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Reinhard Hardegen

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Tutti i contenuti di Reinhard Hardegen

  1. Opere generali sulla Marina Imperiale Giapponesi ve ne sono diverse, anche se non tantissime. In lingua italiana vi è un volume pubblicato da Longanesi negli anni Sessanta e scritto non molti anni dopo la fine della guerra da Masanori Ito, un giornalista navale nipponico. Il titolo italiano è "La Marina Imperiale Giapponese", è un'opera molto significativa in quanto riporta, tra l'altro, una esclusiva intervista con l'ammiraglio Kurita che guidò la flotta giapponese a Leyte. Te lo consiglio vivamente anche se datato, e credo che si possa reperire sul mercato antiquario abbastanza facilmente. Meriterebbe la ripubblicazione, ad opera però di un serio editore visti gli scempi degli ultimi tempi. Appena posso vorrei postare una recensione in merito. In lingua inglese ti consiglio: Battle History of the Imperial Japanese Navy, 1941-45 di Paul Dull che è un'opera generalista su un unico volume. Se vuoi approfondire, e di molto, l'argomento credo che sia utile per l'enorme mole di informazioni, la Storia Ufficiale della US Navy nella WWII di Samuel Eliot Morison, che dedica ben 9 dei 15 volumi alla guerra nel Pacifico. E' un'opera un pò datata, ma imprescindibile per approfondire ogni singolo scontro. E' reperibile agevolmente perchè continuamente ristampata. Accanto a queste opere generaliste vi è poi una sterminata letteratura su singole campagne e battaglie....
  2. Salve a tutti....e scusate la mia lunga assenza dalla base. Vi posto un link interessante.... http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2014/05/12/news/fango_e_gloria_la_grande_guerra_al_cinema_con_l_archivio_luce-85684573/?ref=HREC1-18 Mi auguro che sia veramente una produzione degna degli eventi che si propone di narrare...
  3. Ho appena finito di leggerelo. A parte le giuste osservazioni di GM Andrea, mi ha lasciato un pò perplesso la descrizione della Seconda Sirte. L'autore afferma di aver partecipato allo scontro occupando il ruolo di addetto alla ricetrasmittente ad onde ultracorte del Bande Nere. Durante la battaglia Cozzani scrive di aver comunicato in chiaro ripetutamente con la Vittorio Veneto! Questa affermazione a mio avviso o è un errore, francamente poco giustificabile in un diario composto nel 1948, o forse testimonianza del fatto che il Littorio comunicava in chiaro fornendo un falso nominativo, per ingannare i britannici facendo credere la nemico che entrambe le corazzate italiane erano in piena efficienza. Se non vado errato il Veneto stava ultimando le riparazioni a valle del siluro incassato poco prima della Prima Sirte. Un altro aspetto che mi ha lasciato l'amaro in bocca è stata la descrizione del combattimento di Capo Spada, confinata al rapporto scritto dal Comandante Maugeri. Forse l'autore non era imbarcato sull'incrociatore all'epoca dello scontro?
  4. Reinhard Hardegen

    -35B Update

    Cari Comandanti, un interessante aggiornamento sull'argomento: http://www.repubblica.it/esteri/2014/01/30/news/f35_pentagono-77256565/
  5. Un saluto a tutti i Comandanti, riapprodo a Betasom dopo una lunga navigazione in mari lontani.....e ne approfitto per postare il seguente link che credo possa essere di interesse: http://daily.wired.it/news/cultura/2013/09/18/nome-codice-proto-base-fantasma-nato-caserta-564732.html aspetto i vostri commenti!
  6. Splendide foto, anche io sono stato da quelle parti qualche anno fà e non ho potuto fare a meno di visitare Portsmouth. Ricordo di aver passato una piacevole mattinata con in un negozio di antiquariato specializzato in libri ed oggettistica navale e di aver chiacchierato a lungo con il proprietario, una vera e propria autorià in materia...Una cosa che mi sono sempre rimproverato è di non aver visitato il museo dei sommergibili a Gosport e quello della Fleet Air Arm a Yeovilton, ma la Cornovaglia, il Devon e l'Hampshire hanno tante di quelle attrazioni che è inevitabile perdersi qualcosa....ma spero di ritornare da quelle parti as soon as possible... Un unico appunto, la portaerei che hai fotografato, che era presente anche quando visitai io Portsmouth, non è la HMS Prince of Wales (che è ancora in cantiere ed entrarà in servizio solo verso il 2018), ma è l'HMS Illustrious, un nome che ha lasciato una bruciante ferita nella storia navale italiana.....
  7. La mia perplessità era relativa a voler installare il Vulcano direttamente sulla nave più importante della flotta, francamente un sistema così innovativo lo metterei a punto prima su una unità minore, come una fregata o al limite un caccia. Successivamente si potrebbe passare a realizzare una nuova generazione di unità navali costruite intorno al Vulcano. Inoltre l'utilizzo di Vulcano, a mio avvisio, è imprescindibile dalla componente aerea (UAV e manned) per assicurare la superiorità aerea sul cielo della flotta e garantire una certa sopravvivenza agli UAV sul cielo nemico...quindi in prospettiva vedrei portaerei (di quì la necessità di preservare il Cavour come CV) e "gunners" integrati insieme..... Per quanto riguarda l'incremento del calibro è decisamente un'ipotesi suggestiva, ma secondo me ancora al di là delle attuali possibilità....spero vivamente che Vulcano vada avanti e venga industrializzato quanto prima....
  8. @Piergiorgio....devo dire che la riprogettazione di Nave Cavour come incrociatore da battaglia è un'idea molto suggestiva...il sistema Vulcano è decisamente interessante e credo che quel tipo di munizionamento guidato sia il futuro.... Tuttavia il calibro di 127 mm per una gittata di 120 km, mi sembra più appropriato per una fregata...non sarebbe uno spreco impiegare un'unità come il Cavour per realizzare una nave sperimentale di questo tipo? Inoltre per entrare in concorrenza con gli aeroplani servirebbe almeno una gittata tripla di quella prevista....
  9. Cari comandanti, voglio segnalarvi il seguente sito: http://www.fischer-tropsch.org/ nella sezione Government Reports è presente uno approfondito archivio contente soprattutto buona parte della documentazione tecnica della commisione dell'US Navy che operò in Giappone subito dopo la fine della WWII. I documenti visionabili e scaricabili sono molto numerosi e forniscono un'approfondita analisi della Marina Imperiale. Unità navali, sistemi d'arma, condotta del tiro, analisi tecnica dell'affondamento delle principali unità nipponiche e tanto altro ancora è passato in rassegna in maniera molto scrupolosa. Credo che sia un autentico tesoro per gli appassionati.
  10. Sentite condoglianze a te ed alla Tua Famigiia. Un abbraccio Salvatore
  11. Un buon libro, che ho finito di leggere un paio di mesi fà. Il punto di vista dell'autore è onesto ed equilibrato su diversi episodi alquanto controversi e dibattuti negli ultimi anni, ad esempio quello dello sgretolamento dell'esercito borbonico. L'autore, per sua scelta, non affronta il brigantaggio. Argomento che richiederebbe probabilmente, a mio avviso, un volume a parte. L'opera comunque non insidia (e non credo che l'autore aspirasse a ciò) il primato in materia di storia militare del risorgimento, detenuto dall'opera di Piero Pieri scritta negli anni Sessanta.
  12. In ogni caso sono del parere che dovremo acquistare comunque l'F-35, per evidenti esigenze operative che non possono essere soddisfatte in altro modo (Cavour in primis). Su questo credo che anche il Gen. Mini non abbia dubbi. Tuttavia il tagliente articolo del generale evidenzia un problema gravissimo, che sfugge alla maggior parte dei commentatori attirati prevalentemente dalla polemica che si innesca inevitabilmente in questi frangenti, soprattutto elettorali, tra "pacifisti" e "guerrafondai". Il problema è quello del concepimento e della gestione di progetti di sistemi ad alto contenuto tecnologico per il settore della difesa. Se guardiamo il costo unitario di un F-35B, ad oggi con velivolo ancora ben lungi dall'essere minimamente operativo e senza sapere quali saranno i costi necessari per rendere combat ready i velivoli e per mantrenerli allo stato dell'arte (tenendo conto anche della temibile concorrenza russa e cinese), siamo intorno ai 240 milioni di dollari. Una cifra assolutamente fuori dalla realtà, praticamente pazzesca che denota di fatto già da ora il fallimento del progetto. Qualunque paese vorrà mettersi in casa questi velivoli (e non saranno molti) dovrà stanziare ingenti finanziamenti, che porteranno evidenti squilibri sui loro bilanci della difesa. Il problema evidenziato giustamente dal generale è che il progetto F-35 è divenuto un modo per mantenere in piedi una gran parte del settore dell'industria aerospaziale militare e dei settori tecnologici affini (avionica, comunicazioni, etc), sostenendo tutte le lobby ad esso collegate. La cosa più grave a mio avviso e che tale vicolo cieco poteva essere previsto e, almeno in parte evitato dagli americani, a seguito del poco riuscito F-22 che ha assorbito enormi risorse a fronte di risultati di gran lunga inferiori alle aspettative. Invece si è voluti proseguire sulla stessa strada, realizzando un ulteriore stealth, che difatti è un grosso contenitore di tecnologie, spesso immature per un efficiente impego in ambito aeronautico, e militare. Questa filosofia è stata anche favorita dalla mancaza di ben precise esigenze operative dopo la caduta del Muro, che citava il generale e che ha reso molto problematica la definizione di precise specifiche tecniche del cacciabombardiere. Il rischio quindi è che alla fine potremmo trovarci in casa, e su questo voglio citare l'ammiraglio Da Zara, un sistema che dopo enormi investimenti che dissangueranno le nostre non ricchissime casse, sarà anche efficiente tecnologicamente, ma avrà una efficienza bellica tutta ancora da dimostrare. Quindi credo che dalla vicenda dell'F-35 si debbano trarre utili insegnamenti per il futuro, andando già da ora oltre l'F-35. Credo innanzitutto che l'industria della difesa debba essere tutelata e salvaguardata, ma in maniera più oculata tornando a bandire concorsi NATO per la realizzazione di sistemi complessi, che debbano essere poi realizzati dall'industria europea ed americana in sinergia e collaborazione tra loro, e non in competizione. Se si vuole sostenere un settore strategico non si possono seguire pedissequamente le regole del libero mercato. Non è concepibile più avviare programmi come quello dell'F-35 dove i partner (inglesi a parte, forse) vengono utilizzati solo per contribuire finanziariamente al progetto. In questa ottica i 10000 posti di lavoro che taluni strombazzano (ma in realtà saranno meno) costeranno al contribuente italiano una cifra sproporzionata al reale ritorno sociale. Il trattamento riservatoci poi non è certo stato dei migliori, visto che ad oggi non è stato permesso a nessun pilota italiano di avvicinarsi al Lighting II, cosa gravissima durante la fase iniziale di sviluppo dell'aereo in quanto fornisce uno dei più importanti feedback sullo stato e la bontà della macchina (e dell'investimento), e che denota il nostro reale peso nell'ambito del progetto. Quindi personalmente sono dell'idea che si debba ridurre ulteriormente il numero di aerei da acquistare.
  13. Cari Comandanti, vi volevo segnalare il seguente articolo del generale Mini su Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/01/22/quellinutile-tributo-alla-lobby-delle-armi.html?ref=search Personalmente sono d'accordo, nella sostanza, con il generale.
  14. Reinhard Hardegen

    Cominciata La Mia Battaglia

    Caro Giorgio, è ammirevole lo spirito con cui affronti il nemico, degno dell'insegna della Marina Imperiale. Ti sono vicino, anche se non ti conosco di persona, perchè ho esperienza indiretta di questo genere di prove. Engage the enemy more closely! Ti abbraccio, Salvatore
  15. Interessante articolo dott., condivisibile l'analisi dell'attuale situazione con US Navy in "contrazione", e marine russa, cinese ed indiana in crescita. E' parimenti significativo il fatto che russi e cinesi stiano investendo soprattutto sulle forze navali, tradizionale strumento di proiezione di forza, a discapito di esercito e di aeronautica.
  16. Cari Comandanti, volevo segnalarvi il seguente libro: "The Battleship Queen Elizabeth" scritto da Joseph Batty-Peirson, un arzillo signore che alla veneranda età di 90 anni ha voluto mettere per iscritto le sue memorie di guerra a bordo della HMS Queen Elizabeth, su cui fu imbarcato in qualità di ufficiale di tiro. L'opera, che non ho ancora letto (mi è giunta ieri), tratta principalmente gli eventi che videro impegnata la corazzata nell'Oceano Indiano, e devo ancora verificare in che modo viene affrontata la Notte di Alessandria. L'opera è a mio modesto avviso sicuramente meritoria, testimoniata da i numerosi riconoscimenti, tra cui quello di Filippo di Edimburgo, allegati in un simpatico addendum. L'autore devolve il totale ricavato alla società per la ricerca sull'Alzheimer. Il libro è acquistabile dall'autore (con il supporto della figlia Bridget) su ebay. http://www.ebay.ie/itm/WWII-Royal-Navy-History-Eastern-Fleet-BIG-SHIP-BATTLESHIP-HMS-QUEEN-ELIZABETH-/261137756125?pt=Non_Fiction&hash=item3ccd05efdd Appena mi sarà possibile posterò una recensione sull'opera.
  17. Per quanto riguarda il Safari esiste un bel volume dal titolo "Crash Dive:in action with HMS Safari 1942-1943", scritto da Arthur Dickison che fu imbarcato in qualità di radiotelegrafista sull'unità durante il periodo descritto. Il periodo trattato nel libro è relativo alle crociere svolte in Mediterraneo contro il traffico dell'Asse. Il libro lo comprai tempo fà e riposa sugli scaffali della mia biblioteca in attesa di lettura....comunque ne è stata recentemente fatta una ristampa e si trova in vendita sui siti di e-commerce. A disposizione per ulteriori informazioni.
  18. Reinhard Hardegen

    La Barca Sublime

    Veramente spettacolare, un capolavoro d'arte veneziana.......la vedrei bene in una scena di Barry Lyndon
  19. Reinhard Hardegen

    Hms Barham

    Certo le nostre corazzate della classe Littorio mostrarono più volte la loro robustezza all'offesa subacquea. Comunque il colpo che ricevette la Vittorio Veneto a Gaudo fu uno di quelli che nessuna unità al mondo avrebbe potuto assorbire senza gravi avarie. Come il caso della Bismarck, o quello della Prince of Wales (ma in misura differente), mostrarono.
  20. Reinhard Hardegen

    Hms Barham

    Se ti riferisci a Capo Matapan...quello fu un colpo fortunato, come quello messo a segno sulla Bismarck. Credo che le corazzate degli anni 30 avessero capacità di sopravvivenza ai colpi subacquei di gran lunga superiori alle unità maggiori progettate prima della WWI. La Musashi, ma è un caso limite, incassò 20 siluri prima di affondare se non erro...
  21. Reinhard Hardegen

    Hms Barham

    In effetti l'azione dell'U-331 fu veramente notevole perchè la Mediterranean Fleet navigava con una forte scorta di CC.TT. In ogni caso la fine della Barham fu piuttosto rapida, a prescindere dall'esplosione catastrofica finale. Sicuramente favorita dal fatto che furono ben 3 i siluri messi a segno dal battello tedesco. Tuttavia l'affondamento della Barham, quello della Royal Oak a Scapa Flow ed i danneggiamenti gravi di Valiant, Queen Elizabeth, Malaya e Resolution a seguito di un unico colpo subacqueo, la dicono lunga sulla capacità di queste navi da battaglia della WWI a "digerire" i siluri nemici....
  22. Una concisa sintesi della guerra navale nel Mediterraneo durante la WWII. In sostanza l’autore riprende in parte le considerazioni di Giorgerini, secondo le quali la Regia Marina riuscì a compire la sua missione principale, ovvero quella di tenere aperte le linee di comunicazione con i territori d’oltremare, impedendo allo stesso tempi la libera navigazione al nemico tra i due estremi del Mediterraneo (almeno fino all’estate del 1942). Costringendo la RN ad una lunga,e forse inaspettata, lotta durata 39 mesi. Interessante il modo di presentare in maniera molto sintetica tutti gli scontri di superficie avvenuti nel corso del conflitto. La trattazione mi sembra meno approfondita verso le azioni aeree e subacquee, scarso l’approfondimento tecnico sia dal punto di vista delle unità, degli equipaggiamenti e delle tattiche impiegate. L’autore a ragione dedica diverse pagine agli scontri tra le forze navali inglesi e francesi, dopo l’armistizio con l’Asse della Francia. Utile anche il capitolo finale sugli avvenimenti in Mediterraneo dopo l’8 settembre, riguardanti l’impegno tedesco a mantenere aperto questo fronte. E’ importante osservare come gli Alleati, nonostante la loro schiacciante superiorità, a partire dalla seconda metà del 1943, furono battuti sonoramente dai tedeschi in Egeo nelle operazioni anfibie lanciate in questo settore. O’Hara dedica diverse pagine a questi avvenimenti. In definitiva un buon libro, che riscatta l’immagine della Regia Marina, anche di fronte al pubblico anglosassone, troppo influenzato, a settanta anni dagli avvenimenti, dalla propaganda alleata.
  23. TITOLO: The Blond Knight of Germany AUTORE: R. F. Toliver e T. J. Constable Editore: McGraw Hill Anno: 1986 PAGINE: 332 PREZZO: 25 euro REPERIBILITA': Media La biografia di Erich Hartmann, asso degli assi di tutti i tempi con 352 vittorie conquistate tra il novembre 1942 ed il maggio 1945, principalmente sul fronte orientale, tranne poche vittorie ai danni dei Mustang americani. L’opera non è molto coinvolgente, come altre e risente del periodo in cui è stata scritta, per il virulento odio verso i sovietici e la NKVD. Tale aspetto è dovuto anche alla diffusa descrizione degli oltre dieci anni di prigionia di Hartmann in URSS, dopo la fine della guerra. Relativamente alle tattiche aeree, si può dire che Hartmann fosse l’interpretazione più estremizzata del cacciatore opportunista, che riduceva al minimo la manovre e scegliesse sempre l’avversario più inesperto, attaccando dai settori più vulnerabili. Ciò però non significa affatto che Hartmann non fosse anche un abile dog-fighter ed un eccellente tiratore dalla lunga distanza, cose che ebbe modo di provare più volte nel corso del conflitto. LA sua sopravvivenza fu dovuta, per sua stessa ammissione ad una buona dose di fortuna, tenendo conto dei numerosi abbattimenti che ebbe modo di sperimentare. Belle le pagine sulla sua prigionia e la sua ostinata resistenza ai metodi utilizzati dai sovietici contro i prigionieri di guerra. Nessuna violenza fisica, massima violenza psicologica. Interessante anche lo spaccato che Hartmann fornisce sulle psicologie degli aguzzini sovietici. Interessantissime inoltre le pagine relative al suo ritorno in servizio nella rifondata Luftwaffe del dopoguerra, dove il suo carattere pulito, cavalleresco, schietto e sincero non gli consentì di ottenere i riconoscimenti di cui avrebbe avuto diritto. Interessante ovviamente la narrazione della polemica riguardante l’F-104 e l’adozione di questo velivolo da parte dell’aviazione tedesca. Hartmann riteneva che i giovani piloti tedeschi, che avevano risentito di un black-out addestrativo e formativo di 10 anni, non erano ancora preparati per gestire una macchina tanto complessa come lo Starfighter, preferendo l’adozione dell’F-100, in luogo dell’ F-104.
  24. Reinhard Hardegen

    Pilota Da Caccia 1942-1945

    Il libro raccoglie le memorie, scritte recentemente, del pilota Pier Paolo Paravicini durante la WWII. Come tutti i libri scritti molti anni dopo gli eventi narrati, in mancanza di un accurato diario, l’opera lamenta una certa sinteticità. I combattimenti aerei vengono descritti per sommi capi e non riescono ad appassionare il lettore. Tuttavia l’opera è molto utile per capire il tormento dei nostri piloti nei mesi precedenti l’armistizio e durante tutta la fase di cobelligeranza. L’autore è molto onesto nel riportare i suoi sentimenti dell’epoca. Dal punto di vista operativo sono degne di note le seguenti informazioni fornite nel testo: • Operazioni svolte nella Balkan Air Force, utilizzando il campo trampolino dell’isola di Lissa. Pessimi rapporti con i partigiani slavi. Durante questo periodo l’attività della caccia tedesca sui Balcani era pressocchè assente, le missioni erano contrastate solo dalla contraerea tedesca. • Lamentele da parte dell’autore nel voler costringere i caccia intercettori MC 202 ed MC 205 alle scorte navali, durante le quali erano costretti ad operare in condizioni lontane da quelle per la quali le macchine erano state progettate (alte quote ed alte velocità), con grave pericolo per i piloti. • Esilarante descrizione di una missione suicida, svolta nel luglio 1943, per ordine di Mussolini, da parte di una squadriglia di CR 42 che avrebbe dovuto attaccare il naviglio alleato alla fonda in porti africani. L’autore fu incaricato de scorta di questa missione suicida, che si concluse in un banco di nubi nelle quali si infilarono i CR 42 per liberarsi, non visti, delle bombe a per rientrare alla base avendo “compiuto” la missione. • Interessanti descrizioni degli attacchi alle formazioni di B 24 sul cielo di Napoli, effettuate partendo dall’aeroporto di Capua. • Pessimi rapporti con gli alleati tedeschi. La Luftwaffe svolgeva la sua guerra indipendentemente. Nel corso della narrazione l’autore più volte si lascia andare a commenti poco benevoli sulle virtù militari degli italiani, rafforzate dalle descrizioni delle scene post 8 settembre di celebrazione degli Alleati. Velivoli operativi pilotati dall’autore: G 50, MC 200, MC 202, MC 205 (pari al Mustang secondo Paravicini), Spitfire Mk V. Un bel libro.
  25. Reinhard Hardegen

    Hms Barham

    Concordo assolutamente....è agghiacciante vedere l'esplosione, sopprattutto perchè sulla murata di destra vi sono centinaia di membri dell'equipaggio che cercano di gettarsi fuori bordo.... Onore ai Caduti
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