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admiral canoga

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Su admiral canoga

admiral canoga's Achievements

  1. Purtroppo la traduzione italiana del celebre libro del Comandante Hara lascia parecchio a desiderare, a cominciare dal titolo, che nulla ha a che vedere con il contenuto del libro o con le intenzioni dell'autore. Va anche detto che l'edizione originale americana "Japanese Destroyer Captain" è stata "curata e calibrata secondo un'ottica americana" da Roger Pineau. Ebbene, l'edizione italiana, pubblicata dalla Longanesi sia in versione "hardback" che "paperback", è la traduzione non troppo riuscita dell'edizione americana. Non osiamo immaginare cosa sarebbe saltato fuori dalla traduzione dal giapponese di "Tei kuni kaigun no saigo - Yahagi kanchō no jissen kiroku" (帝國海軍の最後 - 矢矧艦長の実戦記録』)
  2. Buonasera signori e Buon Ferragosto! Mi permetto di aggiungere qualche osservazione sul suddetto libro. SI tratta dell'edizione in lingua inglese del lavoro in lingua tedesca "Die japanischen Kriegsschiffe 1869-1945" di Hansgeorg Jentschura, Dieter Jung, Peter Mickel, pubblicato dalla J h Lehmanns di Monaco di Baviera. Fin qui nulla di nuovo, direte Voi. Ebbene, chi erano mai questi tre signori? Questi signori e in particolare Dieter Jung, erano nietemeno che tre "studiosi di cose navali" collaboratori di Erich Groener, il famoso storico navale cui dobbiamo tanti "reference books" sulle Marine da Guerra tedesche. Il libro infatti nasce dalla rielaborazione del materiale raccolto in tanti anni di studi, ricerche e scambi epistolari da Erich Groener. Ricordiamo che il Groener era in contatto diretto, tra gli altri, con Shizuo Fukui. Si aggiunga che all'epoca (erano gli anni '60) anche alcuni celebri ship lovers italiani che erano occasionalmente in contatto con entrambi questi "mostri sacri" della storiografia navale erano in trepidante attesa per l'uscita del libro... volume che come dicevo verrà pubblicato postumo grazie al paziente lavoro dei collaboratori del Groener nel 1970. SI tratta dunque di un lavoro imponente, scritto con precisione tutta tedesca sulla base di tutte le informazioni e le fonti allora disponibili in occidente e accessibili per gli occidentali. Il libro entrò nel novero dei "reference book" sulla Marina Imperiale Giapponese grazie all'edizione in lingua inglese pubblicata nel 1977 nel "classico formato 25x25" dalla A&AP inglese e dal Naval Institute americano. Dal punto di vista "commerciale" questo lavoro rappresentava il contraltare della A&AP e del NIP ai lavori di Anthony J Watts "Japanese Warships of World War II" pubblicato da Ian Allan nel 1966 (l'edizione americana venne pubblicata dalla Doubleday) e "The Imperial Japanese Navy" di Anthony J Watts e Brian G Gordon pubblicato dalla MacDonald (UK) / Doubleday (USA) nel 1971. Il lavoro di Hansgeorg Jentschura, Dieter Jung, Peter Mickel si caratterizza per dei disegni al tratto di piccole dimensioni ma di buona fattura, per delle tabelle e delle descrizioni delle varie unità sintetiche ma molto precise. Gli errori sono molto pochi e sono dovuti essenzialmente al fatto che all'epoca non tutte le fonti che oggi conosciamo erano disponibili. Uno dei punti dolenti del libro sono le fotografie, di qualità non eccelsa. D'altra parte si tratta di un manuale stracolmo di informazioni e non di un volumetto fotografico. I libri di Watts e Gordon da parte loro presentano qualche imprecisione in più, ma contengono descrizioni più complete delle varie unità, fotografie di migliore qualità....e tra i disegni oltre a quelli di Watts (non molto belli in verità) e Gordon (certamente migliori dei precedenti) vi sono anche quelli di Augusto Nani. Si tratta degli stessi profili di Augusto Nani apparsi in precedenza sulle riviste "Le Vie del Mare" e "Interconair Aviazione e Marina" tra fine anni '50 e circa metà anni '60, profili che talvolta presentano alcune imprecisioni (ad esempio nei disegni delle Soryu manca il terzo elevatore) dovute alla carenza di informazioni precise ma dal tratto bellissimo... quasi impareggiabile a mio avviso. In tutti e tre i casi si tratta quindi di studi molto validi ma datati. Da allora infatti molte cose sono cambiate, molte altre fonti sono divenute accessibili e nuove generazioni di studiosi si sono dedicati alla Nihon Kaigun. Fatte queste premesse, i tre libri sono ancora oggi delle validissime introduzioni a tutti coloro che vogliono avvicinarsi allo studio della Marina Imperiale Giapponese. Personalmente per qualità e precisione delle informazioni considero questi tre lavori di gran lunga superiori ai recenti volumetti di Mark E Stille pubblicati dalla Osprey. Chiaramente, limitandoci agli studi pubblicati in lingue occidentali, i tre volumi citati sono superati in precisione e completezza dai vari studi di Hans Lengerer (negli ultimi tempi coadiuvato da Lars Ahlberg), apparsi su Marine Rundschau, Interconair Aviazione e Marina, Warship (Conway) o pubblicati da Nimble Books, Waldemar Trojca e AJ Press, così come non possono reggere il paragone con il monumentale lavoro di Eric Lacroix & Linton Wells sugli incrociatori giapponesi nella Guerra del Pacifico. Per tacere dei numerosi recenti studi sulla Marina Imperiale Giapponese pubblicati in lingua russa o polacca, assai ben fatti: dasti pensare ad esempio ai lavori di Eugene Pinak.
  3. Si tratta dunque del Som (Сомъ - Pesce gatto) della marina zarista, piccolo battello prebellico risalente alla guerra russo- giapponese, uno dei numerosi e diffusi battelli tipo Holland costruiti dalla Electric Boat Company americana (di cui John P Holland era uno dei soci fondatori). Il Som fu il prototipo di una classe di battelli costieri per la marina zarista. Gli altri esemplari vennero costruiti / assemblati in Russia, a San Pietroburgo dai Cantieri della Neva. All'epoca della prima guerra mondiale il valore bellico di queste unità era quasi nullo, ma vennero ciononostante utilizzate per pattugliamenti e per compiti addestrativi. Generalmente nel Baltico questi battelli erano basati a Reval, l'odierna Tallinn, in Estonia. Il Som andò perduto per collisione con la nave mercantile svedese Angermanland il 10 (secondo altre fonti il 23) maggio 1916 tra l'isola di Arholama e il faro di Svartklubben, nelle isole Aaland, che all'epoca appartenevano alla Russia (oggi sono territorio finlandese ma la comunità che le abita è di lingua svedese) e che si trovano tra Svezia e Finlandia, all'ingresso del Golfo di Botnia. Nella prima guerra mondiale i sommergibili russi della Flotta del Baltico operarono molto spesso davanti alle acque territoriali svedesi per fare la guerra al traffico mercantile tra Germania e Svezia. Obiettivo erano le navi mercantili tedesche cariche di materie prime. Infatti nella I GM la Svezia, sebbene neutrale, era il principale fornitore straniero di minerali di ferro e piombo della Germania. Purtroppo la documentazione sull'episodio non è certo abbondante o esaustiva. Bibliografia: Norman Polmar e Jurrien Noot, Submarines of the Russian and Soviet Navies, 1718–1990, Naval Institute Press , lo studio più completo sull'argomento tra quelli in lingue "comprensibili". Anthony J Watts, The Imperial Russian Navy, Arms and Armour Press e Renè Greger, The Russian Fleet 1914-1917, Ian Allan, entrambi ottimi. Conway's All The World's Fighting Ships 1906-1921 Chiaramente poi c'è la "letteratura" in polacco e in cirillico (russo e ucraino). link sull'Angelrmanland: http://www.faktaomfartyg.se/angermanland_1872_b_2.htm http://www.faktaomfartyg.se/angermanland_1872.htm
  4. Ciao a tutti, mi chiamo Filippo (classe 1972) e dopo numerose.... navigazioni in immersione nelle acque del forum, ho deciso di emergere e attraccare ai moli di Betasom. :s03: Sono appassionato di storia militare in generale e di Marina Imperiale Giapponese e US Navy / USMC in particolare. :s41: Un brindisi con lo Spalletti! Paiekali!
  5. admiral canoga

    Identificazione Navi Giapponesi

    Un saluto a tutti i comandanti! Ho il sospetto che il profilo dello Shimakaze sia stato confuso con quello dei caccia classe Yugumo. :s14: Infatti, l'unico cacciatorpediniere giapponese a imbarcare tre complessi lanciasiluri (quintupli) da 24 pollici fu proprio lo Shimakaze. I tipi Asashio (Asashio/Kagero/Yugumo) montavano come è noto due impianti quadrinati da 24 pollici. :s01: Non mi risulta che il Naganami abbia mai sbarcato il complesso lanciasiluri poppiero. Quando i contrammiragli Tanaka Raizo e Koyanagi Tomiji utilizzarono questa unità come nave ammiraglia della seconda flottiglia cacciatorpediniere, i tubi lanciasiluri restarono al loro posto. :s02: Forse la modifica venne eseguita nell'Arsenale Navale di Kure nel 1944, durante le riparazioni per i gravi danni subiti dallo Naganami a Rabaul nel novembre 1943? Potrei avere maggiori informazioni in proposito? Sul Watts, "Japanese Warships of World War II" (Ian Allan) e sul Watts - Gordon "Imperial Japanese Navy" (MacDonald & Co) sono presenti gli ottimi disegni degli Asashio/Kagero/Yugumo di Augusto Nani, oltre a un profilo dello Shimakaze. Mi permetto di segnalarvi questi testi perchè i disegni di Augusto Nani, seppur datati, sono chiarissimi, molto più di quanto non lo siano i profili presenti sul Jentschura ("Warships of the Imperial Japanese Navy") o sul Whitley ("Destroyers of World War Two") :s41: Aggiungo che la foto di prua del presunto Akishimo con torre prodiera brandeggiata e un B-25 quasi sulla verticale ritrae molto probabilmente un Kaibokan classe C e non un caccia classe Matsu. Si può notare l'assenza del secondo fumaiolo, la diversa scudatura del cannone di prua e l'assenza dell'impianto binato poppiero da 127 mm. I cannoni sono dunque pezzi da 120mm (uno scudato, l'altro no) e non da 127mm. La nave sembra inoltre troppo corta per poter essere un Matsu. :s02: Un saluto a tutti!
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