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  1. Carissimi, Mi presento subito, sono Giada ho 33 anni e sono la pronipote del Silurista Carlo Capriotti, imbarcato e disperso sul sommergibile Malaspina. Ho trovato questo forum per caso, facendo delle ricerche, perchè vorrei saperne di più su come un sommergibile possa scomparire nel nulla. Le informazioni che ho già trovato in rete, non mi soddisfano completamente, specialmente se le "unisco" allo stato d'animo con cui partì l'ultima volta mio zio per la missione. Faccio una premessa, per evitare di offendere qualcuno o la memoria di qualcuno: in primo luogo conosco davvero poco sia della vita militare che della vita in mare (anche se ho un compagno pescatore, ma non è la stessa cosa :-) ), in secondo luogo son cresciuta con due genitori abbastanza Freakkettoni e quindi sono una pacifista convinta. La mia vita e il mio lavoro sono rivolti alla cura "degli ultimi": bambini disabili, donne e minori in disagio economico, donne vittime di violenza ecc. Questo però mi consente di sviluppare una teoria e un'analisi, in merito alla scomparsa del Malaspina, forse fantasiosa, ma pur sempre un'alternativa possibile. Documentandomi sulle condizioni in cui venivano arruolati e addestrati i sommergibilisti all'epoca e sulla vita di bordo, posso affermare che i giovani marinai erano sottoposti ad uno stress pazzesco per cui non erano propriamente preparati (come accade invece oggi) I fattori critici erano molteplici: -l'addestramento del Malaspina fu fatto duranto il collaudo del sommergibile (6 mesi?! correggetemi voi) -Mio zio aveva circa 20 anni non sapeva neanche nuotare, come il resto dei marinai arruolati, che venivano dalle campagne di paesini sperduti, gli ufficiali e il comandante erano di poco più anziani (dai 25 ai 35 anni circa). -Durante l'addestramento, veniva però insegnato a tutti, come pilotare il sommergibile, nel caso che in battaglia il capitano o gli ufficiali venissero feriti o non potessero assolvere i loro compiti, per riportare se non altro in emersione e in salvo l'equipaggio. Immaginatevi di stare tutti quei mesi sott'acqua, col terrore costante di essere attaccati e morire di una morte atroce, immaginatevi un ambiente angusto in cui era impossibile addirittura lavarsi e non avere mai uno spazio "riservato" per se stessi, turni per dormire, brande calde, addirittura nessuna privacy neppure per andare in bagno, visto che c'era un oblò di emergenza da cui tutti potevano vederti. Questi giovani non avevano "scelto" la vita militare come accade oggi, erano persone semplici che si magari si sentivano parte di un qualcosa, magari "fuori dall'acqua" erano convinti che il rischio di morire per la propria patria era una cosa giusta, ma a differenza di chi combatteva sulla terra ferma, o da solo su un aereo, o in una grande nave, diciamoci la verità i sommergibilisti erano i più disagiati. Nonna "Carlo! sei tornato! quanto ti fermi? non rimani a casa? devi ripartire?!" Carlo "Si Nina, ma stavolta non torniamo, ne abbiamo abbattuti molti, ci tengono di mira..." Questa fu una breve conversazione che mia nonna tenne con suo cognato, una frase che rimase scolpita nella sua memoria fino a quando la demenza senile non la portò via...Zio Carlo sapeva che non sarebbe tornato, un suo commilitone suo compaesano si fece rompere una gamba appositamente per non rimbarcarsi e farsi congedare, tant'era la paura di ripartire, mio nonno all'epoca lo considerò un "vigliacco" io no, sinceramente proprio no. Quando a casa arrivò la notizia della scomparsa del Malaspina arrivarono con lei anche gli effetti personali lasciati in caserma da Zio: una macchinetta fotografica, l'orologio e le piastrine di riconoscimento. Ora chiedo a voi se è possibile che le piastrine di riconoscimento non vengano indossate prima di una missione e chiedo ai familiari del Malaspina se ce ne sono qui, se anche tra i loro effetti personali erano presenti queste piastrine. A me piace pensare (e ripeto senza infangare la memoria di nessuno) che l'equipaggio abbia deciso di cambiare rotta per una nuova vita altrove. Chiedo a tutti voi se ciò sia possibile, quanta autonomia avessere i sommergibili dell'epoca e quindi eventualmente dove possano essere sbarcati, senza avere problemi a "mimetizzarsi" in un nuovo paese (che magari all'epoca non era coinvolto in guerra) Lo so che tutti vi chiederete "ma se così fosse...dopo tutti questi anni...nessuno si è mai provato a rimettersi in contatto con le famiglie di origine?" Bè ho pensato che in primo luogo, la guerra "era appena cominciata" quindi la paura di essere trovati e fucilati era alle stelle, a guerra finita tutti sapeva che le famiglie di origine, per lo più povera gente, campava con le pensioni di guerra dei dispersi, quindi sarebbe stato anche quello un deterrente per non ritornare. Lo so che molti di voi hanno a cuore il nostro esercito, presente e passato, ma io penso sempre alle persone, a quei giovani che non avevano scelta di fronte alla morte, alle famiglie che hanno pianto per sempre la perdita di quelle vite. Insomma se avete dei chiarimenti o delle informazioni da darmi chiedo comunque il vostro aiuto. Zio ora avrebbe 92 anni se fosse vivo, non spero di "ritrovarlo" ma almeno di avere qualche prova tangibile sul suo destino. p.s. Alla luce della scomparsa del Malaspina e poi appena un mese dopo del Marconi (stessa flotta e stessa classe) è possibile che la loro scomparsa in "circostanze sconosciute" possa essere stata a causa di una missione segreta che all'epoca era impossibile rivelare e col correre degli anni nessuno ha più mai approfondito? Grazie ancora di cuore a tutti voi per l'attenzione.
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