U BOOT 96
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IL REGIO INCROCIATORE "BARTOLOMEO COLLEONI"
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ma strano forse mi sara sfuggito qualche cosa lo riguardo il piu' presto possibile grazie von ciao -
IL R. Smg "SMERALDO" classe "SIRENA" (12 unit‡) Sigla: SD
una discussione ha aggiunto U BOOT 96 in I Sommergibili
Sommergibile di piccola crociera Impostato il 25/5/1931 nei Cantieri Tosi di Taranto; Varato il 23/7/1933 ed in servizio il 29/11/1933 Dislocamento 681 t. (in superficie) e 842 t. in immersione Lunghezza 60,2 m. - Larghezza 6,45 m. - Immersione 4,2 m Apparato motore composto da 2 motori Diesel da 1350 hp (capaci di sviluppare in emersione una velocitàdi 14 nodi) e da 2 motori elettrici da 800 hp (capaci di sviluppare in immersione una velocitàdi 7,7 nodi) Combustibile: 45 t. nafta Autonomia: 4880 mg a 8,5 nodi (propulsione Diesel) e 72 mg a 4 nodi (propulsione elettrica) Armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533; 1 cannone da 100/47; 2 mitragliere da 13,2. Equipaggio: 45 uomini, dei quali 5 ufficiali. Sommergibile di medio dislocamento. Classe "600" serie "Sirena". Tipo Bernardis a semplice scafo e controcarene esterne. Profonditàdi collaudo: 80 - 100 metri. Sviluppati dalla precedente classe "Argonauta" con modifiche allo scafo ed alle sovrastrutture. All'inizio delle ostilità(10/6/1940) è dislocato a Tobruk (61a^ sq. VI gruppo) AFFONDATO nel 1941 Le operazioni belliche: Effettua 15 uscite operative: 8 offensive e/o esplorative in Mediterraneo. 7 per esercitazione o trasferimento. Comandante: T.V. Carlo Todaro. Il 10/6/1940, parte da Tobruk per portarsi in zona d’agguato al largo di Alessandria. L’11, alle ore 01.00 circa, al largo di quella base, lancia un siluro contro un grosso piroscafo, senza colpire. Dopo altri otto giorni di permanenza nella zona, non rilevando altri movimenti navali nemici, il 20 rientra a Tobruk. Il 3/7/1940 parte da Tobruk per portarsi in zona d’agguato sulla congiungente Gaudo-Derna. Nei giorni 7 e 8 viene sottoposto ad intensa caccia antisom che causa tali danni da costringerlo ad interrompere la missione e riparare ad Augusta. Dal 15/7 al 2/12/1940 - In arsenale ad Augusta. Parte da Augusta il 15/12/1940 per portarsi in agguato nella zona di mare tra Ras el Tin e Marsa Matruh. Rientra il 22 senza aver avvistato naviglio nemico. Dal 16 al 18/1/1941 - Pattuglia al largo di Malta. Costretto a rientrare in anticipo, per avaria alle batterie accumulatori, in arsenale per sostituzione batterie. Durante la sosta avviene lo scambio delle consegne fra il T.V. C. Todaro e il T.V. Vincenzo D’Amato. Dal 15 al 22/3/1941 - Pattuglia al largo di Cerigotto. Durante la navigazione per portarsi in zona, avvista un convoglio scortato da CCtt, che non riesce ad attaccare. Il 18 tenta l’attacco contro una unitàsottile. Senza esito per la superiore velocitàdel bersaglio che oltretutto, avvistatolo a sua volta, lo attacca violentemente e tenta di speronarlo costringendolo ad immergersi ed a disimpegnarsi. Dall’8 al 16/4/1941 - Pattuglia a S di Creta. Una missione fra fine Maggio e primi di Giugno 1941. Dal 29/5 al 4/6/1941 - Pattuglia a SW di Capo Krio. Dal 15/6 all’1/9/1941 - In arsenale per turno di manutenzione. Nel corso dei lavori, si procede al passaggio delle consegne fra il C.C. D’Amato che assume il comando del "Millo" ed il T.V. Bartolomeo La Penna che affonderàcol battello. Il 15/9/1941 parte da Augusta per effettuare agguato lungo le coste tunisine e pattugliare il Canale di Sicilia. Dalla partenza non si hanno più sue notizie. AFFONDATO fra il 16 ed il 25/9/1941 in un punto indefinito del canale di Sicilia. Mancando notizie di azioni nemiche in quei luoghi e tempi, si suppone che lo "Smeraldo" sia affondato per urto contro una mina. Non ci sono superstiti. Comandante: T.V. Bartolomeo La Penna Com.te in 2a: S.T.V. Giulio Cesare Carta Dir. di macchina: T.G.N. Giuseppe Monti; Altri ufficiali: S.T.V. Alberto Codermatz - Asp. Dino Picchi; 40 sottufficiali, sottocapi e comuni: C° 1a cl. Luciano Gennari - C° la cl. Giovanni Giuseppe Iodice - C° 3a cl. Alfredo Brunelli - 20c. Salvatore Armenio - 20c. Gaetano Belintende - 20c. Luigi Fonsetti - 20c. Salvatore Mura - 20c. Adolfo Testa - Sgt. Giacomo Remagi - Sgt. Carmelo Santonocito - Sc. Vincenzo Ansardi - Sc. Ervildo Bergamini - Sc. Cosimo Cataldi - Sc. Giuseppe De Tommasi - Sc. Luigi Grisendi - Sc. Attilio Maggiani - Sc. Dante Melone - Sc. Francesco Napoli - Sc. Angelo Necchi - Sc. Filippo Nico - Sc. Francesco Portera - Com. Luigi Avallone - Com. Ferdinando Bertolotti - Com. Antonio Bonanno - Com. Amedeo Canessa - Com. Giovanni Fancelli - Com. Francesco Formoso - Com. Paolo Gattuso - Com. Marino Iridio - Com. Luigi Losito - Com. Cesare Perin - Com. Tommaso Piscitelli - Com. Pietro Biuri - Com. Mario Pusca - Com. Salvatore Saia - Com. Giuseppe Sieni - Com. Antonio Talanca - Com. Martino Tecovini - Com. Mauro Todisco - Com. Randolfo Varricchio. FONTE: ANMI Gaeta -
Il Buffoluto (Ten. vasc. c. Matteo Mori) si trovava l’8 settembre a La Spezia per riparazioni ai forni delle caldaie. Non aveva munizioni a bordo, eccetto quelle di dotazione delle armi di bordo. Verso le 8 del 9 settembre il comandante in 2a. dell’arsenale ordinò al ten. vasc. Mori di partire o di autoaffondare la nave. Dato che quest’ultimo aveva predisposto fin dalla sera precedente l’accensione delle caldaie, la nave poté essere rapidamente approntata e partire poco dopo: alle 09.40 era giàfuori della rada della Spezia. Non avendo potuto rifornirsi, aveva a bordo poco carbone e poca acqua: perciò diresse per Portoferraio (dove il comandante calcolava di potersi rifornire e proseguire poi verso sud) seguendo rotte costiere, allo scopo di potersi ancorare in qualsiasi momento se  dato il cattivo stato dei forni  avesse dovuto interrompere la navigazione. Verso le 15.00, mentre la nave stava dirigendo per passare tra le secche della Meloria e la costa, vide verso sud due bastimenti che avanzavano con rotta opposta. Alle 15.30, quando la nave era tra la Meloria e i moli del porto di Livorno, i due bastimenti chiamarono col proiettore e il Buffoluto rispose alzando il proprio nominativo a bandiere. Poco dopo essi aprirono il fuoco, prima che il comandante Mori avesse potuto distinguerne la bandiera che era mascherata dai loro fumaiuoli: essi erano i due grandi posamine germanici Pommern e Brandenburg, usciti poche ore prima da Livorno. Il Buffoluto accettò l’impari combattimento, rispondendo immediatamente coi suoi due pezzi da 100 e colle mitragliere. In breve esso fu crivellato di colpi, ma fece fuoco finché poté; un primo proietto mise fuori combattimento il personale di prora; altri proietti devastarono le strutture di prora; un proietto esplose sul ponte di comando, ferendo il comandante ad una gamba e il timoniere, e troncando la trasmissione del timone. Mentre si cercava di mettere in funzione la stazione di governo di fortuna, la nave  rimasta col timone tutto a sinistra  cercò di portarsi ad incagliare manovrando colle macchine. Ma dalle unitàtedesche, giunte ormai a brevissima distanza, continuò una pioggia di proietti che aumentò le devastazioni sul Buffoluto, ormai incapace di reagire, per la messa fuori causa anche del pezzo di poppa e delle mitragliere: un colpo aveva, esplodendogli vicino, gettato in mare l’ufficiale in 2a. S.ten. vasc. Benvenuti. Anche mitragliere sistemate sui moli iniziarono a far fuoco sul bastimento italiano. Un motoscafo, con molti militari tedeschi a bordo, uscì dal porto, attraccò al Buffoluto e un ufficiale tedesco chiese se c’erano feriti da sbarcare. "Considerata la posizione in cui mi trovo,  scrisse il ten. Vasc. Mori nella sua relazione  nell’impossibilitàdi affrontare altro combattimento, con feriti gravi a bordo ed io stesso affetto da ferita lacero - contusa al ginocchio destro, la nave resa ormai inservibile dagli incendi e con tutte le sovrastrutture e lo scafo completamente crivellati, ritengo inutile altra resistenza; quindi il motoscafo accosta e imbarca i feriti. Contemporaneamente l’ufficiale tedesco sale a bordo insieme col personale armato e piazzati davanti a me due soldati muniti di fucile mitragliatore, chiama due motopescherecci presenti in avanporto e mi ordina di farmi rimorchiare al mandracchio dove mi ormeggio di fianco alla radice del molo". Il Buffoluto, rimorchiato in porto, non fu rimesso in efficienza dai Tedeschi e alla fine della guerra fu trovato affondato a La Spezia. Il comandante, distrutti i documenti segreti e distribuito il danaro esistente in cassa al personale, riuscì ad allontanarsi eludendo la vigilanza delle sentinelle tedesche e a recarsi all’ospedale di Livorno per farsi curare. Alcuni marinai, che insieme coll’ufficiale in 2a si trovavano in mare, furono ricuperati da due lance a remi inviate dall’Accademia Navale.
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La nave trasporto munizioni Buffoluto venne impostata nel 1922 presso i Cantieri Ansaldo San Giorgio di Muggiano (La Spezia). Varata il 16/4/1924, venne completata e consegnata alla Regia Marina nello stesso anno (il 15/12/1924). Prese il nome Buffoluto, da una localitàvicina a Taranto sede di una delle più vaste ed importanti polveriere della Regia Marina. Dislocamento: 1060 t. Lunghezza: 56,2 m. Larghezza: 9,0 m. Immersione: 3,3 m. Apparato motore: macchina alternativa a triplice espansione da 1430 cav. - 2 eliche - 2 caldaie Thornycroft a carbone con una scorta di combustibile di 240 tonn. Velocità: 12 nodi Armamento: n° 2 cannoni da 100 mm - 47 cal. Dotata inoltre di sistemazioni per la posa di mine Nel periodo bellico svolse una notevole attivitàcome nave posamine. In particolare nel periodo 6 giugno - 10 luglio 1940 partecipò alla posa degli sbarramenti difensivi tra Capo Circeo e l'Isola di Zannone e nel golfo di Napoli (Imbocco, Canale Ischia - Procida, Stretto di Capri) con mine tipo Elia e tipo Bollo. Partecipò inoltre, nel periodo 7 marzo - 4 settembre 1943 alla posa dei seguenti sbarramenti antisbarco: - Sardegna, Alghero 23 maggio; - Grecia Occidentale, Corfù - Paxo 20 giugno; - Corsica, Golfo di Aiaccio 3 settembre. Alla proclamazione dell'armistizio dell' 8 settembre 1943 si trovava a La Spezia. I particolari sulla cattura e l'affondamento da parte dei tedeschi sono riportati in fondo alla pagina. Dopo la cattura fu rimorchiata a Livorno. Risulta che i tedeschi l'hanno poi trasferita a La Spezia, dove l'hanno affondata il 19 aprile 1945. Dopo le ostilitàvenne recuperata e dal 7/3/1948 fu trasformata ed utilizzata come nave servizio fari. Fu posta in disarmo nel 1971 e radiata il 24/1/1973. FONTE: ANMI Gaeta
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Incrociatore leggero Classe "Condottieri" Tipo "Di Giussano" GENERALITA' Nel 1926, la Marina Italiana, per fronteggiare il nuovo indirizzo di costruzioni impostato dalla Marina Francese (consistente nella realizzazione di grossi cacciatorpediniere veloci e potentemente armati), studiò un nuovo tipo di unitàcon armamento e velocitàsuperiore a quello dei normali cacciatorpediniere ma sacrificando in modo pressoché totale la protezione. Queste unitàdi nuova concezione, realizzate in una prima serie di quattro navi, vennero classificate Incrociatori leggeri. Lo scafo di queste unitàpresentava forme abbastanza slanciate, con prora poco pronunciata e poppa arcuata. Oltre ai due ponti continui di coperta e di primo corridoio, presentavano un ponte parziale di secondo corridoio. Inferiormente a quest'ultimo, un copertino stagno parziale; un castello a prua, una tuga centrale in proseguimento del castello ed una tuga poppiera. Le navi avevano due fumaiuoli a sezione ovale ed erano fornite di un albero tetrapode contornato dal ponte di comando, a proravia del fumaiuolo prodiero, e di un albero a poppavia dell'altro fumaiuolo. A ridosso dell'albero di poppa era sistemata la stazione secondaria di tiro e lancio. Sotto il ponte di comando era sistemato un hangar capace di ospitare due idrovolanti ad ali ripiegabili, lanciabili da una catapulta prodiera non brandeggiabile, fissata in coperta sull'asse longitudinale dell'unità. Queste unitàerano provviste di un solo timone poppiero parzialmente compensato con agugliotto di guida a metàaltezza e fissato allo scafo. I quattro "di Giussano" risultarono unitàmolto leggere e vulnerabili. La loro protezione era stata studiata tenendo conto del tipo di munizionamento in uso presso le varie Marine del tempo su unitàsimilari e non prevedendo l'impiego in combattimento contro incrociatori più protetti e meglio armati. Anche la capacitàdi reazione balistica dei "di Giussano" poteva essere dannosamente influenzata con mare agitato. Alla prova dei fatti (Battaglia di Capo Spada) rivelarono la loro fragilitàcontro l'incrociatore Sydney e contro gli stessi caccia inglesi armati con 120 mm. CARATTERISTICHE Costruzione: Cantieri Ansaldo GENOVA Impostato: 21 giugno 1928 Varato: 21 dicembre 1930 Completato: 10 febbraio 1932 Affondato: 19 luglio 1940 Radiato: 18 ottobre 1946 Lunghezza: fuori tutto 169,3 m ; fra le perpendicolari 160 m Larghezza: 15,5 m Immersione: 5,1 m (carico normale) 5,3 m (a pieno carico) Dislocamento: 5252 t. (standard) 6571 t. (car.norm) 6954 t. (pieno car.) Appar. Motore: 6 caldaie a tubi d'acqua tipo Yarrow - Ansaldo con surriscaldatori e 2 gruppi di turbine Belluzzo con riduttori ad ingranaggi; due eliche a tre pale in bronzo, tipo Scaglia, del diametro di m. 4,40 Potenza: 95.000 hp Velocità: 36,5 - 37 nodi Combustibile: 1150 t. nafta (carico normale) e 1250 (a pieno carico) Autonomia: 970 miglia a 36 nodi; 3800 a 18 nodi Protezione: Orizzontale: max 20 mm; verticale max 24 mm. Artiglierie: (torri calibro principale) 23 mm. Scudi medi calibri 8 mm Torrione: max 40 mm. Armamento: 8 cannoni da 152/53 mm (in 4 torri); 6 cannoni da 100/47 mm (in 6 complessi binati); 8 mitragliere c.a. da 37/54 mm; 8 mitragliere c.a. da 13,2 mm; 4 tubi lanciasiluri da 533 mm (in 2 complessi binati); una catapulta prodiera tipo "Magaldi" e due aerei idrovolanti (inizialmente Cant 25 AR e, dopo il 1937, IMAM Ro 43); attrezzature per la posa di campi minati; Equipaggio: 19 ufficiali + 488 sottufficiali e marinai ATTIVITA' Preso in consegna dalla Marina il 10 febbraio 1932, l'incrociatore Bartolomeo Colleoni partecipò alla normale attivitàdella Flotta, sino al novembre 1938, data in cui lasciò l'Italia essendo destinato a sostituire l'incrociatore Raimondo Montecuccoli nel servizio di stazionario in Estremo Oriente. Partito dalla Spezia il 16 novembre 1938, il Colleoni raggiunse Shanghai il 23 dicembre successivo dopo aver sostato a Napoli, Port Said, Suez, Massaua, Colombo ed Hong Kong. Durante la sua permanenza in Estremo Oriente visitò Tsingtao, Chefoo, Chingwantao, Dairen, Kobe, Yokohama, Nagasaki, Wei-Hai-Wei, Petaiho. Apertosi il 1° settembre 1939, con l'attacco della Germania alla Polonia, il secondo conflitto mondiale, il Colleoni ricevette ordine di rimpatriare mentre in data 1° ottobre 1939 il Comando Superiore Navale in Estremo Oriente si trasferiva dal Colleoni sulla nave Lepanto. Lo stesso 1° ottobre l'incrociatore lasciò Shanghai, e dopo aver toccato Singapore, Colombo e Massaua, giunse a Gaeta il 28 ottobre. Al rientro dall'Estremo Oriente il Colleoni (Capitano di Vascello Catalano Gonzaga di Cirella) fu assegnato alla Seconda Squadra costituendo la Seconda Divisione (Ammiraglio di Divisione Carlo Cattaneo) insieme col Bande Nere. Nel corso della sua breve attivitàbellica (10 giugno - 19 luglio 1940) il Colleoni effettuò 6 missioni di guerra: 3 per ricerca di navi nemiche; 2 per protezione di convogli, 1 per posa di mine. Percorse in navigazione di guerra 3.515 miglia per un totale di 166 ore di moto, consumando 2.600 tonnellate di nafta. La prima uscita in mare dell'incrociatore avvenne il giorno stesso della dichiarazione di guerra dell'Italia per proteggere un'operazione di posa di mine nel Canale di Sicilia. Dal 2 al 4 luglio il Colleoni partecipò alla scorta indiretta di un convoglio (piroscafo Esperia e motonave Victoria) partito da Tripoli per Napoli. Fra il 6 e l'8 luglio, mentre l'intera Squadra era in mare e si preannunciava imminente uno scontro con la Mediterranean Fleet (Punta Stilo), il Colleoni, insieme col Bande Nere, con la Decima Squadriglia Cacciatorpediniere e con la Quarta Torpediniere, assicurò la scorta ad un convoglio formato dai piroscafi Esperia, Marco Foscarini, Vettor Pisani e Calitea, diretto da Napoli a Bengasi. Condotta a termine la missione la Seconda Divisione fu dislocata a Tripoli. Dopodichè, Supermarina decise che gli incrociatori si trasferissero alla base di Lero, nel Dodecaneso, dopo aver eseguito il bombardamento di Sollum. La sera del 17 luglio la Seconda Divisione (Ammiraglio di Divisione Ferdinando Casardi) lasciò Tripoli, dopo aver ricevuto l'ordine di dirigere direttamente per l'Egeo senza effettuare la prevista azione di fuoco contro Sollum. Nella mattinata del 19, mentre il Colleoni (Capitano di Vascello Umberto Novaro) ed il Bande Nere si trovavano a poco più di sei miglia da Capo Spada (isola di Creta), vennero intercettati da una formazione navale britannica costituita dall'incrociatore Sydney e da cinque cacciatorpediniere. Ne scaturì un violento combattimento nel corso del quale il Colleoni venne ripetutamente centrato dal tiro nemico. Colpito gravemente nell'opera viva e con incendio a bordo, l'incrociatore rimase immobilizzato alla mercé del nemico. Venne finito dai siluri dei cacciatorpediniere Hyperion ed Ilex. Scomparve alle ore 09.00, a circa 6,4 miglia da Capo Spada. Il Comandante C.V. Umberto Novaro fu raccolto in mare gravemente ferito. Morì il 23 luglio ad Alessandria d'Egitto e fu seppellito dagli Inglesi con gli onori militari e solenni onoranze funebri. Le sue spoglie riposano nel Cimitero Militare Italiano di El Alamein. Alla Memoria del Comandante Novaro fu decretata la Medaglia d'Oro al Valor Militare. FONTE: ANMI Gaeta
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Impostato il 20/1/1930 nei Cantieri O.T.O. di La Spezia; Varato il 16/5/1932 ed in servizio il 1/3/1933; Dislocamento 650 t. (in superficie) e 810 t. in immersione Lunghezza 61,5 m. - Larghezza 5,65 m. - Immersione 4,64 m Apparato motore composto da 2 motori Diesel per 1500 hp tot. (capaci di sviluppare in emersione una velocitàdi 14 nodi) e da 2 motori elettrici per 800 hp tot. (capaci di sviluppare in immersione una velocitàdi 8 nodi) Combustibile: 28 t. nafta Autonomia: 4900 mg a 9,5 nodi (propulsione Diesel) e 110 mg a 3 nodi (propulsione elettrica) Armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533; 1 cannone da 102/35; 4 mitragliere da 13,2 mm. Equipaggio: 48 uomini, dei quali 5 ufficiali. Profonditàdi collaudo: 80 - 100 metri. Sommergibile "di piccola crociera (o costiero)" di medio dislocamento, classe "600" serie "Argonauta". Tipo Bernardis con doppi fondi centrali resistenti e controcarene esterne. I battelli della serie "Argonauta" furono i prototipi della classe "600", riprodotta poi in diverse serie e furono enumerati tra le migliori unitàsubacquee italiane. LE OPERAZIONI BELLICHE: Il 10/6/1940 è dislocato a Rodi (52a. sq., V Gruppo) al comando del C.C. Vincenzo Politi (che si perderàcon il battello). Dal 10 al 20/6/1940 - Agguato al largo di Creta. Dal 2 al 13/7/1940 - Pattuglia il canale fra Cerigo e Cerigotto. Nel pomeriggio dell'8 rileva agli idrofoni il passaggio di unitànavali ma non giunge all'avvistamento. Dal 17 al 31/8/1940 - Pattuglia la zona fra Capo Sidero e le isole Cicladi. Dal 5/9 al 10/10/1940 - In arsenale per turno di normali lavori di manutenzione. Dal 24 al 25/10/1940 - Pattuglia la zona fra le isole Scio e Kaloyeri Dal 3 al 4/12/1940 - Pattuglia la zona delle isole Cicladi. Rientra in anticipo a Taranto per gravi avarie riscontrate dopo il primo giorno di permanenza in zona d'operazioni. Dal 20/12/1940 al 30/5/1941 - In arsenale per lungo turno di lavori al termine dei quali si porta ad Augusta. L'11/6/1941 parte da Augusta diretto al largo di Haifa per effettuarvi missione di pattugliamento. Il 15 è costretto a dirottare su Lero per noie ai motori. Dopo una breve sosta per le riparazioni, riprende il mare. Dal 21 al 28/6/1941 - Pattuglia le acque egiziane. Appena giunto in zona, alle ore 05.45, avvista un Ct nemico del tipo "Hero". Da distanza ravvicinata lancia un siluro e mentre si disimpegna in immersione ode distintamente un'esplosione. Sottoposto per quarantotto ore ad intensa caccia antisom aerea e navale che gli produce sensibili infiltrazioni d'acqua all'interno e forti perdite d'aria. Per le avarie riportate è costretto a rientrare a Lero. I lavori di riparazione non poterono però essere eseguiti con i mezzi di cui disponeva la base del Dodecaneso, per cui fu necessario farlo rientrare in Italia anche se il trasferimento presentava molte difficoltà. Nelle prime ore del 5/7/1941 parte da Lero per trasferirsi a Brindisi (secondo altre fonti era invece diretto a Napoli, via Corinto - Messina) dove dovràentrare in bacino per riparare i danni riportati nel corso della precedente missione. Le avarie non gli consentono l'immersione. AFFONDATO il 5 luglio 1941, alle ore 18.45 circa nel punto lat. 37° 21' N e long. 25° 20' E. Giunto circa a tre miglia a sud dell'isola Mykoni, nell'Egeo, fu attaccato e silurato dal somm. britannico "Torbay", mentre navigava in emersione. Immediatamente furono avvistate vicinissime due scie che non poterono essere evitate. Colpito da due siluri a proravia ed al centro, affondò in meno di un minuto. Coloro che si trovavano in plancia al momento delle esplosioni furono sbalzati in mare; di questi, soltanto sei sopravvissero riuscendo a raggiungere a nuoto l'isola di Mykoni. Fra i sei superstiti, era il G.M. Giadrossi. La salma del Comandante venne recuperata, insieme con poche altre, alcuni giorni dopo Si perdono con il battello: Ufficiali: Comandante: C.C. Vincenzo Politi; Com.te in 2a: T.V. Vittorio Loggini; Dir. di macchina: T.G.N. Guido Pirro; Altri ufficiali: G.M. Augusto Colombo, ufficiale di rotta; 38 sottufficiali, sottocapi e comuni: C° 1^ cl. Arturo Brandani - C° 1^cl. Giovanni Polito - C° 2^cl. Bruno Da Rold - C° 3^cl. Amleto Cerutti - 2° C. Valdemaro Castagneto - 2° C. Martino Furettini - 2° C. Giacomo Montagna - 2° C. Gerardo Pascale - Sgt. Antonio Ferrigno - Sgt. Matteo Rossi - Sgt. Vincenzo Sgroi - Sgt. Armando Vecchietti - Sgt. Beniamino Zaccaro - Sc. Sante Bobbo - Sc. Domenico Bornacin - Sc. Guerrino Bossi - Sc. Aurelio Casadio - Sc. Luciano Cella - Sc. Vito Laraspata - Sc. Ermanno Maritano - Sc. Saverio Monticelli - Sc. Vinicio Selvaggio - Sc. Ruggero Trombetti - Sc. Arturo Zagnoli - Sc. Michele Zoli - Com. Vito Brescia - Com. Sebastiano Agliano - Com. Attilio Corradore - Com. Antonio Conte - Com. Middel Costa - Com. Salvatore D'Arco - Com. Rosario Esposito - Com. Giuseppe Fardelli - Com. Attilio Feola - Com. Tommaso Ferragina - Com. Francesco Gulinelli - Com. Pietro Molgora - Com. Alberto Morbin - Com. Alfonso Muollo - Com. Giuseppe Poggi - Com. Giuseppe Sorrentino - Com. Giuseppe Tesoriero - Com. Gino Zenier. FONTE: ANMI Gaeta
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Impostato il 06/02/1937 nei Cantieri O.T.O. di La Spezia; Varato il 06/02/1938 ed in servizio il 01/07/1938; AFFONDATO il 2/8/1941 nelle prime ore del mattino, nelle acque ad ovest di Malta, dopo aver attaccato l'incrociatore britannico "Hermione". Dislocamento 697,254 t. in superficie e 856,397 t. in immersione Lunghezza 60,18 m. - Larghezza 6,45 m. - Immersione 4,70 m Apparato motore composto da 2 motori Diesel FIAT per 1400 hp tot. (capaci di sviluppare in superficie una velocitàdi 14 nodi) e da 2 motori elettrici Marelli per 800 hp tot. (capaci di sviluppare in immersione una velocitàdi 7,5 nodi) - 1 batteria di accumulatori al piombo composta da 104 elementi Combustibile: 47 t. nafta Autonomia: 3180 mg a 10,5 nodi (propulsione Diesel) e 74 mg a 4 nodi (propulsione elettrica) Armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533 mm. (4 AV e 2 AD); 1 cannone da 100/47 mm.; 2 mitragliere singole da 13,2 mm.; n° 6 siluri da 533 mm. e n° 152 proiettili per il cannone Equipaggio: 42 uomini, dei quali 5 ufficiali. Profonditàdi collaudo: 80 - 100 metri. Sommergibile di medio dislocamento, classe "600" serie "Adua". Tipo Bernardis a semplice scafo con doppi fondi centrali resistenti e controcarene esterne. ATTIVITA' E OPERAZIONI BELLICHE: Varato a La Spezia il 6 febbraio 1938, fu consegnato alla Regia Marina il 1° luglio dello stesso anno. Il 10 agosto passò alle dipendenze di Maricosom che lo dislocò a Lero nell'ambito del V Gruppo, dove effettuò crociere di addestramento e di resistenza.. Il 10/6/1940 è dislocato a Messina (35a. sq. III gruppo). Dall'1 al 5/7/1940, pattuglia al largo di Malta. Una successiva missione nello stesso mese viene annullata per sopravvenuta avaria mentre il battello è giàin navigazione verso la zona di agguato. Dall'1 al 6/8/1940 - Agguato al largo di Creta. Dal 23/9 al 6/10/1940 - Agguato al largo di Tobruk. Prima della successiva missione, ne assume il comando il T.V. (poi Capitano di Corvetta) Guido Gozzi che affonderàcol battello. Il 21/11/1940 - Breve agguato notturno al largo di Malta. Il 22/11/1940 - Breve agguato notturno ad W di Malta. Dal 26 al 30/11/1940 - Agguato a ponente di Malta. Il 27, alle ore 23.24, avvista una formazione navale nemica composta di tre unitàdi elevato dislocamento contro le quali alle 23.28 lancia due siluri che falliscono il bersaglio. Alle 23.33, lancia una seconda coppiola da meno di 1000 mt, udendo dopo 45 secondi una forte esplosione. (La documentazione inglese del dopoguerra non fa cenno a questo attacco). Dall'1 al 12/1/1941 - Agguato al largo di Sollum. Nella notte tra il 7 e l'8 alle 00.45 al largo di Bardia avvista un grosso piroscafo contro il quale lancia in rapida successione tre coppiole di siluri che non colpiscono per corsa irregolare. Dal 3 al 12/2/1941 - Agguato al largo di Malta. Al rientro da questa missione, sosta circa quattro mesi in arsenale per turno di lavori. Dal 26/6 al 3/7/1941 - Agguato lungo le coste cirenaiche. Il 29/6 alle ore 20.41, avvistata una formazione navale nemica, lancia una coppiola di siluri contro un Ct inglese. Sottoposto a caccia a.s. dall'altro Ct che faceva parte della formazione, deve disimpegnarsi in immersione senza poter accertare i risultati del lancio. L'azione, che si svolge al largo di Ras Azzaz, non viene confermata dalle fonti inglesi le quali, nel dopoguerra, pur confermando la perdita del caccia "Waterhen", in quell'ora ed in quella zona, la attribuiscono a bombe di aereo. La causa dell'affondamento del "Waterhen" fu attribuita all'allagamento dei locali caldaie e non si può escludere che tale allagamento, dopo aver determinato prima il capovolgimento e poi l'affondamento dell'unità, possa essere essere attribuito proprio ad un siluro del Tembien. Il 31/7/1941 partì da Messina per la sua ultima missione di guerra. Dall'1/8 è schierato a ponente di Malta, in catena con altre unitàsubacquee, nel tentativo di intercettare forze navali nemiche segnalate in transito nel canale di Sicilia. Il gruppo navale inglese attraversò la zona insidiata dai nostri sommergibili nella parte più meridionale in quanto solo il Tembien, in agguato sulla linea sud dello sbarramento, effettuò l'avvistamento e l'attacco del gruppo nemico. Dalla documentazione inglese risulta infatti che nelle prime ore del 2 agosto l'incrociatore Hermione, mentre procedeva ad alta velocitàper Malta, fu attaccato dal Tembien in latitudine 36°31' N e longitudine 12°40' E. L'incrociatore riuscì tuttavia a contromanovrare arrivando allo speronamento del sommergibile, determinandone l'affondamento e rimanendo leggermente danneggiato. Non è possibile ricostruire più compiutamente l'azione condotta dalla nostra unitàin quanto nessun membro dell'equipaggio sopravvisse all'affondamento. SCOMPARVERO CON IL BATTELLO: Ufficiali: C.C. Guido Gozzi, Comandante; S.T.V. Tommaso Magnani, Comandante in 2a; T.G.N. Enrico Conte, Direttore di macchina; S.T.V. Vincenzo Bozzo, Ufficiale di Rotta; G.M. Luigi Lanfranchi, Ufficiale alle Armi. 37 sottufficiali, sottocapi e comuni: C° 2a cl. Giuseppe Esposito - C° 2a cl. Mario Orru - C° 2a cl. Umberto Venturi - C° 3a cl. Onorio Fanzini - C° 3a cl. Carlo Pedicini - 2° C°. Salvatore Buscemi - 2° C°. Venanzio Di Giulio - 2° C°. Mario Nardini - 2° C°. Carlo Vassena - Sgt. Michele Toccarino - Sgt. Herve Introini - Sgt. Francesco Paolantonio - Sc. Egidio Argentini - Sc. Luigi Arpaia - Sc. Camillo Cornia - Sc. Vincenzo Di Gelido - Sc. Eugenio Ferrari - Se. Franco Gambi - Sc. Francesco Ladisa - Sc. Silverio Mazzella - Sc. Gabriele Pedicini - Sc. Fernando Siroti - Com. Carlo Bottazzi - Com. Gaspare Della Valle - Com. Adolfo Pietro Fabbri - Com. Paolino Gaia - Com. Emilio Giagnacovo -Com. Giannino Giannini - Com. Raffaele Lettieri - Com. Giovanni Lucchetti - Com. Romeo Moto - Com. Raffaele Pisini - Com. Federico Ritonnato - Com. Salvatore Salatino - Com. Benedetto Tarrana - Com. Giuseppe Ugolini - Com. Renato Viesti. FONTE: ANMI Gaeta
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La figura dell'Osservatore nacque con l'Aviazione da guerra. Era il 1911, anno del conflitto con la Turchia. In Libia alcuni fragili Bleriot stavano muovendo i primi passi al servizio del R. Esercito, che li utilizzava soprattutto per vedere quanto accadeva tra le file nemiche. Ma ben presto si dovette riconoscere che il pilota era troppo impegnato dalla condotta del velivolo per poter eseguire tale compito con profitto; sicché si decise di affiancargli "un ufficiale particolarmente addestrato a saper guardare dall'alto". Tuttavia la figura dell'Osservatore di Marina si materializzò sin dal 1913 nel testo del verbale di accordi steso tra la R. Marina ed il R. Esercito "per disciplinare il funzionamento dei servizi aeronautici". Al punto II si sanciva, infatti, che gli aerei armati dall'Esercito e destinati all'esplorazione anche sul mare, avessero a bordo, durante le ricognizioni marittime, un ufficiale di Marina, espressamente inviato dal comando navale cui interessava l'esplorazione. Allo scoppio del primo conflitto mondiale v'era una aviazione della R. Marina operante, seppur con forza molto più ridotta, accanto a quella del R. Esercito. Il corpo degli Osservatori di Marina venne costituito ufficialmente solo il 6 novembre 1916, ad oltre un anno dall'entrata in guerra dell'Italia, essendosi constatato che il maggior impegno sul mare consigliava l'impiego di personale navigante che al mare fosse giàabituato. Nell'autunno 1920 l'Aviazione navale ricevette ricevette la medaglia d'argento al Valor Militare per la sua partecipazione al conflitto e veniva elevata al rango di Forza Aerea della R. Marina con apposito Regio Decreto. Ma un altro decreto del 1923, ne segnava virtualmente il tramonto, dando vita alla costituzione della R. Aeronautica, come entitàautonoma. Diverse e sempre più pesanti restrizioni si ebbero negli anni successivi sul personale navigante dell'aviazione per la R. Marina, che sarebbe stato fornito dall'Aeronautica ad eccezione degli Osservatori, brevettati dall'Aeronautica stessa nelle proprie scuole. Nel frattempo prendeva anche corpo il rinnovo della linea per i reparti dell'Aviazione marittima. A bordo si erano impiegati per oltre un decennio vari tipi di aeromobili prodotti da industrie specializzate in idrovolanti con il risultato di non aversi la auspicabile standardizzazione del materiale; lo dimostra la linea del Servizio aereo della 1a. squadra navale al 1° gennaio 1936: su un totale di quindici velivoli, si avevano ben quattro tipi. Finalmente, si optò in favore del nuovo RO. 43, un biplano monomotore di discrete prestazioni. Il RO. 43 avrebbe caratterizzato fino all'armistizio la sagoma delle maggiori unitànavali, che potevano imbarcarne due o tre, secondo il tonnellaggio. In quanto ai reparti dell'Aviazione per la R. Marina dislocati a terra, essi erano stati armati per molti anni con idrovolanti S.I.A.I., soprattutto dei tipi S. 16 ed S. 59. Nel 1937 vennero invece gradatamente riarmati con il Cant. Z 501 "Gabbiano", un monomotore a scafo dalla notevole autonomia, il quale però era lento, poco adatto al mare grosso e scarsamente armato (tre armi calibro 7,7 manuali e due bombe antisom da 160 kg.). Si sarebbe dimostrato vulnerabile alla caccia e poco pericoloso per i sommergibili, configurandosi, più che altro, come un velivolo da pattugliamento costiero. Poco prima delle ostilità, l'Aeronautica decise di assegnare alla ricognizione marittima alcuni velivoli del tipo Cant. Z 506 B "Airone". L'Airone, costituiva rispetto al 501 un salto qualitativo non indifferente. Trimotore, con velocitàdi 360 km/h a 4.000 m ed autonomia pratica di 2.800 km, offriva maggior conforto all'equipaggio sia in abitabilitàsia per l'armamento di quattro armi, tra cui una 12,7 in torretta; sensibile anche la capacitàdi ospitare nell'apposita gondola un carico di una tonnellata di bombe od attrezzature di salvataggio; ma la sua dote più brillante risiedeva nei due scarponi che, seppur costituendo un ostacolo alla velocità, avevano disegno aerodinamico talmente riuscito da consentire ammaraggi e decolli anche con mare superiore a forza 4. Invero, non essendo stato concepito per il compito della ricognizione, l'osservatore non vi godeva di particolari comodità, dovendo svolgere il suo ruolo spesso all'impiedi, accanto ai due piloti che sedevano in tandem sul lato sinistro della fusoliera; tuttavia i risultati conseguiti dovevano essere soddisfacenti e, semmai, l'unico neo dell'Airone - almeno nel '40 - sarebbe stato la sua non cospicua presenza in reparto. V'era, poi, in esperimento, giàprima della guerra, un altro idrovolante espressamente concepito per la ricognizione strategica, l' RS. 14. Tuttavia il velivolo era afflitto da una laboriosa messa a punto.. Alla data del 10 giugno 1940, la consistenza dell'Aviazione marittima era di 105 RO. 43 e di 237 (di cui 163 efficienti in reparto) Cant. Z 501 e 506 (quest'ultimi solo una trentina). Complessivamente la Marina si trovò ad averne disponibili 10 in meno di quanto non ritenesse necessario. Alla stessa data, gli osservatori risultavano 173. Il numero, non elevato, ed inferiore a quello dei velivoli di Marinavia, stava giàad indicare che il loro impegno sarebbe stato massimo; tra l'altro, la loro presenza doveva rendersi anche necessaria, in forma stabile o saltuaria, sui velivoli bombardieri e siluranti, aggravando quindi il lavoro di quelli in forza alla ricognizione marittima. V'era un motivo per questa carenza: gli osservatori andavano scelti solo tra gli ufficiali di stato maggiore e dovevano possedere attributi fisici di prim'ordine; il che significava, dover scremare la crema. Sui velivoli della ricognizione marittima, era l'osservatore a fungere da comandante, indipendentemente dal grado; era sua la responsabilitàoperativa della missione, era lui che decideva dove andare e cosa fare, lasciando al pilota - naturalmente - la responsabilitàdella condotta tecnica del velivolo. Bastarono i primi mesi di guerra per far venire i nodi al pettine. L'iniziale mancanza d'intima collaborazione tra Marina ed Aeronautica, le carenze qualitative e quantitative della linea, e lo stesso impiego degli idrovolanti spesso al di sopra delle loro effettive possibilità, falcidiarono ben presto le file dei ricognitori marittimi e, quindi, quelle degli osservatori. A causa dell'impossibilitàper la caccia di scortare i ricognitori, i più vulnerabili Cant. Z 501 passavano a compiti meno rischiosi, e le ricognizioni di altura o sulle basi navali avversarie erano affidate ai plurimotori terrestri. In quanto al numero degli osservatori, sempre inferiore alle necessità, i corsi passarono dalla cadenza prebellica annuale a quella quadrimestrale, nel '41 e nel '42, consentendo che l'organico iniziale si raddoppiasse, neutralizzando nel contempo le perdite. Tuttavia, dinanzi ad un nemico dotato di determinazione ed iniziativa, avvantaggiato da mezzi idonei a condurre con successo la guerra sul mare (portaerei, radar, Aviazione navale, idroricognitori a grande autonomia), i predetti rimedi ebbero portata limitata. Per non dire che fondamentali carenze, quali la mancanza di razionali collegamenti radio tra Marina ed Aeronautica, rimasero tali per buona parte del conflitto. Inoltre, sui velivoli v'era la difficoltàdi dover decifrare rapidamente i messaggi di scoperta, sicché spesso l'abbattimento ad opera della caccia avversaria avveniva prima della loro trasmissione alla base. Se i mezzi e le intese non furono all'altezza della situazione, grande fu invece l'abnegazione degli uomini che volarono sulle fragili ali di Marinavia. Dal 10 giugno 1940 al 31 agosto 1943 essi compirono oltre 31.000 missioni, pari a 26 per ogni giorno di guerra, della durata media di 4 ore ciascuna. Sui 230 velivoli che per varie cause si perdettero in quel periodo, la morte mieté a piene mani giovani vite di piloti, di specialisti, di osservatori. Gli osservatori della R. Marina, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ebbero perdite superiori al 25% degli effettivi e guadagnarono - senza essere neppure cinquecento - otto medaglie d'oro alla memoria in servizio di volo, duecentotrenta medaglie d'argento, centocinquantadue di bronzo e trentasei croci di guerra. Essi scrissero nella storia della Nazione autentiche pagine di eroismo e di abnegazione dando un costante e sensibile contributo alla sicurezza della navigazione dei convogli italiani da e per l'Africa e alla salvezza dei naufraghi. Anni fa, un pilota inglese d'idrovolanti chiese se gli uomini che nel '43 andavano ancora in volo sul Mediterraneo con i 501 erano da considerarsi valorosi o pazzi. Chi rispose disse che, in quanto Italiano come loro, non stava a lui definirLi valorosi; ma assicurò l'interlocutore che tra quelli che aveva avuto la ventura di conoscere, pazzi non ve ne erano di certo. Il loro epitaffio è stato scritto dal nemico di allora, l'ammiraglio Andrew B. Cunningham: "… vedemmo il grande scafo del Cant. Z entrare ed uscire dalle nubi con tre Fulmar in picchiata dietro di esso. Vi poteva essere una sola conclusione e in quel momento una meteora in fiamme con una lunga scia di fumo nero cadde dal cielo e si tuffò in mare proprio di fronte alla flotta. Non si poteva fare a meno di commiserare gli aviatori italiani che, con aerei poco manovrieri, avevano intrapreso un tale compito senza speranza".
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GENERALITA' L'Ardimentoso, torpediniera di scorta Classe "Ciclone" (n° 16 unità: Ciclone, Ardito, Tifone, Animoso, Fortunale, Groppo, Uragano, Ardente, Monsone, Ardimentoso, Aliseo, Impavido, Impetuoso, Ghibli, Indomito, Intrepido) venne costruita nei cantieri Ansaldo di Sestri. Impostata il 18.VI.1941, venne varata il 27.VI.1942 per essere consegnata alla R. Marina il 17.XII.1942. La costruzione di questa classe di torpediniere di scorta fu imposta dall'immediata necessitàdi potenziare la protezione del traffico con l'Africa settentrionale, compito che altre torpediniere potevano svolgere solo in modo condizionato e con crescente difficoltà. Le unitàdella Classe "Ciclone" rappresentarono un sensibile miglioramento ed ammodernamento di quelle della classe "Pegaso", dalle quali derivavano. L'armamento previsto dal progetto, elaborato dal Comitato Progetto Navi, potenziò notevolmente il numero ed il calibro delle mitragliere ed ammodernò quello antisommergibile con l'adozione di più efficienti lanciabombe. Alcune unità(tra le quali l'Ardimentoso) ebbero elevato il loro armamento contraereo a ben 12 canne da 20 mm, diventando così dei veri nidi di mitragliere che permettevano una difesa antiaerea ravvicinata decisamente efficiente. L'installazione di moderne apparecchiature di localizzazione subacquea conferirono a queste torpediniere ottime qualitàper la caccia ai sommergibili. L'Ardimentoso, con alcune altre unità, fu dotata inoltre di radar che aumentò sensibilmente la sua complessiva efficienza bellica ATTIVITA' All'entrata in servizio, venne assegnata alla 3a. squadriglia torpediniere di scorta e fu inviata a La Spezia per compiere l'addestramento ed ultimare l'installazione di parte delle apparecchiature di tiro e lancio. Nell'aprile 1943 iniziò la propria attivitàbellica con servizi di scorta e rifornimenti di combustibile per la Tunisia e, dopo la caduta di essa in mano anglo - americana, fu adibita alla protezione del traffico nel Medio e Basso Tirreno. Alla proclamazione dell'armistizio l'Ardimentoso aveva compiuto 43 missioni di guerra in zone fortemente contrastate specialmente dall'aviazione avversaria; durante tali missioni abbatté, in due riprese, tre aerei britannici (23 aprile e 12 luglio) e il 24 aprile condusse una decisa azione antisommergibile che sortì certamente il danneggiamento, per quanto non precisato, di una unitàsubacquea avversaria. Alla data dell'armistizio l'Ardimentoso, al comando del Cap. di Corv. Domenico Ravera, si trovava a La Spezia per iniziare importanti lavori di manutenzione. Per quanto menomata nell'efficienza riuscì ad allontanarsi ed a raggiungere Malta. Durante la co-belligeranza con gli Alleati, effettuò otto missioni speciali lungo le coste albanesi e greche. Durante una di queste missioni (notte del 29 gennaio 1944) recuperò al completo l'equipaggio del sommergibile Axum incagliatosi e poi autodistruttosi nel golfo di Arcadia. Il 12 giugno 1944, alle ore 14.20, lasciò Brindisi con la motozattera Mz. 784 a rimorchio. Il punto designato per la missione speciale era a poche miglia da porto Palermo; le due unitàvi giunsero poco dopo la mezzanotte e la motozattera alle ore 01.40 era di ritorno sotto il bordo della torpediniera che l'attendeva. Aveva sbarcato soltanto un quarto del materiale non avendo ritenuto prudente trattenersi a lungo per l'avvistamento da terra, avvenuto al tramonto, di quattro motosiluranti tedesche, presumibilmente in crociera di vigilanza; aveva però ricuperato 56 italiani, 63 inglesi di cui 6 ufficiali, 2 americani del Servizio Informazioni ed un albanese. L'Ardimentoso rientrò a Taranto con la motozattera alle 17.35 del 13 giugno. Sempre durante la co-belligeranza, disimpegnò inoltre servizio di scorta fra porti nazionali, portando a termine 47 missioni di scorta alle quali debbono aggiungersi due collegamenti speciali con il Grande Lago Amaro per necessitàrelative alle nostre corazzate colàdislocate. Anche dopo la cessazione delle ostilitàla torpediniera fu molto attiva per servizi di trasporto materiali e personale fra il Sud ed il Nord; fu inoltre impiegata in missioni di repressione del contrabbando e per esercitazioni addestrative fino alla fine del 1946. L'Ardimentoso rimase quindi inattiva a Venezia; nel 1948 fu rimorchiata a Napoli per essere messa in condizioni di venire ceduta all'URSS in conto riparazioni. Con la sigla Z 19, la consegna alla Marina sovietica avvenne il 28 febbraio 1949 nel porto di Odessa. La Torpediniera "ARDIMENTOSO" venne radiata ufficialmente dai ruoli del Naviglio Militare il 6 ottobre 1949 CARATTERISTICHE: Lunghezza: 87,75 mt. Larghezza: 9,90 mt Immersione: 3,77 mt (media) Dislocamento: 925 tonn. (scarica) e 1652 tonn. (a carico normale) Apparato generatore: 2 caldaie Tipo Yarrow con surriscaldatori ed una scorta di combustibile (a carico normale) di 442 tonn. di nafta Appar. motore: 2 Turbine Tosi - Parsons per complessivi 16.000 HP di potenza e n° 2 eliche Velocità: 26 nodi Autonomia: 2800 miglia a 14 nodi 2140 miglia a 20 nodi 1400 miglia a 25 nodi Armamento (di progetto) : n° 3 cannoni da 100/47 aa. singoli n° 6 mitragliere da 20/70 aa. binate n° 2 mitragliere da 20/70 aa. singole n° 4 Lancia siluri da 450 in complessi binati n° 4 lanciabombe a.s. di costruzione tedesca Armamento (definitivo) : n° 2 cannoni da 100/47 aa. singoli n° 1 impianto quadrinato "Bofors" di mitragliere da 20/70 aa. n° 3 impianti binati di mitragliere da 20/65 aa. n° 2 impianti singoli di mitragliere da 20/65 aa. n° 4 Lancia siluri da 450 in complessi binati n° 4 lanciabombe a.s. di costruzione tedesca n° 2 tramogge scarica bombe di profonditàRadar di scoperta di tipo Tedesco "Dete" Equipaggio: 177 uomini (dei quali n° 7 ufficiali) FONTE: ANMI Gaeta
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KARL DONITZ- IL SUCCESSORE DESIGNATO Prima parte
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Scorrendo la biografia di Karl Donitz,consultando le innumerevoli fonti storiche del Terzo Reich e la Seconda guerra mondiale,almeno una cosa resta condivisa da tutti gli studiosi: la costante fedeltàal Fuhrer, durata fino alla fine del regime nazista, e anche oltre. Basta riportare alcune dichiarazioni del grand’ammiraglio per rendersi conto di ciò. Donitz disse per esempio nel 1944, quando la situazione militare volgeva al peggio: â€ÂVorrei proprio vedere che aspetto avrebbe oggi la Germania senza il nazionalsocialismo piena di partiti, piena di ebrei che si approfitterebbero di ogni occasione per criticare,per nuocere,per dividere. Noi dobbiamo tutto al Fuhrer, e il nazionalsocialismo ha dato tutto al popolo. Di conseguenza, per un soldato, non c’è che un solo imperativo: schierarsi con impegno assoluto e senza alcuna esitazione con il nostro Fuhrer, con il nostro nazionalsocialismoâ€Â. Perfino un anno più tardi, a ridosso del crollo definitivo del Terzo Reich, con l’Armata Rossa alle porte di Berlino e gli alleati dilaganti, continuava a profondere la più cieca fede del capo supremo della nazione tedesca. Disse: “Poiché la capitolazione significherebbe in ogni caso, inevitabilmente, la distruzione della sostanza del popolo tedesco, anche da questo punto di vista e’ giusto a continuare a combattereâ€Â. Telegrafò il 30 Aprile 1945: “non defletterò mai dalla fedeltàche ho giurato. Se il destino mi imporràdi guidare il Reich tedesco quale successore da lei designato,condurrò a termine questa guerra così come l’eroica, ineguagliabile lotta che il popolo tedesco richiedeâ€Â. Fine prima parte FONTE: "Hitler e il terzo reich" -
1 ANNO DI FELICITA'
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auguri auguri sinceri dal c.te u boot 96 :s11: :s11: :s11: -
BENVENUTO CARO FABRIZIO DAL C.TE U BOOT 96 CON NOI DELLA BETASOM TI DIVERTIRAI UNA CIFRA. SPERO UN GIORNO CHE IO E TE COMBATTIAMO IN SIEME E CHI SA FORSE SEI PIU' BRAVO DI ME CIAO ALLA PROSSIMA
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LE GRANDI NAVI: S.M UNTERSEEBOOT 9 (U9)
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grazie grazie spero di giocare presto in linea con voi per ora mi alleno -
LE GRANDI NAVI: S.M UNTERSEEBOOT 9 (U9)
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scusa capitano cosa significano quelle faccine? non hai capito quello che voglio dire? sei rimasto stupito? caro mio amico berillo devi sapere che ho una certa passione su quelle macchine favolose che erano gli u boot. grazie al mitico film u boot 96 o das boot (avevo 12 anni quando lo vidi per la prima volta su rai1) come dire sono stregato dalle loro missioni ecc. vorrei un giorno visitare uno dei pochi rimasti ancora a "galla" di questi sub. che dici berillo se avessi tanti soldi potrei comprarmelo uno tutto per me? come dire il mio giocattolo. bye bye ;)