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LinceLC

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Risposte pubblicato da LinceLC

  1. Inesatto: Eritrea e Somalia erano colonie italiane già, rispettivamente, dal 1885 e dal 1890.

     

    Chiedo venia. Sono un po' arrugginito sulla storia coloniale Italiana.

     

    ...in effetti, tutta una serie della classe 600, i cosiddetti "Africani", o serie "Adua", erano intitolati a battaglie per la conquista delle colonie italiane.

     

    Se non mi sbaglio nella "Battaglia di Adua" subimmo una pesante sconfitta.

  2. Da qualche parte avevo letto che il nome "Scirè" deriva dalla battaglia dello Scirè (Regione dell'Etiopia) che si svolse nel 1936. Questo forse spiega il motivo della "marcatura" dell'Etiopia. La Libia (se non erro) era già colonia Italiana dopo la conquista nel 1911 sotto gli ordini di Giolitti. La Somalia, Eritrea, e la la stessa Etiopia furono conquistate con Mussolini. Queste quattro nazioni erano le nostre colonie, forse è per questo che sono state "marcate".

  3. Innanzitutto mi scuso per non aver capito la domanda. Come ha già detto lei i "missili Calibre" sono una generalizzazione di una più ampia gamma di missili, talmente generica che comprende anche missili usati dal famoso "Sturmtiger" (foto sottostante) Nazista. Se vogliamo essere più dettagliati "Calibre" è semplicemente il "calibro" che si riferisce ai tubi di lancio dei missili.

     

    2zyvhbc.jpg

     

    Per quanto riguarda gli "A-101 da crociera" non ho trovato assolutamente niente ricercando su internet. Ci sono anche delle liste dei missili da crociera ma degli "A-101" nessuna traccia. Magari qualcun'altro della base potrà smentirmi.

  4. Finora ho sempre pensato che gli Kh-101 fossero lanciati soltato dai bombardieri Tupolev Russi, magari è stato uno sbaglio del giornalista. Se non erro è stato proprio lei, sertore, a linkare un video nel quale un giornalista diceva che il "caccia" (che in realtà è il bombardiere tattico Sukhoi SU-24) era stato colpito a POPPA. A parer mio non bisogna prendere proprio tutto per vero quello che dicono sui mezzi o sugli armamenti utilizzati.

  5. Salve ragazzi, volevo condividere con voi questa storia che ho appreso durante le ricerche della carriera militare, nella la seconda guerra mondiale, di un mio parente che, dopo questa vicenda, diventò sommergibilista. Questa storia (a parer mio) è poco conosciuta ma vale la pena dedicare un momento per “non dimenticare” questo avvenimento.

     

    La torpediniera Lince, della serie Alcione della classe Spica (dislocamento di 670 tonnellate standard, 975 in carico normale e 1050 a pieno carico), durante la guerra effettuò 77 missioni di scorta convogli ed altre 18 missioni di vario tipo, offensive ed esplorative. Dopo la sua impostazione presso i Cantieri del Quarnaro di Fiume il 7 dicembre 1936, con l’identificazione “LC” e un equipaggio di 6 Ufficiali e 110 tra Sottoufficiali e Marinai, la torpediniera Lince è subito pronta per entrare in guerra. A distanza di un anno dalla partecipazione alla rivista navale «H», organizzata nel Golfo di Napoli in occasione della visita in Italia di Adolf Hitler, nel Aprile del 1939 la Lince partecipa alle operazioni di occupazione dell’Albania durante le quali cannoneggia con le proprie artiglierie le posizioni Albanesi per coprire lo sbarco. Nel ’40 venne trasferita in Mar Egeo e, all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Lince forma, insieme alle gemelle Lupo, Libra e Lira, la VIII Squadriglia Torpediniere, avente base a Rodi, alle dipendenze del Comando Navale Mar Egeo. Ora che vi ho introdotto la storia iniziale della torpediniera Lince passiamo al 1942: Nel novembre del ‘42 la Lince mentre si trovava nel porto di Tripoli, in attesa di ripartire per scortare in Italia alcuni mercantili che rientravano scarichi , venne danneggiata durante un bombardamento aereo Britannico. Una bomba, caduta in mare a scarsissima distanza, causò gravissimi danni. Per un’altra versione, la nave venne colpita a poppa. (Informazioni estratte da: “Con la pelle appesa a un chiodo”)

     

    La Torpediniera Lince fotografata al Pireo con colorazione mimetica nell’estate 1942.

    2ik8so.png

     

     

    Da qui in poi incominciarono i problemi per l’equipaggio del Lince tra cui il mio parente, il comune di 1a classe Tirelli Camillo. Ora, per citare fonti attendibili su questa vicenda, riporterò qui di seguito la storia del rientro della torpediniera Lince tratta dal libro “Storia della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale” del Capitano di Vascello Walter Ghetti, vol. 4 De Vecchi Editore.

     

    Mar Mediterraneo, Gennaio 1943

     

    Fra le unità immobilizzate in una banchina del porto di Tripoli per gravi danni da bombe, si trovava sin dall’11 novembre 1942 la torpediniera Lince. Il Comandante e metà della gente, gravemente ferita durante un’azione, erano stati sbarcati e ricoverati in ospedale. Quando sotto la pressione delle truppe britanniche, la situazione della città divenne insostenibile e ne fu previsto l’abbandono, il sottotenente di vascello Rauber, ufficiale in seconda, ricevette ordine di preparare la torpediniera all’autodistruzione. Rauber non era persuaso di dover chiudere così la vita del bastimento; secondo lui la Lince poteva essere salvata; non aveva più siluri, poteva contare come armamento soltanto su di un cannone e un paio di mitragliatrici; attraverso lo scafo si producevano molte vie d’acqua, le motrici perdevano olio, le concussioni delle bombe avevano praticamente inutilizzato tutti gli apparati più delicati, necessari alla navigazione: contagiri, radio, bussole; niente dava più affidamento. Secondo la logica l’unità non avrebbe potuto sostenere un attacco; probabilmente sarebbe affondata per conto proprio, senza che si dovesse scomodare il

    nemico. Rauber queste cose le sapeva; tuttavia non voleva perdere la nave; l’equipaggio era tutto dalla sua parte. Aveva riunito gli uomini superstiti, abituati a considerare la vita «appesa a un chiodo», aveva esposto la disastrosa situazione dell’unità e l’alta percentuale di pericolo al quale sarebbero andati incontro se avessero tentato di toccare un porto italiano; ma aveva aggiunto che avrebbe voluto tentare e che sentiva di farcela. L’equipaggio aveva ascoltato attentamente: uomini che erano il fiore della marina italiana, come mai essa ne aveva posseduti; marinai capaci, allenati dalla guerra, sprezzanti del pericolo, degni del sacrificio di chi li aveva preceduti, gettando la vita nel rogo di tre anni di guerra. Anch’essi non volevano distruggere l’unità; l’adesione al progetto del giovane ufficiale in seconda fu spontanea e unanime. Rauber andò al comando marina di Tripoli ad esporre il piano: lo ascoltarono con commozione; gli dettero il permesso di partire. La sera del 18 gennaio la Lince prese lentamente il mare mentre sul porto di Tripoli si scatenava uno degli ultimi terrificanti bombardamenti. L’unità non poteva forzare l’andatura; la mattina del 20 apparve facile preda a un aereo che tentò di attaccarlo con le bombe; ma le due mitragliere sganciarono una così fitta serie di colpi che il nemico pensò bene di allontanarsi. Nel pomeriggio un sommergibile lanciò alcuni siluri; le vedette videro le scie; al loro segnale Rauber fece manovrare l’unità e abilmente schivò gli ordigni. Il pericolo più grave proveniva dalle perdite di olio delle motrici che avevano finito di consumare le riserva di bordo: le macchine rischiavano di «ingranarsi». L’equipaggio non si perse d’animo; venne allagato un doppio fondo, in modo che la torpediniera sbandasse da un lato; l’olio perduto in sentina si raccolse tutto sul lato su cui l’unità era sbandata affinché potesse essere utilizzato da almeno una motrice e così, stranamente inclinata, navigando con un solo motore,(dopo aver fatto una sosta a Sfax e una sosta a Susa) l’unità fece il suo ingresso a Trapani. Gli uomini fecero a turno una breve licenza; poi ritornarono a bordo per riprendere a navigare sulla loro piccola unità rabberciata in un breve periodo di tempo, e effettuare le scorte dei convogli sulla via della morte. La torpediniera Lince continuò a operare ancora per alcuni mesi fino a quanto, colpita gravemente in combattimento nel mar Ionio nell’agosto del ‘43, andò ad arenarsi presso punta Alice.”

     

    Dopo l’epopea del rientro da Tripoli venne concesso all’intero equipaggio la Croce di Guerra al Valor Militare che io oggi ho il piacere, l’onore e soprattutto la fortuna di presentarvi in questa seguente foto.

     

    ifaflg.jpg

  6. Verissimo anche questo danilo43! La generalizzazione dei mezzi e dei corpi durante i servizi gironalistici sono una cosa assurda! Come avrete sentito ripetutamente nei giorni scorsi si è sempre parlato dell'intervento e blitz delle "teste di cuoio" Francesi. Ma, precisando, queste unità sono le unità speciali della polizia Nazionale Francese conosciute come: (B.R.I.) Brigades de recherche et d'intervention (Brigata di ricerca ed intervento) e (R.A.I.D.) Recherche Assistance Intervention Dissuasion (Ricerca Assistenza Intervento e Dissuasione), ben differenti dalle generalizzate "teste di cuoio" (oltretutto appellativo del GSG-9 Tedesco).

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