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PELLICANO

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Risposte pubblicato da PELLICANO

  1. si, anche se molto indicative, a memoria erano molto piu spostate a scafo, ma la posizione longitudinale è quella, a proravia del locale caldaia ed al lato della centrale di sicurezza. Le virole ed i rinforzi, che interessavano tutta l' altezza di costruzione, erano evidenti solo per chi ha vissuto la fase di costruzione, con ponti non ancora continui, cosi come successivamente (oltre che a disegno) si sarebbero dovute ricercare le tracce solo sulla parte (struttura) sottostante ai ponti che ovviamente sulla parte superiore, di calpestio, erano continui, non essendo installati nè pozzi ne portelli. La coibentazione ed i passaggi cavi (parte sottostante i ponti - parte superiore della zona abitata infraponte) certamente non facilitava l' identificazione dei rinforzi, unico indice della predisposizione.

    Le discussioni (2) del 2012 sono quelle richiamate nel tuo post precedente, discussioni a mio parere che erando "cadute" in quanto progressivamente si esulava dagli aspetti tecnici, certamente declassificati, per entrare in tematiche politico/operative ...

  2. mi rifaccio ad una precedente discussione: in sede non solo di progetto, ma anche di allestimento si considerò la predisposizione, e furono disegnate e preparate le strutture relative, non molto evidenti data la continuità dei ponti. Furono installati i rinforzi (virole) per la successiva installazione (2 pozzi per lato) senza peraltro mai praticare i passaggi (fori) sui ponti, furono previsti passaggi cavi e tubolature. Data la zona relativamente accessibile anche i tempi di imbarco e sistemazione dei "pozzi" (mantenendo disegno ed allestimento originale) sarebbero stati ridotti. Non so peraltro se altrove, e con altro programma, si fosse proceduto all' approntamento dei tubi di lancio. Non avendo poi seguito l' unità dopo i lavori di fine garanzia, non so che sorte o riutilizzo abbiano avuto spazi e predisposizioni previste; a lume di naso, come ebbi modo di affermare nella precedente disscussione, ritengo che con il refitting di mezza vita, e l' installazione dei due complessi dardo poppieri, sia venuta a mancare la possibilità di installazione o di rapida installazione

  3. E' stata una tecnica abbastanza consolidata per quanto poco diffusa

    Uno dei cantieri attrezzati allo scopo fu il cantiere Sangermani di Lavagna, praticamente alla foce dell' Entella ( e quindi vicino ad Ursus Segesta....)

    Ancora ben addentro agli anni 50 rimaneva una unita' incompleta sullo scalo

  4. Caro Chimera

     

    Complimenti, sono sbalordito per il lavoro, uno dei migliori se non il migliore come compendio dai tempi dello Zonca 8sono un fortunato possessore del suo trattato).

    Pur appartenendo alla “mano nera”, al contrario dei mei compagni di corpo io ho sempre dissentito sulla chiusura sui temi inerenti la piattaforma e mi sono sempre avvicinato ai temi del sistema nave, invadendo anche campi e temi propri dello “SM”, artiglieria in primo luogo (in Accademia avevo avuto un ottimo insegnante, il compianto Maioli) ma era sempre mancato un compendio relativo anche all’ evoluzione delle tecniche e del pensiero.

    In forma molto sintetica hai colmato il vuoto, producendo un compendio attraente che é allo stesso divulgativo per chi vuole avvicinarsi alla materia, e riassuntivo per chi é un po´piú addentro , riferendoti a molti aspetti tecnico/storici/concettuali che oggi non vengono piú trattati, non ultimo un riferimento ad apparati che oggi purtroppo non sono neppure conservati musealmente.

    Grazie, centellineró avidamente il lavoro

  5. Stralcio stampa da comunicati ufficiosi


    ...... The cause of the explosions on the 16-year-old Sindhurakshak remains a mystery. Mohan Guruswamy, a military analyst with the Observer Research Foundation, said he visited the submarine the day before the explosion and found it to be “in great shape.”


    Mr. Guruswamy said the crew was preparing for a departure early Wednesday morning on a routine patrol, and he speculated that munitions were mishandled during the preparations. “The feeling among naval officers is that while loading the missiles, something happened,” said Mr. Guruswamy, who praised the crew as “very smart, very tough guys.”


    Mr. Guruswamy said the Sindhurakshak was the navy’s most advanced submarine and had Indian-made sensor equipment that made it more effective than its Russian designers and builders had envisioned. The submarine carried cruise missiles that allowed it to strike targets on land more than 100 miles away.


    Officials believe that a small explosion within the submarine set off two huge blasts from its onboard munitions. Video of the explosions seems to show two separate bursts that threw flames hundreds of feet into the air. The Sindhurakshak’s sister ship, the INS Sindhuratna, was berthed nearby and was damaged by the explosion but was saved by the quick reaction of firefighters.


  6.  

    Le prime dichiarazioni ufficiali della Marina Indiana farebbero scartare ipotesi di esplosione da/per idrogeno. Non solo da alcuni giorni, sembra tre, non c' erano state attività legate alla carica batterie ma sembra appurato che dopo una piccola esplosione nella zona prodiera il fuoco abbia provocato l' ignizione del munizionamento, missili e forse siluri, e questa sarebbe la spiegazione delle due successive disastrose esplosioni.

    Il fuoco sarebbe stato cosi intenso da portare a estesi fenomeni di fusione metallica nei compartimenti adiacenti, coinvolgendo portelli e meccanismi associati

  7. il problema non è essere prolissi, si può anche "occupare" un' intero numero con un dibattito interessante .... non per fare il nostalgico, ma risalendo a (molti) decenni addietro esisteva un punto di raccordo tra storia, esperienza, spivolatura ed interesse delle giovani leve ... i dibattiti spesso avevano uno spunto a bordo, nelle ore di guardia, dove c' erano persone che ricordavano le proprie esperienze, anche di guerra vista la relativa vicinanza del periodo. C' erano stimoli, i mezzi di comunicazione ed approfondimento non erano tanti, ed i pochi che riuscivano, magari a corrente alternata, a proporre rivisitazioni od aggiornamento trovavano audience e venivano "divorati".

    In accademia le lezioni di storia navale erano spessi episodi di vita vissuta, con gli stessi testimoni

    tutto questo costituiva un' iniziazione culturale, a cui oggi si dovrebbe far fronte in altro modo, e qui una maggiore pubblicizzazione di canali paralleli, non ultimo il nostro forum, troverebbe un ruolo importante

    la stessa RM non può ignorare che esistono forum e dibattiti in sedi non istituzionali, ma certamente vicine ....

    Credo si debba (magicamente?) riaccendere una fiammella, tra necessità delle giovani leve professionali, che non siano autorefernziali ed autocelebrative, e disponibilità di persone, come quelle che frequentano questo forum che sono archivi viventi e memorie storiche.

    Con queste divagazioni sono sempre più convinto della necessità di un' azione di forza, se no la redazione, con poche opzioni, farà riscorso a quello che sempre meno dispone. recensioni, "refritti", sintesi di tesi di laurea 8quando va bene) ecc ecc, sino alle stesse poesie.

    meglio essere didattici e prolissi che ... il vuoto

  8. la rivista marittima è di tutti, tutti coloro che amano ed onorano la Marina (per me da quasi 50 anni): in un momento di crisi, e di autoreferenzialità è inutile abbandonarsi a commiserazioni: sentiamola nostra ed inondiamola di proposte e di collaborazioni!!!! certamente in questo forum esistono le capacità e le potenzialità, e certamente possono essere lo stimolo per una ripresa di collaborazioni di qualità dall'interno" dell' istituzione

    rimbocchiamoci le maniche e diamo, ciascuno per il suo, il nostro contributo

  9. Almirante Riveros o Almirante Willians - Marina Cilena - Cantiere Vickers Barrow ordinati 1955 consegnati 1960 - inusuale artiglieria con pezzi da 102 automatici in torrette singole sovrapposte con elevazione 75° - una di queste torrette è conservata al museo a cielo aperto di Vina del Mar

  10. scusandomi rettifico. per frettolosita' eccessiva nel rispondere: si tratta probabilmente della Muroto, eponima della classe di 2 unita'; unita' dei primi anni 50 di circa 750 t che apriva l' epoca della nuove costruzioni giappones, inizialmente classificate fishery protection vessels, , tra le maggiori della categoria anche come armamento e dotazioni seguita poi, nei successivi programmi di costruzione, tra il 1955 ed il 1959, dalle leggermente piu' piccole unita' della classe AWAJI e TATSUTA

  11. Sorry !! è partita la risposta prima di completarla

    Le vicende della demolizione (non rottamazione) della Clemenceau sono ben note e devono far riflettere sul destino finale, il cui minimo rischio è l' affondamento guidato o pilotato. La bonifica non riguarda o non dovrebbe riguardare più l' amianto (per l' effetto in acqua, trttandosi poi di un materiale,minerale, non solubile ) ma liquami e combustibili.

    Quella della demolizione (dove e come ?) è una non soluzione, una dilazione ipocrita nell' attuale situazione normativa, che non dovrebbe essere interpretata per l' affondamento

  12. Tormentone museale e dell’ amianto

     

    Nel mese di ottobre ho avuto modo di vedere, con tristezza, il Veneto abbandonato al suo ormeggio in Arsenale; già allora avevo riflettuto sulle purtroppo fantasiose ipotesi museale, soprattutto quando i progetti sul tappeto in effetti enucleano la nave dal suo aspetto navale e la proiettano verso un ibrido, tra attrazione turistica e centro multi servizi.

     

    Una nave ha una dignità e deve avere un significato la sua conservazione: come parte interessata, per la mia formazione, non posso che essere indignato per la mancata conservazione di una corvetta classe Gabbiano, per quello che hanno rappresentato per intere generazioni, come raccordo tra la Marina della guerra e la Marina moderna. Ben venga la conservazione di un aliscafo, sia per quanto rappresenta in termini di tecnica nazionale sia per la relativa semplicità della sua conservazione e collocazione.

     

    Ben diverso è il discorso su quanto debba rappresentare una nave e la sua musealizzazione: se ci fossero fondi e ci fosse una prospettiva, la nave da conservare , per quanto essa abbia rappresentato in campo tecnologico la scelta dovrebbe cadere sull’ Ardito, la più sofisticata soluzione come sistema degli apparati motore a vapore, molto ma molto più avanzata del Veneto (esperienza diretta su ambedue le unità), e forse l’ unità che più ha proiettato internazionalmente la Marina.

     

    Il tema di fondo è però, oltre quello delle risorse, il tormentone della bonifica: la Marina è stata vittima e continua ad essere vittima delle interpretazioni giudiziarie sul tema: è stata privata anzitempo di unità ancora valide ed oggi non si riesce a dipanare il bandolo del destino finale.

     

    L’ amianto, certamente pericoloso, lo è nella lavorazione (polveri associate) ma nelle unità da musealizzare sarebbe totalmente incapsulato e la nocività minima, per non dire assente: bonificare una nave per musealizzarla, oltre al costo assurdo, ne snaturerebbe aspetto e condizioni. Prova ne è l’ esperienza altrui: come molti dei colleghi cerco ogni occasione per vistare unità conservate all’ estero; nessuna delle unità conservate negli Stati Uniti od Inghilterra od in Canada è stata bonificata (dalle portarei alle unità da sbarco) e mai magistratura locale è intervenuta per proibirne le viste o gli eventi che vi si celebrano). Non si può dire che neppure che ci troviamo nel terzo mondo e non si abbia cura della salute ed attenzione alla prevenzione, con le migliaia di scolaresche che visitano tali cimeli.

     

    La stessa considerazione vale per il destino finale: non chiudiamo gli occhi di fronte alla del tutto ipotetica “bonifica” in fase di demolizione o preparazione alla stessa, una speculazione che tra l’ altro riguarda una delle fasi più dannose per la diffusione delle polveri di amianto ; consideriamo inoltre che uno dei sistemi per trattare ed inertizzare l’ amianto è proprio quello del trattamento in “umido”, per cui la logica conclusione è quello dell’ affondamento “pilotato” delle unità radiate, sia come reef artificiale sia come paradiso di sub e relittari (che comunque si immergono costantemente su navi certamente non bonificate …). Come marinaio preferirei ricordare la mia nave nel suo elemento, e sapere dov’ è, sapere che magari un giorno anche noi la raggiungeremo … piuttosto che vederla arrugginire al molo ed in rada, gemendo sui corpi morti, o ricordarne qualcuna mentre mi faccio la barba (anche se le lamette non sono più di moda) ….

  13.  

    Cari amici del consiglio direttivo,

    scusandomi per il ritardo, dovuto alle continue permanenze all' estero, vorrei anche per il 2013 aderire alla campagna associativa in qualità di socio sostenitore.

    Ai sensi dello statuto, richiedo il nullaostaeffettuare il versamento.

    Con forse un po di confusione ho inviato il modulo di iscrizione all' dirizzo di posta elettronico in anuncio

    In attesa del Vs benestare, Vi saluto con gran piacere e Vi ringrazio per il lavoro svolto a nostro favore,

    PELLICANO

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