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Ursus Atlanticus

Guardiamarina
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  1. Recuperato in parte? ci hanno costruito il "sogno americano" per 60 anni. Informati su cosa ha significato sull'economia mondiale e quella americana l'accordo di Bretton Woods. Altro che salvare la madrepatria. Come hanno fatto gli inlgesi per 400 anni gli USA si sono opposti alla creazione di un blocco politico continentale europeo che, in virtù di un controllo politico su tutto il continenete potesse annullare i vantaggi economici conseguenti al controllo dei traffici marittimi. Sempre gli inglesi si sono opposti, prima alla Spagna di Filippo, poi alla Francia del Re Sole e di Napoleone, poi alla Germania di Guglielmo e a quellq di Adolfo. Qualunque nazione europea che avesse avuto capacità e risorse per aspirare al controllo politico del continente è stata combattuta dalla Gran Bratagna. Il divide et impera è stato il segreto del dominio marittimo, commerciale e coloniale della Gran Bretagna. Le fabbriche della rivoluzione indistriale le ahanno erette sulle ossa degli schiavi africani da loro commerciati. Ciao Ursus
  2. Nessun impiego "first strike" era previsto ne dagli alleati ne dall'asse. Tutti i contendenti (Italia compresa) avevano grandi riserve di armi chimiche, ma di tipo "tradizionale". Sarin e Tabun erano un altro pianeta, ma in considerazione delle capacità di ritorsione degli alleati, grazie alla capacità di bombardamento strategico nessuno si è fatto nemmeno sfiorare dell'ipotesi di uso di tali armi. Aggiungo che Adolfo aveva provato l'iprite sulla propia pelle............... Un piccolo inciso Hitler era il più grande criminale politico del secolo scorso, crudele nella sua determinazione a raggiundere i propri scopi e nel colpire e voler distruggere i propri nemici, veri presunti o immaginari, ma ritengo che anche un essere del genere avesse delle remore, morali o di convenienza, a usare armi come i gas. Li aveva e non li usò. N.B. Il sarin e il Tabun che agli alleati presero ai tedeschi furono "smaltiti" caricandoli su alcuni CT e altre navi tedesche pure di preda bellica fatti affondare nel Baltico. Lituania, Estonia, Lettonia, Finladia, Polonia, Svezia e Germania ringraziano in attesa che l'acqua di mare termini di corrodere i contenitori. Ciao Ursus Ciao Ursus.
  3. I Pak 40 forniti all'Italia furono i 42 passati direttamente ai reparti in Grecia e 24 pezzi nel marzo 1943, assegnati ad un deposito di artiglieria a Roma, se ricordo bene (un deposito di artiglieria nel regio esercito non era, come si può pensare dal nome un deposito ma un ente addestrativo dove venivani formati nuovi reparti organici come gruppi, batterie o reggimenti) con cui furono formati 4 gruppi di artiglieria, due inviati in Sicilia e 2 in Sardegna. Fonte Enrico Cappellano, L'artiglieria Italiana nella seconda guerra mondiale. Non furono molti di più, come le altre armi tedesche fornite all'Italia (erano troppo razzisti per fidarsi degli Italianer e affidarci troppe delle loro "preziose armi") Sono d'accordo con te che Hitler non si sognava nemmeno di iniziare una guerra chimice, ne contro i militari che contro i civili alleati. Ma se gli USA avessero usato PER PRIMI la bomba atomica contro una città tedesca ritengo che i tedeschi avrebbero REAGITO, visto che avevano delle armi EQUIVALENTI. Quanto al bombardamento di Coventry furono distrutte 4330 abitazioni (dato peraltro equivoco in una città, cioe una abtazione = un edificio o 20 appartamenti = 20 abitazioni = 1 edificio?), furono uccise 1236 persone. Si è trattato di un episodio forse un po mitizzato da tutte le parti, ma analizzando le nude cifre decisamente minore rispetto ai bombardamenti del proseguio della guerra. Tutti i bombardamenti di Londra, incluse V1 e V2 provocarono 30.000 morti. In realtà i bombardamenti tedeschi in inghilterra furono mitizzati nelle conseguenze, che in realtà furono molto modesti (naturalmente rispetto a quelli degli alleati durante la guerra) Il bombardamento di Amburgo (19439 ne provoco 50.000 e Hitler ordinò al Goering: bombardate londra, costruite bombardieri a reazione (con cosa non si sa, ma tant'è) Non so se gli inglesi, dopo 100.000 morti ne giro di qualche avrebbero avuto la forza di carattere per sopportare simili perdite. IO non ne sono convinto e pertanto ritengo che le armi chimiche tedesche potessero essrer un valido deterrente contro armi atomiche alleate. Ciao Ursus Ciao Ursus
  4. Ciao Marco, grazie del caloroso "bentornato" ma lo Spalleti tocca offrirlo a me :s29: :s28: Ursus
  5. Ursus Atlanticus

    Ucronia

    Silvan se ritieni che conoscere rotta, orari e composizione del gruppo da battaglia italiano non sia determinante...... Matapan è stata una vera e propria IMBOSCATA. Se gli Albacore inglesi fossero stati appena un pò più precisi o fortunati oltre che i tre Zara ci fumavano anche la Vittorio Veneto. Ciao Ursus
  6. Tornando al what if resto dell'idea che l'unica possibilità per la Germania di vincere la Guerra è NON dichiarare guerra all'URSS prima di aver raggiunto la pace con l'Inghilterra Magari con un'Italia (ovvero un Mussolini) meno megalomane che non si inventa assurde guerre contro la Grecia e conseguente dispersioni di 30 divisioni tra Grecia e Yugoslavia e 10 divisioni in Russia Anche solo le spese per mantenere una simile massa di soldati sarebbe stato sufficiente a rifornire e sostenere quelle impegnate in Nord Africa. Ciao Ursus Ps gli unici veicoli trasporti truppa italiani, l'AS 37 fu impiegato in Yugoslavia (in 200 esemplari) e non in nord'africa.
  7. Ciao a tutti. Sfatiamo il mito dei cannoni controcarro usati per difesa costiera. I pezzi in questione erano 42 Pak 40 ceduti dalle truppe tedesche in Grecia direttamente a nostri reparti stanziati in Grecia nel 1943 proprio per essere impiegati in ruoli antisbarco. Non è che sti pezzi siano arrivati in Italia e poi spediti in Grecia. D'altronde i tedeschi stessi utilizzavano il Pak40 anche come normale artiglieria, non solo come controcarro. Vi è da dire inoltre che la Grecia era ritenuto uno dei possibili punti in cui gli alleati avrebbero potuto sbarcare, e l'ossesione di Churchill per i Balcani ben si prestava a questa interpretazione. Inoltre la teoria della difesa costiera all'epoca prevedeva che ogni pezzo disponibile venisse utilizzato per contrastare gli sbarchi e i cannoni ad alta velocità iniziale ben si adattano a colpire bersagli mobili, siano carri che mezzi da sbarco, bersagli per certi versi analogi, cioè mobili e veloci. Faccio anche notare che gli alleati avevano la brutta abitudine di fare sbarcare la fanteria accompagnata da carri armati.....LST che vò di? per madmike Nessun esercito del 1945 era in grado di respingere un attacco chimico su gas nervini. USA, G.B., Urss avevano arsenali chimici basati su: Iprite e Lewisite, contro cui è sufficiente un buon vestito, una maschera antigas idonea, stare attenti a non lasciare troppa pelle scoperta. Fosgene, contro cui basta la maschera antigas. Arsine. idem come sopra CloroPicrina La differenza fondamentale è che per essere uccisi da un gas nervino sono sufficienti pochi milligranni assunti per osmosi. La letalità di tali gas è MIGLIAIA di volte meggiore rispetto a quelli "classici" e la difesa deve necessariamente prevedere l'isolamento TOTALE dell'organismo dall'ambiente contaminato, tramite tute, soprascarpe, maschere anticas ermetiche. All'epoca simili attrezzature non esistevano e i sistemi difensivi antigas erano completamente inefficaci contro i nervini. Era impossibile difendere un esercito, figuriamoci le popolazioni civili. Comunque il concetto che intendevo esporre è questo: L'uso di armi di distruzioni di massa come armi nucleari o chimiche, a parte la prima guerra mondiale (in questo caso solo contro militari), è sempre stato effettuato contro avversari (civili) che non erano in grado di replicare in maniera equivalente. Esempio: bomba A americana su Giappone (1945) Iprite inglese su curdi (1923-1925) Iprite italiana su abissini (1935.36) agente orange USA su Vietnamiti 1964 -1968 gas nervino irakeno su curdi e iraniani 1980-1990 gas egiziano su ribelli yemeniti (1960-1965) Ogni qual volta la controparte aveva un pur minima possibilità di ritorsione efficacie, chi aveva l'intenzione di armi chimiche se la faceva passare. Neanche Hitler, forse perchè l'aveva provato sulla sua pelle (rimase temporaneamente accecato da iprite) penso mai di usare i gas contro i nemici. Ma tornano al ragionamento.... gli effetti letali di 2-3000 kg di Tabun nebulizzato su una vasta area sono gli stessi di una bomba atomica. Non si hanno effetti esplosivi, ma se li rilasci su una città..... ciao a centinaia di migliaia di persone. pertanto i tedeschi nel 1944-1945 hanno la possibilità di replicare ad un attacco nucleare (che all'epoca, per tipo di bomba ed effetti ha senso contro ctittà o centri industriali nemici, cioe una città) con un'arma dagli effetti comparabili. Esclusa la possibilità di colpire gli USA, come obbiettivo di una ritorsione restano o truppe alleate o città inglesi, francesi polacche (forse qualche città russa) A questo punto, dopo una esplosione nucleare su suolo tedesco uno degli alleati degli USA si becca la reazione tedesca. Hai voglia a dire che controreplico. forse dopo che la Gran Bretagna si vede sparire 1/2 milione di cittadini in un paio di giorni ci pensa bene a permettere agli USA di trascinarla in un tale tipo di guerra. ANZI forse ci pensa prima e avrebbero frenato gli USA dall'intraprendere un simile tipo di guerra. Ovvero ritengo che i tedeschi disponevano di un deterrente (su armi chimiche) sufficiente a contro bilanciare il potere rappresentato dalle armi nucleari (e dalle "modeste" armi chimiche alleate). Anzi se gli alleati avessero portato la guerra sul piano della distruzione di massa, una volta terminate le poche armi nucleari (max 8 nel 1945) non avrebbero avuto nulla di realmente efficacie con cui controbattere ad una offensiva chimica tedesca. Correvano il rischio di iniziare un tipo di guerra nella quale se i tedeschi non avessero ceduto subito avrebbero finito per trovarsi addirittura in svantaggio. Ciao Ursus Ciao Ursus
  8. In relazione al ruolo dell'Italia faccio presente che con i mezzi dell'Armir, 10 divisioni con 14000 veicoli e le migliori artiglierie, anche controcarro, del regioesercito si potevano attrezzare almeno 4/5 divisione motorizzate all'altezza degli standard tedeschi. Nella prima Battaglia di El alamein, magari con una divisione corazzata tedesca in più forse potrebbero aver fatto la differenza........... Ursus
  9. P.S. se gli USA avevano la Bomba Atomica, i tedeschi avevano Sarin e Tabun. 3000 kg su Londra e hai gli stessi morti di Hiroscima e Nagasaki. Credo che come deterrente, soprattutto verso la Gran Bratagna, una certa efficcacia le l'abbiano. Faccio presente che sia gli alleati che l'asse avevano i magazzini pieni di armi chimiche, ma nessuno si è mai neanche immaginato di usarle per primo. Gli Usa lanciano FAT BOY sul giappone, che però non NESSUNA possibilità di reazione analoga, ma proprio nessuna. Le V2 invece su Londra, Birminghan Liverpool etc, etc, ci arrivano benissino e con testate da 1000 kg. Ovvero, difficile pensare che alla polverizzazione nucleare di Hamburg non sarebbe seguita la sterilizzazione di Manchester. Forse, anche se gli USA avessero avuto la bomba in tempo per usarla contro i tedeschi, gli inglesi avrebbero avuto qualcosa da ridire. Ciao Ursus
  10. La causa prima dell'impreparazione italiana è riconducibile alle guerre di Etiopia e di Spagna, che costarono all'erario 78 miliardi di lire dell'epoca. Tali spese e la impossibilità di utilizzare tali fondi per l'ammodernamento delle FF.AA. sono alcune delle cause (a mio avviso la principale) dell'impreparazione militare italiana. La necessità di artiglierie moderne, in particolare quelle di corpo d'armata e d'armta (cal. 150 mm) è ben nota dal 1925 e infatti già da quel momento iniziano gli studi e si sviluppano i prototipi. Nella seconda meta degli anni trenta gli studi sono completi, ma servono 17 miliardi di lire, che invece vengono spesi in africa.... Lo studio di carri medi e pesanti, indicati come necessari da Pariani già nel 1935, fu rimandato per motivi economici. Idem per la flotta, fino al 1935 gli stanziamenti permettono un forte sviluppo della linea incrociatori, ct, somm, NB. poi dal 35 in poi non vengono più finanziati incorciatori e grandi CT. Diverso il discorso delle NB con la Roma e la Impero, peraltro mai completata, ma considerato che una Littorio costava 850 milioni di lire, senza il depauperamento delle guerre citate forse si sarebbe potuto fare di meglio e di più... E anche le portaerei mai costruite... non lo furono principalmente per motivi economici ... Che servano o no le portaerei non si faranno, I denari non ci sono. Mussolini dixit. Quaanto a molti progranni o studio mai portati avanti, come il radar dell'Ing. Tiberio, sarebbe interessante capire se vi erano i soldi per finanziare gli studi, e non è che costassero poco, dal 40 al 1943 l'Italia spese 850 milioni di lire per lo arrivare ad avere 27 radar navali e parecchi radar terrestri (in parte di fornitura Tedesca). Però i soldi venivano spesi in guerre assai poco utili (vedi Abissinia) o con un impegno eccessivo e anche non richiesto (da Francisco Franco, che voleva armi e non soldati italiani, di quelli ne aveva di suoi) in Spagna. A mio avviso l'unica possibile what if che avrebbe potuto cambiare il corso della guerra è l'adozione di una strategia mediteranea offensiva da parte della Germania e il posticipare l'attacco alla russia alla sconfitta della Gran Bretagna, in una finestra temporale che può andare dal 1940 allla fina del 1941. Va detto che il Giappone può ipotizzare la propria espansione asiatica del 1942 solo perchè la Francia è già stata spazzata via dai Tedeschi, la Gran Bretagna è troppo impegnata contro la Germania e non ha abbastanza forze navali per contrastare il Giappone e SOPRATTUTTO perchè l'Urss è impegnata in una lotta mortale contro la Germania (la quale Russia non non avrebbe mai accettato l'espansionismo nipponico, potendovisi opporre). Non si creano quindi le condizioni per l'attacco di Peal Harbour) e forse per l'intervento americano nella seconda guerra mondiale. La strategia mediterranea poteva portare, visto la predominanza delle forze aeroterresti tedeschi, a una rapida conquista del MedioOriente, pozzi petroliferi inclusi e alla dissoluzione dell'impiro Britannico (difficile che l'India, di fronte alla spccatura dell'Impero in due parti non avesse prolcamato l'indipendenza, magari con l'appoggio di Giappone e Germania). Lascio poi ipotizzare la possibilità di una base di U-Boat a Chisimaio od Aden, traffico inglese con l'oceano indiano azzerato. Tutto ciò possibile solo se una parte delle forze impegante in Russia va in Africa e poi in medio oriente. Ciao Ursus Atlanticus Ursus Atlanticus
  11. Ce l'ho anchio, vale la pena di leggerlo. Quanto all'episodio della compravendita delle nostre corazzate mi sembra come la vendita della Fontana di Trevi..... se trovi chi ci casca................buon per te. Era una truffa bella e buona e infatti è morto tutto li. Ciao Ursus
  12. Ursus Atlanticus

    Gli Organi Di Stalin

    E gli aerei............ sent accepted American: ftrs P40B/C/E/K/M/N TomaHawk I/IIB KittyHawk III/IV/PV 2428+146 2134 (from USA + Britain) ftrs P39D/F/K/L/M/N/Q/ P400/ AiraCobra I TP39D/F/Q 4853+212 4952 (from USA + Britain) ftr P63A/C KingCobra 2397 ftr P47B/D/E/F/K/L/N/M/H Thunderbolt I/II 203 195 ftr P51A Mustang I 10 (from Britain) bmr DB7A/B/ Boston I/II A20A/B/C/G/K/J/Y Havoc 3075 2771 bmr B25C/D/S/G/J Mitchell 866 861 bmr B24 Liberator 1 1 trans C47/A/B Skytrain C48/A/C C49/A/H/J/K Dakota I/II/III/IV 707 707 trans C46 Commando 1 1 rcn O52 Owl 30 19 boat PBY5A/PBN1 Nomad 138 137 boat PBY3 3 boat PBY6A Catalina 48 48 boat OS2U Kingsfisher 2 2 train AT6A/B/C/D Texan 84 82 British: Spitfire (total) 1341 1338 ftr VB 143 ftr LF IX 1183 ftr HF XI 2 rcn PR IV 9? ftr LF XVI 9 ftr Hurricane IIA/B/C/D 3063 2952 (from Britain + Canada) ftr Typhoon 1 1 torp Hampden TB1 32 20 trans Albemarle I 13 12 bmr Mosquito BIV 1 1 bmr Stirling 1 1 bmr Lancaster 6 2 Legenda: ftr = caccia bmr = bombardiere boat = idrovolante trans = trasporto rcn = rcognizione torp = aerosilurante train = addestrament0 Ciao a tutti Ursus
  13. Ursus Atlanticus

    Gli Organi Di Stalin

    Lista dei mezzi corazzati inviati Da Inglesi e Statunitensi in unione sovietica. British: sent received Matilda IIA* 1084 918 Valentine II/III/IV/V/VII/IX/X 3782 (incl. 1388 from Canada) 3332 Valentine Bridgelayer 25 Churchill III/IV 301 253 Cromwell 6 6 Tetrarch 20 19 Universal Carrier 2560 (incl. 1348 from Canada) American: M3A1 Stuart 1676 M5 Stuart 5 M24 Chaffee 2 M3A3/M3A5 Lee/Grant 1386 M4A2 Sherman (75mm) 2007 M4A2 Sherman (76mm) 2095 M10 Wolverine 52 M18 Hellcat 5 M26 Pershing 1 M31 ARV 115 M15A1 MGMC 100 M17 MGMC 1000 T48 {Soviet name SU-57} 650 (from Britain) M2 halftrack 342 M3 halftrack 2 M5 halftrack 421 M9 halftrack 413 T16 96 M3A1 Scout 3340 LVT 5 Note: During the transfer, were lost 443 Stuarts, 417 M3 & M4, 54 halftracks, 228 Scouts, 320 Valentines, 43 Churchills, 252 Matildas, 224 Carriers.
  14. Ursus Atlanticus

    Gli Organi Di Stalin

    Da 1941 al 1945 gli Usa fornirono ai sovietici 400.000 camion............i quali li usarono anche per montaci le Katiusha lista dei mezzi bellici e materiali forniti all'Unione Sovietica dagli Stati Uniti nel corso della WWII. Aerei 14,795 (tra cui 1400 Spitfire e 7000 Airacobra) Carri armati 7,056 Jeeps 51,503 Camion 375,883 Motorcycles 35,170 Tractors 8,071 Artiglierie 8,218 Proiettili di artiglieria 22.000.000 Mitragliatrici 131,633 Eslosivi 345,735 tons Building equipment valued $10,910,000 Vagoni ferroviari 11,155 Locomotive 1,981 Navi da carico (Liberty e petroliere T2 e T3) 90 Caccia sommergibili 105 Motosiluranti 197 Motori vanali 7,784 Aiuti alimentati 4,478,000 tons Macchinari ed equippaggiamenti industriali $1,078,965,000 Metalli non ferrosi (alluminio, rame nickel ecc., escluso ferro o acciai) 802,000 tons Prodotti petroliferi 2,670,000 tons Prodotti chimici vari 842,000 tons Cotone 106,893,000 tons Pelli e cuoio 49,860 tons Divise e vestiario militare 3,786,000 Calzature militari 15,417,001 pairs Proiettili di artiglieria 22.000.000 Aiuti finanziari per 11.000.000.000 di dollari (leggasi undici miliardi di dollari, dell'epoca) ciao Ursus
  15. Ottimo saggio, che analizza lo strumento militare italiano, con i suoi pregi e le sue deficienza, non solo tecniche e in particolare modo i costi delle campagne africane e spagnole, con le relative conseguenze sulla preparazione militare alla vigilia della seconda guerra mondiale. Pesonalmente sono rimasto colpito dalla lucida analisi della situazione italiana all'atto dell'armistizio dell'otto settembre e delle scelte strategiche che portarono allo sparpagliamento dei reparti migliori del regio esercito in Francia e Russia e Balcani e delle nefaste conseguenze di tale strategia sulla condotta della guerra mediterranea e sulla tragedia dell'otto settembre. Rimane ancora qualche luogo comune, tuttavia l'opera, a mio avviso, merita di essere letta. La lettura mi sembra scorrevole discorsiva, senza inutili tecnicismi. Un libro che si legge "bene". Lo consiglio. Ciao Ursus P.S. Denaro speso per la guerra d'etiopia la guerra di spagna; 40 + 8,5 mld. di lire (dell'epoca) Costo di una corazzate classe "Littorio" 1,2 mld. di lire (dell'epoca) Poichè la matematica non è una opinione.... provate a pensare e a fare una semplice divisione. Riciao Ursus
  16. Sommergibili classe " Balilla " da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Caratteristiche generali della classe " Balilla " 2°: Tipo: sommergibile di grande crociera Dislocamento: - in superficie: 1.450 t - in immersione: 1.904 t Dimensioni: - Lunghezza: 86,75 m - Larghezza: 7,80 m - Immersione: 4,78 m Apparato motore superficie: 2 motori Diesel FIAT più 1 motore ausiliario, 2 eliche - Potenza: 4.000 cv motori principali, 425 cv motore ausiliario - Velocità max. in superficie: 17,5 nodi (7,0 nodi con motore ausiliario) - Autonomia in superficie: 3.000 miglia a 17,0 nodi - 7.050 miglia a 8,5 nodi (12.000 miglia a 7 nodi con motore ausiliario) Apparato motore immersione: 2 motori elettrici di propulsione Savigliano - Potenza: 2.000 cv - Velocità max: 8,9 nodi - Autonomia in immersione: 8 miglia a 8,9 nodi - 110 miglia a 3,0 nodi Armamento: - 6 tls AV da 533 mm, 8 siluri da 533 mm - 2 tls AD da 533 mm, 4 siluri da 533 mm - 1 cannone da 120/27 mm (dopo il 1934 sostituito con 120/45 mm) - 4 mitragliatrici 13.2 binate - 1 tubo lanciamine, 4 mine Equipaggio: 7 ufficiali, 70 tra sottufficiali e marinai Profondità di collaudo: 100 m Schema compartimentazione e sezione ordinate principali da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Unità della classe " Balilla " 2°: Regio sommergibile BALILLA 2° Cantiere: Odero-Terni, La Spezia Impostazione: 12.01.1925, Varo: 20.02.1927, Consegna: 21.07.1928, In disarmo: 28.04.1941, Radiazione: 18.10.1946 Regio sommergibile Domenico MILLELIRE Cantiere: Odero-Terni, La Spezia Impostazione: 19.01.1925, Varo: 19.09.1927, Consegna: 11.08.1928, In disarmo: 15.04.1941, Radiazione: 18.10.1946 Regio sommergibile Enrico TOTI Cantiere: Odero-Terni, La Spezia Impostazione: 26.01.1925, Varo: 14.04.1928, Consegna: 20.09.1928, In disarmo: 01.04.1943, Radiazione: 18.10.1946 Regio sommergibile Antonio SCIESA Cantiere: Odero-Terni, La Spezia Impostazione: 20.10.1925, Varo: 18.08.1928, Consegna: 12.04.1929, Affondato: 12 novembre 1942, Radiazione: 18.10.1946 Vista laterale da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Generalità di classe Agli inizi degli anni 20 gli accenni di ripresa dell'economia italiana permisero di iniziare il rinnovamento della flotta e, in particolare, della componente subacquea. L'esperienza della Grande Guerra insegnava che il sommergibile poteva portare l'offesa al traffico in mari lontani e dominati dal nemico. Fu così decisa la costruzione di battelli di elevato dislocamento, in grado di operare fuori dal Mediterraneo per lunghi periodi, e assegnata la realizzazione al cantiere Ansaldo - S. Giorgio del Muggiano (dal 1925 divenuto Odero-Terni). Nello stesso periodo, il 1925, anche la Marina Brasiliana evidenzio la stessa necessità e aggiunse un battello ai 4 gia ordinati al cantiere spezzino e i cui nomi saranno: Balilla, Millelire, Toti, Sciesa e il brasiliano Humaità, Si rivelo un buon progetto, tanto che l'Humaità resto in servizio fino agli anni '50, e la Marina Italiana li testo con lunghe e impegnative crociere e applicando diverse modifiche nel tempo che consentirono, successivamente, di sviluppare la classe "Calvi". I "Balilla" erano a doppio scafo totale: quello interno, resistente a 100 metri, era costituito da un fuso di forma cilindrica terminante in due tronchi di cono; quello esterno era formato da una struttura leggera comprendente i compartimenti allagabili e l'intercapedine a libera circolazione. Le casse emersione, rapida, assetto ed i depositi dei lubrificanti erano interni allo scafo resistente mentre la dotazione del combustibile era promiscuamente suddivisa all'interno e fra i doppi fondi. Oltre ai motori termici principali di propulsione le unità disponevano di un gruppo elettrogeno tipo Fiat Q 304, da 425 HP, per la carica delle batterie accumulatori, l'erogazione di energia per i servizi ausiliari ed anche per la propulsione fornendo energia ai due motori elettrici principali. Il cannone che inizialmente era un 120/27 scudato e sistemato immediatamente a proravia della torretta, con la quale formava un blocco apparentemente unico, fu sostituito nel 1934 da un 120/45 che venne spostato più a proravia; all'incirca nella stessa epoca furono aboliti gli alberetti delle antenne radio a seguito dell'adozione ormai generalizzata dell'aereo a draglia; con tali modifiche la sagoma delle unità della classe cambiò sensibilmente. Nel progetto iniziale era previsto un tubo lanciamine fissato sullo scafo resistente all'estremità poppiera atto a contenere quattro mine lanciabili dall'interno del sommergibile; tale sistemazione venne però utilizzata tecnicamente, soltanto sullo Sciesa. Esisteva inoltre un telemetro periscopico formato da due parti ben distinte: un telemetro ed un periscopio. Il telemetro era sostanzialmente un classico telemetro mono-statico a coincidenza e l'apparato poteva essere usato come un periscopio di esplorazione. Il telemetro periscopico poteva essere alzato e ammainato mediante un sistema di sollevamento a fune azionato da un motore elettrico. Caratteristiche principali del telemetro periscopio: Lunghezza periscopica: m 8,50 Base del telemetro: m 1,50 Ingrandimenti: 22 Movimento di brandeggio: illimitato Movimento di elevazione: ± 15 In queste due immagini successive che ritraggono il sommergibile Balilla, possiamo notare il particolare "periscopio-telemetro", di cui sopra il disegno, in posizione di massima elevazione ed in posizione ritratta. da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti I "Balilla" dettero buoni risultati, se commisurati alle tecniche del tempo, nei primi anni d'impiego; la loro efficienza bellica scadde però ben presto per il rapido deterioramento del materiale; allo scoppio della seconda guerra mondiale i "Balilla" erano pochissimo efficienti ed abbisognavano di lunghi periodi di lavori dopo ogni sia pur breve missione. Disegno delle modifiche apportate ai battelli durante la II Guerra Mondiale da "I sommergibili della II Guerra Mondiale" di E. Bagnasco - Albertelli editore - 1973 Attività di classe Le quattro unità furono assegnate alla 1^ squadriglia, detta di "grande crociera" della flottiglia di base a Spezia e già nel 1929 effettuarono una crociera fino a Lisbona. Fra il marzo e l'ottobre 1933 Balilla e Millelire, in concorso con le vedette Biglleri e Matteucci, compirono una lunga missione nell'Atlantico del Nord per assistenza alla trasvolata atlantica della 2^ Squadra aerea, che fu detta del "decennale"; in tale occasione i sommergibili toccarono Madera, le Bermude e tutti i maggiori porti atlantici del Canadà e degli Stati Uniti. Questa crociera fu particolarmente impegnativa per la sua lunga durata e per le difficoltà nautiche e meteorologiche incontrate e felicemente superate; l'assistenza al volo, specie per i collegamenti radio, fu efficiente al punto da meritare specifico elogio ai comandanti delle quattro unità italiane in mare. Dal settembre 1933 al febbraio 1934 Sciesa e Toti effettuarono il periplo dell'Africa via Suez-Capetown-Gibilterra toccando oltre venti porti africani; come la crociera nel Nord Atlantico collaudò favorevolmente i "Balilla" all'impiego oceanico incondizionato, quella del periplo dell'Africa ne dimostrò l'attitudine a lunghe permanenze in mari tropicali. Anche il felice esito di questo periplo fu motivo di elogio ai comandanti ed agli equipaggi delle unità che vi furono impegnati. Negli anni che seguirono le unità, oltre al normale addestramento, effettuarono piccole crociere in Mediterraneo fra le quali la più lunga fu quella compiuta da Balilla e Millelire nel 1934 fino ad Alessandria via Pireo toccando, durante il ritorno, i porti italiani del Nord Africa. Durante la guerra di Spagna, fra il dicembre 1936 e il settembre 1937, i quattro battelli effettuarono complessivamente sette missioni speciali per un totale di cento giorni di mare. I battelli Sciesa, Humaytà e Balilla in allestimento al Muggiano. da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti
  17. Sommergibili classe " Pisani " da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Caratteristiche generali della classe " Pisani ": Tipo: sommergibile di media crociera Dislocamento: - in superficie: 880 t - in immersione: 1058 t Dimensioni: - Lunghezza: 68,20 m - Larghezza: 6,09 m - Immersione: 4,93 m Apparato motore superficie: 2 motori Diesel TOSI, 2 eliche - Potenza: 3.000 cv - Velocita max. in superficie: 17,3 nodi iniziali e 15,0 nodi effettivi dopo l'applicazione delle controcarene - Autonomia in superficie: 1.600 miglia a 17 nodi - 4.230 miglia a 9,3 nodi Apparato motore immersione: 2 motori elettrici di propulsione C.G.E. - Potenza: 1.100 cv - Velocita max: 9,2 nodi iniziali e 8,2 nodi effettivi dopo l'applicazione delle controcarene - Autonomia in immersione: 8 miglia a 9,2 nodi - 70 miglia a 4 nodi Armamento: - 4 tls AV da 533 mm, 6 siluri da 533 mm - 2 tls AD da 533 mm, 3 siluri da 533 mm - 1 cannone da 102/35 mm - 2 mitragliatrici 13.2 singole Equipaggio: 5 ufficiali, 44 tra sottufficiali e marinai Profondità di collaudo: 100 m da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Unità della classe " Pisani ": Regio sommergibile Vettor PISANI Cantiere: Cantiere Navale Triestino, Monfalcone Impostazione: 08.12.1925, Varo: 24.09.1927, Consegna: 16.06.1929, Radiazione: 01.02.1946 Regio sommergibile Marcantonio COLONNA Cantiere: Cantiere Navale Triestino, Monfalcone Impostazione: 03.12.1925, Varo: 26.12.1927, Consegna: 10.07.1929, In disarmo: 01.06.1942, Radiazione: 18.10.1946 Regio sommergibile Giovanni BAUSAN Cantiere: Cantiere Navale Triestino, Monfalcone Impostazione: 27.01.1926, Varo: 24.03.1928, Consegna: 15.09.1929, In disarmo: 18.05.1942, Radiazione: 18.10.1946 Regio sommergibile DES GENEYS Cantiere: Cantiere Navale Triestino, Monfalcone Impostazione: 01.02.1926, Varo: 14.11.1928, Consegna: 31.10.1929, In disarmo: 28.05.1942, Radiazione: 18.10.1946 Vista di profilo del sommergibile Vettor PISANI da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Generalità di classe Quasi contemporaneamente alla progettazione delle unità tipo "Mameli" da parte dell'ing. Cavallini, la Marina affidò al generale g.n. Bernardis l'incarico di progettare un altro tipo di sommergibile di medio tonnellaggio. Nacque così il tipo detto a semplice scafo, anch'esso tutto a sezioni circolari con calotte semisferiche estreme, che si differenziava dallo scafo tipo "Cavallini" perché aveva i doppi fondi principali, resistenti e centrali, nell'interno dello scafo. Lo sviluppo che ebbero in seguito le unità di tipo "Bernardis" portò a modifiche del progetto iniziale; nella Marina Italiana furono comunque denominati tipo "Bernardis" i sommergibili succeduti ai "Pisani" e tipo "Cavallini" quelli che derivarono dai "Mameli". Come già accennato lo scafo di queste unità, cilindrico nella sua parte centrale, era raccordato con due tronchi di cono che terminavano con calotte semisferiche dalle quali partivano gli avviamenti leggeri esterni. I doppi fondi principali erano contenuti fra lo scafo e un cilindro interno resistente interessante la sola parte centrale del sommergibile; nell'interno dei doppi fondi erano ricavate le casse emersione, rapida e compenso; anche i depositi combustibili erano tutti interni allo scafo resistente. La particolare struttura centrale di questo tipo di sommergibile ne accresceva sensibilmente la robustezza longitudinale aumentando altresì la sicurezza della camera manovra contro gli investimenti, gli urti e gli scoppi di bombe subacquee. Ma dalle prove effettuate emerse subito che questi battelli avevano una deficiente stabilità trasversale; deficienza che non poté essere eliminata con variazioni di pesi e di sistemazioni interne: fu perciò necessario rivedere e modificare radicalmente il progetto iniziale. Le modificazioni implicarono la sistemazione di due controcarene esterne all'altezza del bagnasciuga così da aumentare decisamente l'area di galleggiamento nella parte centrale del sommergibile; l'interno delle controcarene venne adibito a doppi fondi laterali resistenti e, in parte, a depositi leggeri di combustibile; conseguentemente furono modificate molte sistemazioni di bordo e lo stesso dosaggio del sommergibile dovette essere completamente riveduto. Nei progetti "Bernardis" che seguirono quello dei "Pisani" le contro-carene furono poi sempre mantenute: divennero anzi una delle caratteristiche di questo tipo di sommergibile. I "Pisani", oltre alla deficienza già segnalata, non fornirono prestazioni molto soddisfacenti; la loro attività fu spesso limitata da avarie di vario genere, proprie dei prototipi non perfettamente indovinati; allo scoppio del secondo conflitto mondiale la loro efficienza bellica era molto ridotta; furono perciò ben presto tolti dal nucleo delle unità operanti. Lo sviluppo dei sommergibili tipo "Bernardis" imponeva quindi di ap portare sensibili migliorie al progetto dei "Pisani" fruendo sia della esperienza acquisita che di quelle migliori apparecchiature che l'industria andava perfezionando. Disegno con le modifiche delle torrette effettuate durante la Seconda Guerra Mondiale da "Sommergibili in guerra " di E. Bagnasco, Albertelli Editore - 1994 Attività di classe Le unità formarono la 5^ Squadriglia di Media Crociera con base Napoli ove ultimarono le prove ed iniziarono il normale addestramento. Nel 1930 il Pisani effettuò una crociera di prova in Atlantico toccando Las Palmas ed alcuni porti spagnoli sulle rotte di rientro. Tutta la squadriglia, sempre nel 1930, compì un lungo giro in Mediterraneo, toccando porti della Grecia e le isole del Dodecaneso; il Colonna si spinse fino a Porto Said rientrando poi via Tripoli. Nel 1935 la squadriglia venne trasferita a La Spezia alle dipendenze del 1° Gruppo Sommergibili e nel 1936 fu destinata a Lero ove formò la 2^ Squadriglia del Sesto Gruppo Sommergibili. Durante la guerra di Spagna Colonna, Des Geneys e Pisani effettuarono ciascuno una missione speciale per la durata complessiva di 41 giorni. Nel 1938 i " Pisani " passarono alle dipendenze del 3° Gruppo Sommergibili (Messina) costituendo la 31^ Squadriglia. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale le unità effettuarono alcune brevi missioni di guerra senza partecipare ad azioni belliche; essendo la loro efficienza molto scaduta furono però quasi subito tolte dal nucleo dei sommergibili operanti e inviate a Pola per la Scuola sommergibili, ad eccezione del Colonna che venne destinato a missioni di agguato protettivo, prima nel Golfo di Napoli e poi in quello di Genova, finché nel giugno 1942 fu posto in disarmo e adibito a pontone di carica nel porto di Genova. Le unità destinate alla Scuola Sommergibili disimpegnarono notevole attività addestrativa che incise ulteriormente sulla loro efficienza tanto che nella primavera del 1942 Bausan e Des Geneys vennero posti in disarmo e adibiti, il primo a deposito combustibile (con sigla G.R. 251) ed il secondo a pontone di carica. Il Pisani, in migliori condizioni generali d'efficienza, continuò invece a prestare utile servizio fra Pola e Fiume per la Scuola Sommergibili; all'armistizio del settembre 1943 raggiunse Taranto, effettuò importanti lavori a Napoli e poi tornò a Taranto nel marzo 1944 per essere impiegato in esercitazioni eco-goniometriche, principalmente con unità italiane di superficie, ed effettuare uscite per gli allievi delle Scuole fino alla fine del conflitto. L'unità non fu quindi più impiegata. Una foto "invernale" di Monfalcone nel 1928, che ritrae i battelli classe "Pisani" in banchina nel periodo delle prove di collaudo e accettazione dei sommergibili da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti
  18. Sommergibili classe " Mameli " da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Catteristiche generali della classe " Mameli ": Tipo: sommergibile di media crociera Dislocamento: - in superficie: 842,5 t - in immersione: 1010 t Dimensioni: - Lunghezza: 64,64 m - Larghezza: 6,52 m - Immersione: 4,31 m Apparato motore superficie: 2 motori Diesel Tosi, 2 eliche - Potenza: 3.000 cv - Velocità max. in superficie: 17,2 nodi - Autonomia in superficie: 1.703 miglia a 17,2 nodi - 7.100 miglia a 6,9 nodi (in sovraccarico) Apparato motore immersione: 2 motori elettrici di propulsione C.G.E. - Potenza: 1.100 cv - Velocita max: 7,7 nodi - Autonomia in immersione: 7,5 miglia a 7,7 nodi - 80 miglia a 4,0 nodi Armamento: - 4 tls AV da 533 mm, 6 siluri da 533 mm - 2 tls AD da 533 mm, 4 siluri da 533 mm - 1 cannone da 102/35 mm (150 proiettili) - 2 mitragliatrici 13.2 singole (6000 colpi) Equipaggio: 5 ufficiali, 44 tra sottufficiali e marinai Profondità di collaudo: 100 m da "I sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" di Alessandro Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Unità della classe " Mameli ": Regio sommergibile Goffredo MAMELI Cantiere: Tosi, Taranto Impostazione: 17.08.1925, Varo: 09.12.1926, Consegna: 20.01.1929, Radiazione: 01.02.1948 Regio sommergibile Pier CAPPONI Cantiere: Tosi, Taranto Impostazione: 27.08.1925, Varo: 19.06.1927, Consegna: 20.01.1929, Affondato: 31 marzo 1941, Radiazione: 18.10.1946 Regio sommergibile Giovanni DA PROCIDA Cantiere: Tosi, Taranto Impostazione: 21.09.1925, Varo: 01.06.1928, Consegna: 20.01.1929, Radiazione: 01.02.1948 Regio sommergibile Tito SPERI Cantiere: Tosi, Taranto Impostazione: 28.09.1925, Varo: 25.05.1928, Consegna: 20.08.1929, Radiazione: 01.02.1948 Generalità di classe Dopo la stasi nelle costruzioni navali, verificatasi negli anni successivi alla fine del primo conflitto mondiale, i sommergibili di questa classe segnarono, per primi, la ripresa dell'attività costruttiva di unità subacquee, ripresa che si sviluppò poi con ritmo serrato negli anni che seguirono. I " Mameli " furono progettati dall'ing. Cavallini in collaborazione con i cantieri Tosi di Taranto ai quali la Regia Marina affidò, nel 1924, la costruzione delle quattro unità subacquee del tipo. Il nuovo concetto introdotto nel progetto fu quello — nuovo per l'Italia — dello scafo resistente tutto a sezioni circolari, chiuso agli estremi da calotte semisferiche; ciò permise di conseguire una elevata robustezza dello scafo e di raddoppiare, conseguentemente, la quota massima d'immersione rispetto ai battelli di precedente costruzione. I doppi fondi (4) e i depositi combustibili erano tutti esterni in due specie di borse applicate sui fianchi dello scafo resistente ed interessanti circa i 2/3 della sua lunghezza. Questo tipo di costruzione fu detto a doppio scafo parziale nella Marina Italiana o anche tipo Cavallini; la Marina Germanica lo chiamò con "Satteltank" (con doppi fondi a sella), felice espressione figurativa della sezione trasversale maestra di questo tipo di scafo. Sezione all'ordinata n.78 di un battello classe "Mameli", che mette in risalto la tipologia di costruzione "Cavallini" o a doppio scafo parziale. "Sommergibili italiani fra le due guerre mondiali" - A. Turrini - USMM (1990) Nelle unità della classe " Mameli " vennero, per la prima volta, adottate le casse emersione e rapida immersione, ambedue resistenti, ubicate nell'interno dello scafo nella parte inferiore della camera di manovra divisa circa a metà da un ponte orizzontale resistente. I " Mameli " furono sommergibili particolarmente ben riusciti; robusti, veloci e manovrieri, stabili in quota, spaziosi, comodi. Nel 1942 la robustezza dello scafo era ancora talmente soddisfacente che venne deciso di " svuotare " le tre unità superstiti, di dotarle di nuovi motori di maggior potenza (2.000 HP), delle più recenti apparecchiature e di aggiornare le sistemazioni che l'esperienza bellica aveva ormai reso necessarie. I lavori furono ultimati nell'estate del 1943 e le unità dettero ulteriore buona prova fino alla loro radiazione. In evidenza le modifiche alle torrette effettuate durante la II Guerra Mondiale.da "Sommergibili in guerra" di E. Bagnasco - Albertelli Editore - 1994, per g.c. Sergio Mariotti Attività di classe Le unità vennero riunite nel 1929 nella Squadriglia di Media Crociera, della Flottiglia di Taranto, che poi divenne 4^ Squadriglia nel 1930. Nel 1929 la squadriglia, eccettuato lo Speri, dislocato per breve tempo a Tripoli, effettuò una lunga crociera toccando i porti mediterranei della Spagna e spingendosi in Atlantico ove toccò Cadice e Lisbona. Lo Speri, nel febbraio-marzo 1930, fu inviato in Atlantico ove rimase per 19 giorni toccando Las Palmas; questa, e la lunga crociera del 1929, dimostrarono le buone attitudini dei "Mameli" a battere gli oceani e a permanere a lungo sia in mare sia lontani dalle basi. Sempre nel 1930 la squadriglia, escluso il Da Procida, effettuò una crociera in Grecia e nel Dodecaneso; il Mameli raggiunse Porto Said e, prima di rientrare in Italia, toccò Tripoli. Nel 1931 la squadriglia venne destinata a Napoli ove rimase fino al 1934: in questo periodo, nel maggio 1933, effettuò una crociera addestrativa di circa venti giorni toccando Salonicco, Lero e Rodi con risultati molti soddisfacenti. Nel 1934 la squadriglia tornò a Taranto e divenne la 9^ Squadriglia della Terza Flottiglia continuando il normale addestramento e compiendo brevi crociere in porti italiani e del Dodecaneso. Durante la guerra di Spagna il Capponi (2), il Da Procida (2) e lo Speri ( 1) effettuarono cinque missioni speciali della durata complessiva di trentotto giorni. La squadriglia rimase a Taranto fino al 1939 assumendo la denominazione, prima di 12^(1935), poi di 41^ (1938); venne poi dislocata a Messina alle dipendenze del Terzo gruppo sommergibili come 31^' Squadriglia. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale le unità iniziarono la loro attività bellica effettuando missioni di agguato secondo le allora vigenti disposizioni d'impiego. Il sommergibile Goffredo MAMELI attraversa il canale navigabile di Taranto, nei primi anni di attività (collezione A. Turrini da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999)
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  20. Regio sommergibile Pietro MICCA Fino al sacrificio da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Caratteristiche generali: Tipo: Sommergibile posamine Cantiere: Tosi, Taranto Impostazione: 15 ottobre 1931 Varo: 31 marzo 1935 Consegna: 1 ottobre 1935 Affondato: 29 luglio 1943 Radiazione: 18 ottobre 1946 Dislocamento - in superficie: 1.567 t - in immersione: 1.967 t Dimensioni - Lunghezza: 90,30 m - Larghezza: 7,70 m - Immersione: 5,30 m Apparato motore in superficie: 2 motori Diesel Tosi, 2 eliche - Potenza complessiva: 3.000 cv - Velocità max. in superficie: 15,5 nodi - Autonomia in superficie: 2.600 miglia a 14,5 nodi - 6.400 miglia a 9,0 nodi Apparato motore in immersione: 2 motori elettrici di propulsione Marelli - Potenza complessiva: 1.500 cv - Velocità : 8,5 nodi - Autonomia in immersione: 7 miglia a 8,5 nodi - 60 miglia a 3,0 nodi Armamento: - 4 tls AV da 533 mm, 6 siluri da 533 mm - 2 tls AD da 533 mm, 4 siluri da 533 mm - 2 cannoni da 120/45 mm - 4 mitragliatrici 13.2 binate - 20 mine Equipaggio: 7 ufficiali, 65 sottufficiali e marinai Profondità di collaudo: 100 m Sezione longitudinale e piano di copertino, tratto dai piani generali dell'A.N.B. Generalità L'idea di disporre di un tipo di sommergibile posamine e silurante, che non fu realizzata con le unità delle classi "Balilla" e "Fieramosca", portò allo studio di un tipo di unità subacquea che avesse una dotazione di mine sufficiente a costituire ovunque uno sbarramento di modesta entità e potesse anche essere impiegata incondizionatamente come silurante su tutti i mari. Il progetto fu elaborato dal Cavallini e l'ordinazione fu passata ai cantieri Tosi che impostarono il sommergibile nell'ottobre 1931; la costruzione durò quattro anni. Il sommergibile era a doppio scafo parziale; quello interno, resistente a 100 metri, nella sua parte centrale conteneva due cilindri eccentrici, pure resistenti, uniti a forma di 8 e destinati, il superiore a camera di manovra e l'inferiore a camera mine: nell'interspazio fra le due strutture resistenti trovavano posto le casse emersione, rapida, assetto e compenso mine; lo scafo leggero esterno delimitava i doppi fondi (4) nella sua parte centrale e, agli estremi, i depositi combustibile. L'armamento dell'unità risultò ben distribuito e adeguato al dislocamento; il sommergibile dette prova di buone qualità nautiche, ebbe confortevoli sistemazioni per il personale e risultò abbastanza manovriero. Anche questa unità, come il "Fieramosca", non venne riprodotta in altri esemplari, ma non perché nel corso dell'esercizio avesse palesato delle deficienze, bensì a causa del suo elevato costo e perché era già in corso la progettazione di altri tipi di posamine siluranti che, con un dislocamento sensibilmente inferiore, avrebbero potuto avere un armamento simile a quello del Micca. tratto da "Sommergibili italiani fra le due Guerre Mondiali" di A. Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Attività operativa Assegnato al Gruppo Sommergibili di Taranto, nell'ottobre del 1935 iniziò il normale addestramento sia come unità singola sia, successivamente, in collaborazione con altri sommergibili per sperimentare un sistema di sbarramento mobile. Nell'ottobre del 1936 compì una crociera a Tripoli toccando porti della Sicilia e Pantelleria. Durante la guerra di Spagna effettuò tre missioni speciali rispettivamente della durata di dodici, ventitré e diciotto giorni. Il 5 maggio 1938, in occasione della rivista navale in onore di Hitler a Napoli, il Micca alzò l'insegna di unità ammiraglia dei sommergibili italiani. Dalla fine del 1938 all'inizio della seconda guerra mondiale fu distaccato presso il Gruppo di La Spezia per lavori e a Livorno a disposizione dell'Accademia Navale. Il Micca iniziò la propria attività bellica con la posa di due sbarramenti presso Alessandria, effettuati nel giugno e nell'agosto 1940; nel corso della missione di agosto lanciò contro un cacciatorpediniere avversario senza poter accertare l'esito del lancio. Dopo un lungo periodo di lavori e di modifiche il Micca, dal marzo del 1941, fu principalmente adibito al trasporto di benzina e materiali alle basi oltremare. Durante le prime due missioni di trasporto a Lero ebbe occasione di attaccare navi avversarie senza possibilità di accertare l'esito dei lanci; fu a sua volta attaccato e colpito da siluro da unità subacquea avversaria il 5 aprile 1941 nei pressi di Lero: le avarie riportate permisero tuttavia al Micca di entrare in porto e di raggiungere in seguito Taranto per le riparazioni. Durante ulteriori undici missioni di trasporto non effettuò azioni contro forze avversarie; fu invece attaccato due volte da aerei senza peraltro riportare avarie. Complessivamente, in tredici missioni di trasporto, fra il marzo 1941 e il maggio 1943, trasportò benzina e munizioni per 2.163 tonnellate con destinazione Lero (2), Bengasi (8) e Tripoli (3). II 29 luglio 1943, mentre rientrava a Taranto in seguito ad avaria, il Micca fu silurato presso S. Maria di Leuca dal sommergibile britannico Trooper; colpita al centro, l'unità affondò rapidamente e solo diciotto persone, fra le quali il comandante, sopravvissero. Video sul ritrovamento del sommergibile Pietro MICCA (2°) Taranto 31 marzo 1935, foto ufficiale del varo del sommergibile Pietro MICCA da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999 Il sommergibile MICCA 2° in fase di emersione, tratto da "Sommergibili italiani fra le due Guerre Mondiali" di A. Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Il sommergibile MICCA 2° durante la guerra con livrea mimetica, tratto da "Sommergibili italiani fra le due Guerre Mondiali" di A. Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti Dettaglio del cannone prodiero del sommergibile Pietro MICCA da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999 Il sommergibile Pietro MICCA a Taranto l'8 febbraio 1941, da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999
  21. Regio sommergibile Agostino BARBARIGO (1°) Par animo gloria (Pari all'animo la gloria) Cantiere: FIAT-San Giorgio, Spezia Impostazione: 22 ottobre 1915 Varo: 18 novembre 1917 Consegnato: 10 settembe 1918 Radiazione: 1 maggio 1928 attività operativa Entrato in linea operativa già dal 23 luglio del 1918 il battello, al comando del CC Carlo De Donato, non fece in tempo a partecipare a nessuna missione bellica prima della fine del conflitto mondiale. All'atto dell'armistizio passò in forza alla Flottiglia Sommergibili di grosso tonnellaggio, con base a Spezia. Partecipò, nel settembre 1923, all'occupazione di Corfù e nel 1925 passò alle dipendenza operative del Comando Divisione Sommergibili. Al comando del CC Raffaele De Courten, partecipò alle grandi manovre dell'agosto 1924 e 1925. Dal 18 dicembre dello stesso anno l'unità passo a disposizione dell'Accademia Navale di Livorno per l'istruzione degli allievi. Il 18 marzo 1928, al comando del CC Edoardo Somigli, passo alle dipendenze della 1^ Flottiglia Sommergibili e successivamente radiato.
  22. Sommergibili classe " N " da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Caratteristiche generali della classe " N ": Tipo: sommergibile di piccola crociera Dislocamento: · in superficie: 277 t · in immersione: 363 t Dimensioni: · Lunghezza: 45,90 m · Larghezza: 4,28 m · Immersione: 3,17 m Apparato motore in superficie: N 1 - N 4 2 motori Diesel Sulzer, N 5 - N 6 2 motori Diesel Tosi, due eliche Potenza: N 1 - N 4 650 CV, N 5 - N 6 700 CV Velocità max. in superficie: N 1 - N 4 12,5 nodi, N 5 - N 6 13,5 nodi Autonomia in superficie: N 1 - N 4 1300 miglia marine a 8 nodi, N 5 - N 6 1485 miglia marine a 8,5 nodi Apparato motore in immersione: 2 motori elettrici Ansaldo - Potenza: 400 CV - Velocità in immersione: 7,70 nodi - Autonomia in immersione: N 1 - N 4 45 miglia marine a 2 nodi, N 5 - N 6 50 miglia marine a 2 nodi Armamento: - 2 tls AV da 450 mm, 4 siluri - 1 cannone da 76/30 a.a. Equipaggio: 2 ufficiali, 21 sottufficiali e marinai Profondità di sicurezza: 40 m Unità della classe " N ": Regio sommergibile N 1 Cantiere: Ansaldo, Sestri Ponente - Genova Impostazione: 01.03.1916, Varo: 06.09.1917, Consegna: 20.07.1918, Radiazione: 01.10.1930 Regio sommergibile N 2 Cantiere: Ansaldo, Sestri Ponente - Genova Impostazione: 01.03.1916, Varo: 26.01.1918, Consegna: 15.12.1918, Radiazione: 01.05.1928 Regio sommergibile N 3 Cantiere: Ansaldo, Sestri Ponente - Genova Impostazione: 02.03.1916, Varo: 27.04.1918, Consegna: 13.10.1918 (1919*), Radiazione: 01.08.1935 Regio sommergibile N 4 Cantiere: Ansaldo, Sestri Ponente - Genova Impostazione: 02.03.1916, Varo: 06.10.1918, Consegna: 06.04.1919, Radiazione: 01.08.1935 Regio sommergibile N 5 Cantiere: Tosi, Taranto Impostazione: 24.08.1916, Varo: 18.11.1917, Consegna: 12.01.1919, Radiazione: 10.07.1929 Regio sommergibile N 6 Cantiere: Tosi, Taranto Impostazione: 24.08.1916, Varo: 20.09.1918, Consegna: 06.06.1919, Radiazione: 01.08.1935 * TUTTE LE NAVI MILITARI D'ITALIA 1861 - 2011 di Franco Bargoni Camera di manovra in allestimento di un sommergibile classe " N ". (collezione A. Turrini) Generalità di classe Queste unità furono progettate dal ten. colonnello g.n. Bernardis; la costruzione delle prime quattro venne ordinata alla Ditta Ansaldo, mentre per le altre due ci si affidò alla ditta Tosi di Taranto. I battelli erano a semplice scafo, resistente a 40 metri, con doppi fondi e depositi combustibili interni; la forma dello scafo ripeteva quella dei sommergibili classe "Nautilus" con sensibile aumento del dislocamento. Oltre all'ammodernamento degli impianti e delle varie apparecchiature di bordo, questi sommergibili furono dotati di un cannone da 76/30 antiaereo non esistente sul Nautilus. Le due unità costruite dai cantieri Tosi (e con motori Tosi) alle prove conseguirono risultati, in velocità ed autonomia, sensibilmente superiori a quelli delle similari costruite dall'Ansaldo. Alla torretta di alcuni battelli di questa classe fu adattato un paragambe metallico che ne modificò sensibilmente la sagoma. Attività di classe Il solo N 1 partecipa al primo conflitto mondiale con dislocazione fra Brindisi e Valona negli ultimi due mesi di guerra, ma senza partecipare ad azioni belliche. Al termine del conflitto fu dislocato a Taranto ove rimase fino al giugno 1921 insieme con N 5 ed N 6, costruiti nei cantieri Tosi. Nel giugno 1921 i tre battelli si trasferirono a La Spezia, ove erano sempre rimasti N 2, N 3, ed N 4, e furono riuniti nella squadriglia "N" . Oltre alle normali uscite per esercitazioni gli "N" parteciparono a manovre della flotta e a brevi crociere nel Tirreno; a turno furono dislocati temporaneamente a La Maddalena e Livorno, in quest'ultima sede por uscite con gli allievi dell'Accademia Navale. Di seguito due immagini della costruzione dei sommergibili N 1, N 2, N 3 ed N 4 a Sestri ponente negli scali della Ansaldo. (collezione A.Turrini)
  23. Sommergibili classe "Micca" da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Caratteristiche generali della classe "Micca": Tipo: sommergibile di grande crociera Dislocamento: - Dislocamento in superficie: 842 t - Dislocamento in immersione: 1.244 t Dimensioni: - Lunghezza: 63.2 m - Larghezza: 6,20 m - Immersione: 4,6 m Apparato motore superficie: due motori Diesel FIAT (solo per il Torricelli motori Diesel della Tosi), due eliche - Potenza: 2.600 cv - Velocità max. in emersione: 14,5 nodi - Autonomia in emersione: 945 miglia a 14,4 nodi - 2.100 miglia a 10 nodi Apparato motore in immersione: due motori elettrici di propulsione Ansaldo - Potenza: 1.300 cv - Velocità : 11 nodi - Autonomia in immersione: 12 miglia a 10 nodi - 180 miglia a 3 nodi Armamento: - 4 tls AV da 450 mm - 2 tls AD da 450 mm - 8 siluri - 2 cannoni da 76/30 mm a.a. Equipaggio: 4 ufficiali, 36 sottufficiali e marinai Profondità di collaudo: 50 m Unità della classe "Micca": Regio sommergibile Pietro MICCA (1°) Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: 20/09/1915, Varo: 03/06/1917, Servizio: 28/09/1917, Radiazione: 02/06/1930 Regio sommergibile Luigi GALVANI (1°) Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: 20/09/1915, Varo: 26/01/1918, Servizio: 16/06/1918, Radiazione: 01/01/1938 Regio sommergibile TORRICELLI (1°) Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: 02/09/1915, Varo: 16/06/1918, Servizio: ??/09/1918, Radiazione: 01/10/1930 Regio sommergibile Angelo EMO (1°) Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: ??/02/1916, Varo: 23/02/1919, Servizio: ??/??/1919, Radiazione: 01/10/1930 Regio sommergibile Lorenzo MARCELLO (1°) Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: ??/02/1916, Varo: 29/09/1918, Servizio: ??/??/1918, Radiazione: 21/01/1928 Regio sommergibile Lazzaro MOCENIGO (1°) Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: ??/02/1916, Varo: 26/07/1919, Servizio: ??/??/1919, Radiazione: 10/04/1937 Generalità di classe Questi sommergibili costituirono un tipo a sé e furono costruiti nel Regio Arsenale di La Spezia su disegni del Comitato per l'esame dei progetti navi, con la cooperazione del capitano g.n. Cavallini. Rappresentarono il primo esperimento della Marina Italiana nel campo dei sommergibili di elevato tonnellaggio con sistemazioni logistiche atte a permettere lunghe permanenze in mare. Le unità erano a doppio scafo totale; lo scafo esterno aveva forma di torpediniera, quello interno era a sezioni molto diverse fra di loro in dipendenza della sistemazione data agli accumulatori sotto un ponte longitudinale che interessava più della metà del sommergibile. Le velocità in superficie, e specialmente in immersione, furono, per quel tempo, decisamente elevate; in caso di impiego per lunghe crociere anche l'autonomia in superficie avrebbe potuto essere di molto maggiorata poiché l'elevatissima riserva di spinta di questi battelli (oltre 32% ) avrebbe permesso un sovraccarico notevole di combustibile sistemato in alcuni dei compartimenti allagabili. La forma della prora, mentre si dimostrò atta a raggiungere elevate velocità in immersione, non si prestava molto alla tenuta al mare nei settori prodieri e pertanto, a cominciare dal 1923, i battelli furono radicalmente modificati nelle sovrastrutture prodiere. Anche la torretta venne modificata con l'adozione di un paragambe fisso; con le modifiche apportate, le unità cambiarono pertanto decisamente il loro aspetto esterno. Questa classe di sommergibili non fu molto indovinata, i battelli risultarono complicati nelle sistemazioni interne, poco manovrieri e soggetti a frequenti avarie ai motori (specie quelli dotati di motori Fiat). Attività di classe Nessuna unità della classe fu pronta in tempo utile per poter partecipare effettivamente ad azioni belliche. I sei battelli della classe fecero sempre parte della Squadriglia sommergibili di La Spezia che, fino al 1921, fu alle dirette dipendenze del Comando delle Forze Navali ed, in seguito, fu suddivisa in squadriglia di pronto impiego, mantenendo la predetta dipendenza, e in squadriglia di riserva dipendente dal Comando di Dipartimento Alto Tirreno. A turno una delle unità di pronto impiego fu messa a disposizione dell'Accademia Navale per esercitazioni degli allievi. Questi sommergibili effettuarono principalmente uscite di allenamento e qualche breve crociera. Il Micca fu dislocato a Taranto nel giugno 1918, ma rientrò a La Spezia alla fine del primo conflitto mondiale.
  24. Sommergibili classe "Barbarigo" da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Caratteristiche generali della classe "Barbarigo": Tipo: sommergibile di media crociera Dislocamento: - Dislocamento in superficie: 796,6 t - Dislocamento in immersione: 926,5 t Dimensioni: - Lunghezza: 67 m - Larghezza: 5,90 m - Immersione: 3,81 m Apparato motore superficie: due motori Diesel FIAT, due eliche - Potenza: 2.600 cv - Velocità max. in emersione: 16,8 nodi - Autonomia in emersione: 690 miglia a 16,8 nodi - 1.850 miglia a 9,3 nodi Apparato motore in immersione: due motori elettrici di propulsione Ansaldo - Potenza: 1.300 cv - Velocità : 9,3 nodi - Autonomia in immersione: 7 miglia a 9,3 nodi - 160 miglia a 1,6 nodi Armamento: - 4 tls AV da 450 mm - 2 tls AD da 450 mm - 10 siluri - 2 cannoni da 76/40 mm a.a. Equipaggio: 4 ufficiali, 36 sottufficiali e marinai Profondità di collaudo: 50 m Unità della classe "Barbarigo": Regio sommergibile Agostino BARBARIGO (1°) Cantiere: FIAT-San Giorgio, Spezia Impostazione: 22/10/1915, Varo: 18/11/1917, Servizio: 10/09/1918, Radiazione: 01/05/1928 Regio sommergibile Andrea PROVANA (1°) Cantiere: FIAT-San Giorgio, Spezia Impostazione: 16/10/1915, Varo: 27/01/1918, Servizio: 10/09/1918, Radiazione: 21/01/1928 Regio sommergibile Sebastiano VENIERO (1°) Cantiere: FIAT-San Giorgio, Spezia Impostazione: 21/10/1915, Varo: 07/07/1918, Servizio: 29/04/1919, Affondato: 26/08/1925, Radiazione: 03/04/1926 Regio sommergibile Giacomo NANI (1°) Cantiere: FIAT-San Giorgio, Spezia Impostazione: 27/10/1915, Varo: 08/09/1918, Servizio: 10/08/1919, Radiazione: 01/08/1935 Generalità di classe: Questi sommergibili furono progettati dall'ing. Laurenti, coadiuvato dal maggiore g.n. Cavallini per la parte relativa alla sistemazione degli accumulatori. Di dimensioni alquanto maggiori, lo scafo di queste unità riprende le forme esterne, la sistemazione centrale dei doppi fondi e quella dei depositi combustibili dei sommergibili classe "F". L'innovazione più importante fu apportata alla sistemazione degli accumulatori che vennero allogati in quattro compartimenti stagni al disotto di un ponte orizzontale che interessava buona parte del sommergibile escluse le due camere di lancio. La potenza dei motori sia a combustione sia elettrici installati su questi sommergibili fu piuttosto forte; in tal modo i battelli di questo tipo poterono sviluppare velocità elevate tanto in superficie quanto in immersione. Per quanto alcune migliorie costruttive fossero state introdotte, questi battelli non misero in evidenza nessuna nuova idea di progetto; pur essendo veloci e manovrieri sia in superficie sia in immersione, la forma dello scafo non era atta a sopportare forti pressioni, specialmente nelle parti affinate; la profondità massima raggiungibile fu pertanto limitata a valori che già nel corso del primo conflitto mondiale si erano dimostrati insufficienti. Questi battelli non furono pertanto riprodotti in seguito e quando la R. Marina ordinò la costruzione delle prime unità subacquee del dopoguerra, nuovi concetti si erano affermati nel campo costruttivo e l'idea della torpediniera-sommergibile, che aveva resistito per più di vent'anni, venne definitivamente abbandonata.
  25. Sommergibili classe "B" da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti Caratteristiche generali della classe " B ": Tipo: sommergibile trasportabile su ferrovia (tascabile) Dislocamento: · in superficie: 40 t · in immersione: 46 t Dimensioni: · Lunghezza: 15,12 m · Larghezza: 2,32 m · Immersione: 2,56 m Apparato motore di superficie: 1 motore a scoppio Itala tipo Avalve, una elica - Potenza: 85 cv - Velocità max. in superficie: 6,9 nodi - Autonomia in superficie: 128 miglia a 6,9 nodi - 225 miglia a 5 nodi Apparato motore in immersione: 1 motore elettrico di propulsione Savigliano - Potenza: 50 cv - Velocità : 5 nodi - Autonomia in immersione: 9 miglia a 5 nodi - 48 miglia a 3 nodi Armamento: 2 tls AV da 450 mm - 2 siluri Equipaggio: 1 ufficiale, 4 sottufficiali e marinai Profondità di collaudo: 50 m Unità della classe " B ": Regio smg. B 1 Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: 16.07.1915, Varo: 08.07.1916, Servizio: 08.07.1916, In disarmo: 21.12.1918, Radiazione: 23.01.1919 Regio smg. B 2 Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: 16.07.1915, Varo: 01.10.1916, Servizio: 01.10.1916, In disarmo: 21.12.1918, Radiazione: 23.01.1919 Regio smg. B 3 Cantiere: Regio Arsenale, Spezia Impostazione: 16.07.1915, Varo: 25.11.1916, Servizio: 25.11.1916, In disarmo: 23.06.1918, Radiazione: 23.01.1919 Generalità di classe: Anche questi battelli, che avrebbero dovuto essere riprodotti in sei esemplari, furono progettati dal generale g.n. Edgardo Ferrati e costruiti nel R. Arsenale di La Spezia quasi contemporaneamente agli « A »; ma a causa di più urgenti lavori il loro approntamento fu dapprima rallentato e poi sospeso per le tre ultime unità (B 4 - B 6). Differirono dalla classe " A " perché ebbero, dimensioni sensibilmente maggiori e lanciasiluri interni e perché furono dotati di un motore a scoppio che ne aumentò decisamente l'autonomia in superficie. A parte le differenze indicate, questa classe può ritenersi equivalente alla classe precedente per le sistemazioni generali, per l'armamento, per i meccanismi ausiliari e per le apparecchiature. Attività L'impiego delle unità di questa classe fu limitato al B 1 e al B 2 che, all'inizio del 1917, furono inviati a Bari a sostituirvi A 2 ed A 4 che erano stati posti in temporaneo disarmo per necessità di grandi lavori. Essi disimpegnarono intenso servizio di agguato foraneo e di vigilanza costiera ravvicinata senza peraltro partecipare ad azioni belliche; dopo il termine del conflitto furono subito posti in disarmo. Il B 3 giunse a Venezia alla fine del 1917 e non effettuò alcuna missione di guerra; ebbe continue noie al motore e piccole avarie che ne consigliarono la radiazione nel giugno 1918. Da alcuni disegni e foto poi reperiti su STORIA MILITARE il sommergibile B 3 è stato modificato come mezzo insidioso per superare le difese portuali, ma da quanto sappiamo non è mai stato utilizzato in questa veste.
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