo con le proprie caratteristiche. Quando la forza inclinante cessa la sua azione, la nave ritorna nella sua posizione stabile grazie al suo momento di stabilità, cioè quando si azzera la coppia di stabilità e i due centri di carena e baricentro si sovrappongono. Si azzera il braccio (la distanza) tra le linee di azione parallele prodotte dal peso nave e dalla spinta di Archimrde. Le due forze prodotte dalla nave non si elidono, sono in equilibrio. Naturalmente se le forze inclinanti non si fermano, sarà da individuare l'inclinazione di equilibrio tra il momento di stabilità della nave e le forze esterne inclinanti. Oppure la nave non è in grado di sostenere il momento inclinante (più forte) e la nave supera il suo limite massimo prodotto dal momento di stabilità che può sopportare ed il capovolgimento è inevitabile. Attenzione, parliamo di stabilità statica e non di stabilità dinamica, in quanto fa dei movimenti. La stabilità dinamica si intende come lavoro sviluppato per fare quei movimenti e non i movimenti stessi. Facciamo una breve visita alla nave nella sua posizione verticale, con licenza di conteggi fino all'angolo massimo di 12 o 15 gradi, per poter accettare i risultati. Anche se non sono perfetti sono sempre vicini alla realtà, tenendo conto del lavoro da fare per poterli trovare. Si tratta di restare sulle "carene diritte" oppure avere bisogno delle "carene inclinate" più laboriose. Per capire la differenza rapidamente vi propongo il disegno di una area di galleggiamento diritta ed una inclinata. Tutte le azioni esterne che muovono la nave, per esempio il vento, scostano le due forze in equilibrio e queste riformano la detta coppia di stabilità, che riporta la nave in stato di equilibrio, quando l'azione esterna si esaurisce. In caso contrario fronteggia la forza inclinante, su un angolo di equilibrio definibile matematicamente. La "STATICA DELLA NAVE" comporta i calcoli matematici necessari per individuare la coppia di stabilità, determinabile dalla conoscenza dei movimenti dei due centri di peso e di volume della carena. La carena è individuata da curve non definibili matematicamente, ma solo in grafica (piano di costruzione) sul quale si possono effettuare i rilievi delle semi larghezze delle sezioni. Questi rilievi consentono di definire le forme della carena, per poter effettuare i calcoli geometrici (carene diritte e carene inclinate), unico modo per passare dalla geometria alla matematica. spiegare queste carene inclinate con disegni, altrimenti non si capisce a sole parole. Un dettaglio importante: il piano di costruzione rappresenta la superficie della carena fuori ossatura e dentro fasciame. Quando si determina il volume della carena, per passare al dislocamento bisogna aggiungere non solo il peso specifico dell'acqua di mare, ma anche lo spessore del fasciame esterno. Nelle prossime puntate tenterò di mostrare le varie situazioni, come opera la coppia di stabilità che ogni nave possiede, in base alle sue caratteristiche tecniche. Una prima battuta, la coppia che raddrizza la nave non è più la classica formula D (R -a)sen.alfa (valida fino a 15 gradi) ma D (h -a) sen.0 per tutti gli altri angoli d'inclinazione maggiori di 15 gradi. alla prossima puntata. Varo5
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