PRIMO LONGOBARDO
di Roberto Timo
Cittadino maddalenino Eroe nazionale
Medaglia d'oro al valor militare alla memoria
Il 20 giugno 1992 fu varato a Monfalcone un sommergibile che fu dedicato, nel cinquantennio dalla scomparsa, alla medaglia d'oro, campione del sommergibilismo italiano, Primo Longobardo, che nelle acque dell'Atlantico preferì immolarsi con il proprio mezzo, piuttosto che arrendersi.
Longobardo nacque a La Maddalena il 19 ottobre 1901, discendendo da parte materna da una delle famiglie originarie dell'isola (Culiolo). Come si usava allora, entrò giovanissimo (1915) all'Accademia Navale di Livorno. Dopo varie destinazioni d'imbarco, tenente di vascello, comandò fra il 1929 e il 1932, il Distaccamento della Marina Italiana a Tientsin in Cina.
Rientrato in Italia, iniziò quel sodalizio con i sommergibili che non l'avrebbe più abbandonato per tutta la vita. Capitano di corvetta nel 1933, comandò il sommergibile Sirena, poi l'“oceanico" Galilei, poi ancora il Ferraris (gemello del Galilei), con il quale il 2 febbraio 1937 nel corso della guerra di Spagna silurò e affondò nelle acque di Tarragona il piroscafo repubblicano Navarra. Tale azione gli valse una prima medaglia d'argento al valore militare. Terminò la guerra di Spagna con il suo primo comando del Calvi, il battello a cui avrebbe in seguito legato il proprio destino.
Il sommergibile Ferraris in uscita dal porto di Messina
Terminate le ostilità e promosso Capitano di fregata, dopo un primo periodo all'Ufficio Sommergibili del Ministero Marina, comandò il gruppo sommergibili di Tobruk.
Scoppiata la seconda guerra mondiale, Longobardo si mise in luce al comando del Torelli nel gennaio 1941: dei sei mercantili nemici affondati dai nostri sommergibili nel settore dell'Atlantico settentrionale, ben quattro lo furono ad opera del Torelli (Nemea di 5100 tonnellate, Brask di 4080, Nikolas Filinis di 3100 e Urla di 5200): un totale di 17500 tonnellate su un totale di poco più di 20.000: alla pari con i migliori U-boote tedeschi. Per quelle imprese Longobardo fu insignito di una seconda medaglia d'argento al valore militare.
1941 Il Torelli nel porto di Bordeaux
Lo attendeva il comando della scuola italiana di sommergibilismo di Gotenhafen, in Germania. La scelta non deve stupire perchè durante la guerra furono chiamati ad addestrare gli altri comandanti i migliori fra i nostri sommergibilisti: ad esempio a Pola fu istruttore un'altra figura mitica della nostra guerra subacquea, la medaglia d'oro Mario Arillo (l'affondatore del Bonaventure e forzatore del porto di Algeri). Ma al comando della scuola, Longobardo non ci andò mai perchè uomo d'azione, riuscì a rimanere imbarcato e operativo fino alla primavera 1941, quando la scuola fu sciolta. E, pur potendo essere destinato a ben più comodi e meno rischiosi incarichi a terra, si battè per continuare a navigare.
Nel 1942, Primo Longobardo ebbe nuovamente il comando del Calvi che, varato nel 1935, costruttivamente erede (migliorato) dei sommergibili di classe “Balilla", dislocante oltre 1500 tonnellate (oltre 2000 in immersione) e potentemente armato, era insieme ai suoi gemelli Finzi e Tazzoli il battello oceanico più moderno e poderoso di cui disponeva la nostra flotta sommergibilistica. Il motto del Calvi era “Segnale di guerra e di sterminio".
1935 Il Pietro Calvi poco prima del varo
Il 2 luglio 1942 il Calvi uscì dal porto di Bordeaux per andare incontro al proprio destino. Così vividamente lo racconta G. Giorgerini nel suo “Uomini sul Fondo":
Longobardo, in mare, ricevette il 14 luglio ordine da Betasom (il comando della flotta sommergibilistica italiana nell'Atlantico, a Bordeaux) “di ricercare il convoglio britannico SL 115, in navigazione dalla Sierra Leone alla Gran Bretagna con la protezione di quattro navi scorta, che era già stato scoperto e segnalato da due sommergibili germanici. La sera del 15 luglio il Calvi, con a poca distanza il germanico U 130, incontrò il convoglio nemico, ma prima che potesse iniziare qualsiasi azione fu scoperto al radar dalla nave caposcorta che gli inviò contro un'altra nave della scorta, il Lulworth. Accortosi della minaccia quando l'unità avversaria era già molto vicina, Longobardo non poè che ordinare la rapida e immergersi sino alla profondità di 90 metri, ma l'ecogoniometro dell'unità nemica lo localizzò ed essa effettuò tre lanci ben mirati di bombe di profondità che produssero al Calvi seri danni alle apparecchiature e l'apertura di vie d'acqua che, appesantendolo, lo fecero cadere sino alla quota di 200 metri del tutto sbandato.
Qualsiasi ulteriore permanenza sott'acqua avrebbe significato la perdita certa del sommergibile e il sacrificio dell'intero equipaggio. Longobardo vide una sola soluzione: emergere, difendersi con i suoi due cannoni e tentare di disimpegnarsi alla massima velocità consentita dai suoi motori diesel e dalle condizioni critiche in cui si trovava il battello.
Così fu fatto, ma il Lulworth, illuminato col proiettore il sommergibile italiano, lo tenne sotto il preciso fuoco delle sue armi, spazzando via dapprima gli ufficiali, sottufficiali e marinai, tutti morti o feriti, che armavano il cannone poppiero del battello, per tentarne poi per tre volte lo speronamento. A niente valse il tentativo del Calvi di lanciare contro la nave britannica una coppiola di siluri poppieri e di reagire il più vigorosamente possibile con le poche mitragliere di bordo e con i cannoni. Al terzo tentativo di speronamento, a dispetto delle pronte contromanovre che Longobardo ordinò, il Calvi ci rimise l'elica sinistra e si immobilizzò. Il cannone di prua sparava ormai lentamente: tutti i serventi erano caduti, rimanevano solo il sottotenente di vascello Villa e il secondo capo Marchion a proseguire il tiro: Longobardo ordinò l'autoaffondamento del battello e alla gente di prepararsi a lasciare il Calvi, ma subito dopo fu investito da una raffica di mitragliera che lo uccise insieme all'ufficiale di rotta, sottotenente di vascello Guido Bozzi.
Il Calvi del bravo Longobardo era ormai in preda alle fiamme: il capitano del genio navale Aristide Russo stava provvedendo all'autoaffondamento con l'aperture degli sfoghi d'acqua, mentre il cannone di poppa continuava a sparare sotto la direzione e l'incitamento agli uomini dell'ufficiale in seconda Gennaro Maffettone, ma anche questo giovane e valoroso ufficiale fu colpito a morte, orrendamente mutilato dall'asportazione di una spalla e del braccio, e scomparse trascinato in mare da un'ondata.
Ormai inerme e in via di affondamento, il Calvi fu raggiunto da una intimazione del Lulworth, pronunciata in corretta lingua italiana: "Nessuno si muova, rimanete a galla se volete essere salvati". Nel contempo fu messa in mare una lancia su cui presero posto un ufficiale e un marinaio che salirono a bordo del sommergibile italiano, giungendo anche a fare uso delle armi, ma non riuscirono a scendere all'interno del battello scontrandosi fisicamente con i superstiti del Calvi comandati dal direttore di macchina Russo, mentre il secondo capo silurista Pietro Bini ne approfittava per aprire un tubo di lancio facendo irrompere altre grosse quantità d'acqua all'interno.
Il valoroso sommergibile di Longobardo affondò alle 02.20 del 16 luglio: con esso scomparirono 43 uomini dell'equipaggio e l'ufficiale britannico che era salito a bordo. I 35 superstiti, tra cui solo due ufficiali, il capitano del genio navale Russo e il guardiamarina Enrico Bugio, furono poi raccolti dalla nave scorta britannica Bideford.
L'episodio merita un breve commento: il Calvi, gravemente colpito e danneggiato mentre era in immersione, non aveva alternativa al riemergere, ma a quel punto avrebbe potuto arrendersi. Pensare di potersi difendere con successo, in emersione e colpito, contro una squadra navale composta da quattro navi da guerra era contro qualsiasi calcolo delle probabilità: fu un gesto di supremo e sprezzante coraggio. E non fu una scelta isolata del comandante imposta all'equipaggio: morto Longobardo, Maffettone non considerò neppure per un attimo l'eventualità di arrendersi; morto anche lui e passato il comando all'ufficiale più alto in grado, Russo, questi proseguì nelle operazioni di autoaffondamento piuttosto di consegnare la sua nave al nemico. Il tenente di vascello inglese North, che scomparve con il Calvi, nel salire a bordo del mezzo, tecnicamente compì un atto di guerra: il Calvi non si era arreso e affondò senza arrendersi. L' eroismo di Longobardo fu quindi condiviso e reiterato da tutti i suoi uomini: a conferma del fortissimo spirito di corpo e senso di appartenenza che caratterizzava i nostri sommergibilisti, sentimento che andava ben oltre il pur fortissimo amor di Patria.
I due ufficiali italiani sopravvissuti hanno narrato che, portati a bordo della nave inglese Londonderry, furono ricevuti dal comandante del convoglio SL115, capitano di fregata Dalison. Questi rimase molto turbato quando apprese chi fosse il comandante caduto del Calvi e mostrò loro il suo portasigarette d'argento con su inciso in italiano "Con molta amicizia, Shangai 26-12-29", un regalo del suo amico personale Primo Longobardo, all'epoca in cui i due erano, per conto delle rispettive Marine, insieme in Cina.
Per l' episodio del Calvi, Longobardo e il ventiquattrenne napoletano sottotenente di vascello Gennaro Maffettone, furono decorati con la medaglia d'oro alla memoria, mentre di medaglia d'argento furono insigniti i sopravvissuti capitano Russo e secondo capo Bini.
Sottotenente di Vascello Gennaro Maffettone
M.O.V.M. alla memoria
Così recita la motivazione ufficiale per la medaglia d'oro al valor militare a Primo Longobardo:
“Ufficiale Superiore animato di purissima fede e ardente passione patriottica, sollecitava più volte e otteneva infine di riprendere il comando di sommergibile oceanico che aveva dovuto lasciare per altro incarico direttivo a terra.
Raggiunta la nuova base di guerra, assumeva volontariamente il comando di unità pronta per importante memoria offensiva, nel corso della quale manovrava per attaccare un convoglio fortemente scortato, scoperto da corvetta, con somma perizia cercava di sottrarsi alla violentissima caccia.
Colpita l'unità in modo irreparabile, ordinava l'emersione e affrontava con impavida serenità le unità avversarie accettando l'impari combattimento in superficie.
Lanciata una salva di siluri, reagiva al violento tiro di artiglieria con tutte le armi di bordo.
Col sommergibile crivellato di colpi e già menomato nella sua efficienza visti uccisi e feriti i propri dipendenti destinati alle armi, ordinava l'abbandono della nave e ne preparava l'autoaffondamento quando, mortalmente colpito al posto di comando, immolava la propria esistenza alla Patria, dopo aver compiuto il proprio dovere oltre ogni umana possibilità."
Dopo la medaglia d'oro, un secondo riconoscimento del valore di Longobardo venne nel 1944 dalla Repubblica Sociale, quando Valerio Borghese volle intitolare al suo nome il battaglione dei volontari italiani emigrati in Francia che da tutto il paese confluirono a Bordeaux per arruolarsi nella Decima Mas.
1944 I “volontari di Francia" del battaglione “Longobardo" in addestramento a Canejean
Ma la figura di Longobardo appartiene a tutti gli italiani, non solo a una parte, come è provato dal fatto che il Calvi e il suo comandante siano ancora ben vivi nella memoria e nell'orgoglio della Marina Militare Italiana, che li ha onorati dedicando loro tre dei nostri sommergibili del dopoguerra.
Al nome di Calvi (2°) fu ribattezzato, e gli fu riattribuito il motto “Segnale di guerra e di sterminio", il 16 dicembre 1961 un precedente sommergibile (“Bario", 918 tonn.), in servizio fino al 1973.
Il 18 agosto 1972, furono ceduti dalla marina americana a quella italiana due sommergibili da 2000 tonnellate, il Pickerel e il Volador, e ad essi, per la prima volta nella storia della nostra Marina fu dato il nome di due sommergibilisti. I due battelli furono dedicati, rispettivamente, alle medaglie d'oro al valor militare alla memoria Primo Longobardo e Gianfranco Gazzana Priaroggia, caduto il 23 maggio 1943 al comando del Leonardo da Vinci, con il quale in azione operativa nell'Oceano Indiano aveva stabilito il primato assoluto di tonnellaggio affondato in una sola missione.
Al sommergibile Longobardo, in servizio fino al 1982, fu dato il motto “Exemplum adest" (l'esempio è presente).
1980 Il sommergibile Primo Longobardo (I°) in navigazione
Dieci anni dopo la radiazione del primo sommergibile Longobardo, ne fu varato un secondo, di 1500 tonnellate di dislocamento all'incirca come il vecchio Calvi, ovviamente con il motto “Exemplum adest". Tale battello ha tre gemelli, anch' essi dedicati a medaglie d'oro del nostro sommergibilismo: Salvatore Pelosi, Giuliano Prini e, anch'egli per la seconda volta, Gianfranco Gazzana Priaroggia.
A sessant' anni dal sacrificio del Calvi, sempre un Primo Longobardo, quello di allora un eroe in carne e ossa quello di oggi un mezzo d'acciaio, continua a solcare i mari sopra e sotto la superficie dell' acqua.
2002 - Il sommergibile Primo Longobardo (II°) in navigazione
Roberto Timo
Novembre 2002
Fonti iconografiche:
- Longobardo nel 1941 e il Torelli a Bordeaux: sito internet sommergibili.com
- Longobardo giovane ufficiale e G. Maffettone: Le Medaglie d'Oro al Valor Militare - Ufficio Storico della Marina Militare
- Sommergibili Ferraris, Calvi e Longobardo (I°): A. Turrini, O. Ottone Miozzi -Sommergibili Italiani - Ufficio Storico della Marina Militare
- Battaglione Longobardo in addestramento: G. Bonvicini - Decima Marinai! Decima Comandante! Mursia
- Sommergibile Longobardo (II°): sito internet ufficiale della Marina Militare
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