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Capo

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  • Compleanno 26/06/1967

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    Male
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    NAPOLI
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    GIA' SOCIO A.N.A.I.M.

Capo's Achievements

  1. Capo

    Immersione Con Il " Prini "

    Ecco a voi... ora lo si trova su youtube.... http://www.youtube.com/watch?v=0uvzQUUG3os http://www.youtube.com/watch?v=Msumv_fZ5Yw
  2. HOBBY MODEL EXPO 33a Edizione 25 - 27 settembre 2009 Parco Esposizioni Novegro Ricca di eventi e di emozioni Hobby Model Expo, rassegna specializzata di modellismo, si ripresenta al suo pubblico di appassionati dal 25 al 27 settembre 2009 al Parco Esposizioni Novegro. Divenuto l’indiscusso appuntamento principe sul piano nazionale, e non solo, per tutti gli amanti del modellismo nelle sue più diverse espressioni, Hobby Model Expo fornisce ogni anno nuovi spunti che accrescono il già ricco bagaglio di prodotti e di tecniche che consentono di attuare al meglio questa pratica hobbistica. Una mostra sempre giovane e particolarmente divertente per un pubblico di tutte le età che a fianco di un’attività di pura abilità manuale coltiva il piacere della documentazione per rendere le proprie creazioni ancora più veritiere della stessa realtà! Questo il programma...... Eventi e Manifestazioni 2009 •Battaglia Navale manifestazione con navi da guerra a cura di A. M. M. Sabato e domenica h. 15.00: navigazione libera Modelli Sabato e domenica h 16.00: inizio manifestazione con introduzione e presentazione modelli Sabato e domenica: scuola piloti per ragazzi con rilascio di diploma •Dimostrazioni con carri armati radiocomandati Esibizione e simulazione di battaglie a cura di RC TANK GROUP Domenica •12° Trofeo Hobby Model Expo regate di barche a vela a cura della Lega Navale Italiana Sabato e domenica •Regate di barche a vela a cura di AMON domenica •Concorso Doll’s House e Miniambienti a cura di ADMI Venerdì, sabato e domenica •Campionato italiano di Plastimodellismo a cura di IPMS Milano Venerdì, sabato e domenica •9° Concorso nazionale di scatole di montaggio modelli navali a cura della Federazione Italiana Navimodel Venerdì, sabato e domenica •Iniziativa “Macchinista anche tu” possibilità per i visitatori di eseguire manovre con modelli ferroviari digitali, tramite telecomando. Presentazione di Plastici Modulari a norme FIMF a cura di: Gruppo Fermodellistico Milanese e Gruppo Fermodellistico Piombinese Venerdì, sabato e domenica •Esposizione di plastici ferroviari modulari tra i più grandi al mondo a cura del Gruppo Fermodellistico Milanese, Gruppo E656 Plastico del Forum, Gruppo Italo Briano, Associazione Amici Scala N, AFL, Forum FIMF, FEDE.FER.MU Lombardia, Arca Modellismo, FIMF Venerdì, sabato e domenica •16° Raduno vapore vivo circuito permanente 5’’ e 7’’ ¼ Venerdì, sabato e domenica •65ma Mostra di modellismo statico a cura di Club Cristoforo Colombo e GMS Venerdì, sabato e domenica •12° Raduno camion story: esposizione di autocarri e autobus d’epoca a cura di AITE Venerdì, sabato e domenica •Esposizione di mezzi militari d’epoca (seconda guerra mondiale) a cura di NORMANDIE 44 Venerdì, sabato e domenica •Dimostrazioni Mini 4WD by Tamiya e pista piloti a cura di Fantasyland AUTUMN CUP MINI 4WD CHAMPIONSHIP cat. J-CLASS domenica •5° Trofeo Le Mans Model Fan Club mostra competitiva di modellismo statico dedicata all’automobilismo e al motociclismo sportivo e civile, riservata ai modellisti privati e affiliati ai club A cura di LE MANS MODEL FAN CLUB Venerdì, sabato e domenica •Armi e cavalieri: rievocazione storica dedicata alla Roma repubblicana vedrà nell’area a fianco del centro espositivo due campi storico-militari costruiti da legionari romani e celti. Si potranno ammirare nel corso delle due giornate scontri armati, esercitazioni e vita da campo. A cura di C.E.R.S. – CONSORZIO EUROPEO RIEVOCAZIONI STORICHE Sabato e domenica ORARIO: 9.30 - 19.00 continuato notizie tratte dale sito ufficiale
  3. Prima di pubblicare alcune foto della manifestazone, desidero ringraziare pubblicamente l'ideatore e il realizzatore di questa splendida giornata.. Il Sig. Rossi Aldo, che con infinita cortesia mi ha "passato" delle foto.....
  4. Capo

    Giulio Pistono, Spia...

    Giulio Pistono, Spia..... Fece vedere i sorci verdi agli inglesi, coordinando i sabotaggi delle navi britanniche alla fonda nella baia di Gibilterra messi a segno dagli incursori della Decima Mas. Fece bruciare d'invidia gli 007 tedeschi, che cercarono - senza successo - d'ingraziarselo e carpirgli i suoi segreti. Ma soprattutto fu un gentiluomo, e riuscì persino a conquistarsi il rispetto degli agenti segreti britannici. Questa é la storia di Giulio Pistono, "Signore delle Spie" dislocate in Andalusia durante la Seconda Guerra mondiale. Sono gli Archivi Nazionali britannici a restituire, dopo tanti anni, le avventure dell'agente italiano di stanza ad Algeciras, il porto spagnolo che sta dinnanzi alla rocca di Gibilterra, avamposto britannico nel Mediterraneo d'importanza strategica. Ed è una storia che mette i puntini sulle 'i'. "Ringraziamo il cielo - dice Christopher Andrew, professore di storia a Cambridge e scopritore dell'archivio Mitrokhin - che il grosso a Gibilterra venne fatto dai tedeschi, altrimenti sì che sarebbero stati guai. Questo faldone ribalta completamente gli stereotipi degli italiani che vanno a donne mentre i tedeschi fanno il duro lavoro: Pistono era il vero asso". Tutto inizia nel 1936, a cavallo della guerra civile spagnola. "Pistono - recita un breve dispaccio del servizio segreto militare britannico - mi è stato descritto come il 'signore delle spie' italiane". Alla base ne vogliono sapere di più e l'MI6 gli mette alle calcagna "l'agente 51.111". Presto viene confezionato un memorandum. "Ha 44 anni, il suo passaporto è stato emesso a Palermo, e vive a Pelayo con la moglie. Pistono è un ingegnere ex comandante della marina militare ed è il capo dello spionaggio italiano in Andalusia". Il faldone - visto in esclusiva dall'ANSA - a questo punto compie un 'salto' temporale. E si passa al 1943: Pistono compare nella 'black list' di guerra compilata dai servizi segreti britannici. E a ragione. Giulio Pistono, infatti, era il coordinatore degli attacchi alle navi britanniche compiute dalla X Mas con i maiali. Gli incursori partivano dalla Olterra, nave cisterna italiana ormeggiata al porto di Algeciras, attraverso un portellone subacqueo camuffato - questo sì vero espediente da James Bond. Durante il suo 'regno' gli uomini della Decima Mas riuscirono a danneggiare o affondare circa 64mila tonnellate di navi mercantili. Un incubo per gli inglesi. Che riuscirono a scoprire il 'segreto' di Pistono solo dopo l'armistizio del 1943, quando l'Italia passò dalla parte degli Alleati. Gli attacchi a Gibilterra cessarono, gli agenti dell'MI6 interrogarono Pistono, e una volta compreso come operavano gli uomini della Decima Mas pensarono di arruolarlo per 'scatenarlo' contro i tedeschi. "La sua era una missione segretissima, nemmeno in consolato sapevano quale era il suo compito", recita il rapporto top-secret dell'MI6 steso dopo l'interrogatorio di Pistono. "Riceveva messaggi in codice attraverso la borsa consolare ma con un cifraggio diverso, che solo lui conosceva. Non aveva rapporto di lavoro con i tedeschi, che anzi usavano gli spagnoli per condurre le loro operazioni. In più occasioni lo hanno avvicinato per proporre collaborazione o per carpire i metodi degli italiani. Non è disposto a rivelare i nomi degli agenti". "Pistono mi colpisce, è un brav'uomo", dice l'agente nel suo rapporto. "Non è una spia, è un ufficiale di marina: visto il carattere, non credo che ci dirà altre cose su individui spagnoli o tedeschi per rispetto di quando erano alleati". Forse anche per questo i britannici perdono interesse. "Benché si sia pensato per un po' di usare in qualche modo Pistono ora siamo giunti alla conclusione che non ne valga la pena", recita una missiva inviata da Londra il 3 dicembre 1943. A questo punto del 'signore delle spie' si perdono le tracce: forse rimase in Spagna - a inseguire un improbabile risarcimento. Il regime di Franco, infatti, gli confiscò la villa che aveva costruito nei pressi di Algeciras. notizia tratta dal web
  5. "Milipol 2009" Parigi Expo Mondiale di Sicurezza Statale Interna Il giorno 17/11/2009 sarà aperta La Fiera Internazionale Milipol presso il "Paris Expo Porte de Versailles" e si protrarrà fino al giorno 20/11/2009, 3 giorni dedicati alla "Sicurezza", evento imperdibile per tutti gli Operatori del settore. La fiera acquista riconoscimento per il suo professionalismo e la qualità degli espositori nazionali e per i loro invitati che assistono da tutto il mondo, tutti riuniti in diversi settori della sicurezza. L' evento Milipo è organizzato a Parigi, ottima "location" e privilegiata per i rapporti con il pubblico, aperto ai professionisti nel campo della sicurezza, fabbricanti compresi, utenti finali, compratori ed espositori di tutte le nazionalità..... alcuni video di repertorio..... http://www.youtube.com/watch?v=IvNkre-TZno&hl=it
  6. Capo

    Operazione Husky

    L'operazione Husky fu la prima invasione alleata del suolo italiano che durante la seconda guerra mondiale permise, con l'utilizzo di sette divisioni di fanteria (tre britanniche, tre statunitensi e una canadese) l'inizio della campagna d'Italia. L'operazione Husky costituì una delle più grandi azioni navali mai realizzate fino ad allora. Le grandi unità impegnate appartenevano alla 7ª Armata USA al comando del generale George S. Patton, e l'8ª Armata britannica al comando del generale Bernard Law Montgomery, riunite nel 15º Gruppo di Armate, sotto la responsabilità del generale inglese Harold Alexander. Si tratta della campagna all'interno della quale si verificò lo sbarco in Sicilia (a Licata, tra Gela e Scoglitti e tra Pachino e Siracusa) delle forze alleate, tra il 9 e il 10 luglio 1943, cui presero parte circa 160 000 uomini. Alla vigilia dello sbarco le forze italiane impegnate in Sicilia assommavano a 170.000 uomini con 100 carri armati, mentre i tedeschi erano 28.000 con 165 carri. La superiorità aerea degli Alleati era assoluta e quella della marina totale poiché la nostra flotta, benché numerosa e potente, era rintanata nei porti di Taranto e di La Spezia. Da parte loro, gli Alleati prevedevano di impegnare nell'operazione Husky, come veniva indicato in codice lo sbarco in Sicilia, 1375 navi da guerra e da trasporto, 1124 mezzi da sbarco, 4000 aerei e circa 160.000 uomini con 600 carri armati e 800 camion. La superiorità alleata era dunque schiacciante. Fin dalle prime ore dello sbarco contro la Sicilia sarebbe stata scaraventata una forza immane, imbarcata su una flotta di cui mai, nella sua storia millenaria, il Mediterraneo aveva visto l'eguale. Preliminare necessario allo sbarco era considerata l'occupazione di Pantelleria che l'opinione pubblica italiana, suggestionata dalla propaganda, era abituata a considerare una specie di Malta, cioè una base quasi inespugnabile. L'8 giugno 4 incrociatori e 4 cacciatorpediniere scaricarono le loro batterie contro l'isola: l'azione fu seguita personalmente da Eisenhower e dall'ammiraglio Cunningham, imbarcati sull'incrociatore Dawn. Lo stesso giorno gli aerei lanciarono migliaia di manifestini che invitavano la guarnigione alla resa. Il 10 giugno, poche ore dopo un nuovo bombardamento, l'aviazione dell'Asse scoprì che dal porto tunisino di Susa stavano partendo mezzi da sbarco con uomini e carri armati, l'isola venne messa in stato di allarme. Nelle ore successive, il ritmo dell'azione diventò concitato. Alle 18,20 Supermarina, ritenendo che l'isola potesse resistere almeno qualche giorno, propose al comando supremo che la difesa venisse prolungata finché la guarnigione aveva «acqua da bere e munizioni da sparare». Ma si trattò di un'illusione di breve durata. Meno di un'ora dopo l'ammiraglio Pavesi, comandante della base, faceva sapere al comando supremo che, a causa delle condizioni dell'isola, provava «il triste dovere di dichiarare che tutte le possibilità materiali di resistenza erano esaurite». Alle 11,30 del giorno 11 gli Alleati sbarcano a Pantelleria senza incontrare resistenza. Il giorno successivo si arrende anche la guarnigione di Lampedusa. L'episodio di Pantelleria resta peraltro abbastanza oscuro: l'isola aveva acqua e munizioni per resistere ben più a lungo di quanto effettivamente fece e da un'inchiesta giudiziaria istruita nel dopoguerra risultò che si arrese appena apparvero le prime navi alleate. Una difesa, insomma, non sarebbe stata neppure tentata. L'attacco a Pantelleria e a Lampedusa rivelò, ormai senza ombra dì dubbio, che il prossimo obiettivo degli Alleati sarebbe stata la Sicilia. La località degli sbarchi restava però ignota. I tedeschi pensavano alla Sicilia occidentale; gli italiani ritenevano invece più probabile uno sbarco nella Sicilia orientale, nella zona dove effettivamente avvenne. Venne adottata una soluzione di compromesso che si sarebbe rivelata inefficiente e al limite disastrosa.Ai primi di luglio dei 1943 tutto era pronto nel campo alleato. Lo sbarco in Sicilia, considerato dagli storici un episodio secondario, rappresentò in realtà il primo attacco a quella «fortezza Europa» che Hitler pensava di avere reso inespugnabile. Esso fu anche la prima operazione anfibia effettuata dagli Alleati e, come tale, fu una specie dì prova generale dell'operazione Overlord, lo sbarco in Normandia. Lo sbarco La notte del 9 luglio la 7^ armata statunitense, al comando del gen. George S. Patton, e l’8^ armata inglese del gen. Bernard Law Montgomery, a bordo di circa 3000 natanti, salpano dai porti della Tunisia alla volta della Sicilia (le due armate fanno parte del XV Gruppo di armate comandato dal gen. Alexander). La difesa della Sicilia è affidata alla 6^ armata italiana del gen. Alfredo Guzzoni, in cui militano agguerriti contingenti tedeschi di rinforzo. Nella notte truppe aviotrasportate vengono lanciate sulle zone sud- orientali dell’isola in cui è previsto lo sbarco anglo-americano, ma il vento impetuoso (che raggiunge forza 7), la scarsa visibilità e la poca esperienza di lanci notturni rendono praticamente inutile questo primo tentativo di attacco aviotrasportato. 13400 paracadutisti, del colonnello americano James M. Gavin comandante l’82^ divisione aviotrasportata, finiscono con il disperdersi su una area vastissima rendendo scarsamente efficace l’intervento. Intanto la navigazione delle unità che trasportano le forze da sbarco prosegue tra gravi difficoltà: il vento impetuoso e il mare agitato mettono a dura prova i fanti alleati. Alle prime luci dell’alba del 10 luglio, alle ore 4,45, inizia lo sbarco alleato sull’isola (operazione “Husky”): 160.000 uomini con 600 carri armati mettono piede sulla costa sud-orientale della Sicilia, gli americani della 7^ armata nel Golfo di Cela (tra Licata e Scoglitti), gli inglesi dell’8^ armata di Montgomery nel Golfo di Siracusa, tra il capoluogo e Pachino. Gli sbarchi avvengono senza troppe difficoltà grazie al preciso e intenso fuoco di copertura delle navi e perché i difensori non si aspettano uno sbarco in quelle condizioni meteorologiche (in effetti non meno di 200 mezzi da trasporto vengono messi fuori combattimento per effetto della violenta risacca): durante le operazioni, caccia anglo-americani decollati da Malta e Pantelleria sorvolano in formazione i punti dello sbarco per respingere eventuali contrattacchi dell’Asse. Mentre l’8^ armata inglese non trova praticamente resistenza e i suoi reparti nella notte entrano a Siracusa, gli americani della 1^ divisione e i Rangers, una volta conquistata Gela (verso le 8), devono affrontare i vigorosi contrattacchi della divisione tedesca Hermann Goring e della italiana Livorno. Gli scontri termineranno solo alle 14 del 12 luglio, con la ritirata degli italo-tedeschi. Alla fine gli americani catturano 18.000 prigionieri ma perdono, tra morti e feriti, un migliaio di uomini.
  7. Capo

    Operazione Husky

    Operazione Husky 10/7/1943 - 17/8/1943 Le Forze contrapposte Germania feldmaresciallo Albert Kesserling 40.000 uomini 15ma divisione panzergrenadier(Eberhard Roth) divisione corazzata Hermann Goering (gen. Conrath) 29ma divisione panzergrenadier 320 aerei Italia generale Alfredo Guzzoni Armata n. 6 230.000 uomini 1500 cannoni 12° corpo d' armata: gen. Arisio e dal 12/7 Francesco Zingales (Marsala - Trapani e Palermo) divisioni di fanteria Assietta e Aosta 3 divisioni costiere: 207( Licata) ,202 e 208 16° corpo d' armata: gen Carlo Rossi (Gela - Siracusa - Catania e Messina) divisioni di fanteria Napoli 2 divisioni costiere (206 Cassibile - Punta Braccetto e 213) 2 brigate costiere 18 (Punta Braccetto - Licata e 19 Divisione di fanteria Livorno (riserva) a Mazzarino 200 aerei Gran Bretagna Gen. Bernard law Montgomery 115.000 anglo-canadesi Armata n. 8 (Siracusa - Cassibile - Noto -Pachino ) 30° Corpo d' Armata: Gen. Olivier Leese Brigata n. 231 (nord di Pachino) Divisione di fanteria n. 51 Highlanders Gen. Douglas Wimberley (Pachino) Divisione di fanteria Canadese n. 1 (Capo Passero - Punta Braccetto) Divisione di fanteria n.78 (dal 25/7 a Siracusa) Commandos n. 40 a 41 (Gela) 13° corpo d' armata: gen. Miles Dempsey Brigata aerotrasportata n. 1 (Siracusa) Divisione di fanteria n. 5 (Cassibile) Divisione di fanteria n. 50 (Avola) Corazzate: Ancon Nelson Rodney Portaerei: Indomitable Incrociatori: 10 Cacciatorpediniere: 71 U.S.A. Gen. George Patton 66.000 americani Armata n. 7 (Gela -Licata..Scoglitti) Divsione paracadutisti n. 82 Divsione di fanteria n. 45 (Punta Bracetto - Gela) gen. Tony Middleton Divisione di fanteria n. 1 (Gela) Gen. Terry Allen Divisione di fanteria n. 9 (Palermo) dal 1/8/1943 Rangers (Gela) Divisione di fanteria n. 3 (Licata) Gen. Lucien Truscott 48 cacciatorpediere Marina alleata: amm. Cunningham 2590 navi di ogni grandezza di cui 6 corazzate 2 portaerei 3 monitori 15 incrociatori 128 cacciatorpediniere (6 greci, 3 polacchi) 26 sottomarini (1 olandese e 1 polacco) 211 cargo e navi da trasporto 1734 mezzi da sbarco Aviazione alleata: 5.000 aerei di cui 822 aerei da trasporto 900 alianti Alleati 15° Gruppo di Armate 8 U.K. 7 U.S.A. 467.000 uomini Perdite dell'Asse 132.000 prigionieri 260 tanks catturati 520 cannoni catturati 4278 morti italiani 4325 morti tedeschi Perdite degli Alleati 4299 morti 3242 dispersi 5 navi da carico 1 petroliera 1 cacciatorpediere (Maddox)
  8. Navimodellismo rc fermodellismo auto rc drif Anguillara Sabazia (Roma) PROGRAMMA DI MASSIMA DELLA MANIFESTAZIONE MODELLISTICA DI ANGUILLARA SABAZIA (ROMA) La manifestazione di modellismo si terrà sabato 12 e domenica 13 settembre 2009 SETTORE NAVIMODELLI RADIOCOMANDATI RIPRODUZIONI ORGANIZZATO DALL' AMIREL Gara valevole per il "Campionato regionale Lazio 2009" organizzato dall' AMIREL sabato 12 settembre - in mattinata preparazione del campo di gara con il posizionamento delle boe. Dalle ore 14,00 prove libere riservate agli iscritti alla gara di navimodellismo rc. Le iscrizioni potranno essere effettuate anche sul posto nella giornata di sabato. domenica 13 settembre - Ore 10,30 inizio delle gare. Ore 13,30 interruzione delle gare per il pranzo. Ore 15,00 ripresa delle gare e conclusione prevista per le ore 18,00. Alle ore 19,00 premiazioni vincitori della gara. SETTORE STAND ESPOSITIVI DI MODELLISMO SUL LUNGO LAGO ORGANIZZATO DAL COMUNE DI ANGUILLARA Sabato 12 settembre dalle ore 10,00 i vari stendisti che hanno chiesto ed ottenuto uno stand espositivo, potranno prenderne possesso per inserire il materiale. Alle ore 11,00 apertura al pubblico degli stand espositivi fino a tarda serata. Domenica 13 settembre apertura al pubblico degli stand alle ore 10,00 e chiusura degli stessi alle ore 19,00 SETTORE FERMODELLISMO E BORSA SCAMBIO ORGANIZZATO DA ROMA11MODELLISTICA" E "MODELEXPO ROMA" Sabato 12 settembre dalle ore 09,30 alle 11,00 posizionamento dei plastici ferroviari e posizionamento tavoli per gli stendisti della Borsa Scambio. Ore 11,00 apertura della Borsa Scambio e dei plastici al pubblico fino a tarda sera. Domenica 13 settembre, riapertura al pubblico della Borsa Scambio e plastici ferroviari in miniatura (scale H0-N-Z) fino alle ore 18,30. SETTORE AUTOMODELLI RADIOCOMANDATI DRIFT ORGANIZZATO DA RC DRIFT ITALIA Sabato 12 settembre dalle ore 10,30 istallazione, su un piazzale di Anguillara, di una pista per una manifestazione, con eventuale possibile gara domenicale, di auto rc drift organizzata da "RC Drift Italia". Le prove inizieranno il pomeriggio dalle ore 15,00 fino a sera e continueranno la domenica 13 settembre dalle ore 10,00 alle 18,30 con una interruzzione di circa due ore per il pranzo. --------------------------------------------------------------------------------
  9. (Agosto 480 a.C.) Battaglia delle Termopili Antefatti Preparativi dell'invasione Dopo la sconfitta a Maratona, re Dario I indisse una leva militare in tutto l'impero per lavare l'onta subita, ma una rivolta in Egitto procrastinò la missione in Grecia e la sua morte nel 486 a.C. lasciò tutto nelle mani del figlio Serse I, il quale dovette prima sopprimere le sollevazioni popolari nella satrapia imperiale di Babilonia del 482 a.C. Una volta divisa amministrativamente in due, poté dedicarsi a continuare l'opera del padre, così mosse da Susa con l'esercito fino in Cappadocia presso Kritalla, poi a Celene, in Frigia sul Meandro, poi in Anatolia a Sardi in Lidia. Da qui manda i suoi emissari nei territori del mondo ellade, per garantirsi una via di accesso alla Grecia meno difficoltosa, chiedendo la resa e l'assoggezione alla Persia. Emissari che non vengono però inviati né a Sparta né ad Atene. Dopo di che muove per l'Ellesponto da Sardi, scendendo lungo il corso dell'Ermo, prendendo a nord fino a Magnesia e poi verso Elaia di fronte a Lesbo percorre la costa giungendo ad Adramittio in Troade e poi Abido. Qui fece costruire due ponti di barche per sbarcare a Sesto con il suo smisurato esercito, si fermò quindi a Dorisco sulla foce dell'Ebro. L'esercito di Serse Secondo Erodoto, la spedizione di Serse era formata da circa quattro milioni e settecentomila uomini: 1.800.000 combattenti asiatici, 300.000 di altra nazionalità comandati da 6 generali di corpo d'armata, di cui 2 di cavalleria con 29 generali subalterni (1 per nazione) e 2.600.000 uomini che non facevano parte dell'esercito. La flotta contava 1.200 triremi e 3.000 navi da trasporto con 250.000 uomini di nazionalità persiana meda e sacia; lo storico conta: i 300 vascelli di Sidone, i 200 provenienti dall'Egitto, i 150 di Cipro, i 100 della Cilicia, i 5 sotto il comando della regina Artemisia di Alicarnasso, il resto provenienti da Panfilia, Licia e Caria. Mentre il poeta Simonide lo stimava in circa tre milioni. Erodoto scrive anche che l'esercito bevve fiumi interi prosciugandoli e mangiò provviste destinate ad intere città. Queste erano ovviamente esagerazioni, è inconcepibile che i Persiani potessero spostare un numero così enorme di soldati, comunque tale dovizia di dettagli fa pensare che Erodoto avesse a disposizione documenti ufficiali, forse degli effettivi dell'impero persiano del periodo. Tuttavia, anche se è impossibile che le unità di terra di Serse superassero i 300.000 effettivi (dato che i generali di Baivarabam erano 29), era un numero comunque enorme e ineguagliato. La situazione in Grecia Le guerre greco-persiane Alla morte di Milziade, furono Temistocle, Aristide e Cimone a contendersi il potere ad Atene; ne uscì vincitore Temistocle, grazie alla proposta di una politica estera più marcata e la costruzione di una flotta seconda, nel mondo greco, solo a quella di Siracusa. In vista del grave pericolo, le poleis greche misero da parte i contrasti interni e riuscirono ad accordarsi, formando un'alleanza guidata da Sparta, mentre Argo, in odore di medismo (simpatie per i Persiani) chiese il comando della lega e 30 anni di pace con la odiata Sparta. Oltre la defezione di tale città a Corinto, sede dell'alleanza, giunse il rifiuto di Creta, Gelone di Siracusa disse che aveva problemi con Cartagine e Corcira promise 60 navi mai inviate. Arrivò invece una nave da parte di Crotone, solo in occasione della battaglia di Salamina. Nel frattempo Serse fece scavare un canale, detto appunto il Canale di Serse, tagliando la penisola del monte Athos, per non rischiare la flotta circumnavigandolo e giunse poi in Macedonia, sua alleata per motivi di convenienza, visto che i Persiani tenevano a bada gli Sciti, loro nemici. La difesa della Grecia Sebbene il comando delle operazioni fosse in mano agli Spartani, la cui strategia era per una difesa sull'istmo di Corinto, per evitare uno sbarco nel Peloponneso, gli Ateniesi fecero pesare la loro presenza nella Lega sostenendo che non impegnare l'esercito Persiano fosse sbagliato e che non fosse saggio sacrificare la città di Atene senza colpo ferire. Si decise quindi di mettere in difficoltà la forza di invasione terrestre di Serse e di cercare di sconfiggere le forze marittime, dato che senza flotta l'esercito Persiano avrebbe avuto difficoltà logisitche e sarebbe stato costretto a lasciare la Grecia. Il piano orignale dei Greci, elaborato dietro suggerimento dei Tessali, prevedeva di bloccare l'avanzata Persiana nella stretta valle di Tempe (lungo il fiume Peneo ai piedi dell'Olimpo) che si riteneva sarebbe stata attraversata dall'armata di Serse. La Lega inviò al passo una forza di 10000 opliti ma, qui giunti, i soldati furono avvisati da Alessandro I di Macedonia che la valle di Tempe poteva essere aggirata tramite il Passo di Sarantoporo. I Greci furono quindi costretti a ritirarsi. Venne quindi elaborata da Temistocle una nuova strategia: la difesa dello stretto passo delle Termopili. Il passo, fiancheggiato da un lato da montagne scoscese, dall'altro dal mare, era adatto alla difesa e rappresentava un passaggio obbligato per le truppe Persiane dirette verso la Beozia, l'Attica o il Peloponneso. Il re Spartano Leonida I venne inviato al passo con una parte dell'esercito a bloccare l'armata di terra Persiana mentre, per impedire l'aggiramento via mare del blocco di Leonida, una flotta della Lega avrebbe presidiato Capo Artemisio e il promontorio dell'Eubea. All'iniziale distaccamento spartano di Leonida e della sua guardia del corpo, composta da 300 opliti Spartani, si aggiunsero, secondo Erodoto, 2800 Peloponnesiaci: 500 da Tegea, 500 da Mantinea, 120 da Orcomeno, 1000 dall'Arcadia, 400 da Corinto, 200 da Fliunte, 80 da Micene. Da altre città, sempre secondo Erodoto, giunsero 2100 guerrieri: 700 da Tespi comandati da Demofilo, 400 da Tebe comandati da Leonziade, 1000 Focesi, un numero imprecisato di Locridi; Diodoro Siculo non annovera i Tespi tra le forze presenti alle Termopili ma aggiunge un numero imprecisato di Malidi; Tutte queste forze erano seguite dai rispettivi scudieri, che fungevano da fanteria leggera, nonché da un numero imprecisato di iloti. Le forze greche, per un totale di circa 6000-7000 uomini, iniziarono la battaglia nell'agosto del 480 a.C. contro una forza di molte decine di migliaia di soldati Persiani (alcuni storici stimano fino a 250000 i combattenti di Serse). Ai combattenti greci fu detto che rappresentavano solo l'avanguardia dell'esercito della Lega, che si sarebbe unito a loro entro breve. Leonida mirava a tenere il passo il più a lungo possibile per dare modo al resto delle città Greche di radunare truppe e navi, e far così fallire l'invasione Persiana con una battaglia navale. La battaglia Nel frattempo la flotta e l'esercito persiano si congiunsero nei pressi del golfo Termaico, poi sulla penisola di Pallene, mentre l'esercito attraversata la Tessaglia giunge in Trachide (presso la città di Trachis), regione posta tra i fiumi Asopo e Melas. Nelle successive due settimane ciò che avvenne sul passo delle Termopili e all'Artemisio è da considerarsi parte di un'unica battaglia, dove un fronte condiziona l'altro, ma la successione degli eventi è talmente confusa nei 3 giorni di scontro terrestre, che la seguente è solo una delle possibili ricostruzioni. Sullo stretto Leonida sceglie di attestarsi sulla porta centrale, dove fa ricostruire l'antico muro focese, mentre viene avvertito dai Malii della presenza del sentiero detto dell'Anopaia e dove vi stacca un contingente di mille uomini, in gran parte Focesi. Serse non credeva che un esercito di poche migliaia di uomini gli si potesse opporre, e diede ai Greci cinque giorni per ritirarsi. Vista l'ostinazione promise a Leonida la carica di satrapo dell'Ellade, qualora si fosse arreso e per tutta risposta si senti dire che era già re e non intendeva diventare satrapo. Nel frattempo la flotta non riusciva ad avanzare, bloccata dalle veloci navi ateniesi a capo Artemisio dove lo stratega era Temistocle. È celebre un piccolo aneddoto: alcuni disertori dell'esercito persiano (per lo più Greci arruolati con la forza) avevano dichiarato che i Persiani erano così tanti da oscurare il sole con le loro frecce; gli spartani risposero Bene, allora combatteremo nell'ombra. Questa frase venne attribuita da Erodoto a un soldato spartano di nome Dienece, del quale ricorda il coraggio nel pronunciare tali parole. Informato degli intoppi via mare, Serse si concentra sull'avanzata via terra e attacca con due contingenti, scelti in gran parte tra coloro che avevano perso dei parenti a Maratona. I Persiani attaccavano la postazione greca a gruppi di 10.000 soldati per volta tentando assalti frontali con frecce e corte lance, ma non riuscivano a rompere le formazioni degli opliti Greci, armati di lunghe lance. La prima ondata ad arrivare sui Greci fu quella dei Medi comandata da Tigranes, che assaltarono con entusiasmo ma furono respinti. Gli spartani infatti, posti in prima linea, formavano tutti uniti un muro di scudi e picche impenetrabile e respinsero con violenza gli assalitori, che arretrarono subendo gravi perdite. La seconda ondata fu dei Cissi provenienti da Susa equipaggiati con un grande scudo ma anche loro fallirono miseramente. Tentarono anche di aggirare il nemico dal lato della costa, coprendo lo sbarco con un massiccio lancio di frecce lungo la costa, ma molti caddero a causa delle zone paludose, che non permettevano di approdare con facilità. Così dovettero abbandonare anche questa tattica. I Persiani avrebbero potuto tentare di colpire i Greci con giavellotti e frecce, ma la carica frontale sembrò la soluzione più rapida e, forse, l'unica che potesse essere adottata, in quanto i Greci avrebbero potuto avanzare per colmare la distanza con un eventuale schieramento di arcieri, tornando ad una situazione di lotta corpo a corpo. Il giorno successivo Serse schierò in campo le sue truppe migliori, i diecimila immortali, comandati da Idarne, che non ebbero maggior fortuna. I Greci combattevano a turno, concedendosi un po' di riposo da quel massacro, si accasciavano a terra sudati e sporchi di sangue per poi rialzarsi e tornare a combattere. Resosi conto delle difficoltà dell'avanzata, Serse che era convinto di sfondare via mare, si decise ad usare il sentiero dell'Anopaia, che sicuramente già conosceva, ma che non voleva usare ben sapendo delle difficoltà di un manovra notturna. Fu un pastore di nome Efialte che guidò i Persiani sul sentiero (venne ucciso in seguito da un sicario dopo che ebbero messo una taglia sulla sua testa). La strada era difesa dai Focesi che erano stati distaccati su quel passo due giorni prima. Essi però non si aspettavano un attacco dei Persiani per cui, quando furono attaccati dagli Immortali di Serse, offrirono una ben debole resistenza, preferendo difendere la strada per la Focide, consentendo ai Persiani di avanzare incontrastati. Leonida riunì il consiglio di guerra, del quale a noi è giunta questa versione: Il re ordinò agli alleati greci di ritirarsi dato che lo scacchiere sulle Termopili era perduto decidendo di limitare il sacrificio agli spartani, i quali non si ritirano mai; con loro i tebani, di cui Leonida non sapeva se fidarsi o meno, i quali non potevano certo tornare nella loro città alleata dei Persiani e di utilizzare nella retroguardia i tespiesi che vollero rimanere per scelta. C'era poi la profezia dell'oracolo di Delfi, il quale aveva presagito che per salvare Sparta e quindi tutta la Grecia si doveva piangere un re Lacedemone. La versione è poco verosimile per diversi motivi: le maldicenze nei confronti dei tebani di Leonziade, furono smentite dal fatto che essi vennero trucidati finita la battaglia o resi schiavi; l'obbligo di non retrocedere degli Spartani viene smentito dai comandanti Euribiade e Pausania; in Grecia era finita da tempo l'età eroica, tipica dei popoli primitivi. Quindi probabilmente fece un errore di valutazione, credendo non percorribile dalle forze di Idarne il sentiero dell'Anopaia, pensò ad un percorso di accerchiamento più a sud dove inviò gli alleati ad intercettarlo, tenendo le truppe migliori a presidiare il passo. Quando Serse intimò agli ultimi oppositori greci di arrendersi e consegnare le armi, re Leonida rispose sprezzante con una sola frase: "Venite a prendervele!". Al rifiuto della resa dei Greci, i Persiani risposero sferrando loro l'ultimo decisivo assalto, sicuri che Idarne avrebbe attaccato alle spalle. Lo scontro fu più deciso e costò la vita a Leonida che si trovava naturalmente in prima linea e a due fratelli del "re dei re". Gli spartani e i tespiesi superstiti si rifugiarono sul colle Kolonos, che sovrastava le Termopili dove tentarono di resistere proteggendo il corpo del loro re caduto. Verso mezzogiorno giunse anche Idarne e Serse ordinò che i superstiti fossero finiti con le frecce per non perdere altri uomini. Secondo Erodoto la testa di Leonida venne affissa ad una picca, per vendetta nei suoi confronti e come atto intimidatorio per i Greci, secondo altri il corpo del re spartano venne recuperato e sepolto a Sparta con tutti gli onori. Sorte non migliore ebbero i tebani che rimasti intrappolati sul muro focese, dopo aver combattuto isolati, si arresero per venir marchiati a fuoco e resi schiavi. I cronisti greci stimano che complessivamente più di ventimila furono i morti tra i Persiani, compresi due fratelli di Serse (Habrocomes e Hyperanthes). Erodoto ci tramanda che tra i guerrieri greci due sopravvissero al massacro delle Termopili. Uno dei due, Pantite, si suicidò per la vergogna e il disonore, mentre l'altro di nome Aristodemo tornò a Sparta. In patria però il sopravvissuto venne disprezzato e rinnegato da tutti, e fu anche accusato di codardia. Nonostante ciò Erodoto ci dice che Aristodemo riuscì a riscattarsi un anno dopo, morendo nella vittoriosa battaglia di Platea. Il sacrificio dei 300 Spartani e dei 700 Tespiesi presso le Termopili non fu vano. Esso consentì ai Greci di riorganizzare le difese e di sconfiggere durante quell'autunno e la primavera successiva l'esercito persiano presso Salamina e Platea. Oggi sul luogo della battaglia esiste un monumento moderno dedicato al re Leonida ed ai suoi guerrieri. Su di esso vi sono incise le parole che il Re Leonida pronunciò in risposta ai Persiani che intimavano la consegna delle armi: "Venite a prendervele!". Mentre allora venne eretta una statua raffigurante un leone, nel luogo dove morì Leonida, per commemorare il suo sacrificio e quello dei suoi uomini. Inoltre nello stesso sito fu posta una stele di pietra con dei versi attribuiti al poeta Simonide che riportava le seguenti parole: (GRC) « ὦ ξεῖν', ἀγγέλλειν Λακεδαιμονίοις ὅτι τῇδε κείμεθα τοῖς κείνων ῥήμασι πειθόμενοι » (IT) « O viandante, annuncia agli Spartani che qui noi morimmo obbedienti al loro comando. » (Erodoto, Storie, vii.228) Media La battaglia delle Termopili, essendo una battaglia combattuta da pochi uomini contro un grande esercito, ha una sua innegabile potenza evocativa e viene spesso ricordata dai media. Nel 1962 ne venne realizzato un adattamento cinematografico chiamato The 300 Spartans. Il famoso scrittore di fumetti Frank Miller ha pubblicato un'opera intitolata 300 che si ispira alla sorte dei 300 spartani che si sacrificarono insieme al proprio re, e che è una libera e violenta trasposizione del film del 1962, visto dal Miller bambino. Da questo fumetto è stato a sua volta tratto l'omonimo film prodotto nel 2006 e distribuito nel 2007. Il fumetto di Miller è stato infine oggetto di una parodia realizzata da Leonardo (Leo) Ortolani nel fumetto Rat-Man (n° 62 e 63). Nel fumetto Mort Cinder il protagonista vive un'avventura in cui partecipa a questa battaglia e sopravvive. Nel film L'ultimo samurai del 2003 il protagonista, Capitano Nathan Algren, parlando con il samurai Katsumoto, cita la battaglia quale grande esempio di coraggio e onore. Molti sono i romanzi che narrano i fatti avvenuti presso il passo delle Termopili. Tra questi quello di Andrea Frediani 300 Guerrieri, Le Porte di Fuoco di Steven Pressfield e Lo scudo di Talos di Valerio Massimo Manfredi il cui perno della trama ruota in parte anche su questo evento storico. Diario del disertore alle Termopili è il titolo di un poemetto, in chiave anti-eroica, di Daniele Santoro. Thermopiles è il titolo di una canzone del gruppo musicale epic metal italiano Wotan, contenuta nell'album Carmina Barbarica. Nel brano è inserita la narrazione dell'Oracolo di Delfi (dalle Storie di Erodoto), recitata in greco antico da Greg Varsamis.
  10. Capo

    Piccolo Regalo Da Un Nuovo Iscritto

    Salve Comandanti!! navigando in utube ho trovato questo filmato spero di aver fatto cosa gradita.... Capo
  11. Presente!! Agli Ordini... Sono A. Gaudino, Arruolato volontario presso le scuola C.E.M.M. "D. Bastianini" di La Maddalena (SS) Corso 85/A "Sparviero", categoria Meccanico Navale dopo il corso imbarcato sulle seguenti unità navali: Nave A. Doria Nave V. Veneto poi all'arsenale militare di taranto sul M.E.N. 224 "Parco Pompieri" Congedato nell'aprile del 1998... Sommozzatore Palombaro (Comsubin) mancato, ma sempre nel cuore. Decima marinai.... Decima comandante COMANDI!!!!!!
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