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sagu7755

Comune di 2a classe
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Risposte pubblicato da sagu7755

  1. Ieri ho parlato con una persona che, immaginavo potesse darmi notizie in merito all'argomento e così è stato. Infatti, ha esordito dicendo che gli incursori (a proposito, la notizia della loro presenza a Bacoli era così segreta che tutti la conoscevano) erano alloggiati nella ex polveriera (appunto i locali che ho indicato nel post precedente) e che si esercitavano, soprattutto in periodo invernale, dopo le 20,00, quando a loro disposizione c'era l'intero bacino di Casevecchie e quello di Miseno. Quando era prevista l'esercitazione, e ciò avveniva quasi tutte le sere, l'intera area era interdetta ai pescatori. Alla vigilanza provvedeva un distaccamento di carabinieri. Proprio il testimone mi ha raccontato un episodio divertente: nonostante l'avviso dato dai carabinieri, lui aveva messo a mare reti di posta. Dopo qualche ora è stato preso dai carabinieri perchè durante l'esercitazione, alcuni incursori si erano impigliati, con i loro mezzi, tra le reti. Solamente l'intervento di un suo conoscente molto influente, impedì guai maggiori

  2. E' chiaro, come avevo già specificato nel post, che il libro, da cui è tratto il brano riferito agli incursori, è stato stampato così come è stato ritrovato dalla moglie dell'avv, Race, la Prof.ssa Marisa Massa.

    Comunque, l'elenco riporta i nomi dei comandanti del distaccamento della marina attivo fino al 1949, i nomi indicati da quell'anno in poi sono quelli dei comandanti dello STA di MIseno-Bacoli.

    Attualmente, l'ex caserma è abbandonata ed è sotto la giurisdizione della Guardia di Finanza che, pare certo, sta per procedere alla vendita all'incanto.

  3. Allego un breve brano sull'argomento di questa discussione estratto dal libro "Bacoli in pace e in guerra" di Gianni Race. Devo dire che è poco chiaro perchè l'autore scrisse il libro mentre era gravemente malato e non ebbe il tempo di correggerne le bozze. Il libro fu pubblicato, postumo, così come fu ritrovato, a livello di bozze; comunque, spero possa essere utile... non so.

     

    1946, MISENO BASE DEGLI INCURSORI TESEO TESEI

    Fu nel dopoguerra che arrivarono a Miseno i più presti­giosi nomi della Marina Italiana, quelli che avevano dimostrato coraggio, sapienza tecnica e intelligenza nel com­battimento sotto gli occhi e il muso degli avversari, con enorme valore e sprezzo del sacrificio, e senza l’irrazionale fanatismo dei Kamikaze nipponici, che si lanciavano sulle navi nemiche, puntando sul rischio mortale, con tutto l’ae­reo. I mezzi d’assalto italiani, maiali o siluri, richiedevano abi­lità ed equilibrio oltre all’amore per la vita: l’eroismo supre­mo. Salvarono innanzitutto migliaia di nemici, più le loro vite e infine mandarono a picco la corazzata Valiant ed un'altra nave. Poi si prepara­rono a seguire la lunga prigionia.

    Dal I960, Emilio Bianchi (med. d’oro al V.M.) comandò il Teseo Tesei a Miseno per oltre un lustro. Qualche anno fa, festeggiato a Miseno dai marinai del grup­po A.N.M.I. Allo scomparso Durand De La Penne (med. d’oro al VM.) è stata intestata una delle nostre più moderne navi da guerra.

    Gl’incursori di mare furono distaccati a Miseno, cinque-sei anni dopo lo sfacelo del Distaccamento di Miseno. Comandò il distaccamento di Miseno il C. corv. Beltrani (arrivò ad ammiraglio). Nel 1948, il tenente in Crem, Russo; nel 1949, C.c.Fetta (arrivò ad ammiraglio), ultimo dei comandanti di Maridist. Miseno. 1949, due sottuff.Cosmini e Cipriani, preposti alla S.T.A. (sez. tee. Aut. Com. Basin. di Miseno). 1950, il cap. gen. nav. Rusieri, figlio del direttore dei Cantieri Monfalcone. 1950-1952, il cap.Vasc. Ernesto Notari (m.d’arg. VM, rada Gibilterra). 1952-1963, il cap.freg.. Franco Costa (Rada di Malta, Med.d’Arg. arrivò ad ammiraglio). Aiutante Maggiore, il ten. Dodero.. 1952, il cap.del genio mil. Filippo Cusmai, al posto di Rusieri. 1960-1963, il vice-coman­dante, ten. in Cemm. Emilio Bianchi (med.d’oro al V.M. rada, Alessandria, affondamento Valiant).

     

    .

    emiliobianchinel1935.jpg

    Emilio Bianchi nel 1935

  4. Ho letto solo adesso approfonditamente, il post di Lefa e mi sono accorto che citava il deposito di Montagna Spaccata a Gaeta. Ora io non so se in questa località ci fosse un deposito della Marina Militare ma penso, d'accordo con Peppe, che si trattasse del deposito Montagna Spaccata di Pozzuoli, cosa anche logica stante la vicinanza con Miseno. Poi tutto può essere e aspetto delucidazioni in merito da parte di Lefa.

  5. Per adesso, solo un annotazione circa il deposito della Montagna Spaccata. Questo, ha funzionato come deposito fino a 5-6 anni fa, oggi è vuoto e viene utilizzato in estate per accogliere i partecipanti ad una scuola di vela organizzata e gestita dalla Marina Militare. Sono ragazzi e ragazze di età fino ai 20-22 anni che svolgono l'addestramento nelle acque del porto di Miseno, nel mese di luglio.

    Montagna Spaccata in precedenza aveva svolto il compito di deposito di pezzi di ricambio per navi, compito che, aveva "ereditato" dal deposito di Miliscola (per intenderci quello sotto Monte di Procida che accoglieva parte dei siluri prodotti a Baia prima di essere smistati alle rispettive destinazioni) che oggi ospita una caserma dei Carabinieri.

    Alla prossima

  6. Alcuni chiarimenti:

    Il tunnel che collegava Baia con il Fusaro fu iniziato prima di quello di San Martino ed il progetto prevedeva il percoso che poi fu creato, che io ho indicato nella piantina corretta, e che è quello attualmente esistente, lo scavo fu tutto in galleria e, per abbreviare i tempi, furono utilizzati cavamonti del posto tra i più esperti allora esitenti, la galleria ha un percorso rettilineo e sbuca nella parte alta e retrostante dell'attuale Selex dopo aver sottopassato il parcheggio;

    I problemi tra Soprintendenza e Comune riguardarono Bacoli e si riferivano al tunnel di cui sopra;

    il tunnel sotto San Martino oggi serve, come dice Peppe, a collegare le due estremità dell'isolotto ma, ripeto, negli anni tra il 1940 ed il 1943 ospitava alcuni reparti.

    Domani, spero di postare il capitolo sulla Teseo Tesei di Miseno tratto da un libro di uno storico locale.

  7. per Lefa

    mi sono attivato presso gli uffici preposti del Comune di Bacoli e Monte di Procida per avere cartografie con indicate, tratteggiate, le due gallerie di cui parliamo; a riguardo della caserma Teseo Tesei di MIseno ho trovato qualcosa su un testo, di uno storico locale, che, una volta scannerizzato inserirò nella discussione. Infine, un chiarimento in merito alle notizie sulla memoria intitolata "Riorganizzazione del Silurificio Italiano". Se ho capito bene le hai tratte dal testo "WASS 133 anni di storia" di cui ho copiato quasi tutti gli stralci. Me lo confermi?

    Grazie e scusatemi la pedanteria ma l'argomento, di cui stiamo trattando, mi interessa molto.

  8. Allora, recapitolo un attimo: la cartina che ho postato, dove sono segnati i due tunnel ed il tratto scoperto che collegavano Baia con San Martino, non è frutto di una mia ipotesi o di fantasia ma è la rappresentazione della realtà come si può constatare ancora oggi. Il tunnel che da Baia portava al Fusaro, e che oggi è chiusa su quest'ultimo lato, l'ho percorso tre anni fa, quando la Selex l'ha ripulito prima di consegnarlo all'affittuario che non è un costruttore edile ma un grossista di materiale edile, esso non ha alcun innesto a T lungo il suo percorso Per quanto riguarda la costruzione dei due tunnel e del tratto scoperto che dal Fusaro portava a San Martino, i lavori iniziarono nel 1939 e terminarono alla fine dell'anno successivo; nei primi mesi del 1941 iniziarono i lavori di costruzione dello stabilimento del Fusaro, che terminarono all'inizio del 1943.

    I lavori furono effettuati, almeno per quanto riguarda il tunnel di San Martino, da una ditta di Bacoli. Queste notizie sono certe al 100 per 100 avendole acquisite da chi ha partecipato ai lavori e confermate da atti conservati presso l'archivio del Comune di Bacoli. In merito a questi lavori, ci fu una fitta corrispondenza tra il Silurificio, il Comune e la Soprintendenza Archeologica che aveva forti perplessità perchè i lavori interessavano aree di alto valore storico-archeologico.

    Dal 1937, quando cominciò la produzione a Baia, al 1940 quando il tunnel di San Martino fu completato, i siluri raggiungevano il siluripedio via mare, sia da Torregaveta che da Miseno e Baia stessa con l'uso di pontoni.

    Circa la richiesta a Lefa, mi riferisco alle notizie che riguardano il trasferimento del Cantiere a Baia e dei lavori che Minisini presumeva doversi fare.

  9. Allora, sperando di aver capito bene come funziona la procedura per allegare immagini, ho caricato l'immagine della cartina postata da Lefa (in realtà del Prof. Giamminelli Raffaele per qualcuno a cui può interessare la cosa) corretta per quel che riguarda i tunnel di Baia-Fusaro e San Martino (indicati in arancione). Ho indicato in blu, anche, il tracciato del binario che dal cantiere del Fusaro portava a San Martino.

    Per quanto riguarda il messaggio 56 di Peppe c'è da dire questo:

    1) il tunnel che da Baia portava al Fusaro, è lungo effettivamente 1,3 km circa, arrivava direttamente nel cantiere del Fusaro al tempo del Silurificio, ed arriva alla SELEX, oggi. Dal momento della costruzione della Microlambda e fino a circa 10 anni fa, entrava ancora nel cantiere del Fusaro ed è stato usato per tutti questi anni, e non prima, come deposito della fabbrica che ha assunto, negli anni, svariate dnominazioni (Microlambda, Selenia, Alenia, ...Selex). Circa 10 anni fa, l'imbocco dal Fusaro è stato murato con una tompagnatura "blindata" e la Selex ha fittato il tunnel ad un privato del luogo, che vi accede da Baia e che lo usa come deposito di materiale edile. Sottopassa non il Parco Archeologico delle Terme di Baia ma il Parco Monumentale di Baia, si tratta di due località vicine ma diverse, il primo è adiacente alla Piazza di Baia e si può visitare, il secondo, invece, si trova tra il Parco Archeologico e i Fondi di Baia e non si può visitare. Confondere i due siti, porta anche ad una confusione circa il percorso del tunnel.

    2) Per quanto riguarda la notizia riportata da Simon Pocock circa il fatto che il tunnel sia stato usato per deposito di siluri la ritengo perlomeno poco verosimile, e, purtroppo, nel suo libro l' autore fa "qualche" errore. Sarebbe stato per lo meno strano che un tunnel, non molto largo, usato per un passaggio veloce verso il Fusaro, di un trenino su rotaie e, addirittura quale ricovero per la popolazione civile della vicina Baia possa aver funzionato come deposito di siluri. Credo, anzi sono certo, che i siluri, come ho gia detto in un precedente post fossero conservati a Miliscola.

    3) la foto 6 risale al 1925, si tratta di una cartolina illustrata, che riporta come didascalia nella faccia posteriore "Siluripedio di San Martino" e costituisce, così una prova certa che già allora il Silirificio Italiano usava l'isolotto per le sueprove.

    4) nella foto n° 8, quella che viene indicata come "...ulteriore galleria che collega le due estremità dell’isolotto (costruita sempre dal silurificio)... " non è altro che l'ingresso ai reparti sotterranei di cui parlavo sempre nel mio precedente post. Tra gli altri, c'era il reparto compressori che caricava aria compressa per permettere il movimento del siluro.

    5) la funivia di cui parla Minisini doveva partire da Baia, come si evince chiaramente dall'appunto riportato da Lefa, avere la stazione più alta sul crinale della collina dei "Pozzolani" e scendere a San Martino. Probabilmente, Minisini pensò a questa soluzione osservando alcuna funivie che esistevano nelle vicine cave di pozzolana. Quasi certamente, il progetto non fu mai attuato perchè la funivia avrebbe dovuto superare un dislivello ancora maggiore del Parco Monumentale rappresentato dal Monte di Procida.

    Chiedo, infine a Lefa, se può, e vuole, postare il link cui fa riferimento quando parla del progetto di Minisini. Di questo personaggio, soprattutto dopo la sua partenza per gli Stati Uniti, si sa pochissimo. Sicuramente rientrò in Italia nel 1946, e quindi prima di Calosi e di alcuni dei tecnici, e, nello stesso anno morì.

  10. Grazie a tutti per queste informazioni.

    Solo alcune piccole rettifiche per l'esauriente intervento di Peppe F21.

    Dove afferma che "...Lo stabilimento del Fusaro viene collegato a quello di Baia mediante una galleria lunga 1.300 metri che non collega direttamente i due impianti perché bisogna servirsi per un breve tratto della viabilità ordinaria; comunque si evita un più lungo e tortuoso percorso. Questa galleria viene utilizzata anche quale deposito (anti aereo) per i siluri completati dallo stabilimento." ci sono alcune inesattezze; in particolare, il silurificio non si serviva, neanche per un breve tratto, della viabilità ordinaria. Infatti, dal cantiere di Baia, e precisamente dall'area attualmente occupata dal parcheffio antistante l'IRSVEM, usciva un binario, a scartamento ridotto, ricordato da tantissime persone. Questo binario attraversava il tunnel e sbucava nel cantiere del Fusaro. Da qui a San Martino c'era un'altro tratto che è stato difficile da individuare; infatti, benchè ne parlassero in molti, nessuno ne sapeva indicare, con precisione, il percorso. La difficoltà è stata determinata dal fatto che l'area del cantiere del Fusaro fu danneggiata dai tedeschi che minarono i pilastri che reggevano i tetti che quindi crollarono su se stessi. Al momento dei lavori per la costruzione della Microlambda, il punto attraverso cui usciva il binario non fu ripristinato e, di conseguenza, coperto dalle macerie fu dimenticato in pochi anni, ugual cosa avvenne per il restante tratto fino all'ingresso di San Martino. Questo tratto, infatti, che camminava ai piedi della collina di Bellavista fu coperto dal dilavamento in pochi anni. Ho individuato il percorso solo recentemente e grazie alla testimonianza di alcune persone del luogo.

    Per quanto riguarda l'uso del tunnel per deposito dei siluri non credo sia una notizia corretta in quanto la sua funzione specifica era quella, come giustamente ha scritto F21, di rendere rapido il collegamento con il Fusaro e San Martino, e la presenza di siluri avrebbe creato intralcio al passaggio. Inoltre, quando suonava l'allarme antiaereo serviva come ricovero, oltre che per gli operai del silurificio, anche per la popolazione di Baia.

    Invece, la funzione di deposito temporaneo, per il solo stoccaggio dei carichi di siluri, era svolto da alcuni capannoni del Fusaro dai quali, successivamente, venivano spostati a Miliscola, nel deposito sotto il Monte di Procida, e a Piombino.

    Per Lefa: effettivamente l'isolotto è privato e, forse, quando F21 parla di MM probabilmente si riferisce al periodo 1950-1958. Una nota: credo sappiate tutti che, nel periodo del Siliruficio, i reparti erano all'interno della collinetta ad eccezione di uno situato proprio nel punto dove giungeva il ponte.

    L'altezza dell'isolotto di San Martino è stata abbassata di molti metri durante l'800 quando si estraeva pozzolana e tufo. Gli edifici costruiti nella parte superiore erano quelli utilizzati come torre di controllo durante i lanci di prova dei siluri e quelli che l'ammiraglio Minisini occupava quando era in loco.

    Infine, una curiosità: fino alla fine del 1400 l'isolotto era attaccato alla terraferma in località Acquamorta: si distaccò a seguito di una tempesta che fece sparire il collegamento con la terraferma

  11. Quello che vorrei allegare è un file pdf che si può convertire in 24 file immagini. Chiaramente, diventa pesante la consultazione, allora faccio così, chi vuole leggere il testo di Lucidi mi può contattare, se la cosa è lecita nel gruppo, al mio inidrizzo email che è pubblico.

  12. Ho letto le risposte, soprattutto quella di Lefa e devo dire che sono quasi convinto del fatto che la IMN fosse impegnata nel Progetto per i filosiluri anche se mi rimane un piccolissimo dubbio su una possibile confusione tra la IMN e la Microlamba che nacque proprio nel 1951 e che aveva, tra il personale, tecnici di altissimo livello. tra cui primeggiava Calosi ma anche 8 dei 12 tecnici che l'OSS aveva trasferito negli Stati Uniti nel 1943 e che erano rientrati in Italia nel 1948.

    Per quanto mi riguarda, per adesso non ho alcuna intenzione di pubblicare qualcosa in merito all'argomento di questa discussione, e cioè il Silurificio di Baia, ma se questo dovesse accadere, chiaramente farei riferimento a quanto sta emergendo da questa discussione. Fodamentalmente, la mia è una attività di divulgazione e di recupero della memoria storica del mio paese, Bacoli in provincia di Napoli, a favore soprattutto delle scuole del territorio.

    Ribadisco, comunque la richiesta di informazioni su come fare per allegare documenti o testi da me ritrovati per renderne partecipi gli altri partecipanti della discussione. E visto la specifica richiesta di Lefa, dico anche di avere una copia in formato pdf del testo UN'INDUSTRIA BELLICA DEL MEZZOGIORNO: IL SILURIFICIO ITALIANO DAL 1922 AL 1945 di Roberta Lucidi che posso divulgare sempre che mi spiegate come fare. Anticipo, però che si tratta, comunque, di un testo che parla soprattutto dell'aspetto economico del Silurificio mentre poco o niente dà a riguardo della tecnologia applicata in quel cantiere

  13. Vorrei chiedere a Lefa la fonte della notizia secondo la quale

    "l’ufficio che ha partorito il progetto è l’USAS, stabilita nel 1951 e formata da quanto rimasto dell’industria siluristica Italiana, ovvero Whitehead Moto Fides (gli stabilimenti di Fiume e Livorno si erano fusi dopo l’occupazione di Tito) e Industria Meccanica Napoletana (ex Silurificio Italiano).

    Per la base dell’ufficio fu scelta Baia, quindi oltre all’edificio collocato in Baia vicino allo stabilimento al team fu concesso l’uso del siluripedio di San Martino per la sperimentazione dei prototipi.

    L’USAS, sotto la guida di Willy Boes (un’ingegnere della Marina Italiana) fu operativa dal 51’ al 58’, nel 1958 la Marina decise di chiudere l’USAS e di continuare gli studi portati avanti dall’ufficio con la sola WMF, escludendo l’Industria Meccanica Napoletana..." e il fatto che dalla chiusura dell'USAS sia derivata la chiusura dell'I. M. N. (faccio riferimento ad una precedete discussione di cui è presente il link in questa).

    La domanda nasce dal fatto che nessuna persona, ancora vivente, che lavorava nella fabbrica, e che è stata da me intervistata, ha mai citato altre lavorazioni al di fuori di quelle del motociclo Paperino, del motore Mosquito e della moto Baio. Mi si potrebbe obiettare che gli operai addetti alla lavorazione dei siluri siano tutti morti. Per caso, però, durante la ricerca sono venuti fuori documenti dell'epoca che, sembra, sgombrino il campo senza alcun dubbio in proposito. in particolare un articolo di Domenico Rea, famoso scrittore napoletano, che nel maggio del 1953 ha pubblicato, sulla Rivista CIVILTA' DELLE MACCHINE, un articolo dal titolo "UOMINI E MACCHINE IN RIVA AL MARE" (di cui potrei allegare un estratto se qualcuno mi indicasse come fare) dove parla della I. M. N. di Baia e degli Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli. Ebbene, nella parte che riguarda l'IMN si parla solo di lavorazione di moto. Ma ci sono anche resoconti di sedute della Camera dei Deputati del 12, del 13 e del 21 novembre del 1957 (facilmente rintracciabili su internet) dove, a proposito del rischio di chiusura della fabbrica, laddove si riferisce delle lavorazioni, si parla sempre, e solamente, del Baio, del Paperino ecc. e non si fa mai riferimento ai siluri.

    C'è, però, anche un passaggio, nel libro di Casali-Cattaruzza "Sotto i mari del mondo-La Whitehead 1875-1990", che a pag 227 riferisce che era l'IMN oltre a Whitehead Motofides a gestire gli studi sui siluri. Mistero assoluto

    Ora, se Lefa è in possesso di ulteriori fonti che dimostrino la lavorazione di siluri alla IMN mi farebbe piacere conoscerle.

    Grazie anticipate.

  14. Mi dispiace aver causato una polemica, non era nelle mie intenzioni. Comunque, i fatti incontrovertibili cui facevo cenno sono tutti riferiti in alcuni testi editi negli Stati Uniti in anni immediatamente successivi la Seconda Guerra Mondiale. Questo è l'elenco, per adesso parziale, dei testi da me ritrovati negli USA:

    Otto J. Scott The creative ordeal: the story of Rayteon

    Charles T. O' Reilly Forgotten Battles

    Smith, R. Harris. OSS: The Secret History of America s First Central Intelligence Agency

     

    Ancora, l'operazione di cui discutiamo ebbe una notevole eco negli Stai Uniti, tanto è vero che ne fu tratto, nel 1946, un film dal titolo Cloak and dagger diretto da Fritz Lang e con Gary Cooper.

     

    Per quanto riguarda il resto, posso dire che il silurificio di Baia fu minato dai tedeschi in ritirata e fu fatto saltare in area. Quando dopo l'occupazione alleata, l'area ritornò in possesso dell'Italia, ci fu una riconversione delle attività e fu fondata, a tal proposito, la I. M. N. (Industria Meccanica Napoletana) che produceva moto e motorini (Baio, Paperino e Mosquito) per conto di altre società. Non capisco quali possano essere i sabotaggi operati da maestranze in diversi settori come viene riferito.

  15. Non capisco a chi si riferisca il dott. Piergiorgio. Per quanto mi riguarda, non ho fatto illazioni in nessuna delle mie affermazioni. La storia del "tradimento" o "accordo" che intervenne tra l'ammiraglio Minisini, all'epoca dei fatti responsabile della progettazione del Silurificio Italiano di Baia, e l'OSS è nota ai più ed è costituita da fatti incontrovertibili.

  16. ringrazio quanti hanno risposto ma, purtoppo, le notizie riferite erano da me già conosciute. Soprattutto quelle relative ai sabotaggi che avvenivano, o sarebbero avvenuti, nel Silurificio di Baia (che, per correttezza di informazione non era Whitehead). Ho incontrato ed intervistato alcune persone che, all'epoca dei fatti, lavoravano al Siluripedio di San Martino (il luogo dove si provavano i siluri). Tutti mi hanno confermato l'abitudine di provare i siluri utilizzando una serie di guidasiluri (sei-sette) già controllati e presenti nel reparto allestimento dei siluri situato nel cuore della collinetta di San Martino. Ebbene, tra gli stessi testimoni, intervistati in tempi e luoghi diversi per evitare che potessero influenzarsi l'un l'altro, c'era chi diceva che la procedura era normale e suggerita dai tempi ristretti per le prove, e chi, invece, parlava, apertamente, di atto di sabotaggio in questo comportamento.

    Laddove trovo difficoltà a trovare notizie è nella parte che riguarda il comportamento di Minisini e la "vendita" di documenti e materiali già finiti (SIC e SA) agli Americani che li presero e li portarono negli Stati Uniti. Qualche cosa ho trovato negli USA perchè in questo paese è stato revocato il segreto militare nel 2000. In Italia, invece, questo non è ancora avvenuto e i miei tentativi di consultare l'archivio della Marina Militare, in merito al Silurificio, sono andati a vuoto.

    Grazie ancora e spero di avere e dare altre informazioni.

  17. Per prima cosa mi scuso con Voi per il modo con cui mi sono presentato, non conosco la prassi e spero che qualcuno mi possa dare informazioni in merito. Scusatemi ancora.

    Per quanto riguarda, invece, la mia ricerca essa svaria su tutti gli aspetti dalla storia del Silurificio Italiano di Baia con i probabili atti di sabotaggi (ho intervistato alcune persone che lavoravano al Siluripedio di San Martino e dalle loro parole si capisce che l'attività di sabotaggio era a conoscenza di tutti), alle varie lavorazioni (SIC e Sottomarini di Assalto SA1, SA2 e SA3), all' Operazione Mc Gregor, I° caso di spionaggio militare della Seconda Guerra Mondiale. Spero mi possiate dare una mano così come, spero, seguendo le indicazioni che vorrete darmi, di pubblicare i risultati fin qui raggiunti.

  18. Buon giorno a tutti gli amici di Betasom. Per prima cosa spero di essere nel posto giusto e, soprattutto, di utilizzare la modalità corretta per rivolgere una richiesta di aiuto. Sto effettuando una ricerca sul Silurificio Italiano di Baia (che sorgeva nel territorio di Bacoli nel quale sono nato e vivo). Per la ricerca, sto incontrando grosse difficoltà soprattutto a causa della Marina Militare italiana che, a settanta anni dagli eventi, ancora non rimuove il segreto militare dai documenti relativi all'argomento. Gli Stati Uniti, invece, lo hanno fatto nel 2000 e molta parte della ricerca si basa proprio su documenti della OSS desecretati. Ricordo che, oltre al Siluro Italiano Calosi, all'avanguardia per l'epoca, nel silurificio di Baia, in un reparto segreto, si lavorava su un prototipo di un sottomarino d'assalto, della lunghezza di circa 20 mt, che avrebbe dovuto sostituire i "maiali". Concludo chiedendo ogni aiuto che potrete darmi.

     

     

    Grazie anticipate

     

     

    sagu7755

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