Lorenzo nacque a Tortona il 22 ottobre 1906 in una famiglia dell’alta borghesia piemontese che abitava a Pinerolo in piazza Montebello n. 2. Il padre Gerolamo era Procuratore del Re della Provincia, una personalità stimata e di alto prestigio sociale che teneva molto all’educazione dei suoi due figli maschi. Il ragazzo fu fin da piccolo abituato ai principii della fermezza nelle decisioni assunte, all’impegno nello studio, come anche il fratello maggiore di quattro anni che appena terminati gli studi si arruolò nell’Esercito e al massimo rispetto dell’autorità paterna e dell’obbedienza al Re sovrano.
L’Eroe trascorreva le giornate sui libri di latino e greco del Liceo Classico, difficilmente gli era consentito di frequentare altri ragazzi che non fossero dell’ambiente sociale della sua famiglia e forse per questa ragione si sviluppò nel suo animo il forte desiderio di vivere una vita avventurosa, fuori dei canoni abituali.
A 17 anni Lorenzo, conseguì in anticipo la licenza classica (1) e chiese ai genitori di potersi arruolare in Marina.
Gli fu concesso, anche perché in quel tempo i giovani rampolli dell’alta-media borghesia italiana e quelli appartenenti alla nobiltà vicina a Casa Reale, erano favorevolmente avviati all’Accademia Navale di Livorno, in alternativa alle classiche destinazioni di Modena e Torino nell’Esercito. In Accademia Navale fu presentato dalla sua professoressa Maria Piglini.
I cinque anni di Livorno furono per il giovane Lorenzo la prima vera e straordinaria esperienza di vita, nella quale per le sue capacità di applicazione e di adattamento alla vita di mare fu subito notato dai superiori. Si classificò 13mo nella prima classe dell’anno accademico 1920/21 e 21mo l’anno successivo. Nell’anno accademico 1928/29 è ammesso al Corso superiore per Ufficiali di Vascello. Tra i suoi colleghi c’è Salvatore Pelosi, con il quale condivise tutti gli anni di scuola navale.
Non appena licenziato dall’ Accademia con il grado di Guardiamarina, fu inviato al distaccamento San Marco di Tientsin, in Cina, e successivamente imbarcato sull’esploratore “Libia” a Shanghai.
L’esperienza in Cina segnò profondamente il carattere dell’Eroe che non riuscì a dimenticare l’Oriente, anche perché in loco aveva conosciuto la futura moglie che parlava fluentemente diverse lingue ed era addetta all’Ambasciata d’Italia. Nel 1937 la sua fermezza fu premiata e fu nuovamente inviato presso il governo cinese con incarichi speciali del Ministero degli Esteri.
Un uomo fermo nelle sue decisioni, come detto al limite dell’ostinazione. Quando il 27 giugno 1940, da comandante del sommergibile “Liuzzi”, comprese che la morte gli era accanto, rifiutò le suppliche dei suoi uomini Gaetano Tosti Croce e Alessandro Bonaca che l’invitarono più volte ad abbandonare il battello che stava affondando. Lui rifiutò e sprofondò nell’abisso con la sua unità.
Un gesto che a molti oggi potrà apparire suicida ma non lo è, perché in quel supremo impulso Lorenzo Bezzi mostrava tutta la fermezza d’animo e forza spirituale con le quali era cresciuto: virtù che aveva radicato nell’animo, per l’educazione ricevuta in famiglia e poi in Accademia Navale.
Lasciò la moglie e due bambine, la prima aveva un anno e mezzo, la seconda non ebbe il tempo di conoscerla.
Avrebbe potuto scegliere la prigionia, la vita, ma la rifiutò con orgoglio e sdegno. Per questo il suo supremo Sacrificio non deve essere dimenticato e merita rispetto e onore.
(1) Presumibilmente al Lice Classico G. Peano di Tortona