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Totiano

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Risposte pubblicato da Totiano

  1. Corretto Massimiliano, ovvero la Schola Piscatorum, tra le piu antiche al mondo. In particolare questa è la sala dove si riunscono gli Ufficiali , ovvero il "Direttivo" di questa istituzione ravennate.

  2. il ragionamento, che non condivido, è che dal momento in cui la legge è entrata in vigore l'amianto doveva sparire immediatamente dalle navi. Prima di capire come trattare l'amianto o smaltirlo sono passati anni, l'alternativa era fermare la flotta. Gli stessi ammiragli, che con quell'amianto ci avevano comunque convissuto, dubito che ne avessero completa conoscenza e competenza...

  3. Nave Duilio ha abbattuto altri 2 droni. La zona del contatto sembra essere lo stretto di Bab el Mandeb. Due considerazioni:

    - Gli Houti sembra stiano intensificando gli attacchi, l'ipotesi piu probabile è che tentino di saturare le capacità di difesa della missione Aspides ma questo potrebbe anche portare alla individuazione delle zone di lancio più rapidamente. Non saprei correlare le dichiarazioni dei ministri che parlano non solo di azioni militari, nel senso che potrebbero essere tanto una azione politica che sfrutti la minaccia militare per cercare l'accordo quanto mera disinformazione. C'è da sperare che l'Iran finisca presto i fondi per finanziare gli Houti.

    - La seconda è da "nostalgico", ricordando l'amm Elio Sandroni quando ci raccontava delle sue esperienze di guerra in mar Rosso fino al passaggio col Perla di quel famigerato stretto di cui parlava con immenso rispetto.   

  4. Interessante articolo di Analisi Difesa per un fatto che non mi risulta sia salito all'attenzione dei media nazionali: L'Algeria avanza pretese di ZEE nelle Acque Sarde. Ecco l'articolo, disponibile al link Lo strano caso della ZEE Italo-Algerina – Analisi Difesa . certo non è simpatico in un momento di crisi come questo ritrovarsi sotto casa i Kilo algerini che, per inteso, non sono piu i Fotrot non funzionanti e ormeggiati, ma unità in grado di lanciare siluri e missili e muoversi in ogni parte del Mediterraneo ( e lo hanno dimostrato)

     

     

     

    Citazione

     

    Lo strano caso della ZEE Italo-Algerina

    A chi appartiene la Zona Economica Esclusiva davanti ad Oristano? La domanda viene spontanea nel momento in cui viene detto che «L’Algeria…considera parte del Mar di Sardegna propria area d’influenza. Chi frequenta le dune di Oristano può godere dello spettacolo di sottomarini algerini di fabbricazione russa classe Kilo…in pattugliamento a ridosso delle rive sarde» (L. Caracciolo, Repubblica 18 febbraio 2024, p. 20).

    L’area in cui sono segnalate forze subacquee algerine ad ovest della Sardegna è pretesa, come  Zona economica esclusiva (ZEE)  da Algeri che nel 2018  ha unilateralmente esteso la sua giurisdizione fino alle acque territoriali di Oristano, in sovrapposizione con   Piattaforma continentale  (Pc) e Zona di protezione ecologica (Zpe) italiane.

    Le ragioni di una simile iniziativa non sono ben chiare.  Essa non riguarda comunque solo l’Italia dal momento che il limite esterno va anche in direzione della Spagna la cui ZEE ha un confine non concordato che, in termini di equidistanza, assegna alle Baleari un effetto pari alle coste algerine.

    Nei confronti dell’Italia, il limite della ZEE algerina ignora invece la rilevanza delle coste della Sardegna nonostante si tratti della seconda maggiore isola del Mediterraneo. Il nostro Paese – dopo aver protestato per la violazione dei principi del Diritto del mare- ha comunque avviato trattative per una delimitazione concordata.

    I diritti dell’Italia sulle aree di overlapping sono ben chiari: la nostra Pc (v. Fig. 3) è ben delineata nella cartografia dell’ex Ministero dello sviluppo economico (ora di competenza del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) quale prolungamento marino del territorio emerso; essa, ad ovest della Sardegna, è in parte coperta dalla ZPE da noi istituita nel 2011. In sostanza, l’Italia può già esercitare diritti sulle energie fossili del fondale e può anche farlo per esigenze ambientali sulla sovrastante massa d’acqua.

    E allora, quali sono le mire di un’Algeria che, da Paese amico dell’Italia, avrà senz’altro calcolato pro e contro della sua iniziativa la quale potrebbe essere in realtà diretta contro Madrid?

    Lo stato eccellente delle relazioni economiche italo-algerine ci impone cautela e pazienza in attesa che si individuino soluzioni concordate al contenzioso sui reciproci spazi marittimi. L’Italia, secondo quanto previsto dal Piano del mare, dovrà a breve dare concretezza all’istituzione della ZEE fissandone i confini.

    I due Paesi, secondo le indicazioni della Convenzione del diritto del mare, potrebbero allora stabilire forme pragmatiche di sfruttamento congiunto delle energie rinnovabili con parchi eolici in zone di overlapping.

    Nel frattempo non può farsi a meno di pensare che mostrare bandiera con sommergibili in emersione sia una forma di esercizio di potere navale. La gunboat diplomacy dell’Ottocento prevedeva, com’è noto, la dislocazione di navi da guerra in vicinanza della costa di un altro Paese per fare sfoggio di potenza.

    Le forze navali russe hanno ripreso a farlo con questi scopi. La libertà di navigazione militare nelle zone di giurisdizione straniera risponde tuttavia ad un principio ineludibile sostenuto anche dall’Italia.

    Ma il suo esercizio sistematico nelle aree di ZEE contese o ancor più il transito nelle nostre acque territoriale ad esse adiacenti può essere interpretato come  rispondente a finalità politiche, forse non amichevoli. Se le notizie date dal Prof. Caracciolo fossero confermate un chiarimento si imporrebbe.

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  5. Gia oggi il monitoraggio è effettuato da ditte civile con UUV (droni) di vario genere per la manutenzione preventiva e correttiva. Ma servono navi appoggio e, se il danno è grave, apparecchiature ben piu importanti. Penso che il futuro vedra la nascita di sottomarini portadroni, gia ci sono le prime avvisaglie con lo SMX31 

  6. Da Vinci, Marconi e Di Cossato sono nomi che hanno tracciato la storia del sommrgibilismo italiano durante l'ultimo conflitto mondiale e i loro nomi sono stati reimpiegati diverse volte negli ultimi 70 anni, fino ad arrivare alla classe Sauro 1 e 2 serie. Per questi battelli che sono stati fulcro della componente fino all'arrivo dei Todaro sono state ipotizzate molte valorizzazioni. 

    La Spezia si era per longo tempo concentrata sul Da Vinci poi, passato il 5 centenario del grande scienziato, ha cercato di musealizzare in varie sedi il Marconi, sempre senza esito.

    Taranto aveva seriamente ipotizzato il Marconi musealizzato nella parte storica del suo Arsenale.

    Salerno ( O Catanzaro, Bob Napp ricorda meglio) aveva ormai consolidato un battello nel loro museo del mare

    anche a Ravenna c'è chi ha combattuto per portare il Da Vinci (Legato alla Romagna con Longanesi Cattani) a museo, prima tutto intero e poi anche solamente le vele di Da Vinci e Marconi. 

     

    Alla fine tutto è sfumato e quelle care lamiere, intrise di ricordi che ne forgiano l'anima, saranno imbarcate a loro volta su una nave che li porterà ad Aliaga (Turchia), loro ultima destinazione, per essere smantellati. ecco le ultime foto in banchina, a breve l'imbarco sulla  Seaway Albatross, "lifter" operata dal gruppo britannico Seaway7, per l'ultimo viaggio.

    Le foto provengono d Facebook e dovrebbero essere di Alessandro Achille Burla 

     

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  7. un articolo molto interessante da Le Formiche.net riguardo i cavi di trasmissione down in mar Rosso, quasi certamente opera degli Houti. Credo di poter dire che l'underwater domain , dopo i gasdotti nord stream, è ormai entrato a pieno titolo nei campi di battaglia. l'articolo è disponibile al link Cosa sappiamo dei cavi sottomarini tagliati nel Mar Rosso. Sono stati gli Houthi? - Formiche.net (ampproject.org) e a margine (neanche tanto) inserisce una importante considerazione: le compagnie assicuratrici si rifiutano di stipulare contratti per le posacavi che devono andare a operare in quelle acque: a quando le posacavi militari?

    Un cavo di Google (con Tim) cambia gli equilibri nel Mar Rosso ...

     

    Citazione

     

    Cosa sappiamo dei cavi sottomarini tagliati nel Mar Rosso. Sono stati gli Houthi?

    Tre cavi sottomarini danneggiati lungo le coste dello Yemen. Non sembra un incidente, sono stati gli Houthi? Intanto il problema è anche la riparazione, perché le assicurazioni non vogliono rischiare esposizioni sulle navi posacavi, visto quanto sta succedendo lungo le rotte indo-mediterranee

     

    Tre cavi sottomarini che connettono Europa, Medio Oriente e Asia sono stati danneggiati lo scorso sabato notte, anche se le prime notizie sono emerse pubblicamente questa mattina. Formiche.net può confermare che le infrastrutture AAE-1, EIG e SEACOM/TGN-Eurasia sono attualmente “down” – gergo tecnico quanto essenziale per dire che non trasmettono.

    Le autorità yemenite sostengono che si teme un atto deliberato. Sanaa è da anni oggetto di una guerra civile tra il governo centrale, aiutato da una coalizione a guida saudita-emiratina, e gli Houthi, una formazione di miliziani nordisti che ha ormai conquistato mezzo Paese.

    Armati con componentistica di vario genere, anche sofisticata, fornita dall’Iran, gli Houthi hanno iniziato da mesi a espandere le proprie attività all’interno delle rotte indo-mediterranee che collegano Europa e Asia. Lo fanno in difesa della Palestina, dice il loro storytelling, ma l’obiettivo è pesare muscolarmente al tavolo negoziale sulla guerra civile in Yemen. In dozzine di occasioni hanno colpito le navi mercantili che solcano il corridoio tra Suez e Bab el Mandeb, e da qualche settimana è emerso – come anticipato su Formiche.net – che la minaccia poteva passare alle connessioni sottomarine.

    Al momento non ci sono ancora dati di diagnostica, tuttavia quanto appare evidente è che l’accaduto potrebbe non essere stato un incidente. Secondo le informazioni raccolte da Formiche.net, non ci sono state scosse sismiche nell’area: i terremoti sono spesso colpevoli dei danni incidentali alle strutture underwater.

    Fonti israeliane dicono di essere convinte che si sia trattato di un’azione degli Houthi, dato che nell’area il fondale è basso e accessibile ai mezzi che i miliziani yemeniti hanno annunciato di vare a disposizione. L’informazione non può essere confermata, ma sarebbe un’effettiva evoluzione, anche perché la capacità di azioni indipendente degli yemeniti era finora considerata remota – e anche i Pasdaran avrebbero armamenti limitati per certe attività – come spiegava recentemente il capo dell’intelligence militare della U.S. Navy.

    Da settimane le attività di destabilizzazione dell’Indo Mediterraneo da parte degli Houthi sono contrastate da operazioni militari condotte da Stati Uniti e Regno Unito, e in questi giorni viene messa in acqua la missione di deterrenza “Aspides” a guida Ue. Gli attacchi hanno parzialmente degradato le capacità operative degli Houthi, anche andando a intaccare i trasferimenti di armi dall’Iran. Tuttavia, l’organizzazione yemenita non si è fermata e anche nelle ultime ore sono stati colpiti e attaccati cargo e tanker lungo quelle acque.

    Se confermato come atto armato, il danneggiamento dei tre cavi diventerebbe il primo del genere, aprendo ufficialmente al dominio underwater la destabilizzazione lungo lo rette Europa-Asia-Medio Oriente. Basta seguire la rotta dei tre cavi per comprendere la portata del danno. AAE-1 collega l’Asia orientale all’Europa attraverso l’Egitto e la Cina all’Occidente attraverso Paesi come il Pakistan e il Qatar. Il sistema di cavi Europe India Gateway (EIG) collega l’Europa meridionale a Egitto, Arabia Saudita, Gibuti, Emirati Arabi Uniti e India. Il cavo Seacom collega Europa, Africa e India ed è connesso al Sudafrica.

    Alla situazione, va aggiunto un ulteriore elemento – quello sì certamente connesso agli Houthi. Le assicurazioni non forniscono più servizi per le navi posacavi che operano nelle acque dello Yemen, perché il contesto securitario è totalmente degradato e dunque troppo azzardato dal punto di vista del rischio di impresa assicurare navi da 80-100 milioni di dollari che potrebbero essere di per sé bersaglio delle armi iraniane dei miliziani yemeniti. Questo rende complicate anche le riparazioni: nel caso specifico, i danneggiamenti sono infatti avvenuti in acque dello Yemen, e sarà molto difficile trovare chi si imbarcherà nell’operazione di riparazione.

     

     

     

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